Ida Magli
Roma, 22 febbraio 2016 – In seguito alla scomparsa dell’antropologa
Ida Magli, pubblichiamo qui quella che con buona probabilità è stata la sua
ultima intervista, rilasciata a Francesco
Borgonovo di Libero poco tempo
fa.
IL SUICIDIO DELL'EUROPA
Che
forza ha questa donnina. Che nerbo in quelle braccia esili, e che coraggio
innerva la sua voce sottile, capace d’infiammare pur senza infiammarsi. A
novant’anni compiuti quest’anno, il pensiero di Ida Magli arde ancora potente.
Antropologa
nota a livello internazionale, è stata la prima, negli anni Novanta, a
denunciare le storture e le follie dell’Unione europea. Si è opposta alla
corrente impetuosa del politicamente corretto e ha denunciato l’immigrazione
senza regole, il tentativo di distruggere i popoli dell’Europa, la
cancellazione della cultura in Italia e nel Vecchio Continente.
Prosegue
a farlo anche oggi: fra pochi giorni uscirà il suo nuovo saggio Figli
dell’uomo (Rizzoli) e tornerà in libreria, con una nuova edizione, il
fiammeggiante pamphlet La dittatura europea. Insieme con Dopo
l’Occidente e Difendere l’Italia, quel volume racchiude la sua
visione del mondo, lucidissima e affilata.
Anche quando dipinge un futuro nero.
«Hanno
fatto di tutto per uccidere gli europei», dice Ida, e quasi sussurra,
accomodata sul divano della sua casa luminosa in un bell’angolo verde di Roma.
«Ma
nessuno può sostituirli. Una volta morti… C’è stata una volontà precisa: questa
immigrazione sregolata è stata utilizzata per uccidere gli europei. Ma, dico,
perché ci dobbiamo lasciare uccidere senza un tentativo di reazione?
Ripristiniamo i confini! Altri mettono le reti? Facciamo anche noi una rete col
filo spinato! Se non avessimo dei governanti che odiano gli italiani… Questa è
la verità: non so perché, ma i nostri governanti ci odiano».
Però
a quanto sembra vogliono molto bene agli immigrati.
«Questo
è buonismo da quattro soldi. Le dico una cosa: nessuno ha il diritto di
uccidere il proprio popolo. Un tempo si costruivano le torri per vedere se
arrivavano i barbari o i turchi. Noi oggi abbiamo aerei ed elicotteri, non
abbiamo nessuna difficoltà a vedere da lontano chi sta arrivando attraverso il
Mediterraneo. Che bisogno abbiamo di aspettare che arrivino? Li andiamo persino
a prendere… Dico fino in fondo quello che penso: gli africani non hanno saputo
fare nulla a casa loro e non faranno nulla pure qui. Hanno un territorio
sconfinato, foreste, fiumi, metalli preziosi e non ne hanno fatto nulla. Una
volta uccisi gli europei, non ci sarà più niente. Questo è certo».
Resteranno
i musulmani…
«Un
tempo c’erano musulmani che producevano e pensavano, venivano per lo più
dall’Egitto. Ma le civiltà muoiono. Quello che sapevano fare allora, non lo
sanno più fare. I musulmani che vengono qui sono prima di tutto incapaci di
pensare. L’islamismo organizza tutta la loro giornata e dunque anche la loro
struttura psicologica. Anche per i cristiani del medioevo funzionava così, in
gran parte. I musulmani non avrebbero alcun problema a farci fuori subito. Ma
non hanno bisogno di farlo. Noi ci ammazziamo già da soli».
Potremmo
anche reagire, in qualche modo.
«I
musulmani sono tanti, talmente tanti… Di che cosa vuole che abbiano paura? Sono
in tanti e hanno un fortissimo senso di obbedienza al Corano. Credono che Allah
li guardi e li protegga. Noi abbiamo perso tutto, invece. Persino il Papa…».
Qual
è la sua opinione su Bergoglio?
«È
la prima volta che un gesuita diventa papa. L’ordine dei gesuiti è stato creato
da Sant’Ignazio di Loyola per difendere il papato in un momento di crisi. Fare
papa un gesuita è un po’come mettere un pretoriano al posto dell’imperatore.
Hanno scelto un papa gesuita perché la Chiesa è in grave pericolo, e hanno
sperato così che riprendesse forza. Ma è stato un errore».
E
perché?
«Perché
Bergoglio non è un europeo, non sa niente di tutte le trame tipiche
dell’Europa. Per giunta è molto accomodante. I gesuiti ce l’hanno come
atteggiamento, quello di venire incontro agli altri. Era la tecnica di Ignazio:
venire incontro alle persone che la pensano diversamente per non creare troppo
attrito. Solo che la Chiesa di oggi o la salvi con forza, con severità oppure
con la misericordina non la salvi. Che ci fanno gli europei con la
misericordina? La tattica di Bergoglio è fallita in partenza».
Nelle
ultime settimane il Vaticano è stato sferzato da un bel po’di scandali. Prima
Charamsa, il monsignore gay con tanto di compagno. Poi “Vatileaks” e l’attico
di Bertone. C’è un attacco alla Chiesa? Un complotto, come sostiene qualcuno?
«Macché
complotto. Non c’è nessun complotto. Bergoglio è papa da quasi tre anni.
L’attico di Bertone l’avrà visto tutti i giorni. Lo abbiamo visto noi,
figuriamoci lui. Quanto all’omosessualità dei preti, ormai è un fatto noto,
dato per scontato da tutti. La crisi della Chiesa non è tanto una crisi
dell’istituzione. Nasce dalla difficoltà di reggere il mondo di oggi. Un mondo
in cui o il cristianesimo diventa la parola di Gesù senza Chiesa – cosa
impossibile – oppure è costretto a venire a miti pensieri, ad accomodare, cosa
che sta facendo Bergoglio».
La
sensazione è che la Chiesa sia molto accomodante anche sui temi
dell’immigrazione, della “accoglienza”.
«La
civiltà europea sarà fatta fuori prestissimo dai musulmani, attraverso questa
immigrazione che è praticamente tutta islamica. Certo, probabilmente i cattolici
qualche resistenza all’islamizzazione la farebbero volentieri. Però dovrebbero
essere i preti a indirizzarli, e non lo fanno. Oppure dovrebbero essere i
politici, ma pure loro… Rimangono la Chiesa e il potere d’Oriente. La Russia
sarà uno scoglio. Qui nessuno vuol sentirne parlare, ma se qualcuno salverà
l’Europa – non intendo salvarla oggi, ma per il futuro – questo qualcuno sarà
la Russia. Se qualcosa rimarrà della civiltà europea, sarà la Russia a tenerlo
in piedi. Avessimo dei politici più intelligenti, ci affideremmo alla Russia.
Ma ormai è troppo tardi, abbiamo fatto entrare troppi immigrati…».
Non
crede che la responsabilità sia anche nostra, se la civiltà europea va
scomparendo? Non difendiamo la cultura umanistica, per esempio.
«Cultura
è un termine ambiguo. È stato inflazionato. Tutti lo adoperano. Nel senso
tecnico dell’antropologia, la cultura è l’insieme dei costumi, delle tradizioni
e delle leggi. Questo insieme – che è il termine più importante – è stato
svuotato. Se si toglie il concetto di insieme alla cultura, si toglie la sua
maggiore forza. I politici di oggi sono molto ignoranti anche perché sono i
figli della nostra scuola. Faccio un esempio: i grillini. Io avevo molta
simpatia per loro, in un primo momento. Mi dicevo: finalmente viene gente
giovane che non è assetata di potere… Mi sono sbagliata! Come mi sono
sbagliata! I grillini sono i figli della nostra scuola: non sanno niente!
Poverini… Non sanno niente! Sono i figli di ciò che gli hanno insegnato le
donne, non sanno pensare. Mi hanno fatta arrabbiare da morire, i grillini.
Pochi giorni fa hanno passato la legge dello Ius Soli. Non hanno idea di che
cosa sia, lo Ius Soli. Si usava tremila anni fa quando un emigrante arrivava
per caso su un terreno che non era il suo. Allora non si trattava di
spostamenti di milioni di persone. Come si fa a prendere una usanza di tremila
anni fa e applicarla oggi? È come se mi volessi curare con le terapie dello
sciamano».
Visto
che ha citato la scuola, che cosa pensa della “Buona scuola”?
«È
stata un’idea di Renzi, quella di infilare un aggettivo qualificativo nel nome
di una legge. Nessuno lo aveva mai fatto prima. In virtù di questo siamo
costretti a parlare di “buona scuola” anche se pensiamo che la scuola sia
cattivissima. Questa “buona scuola” è un fallimento, perché è fatta per l’85%
da personale di sesso femminile. Ormai la scuola, dall’asilo nido alle
superiori, è fatta quasi esclusivamente da donne. Questo è gravissimo: gli
allievi maschi non hanno nessuna persona di riferimento di sesso maschile.
Durante l’età infantile, ma anche durante l’età puberale, avrebbero bisogno non
soltanto delle qualità del pensiero maschile, ma anche di persone di
riferimento. Io credo che molti giovani si rifugino nell’omosessualità per via
dell’eccesso di presenze femminili nella loro vita. Non è detto che per loro
l’omosessualità sia un desiderio, però permette di sentire di più l’unione fra
maschi. Se dovessi fare io una riforma nella scuola metterei obbligatoria la
quota di maschi».
A
parte la “Buona scuola”, che cosa pensa di Matteo Renzi?
«Prima
di tutto devo dire che una democrazia dove non si sono fatte le elezioni è una
democrazia malata. E perché non si sono fatte? Per colpa dei partiti, che lo
trovano comodo. Non è solo Renzi il dittatore: ognuno ha fatto il dittatore nel
suo piccolo. Inoltre, Renzi sarà pure un dittatore, ma gliel’hanno lasciato
fare. Questo premier è molto bravo. Bisognerebbe copiare da lui. Ha creato un
governo di belle donne, di cui naturalmente si infischia, perché tanto fa
quello che gli pare. Un governo di belle donne incapaci, inesperte, brave
soltanto a camminare sui tacchi di undici centimetri. Come vuole che governino,
costoro? Le pare possibile mettere come ministro della Difesa una tizia che non
si sa che capacità abbia? Sono andata a vedere il suo profilo. Mi sono detta:
magari avrà studiato, avrà fatto… Macché. Stava nella commissione del partito
che si occupava di difesa. E la Mogherini? Sarà pure molto carina, molto
madonnina, ma che competenze ha? E la Lorenzin? Perché fa il ministro della
Sanità? Il risultato è che gli italiani sentono di non essere governati».
È
molto dura con, le donne.
«Ho
combattuto tanto, per le donne… Ma mi hanno deluso. Oggi guardo la tv e vedo
donne che sanno tutto, che parlano di tutto… La nostra è una società che ha
allontanato i maschi e ha preso il lato peggiore delle donne. Che sono
aggressive, anche nell’eroticità. Devono sempre farti vedere il seno, le cosce.
Per un maschio, oggi, forse è più attraente una donna musulmana col velo che
queste qui. Il maschio la donna la deve anche un po’ conquistare, deve esserci
anche un po’ di mistero, nell’erotismo. Di una donna che è subito pronta a dare
tutto, il maschio non sa che farsene. Io sono una donna e posso dire cose che
sono in apparenza contro le donne e cioè che la scienza, l’arte, tutta
l’attività intellettuale fino ad oggi è stata fatta dei maschi. Poiché oggi i
maschi si sono allontanati, la nostra società è povera intellettualmente,
culturalmente. Non è una società “femminilizzata”, come dice qualcuno, ma
malata, patologica. Dobbiamo immediatamente riprendere il controllo. E tocca ai
maschi riprenderlo».
Fonte: srs di Francesco Borgonovo, da Libero
Quotidiano.it
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