PERDITA DELLA SOVRANITA'
L’inefficienza e la corruzione del
sistema-Italia derivano dalla collocazione subalterna e asservita dell’Italia
nella gerarchia delle potenze, quindi non è possibile curarle dall’interno dell’Italia,
con mezzi politici o giudiziari o di altro genere.
Promesse di questo genere sono pertanto
mendaci o sciocche. Il dibattito politico e culturale resta
sterile e impotente proprio perché non tematizza questa condizione giuridica
internazionale di sudditanza dell’Italia, compresi i trattati e i
protocolli riservati che sanciscono questa sua condizione, nonché
il rapporto tra tale sua condizione da un lato e la sua decadenza
dall’altro.
L’Italia, dall’alto medioevo in poi, non è
mai stata indipendente (tolta Venezia e qualche altra città), ma è stata
assoggettata a potenze e interessi esterni; questa sua posizione è stata
consolidata dai secoli, è divenuta uno dei principi cardine del diritto
internazionale; i suoi governanti sono sostanzialmente al servizio di questi
interessi e potenze: ottengono e mantengono la poltrona in quanto obbediscono
un padrone esterno, e in cambio possono fare i loro comodi all’interno a spese
dei cittadini (del
resto, lo Stato unitario italiano nasce per interesse e intervento di Londra e
Parigi).
Ahi
serva Italia! I rari
tentativi di ribellione e di difesa di interessi nazionali sono stati repressi
con ogni mezzo, compreso l’omicidio (vedi il caso di Enrico Mattei) e il
downrating (vedi il caso Berlusconi).
Questa condizione millenaria di asservimento
allo straniero, in particolare il fatto che i governanti italiani rispondono a
interessi stranieri piuttosto che a interessi nazionali (tolti quelli
forti, cioè la Chiesa e le mafie), impedisce il nascere di una coscienza
nazionale, di una visione politica di lungo termine e di una classe politica
con adeguata competenza: avendo la funzione di trasferire risorse dagli
italiani a potentati stranieri, la classe dirigente italiana necessariamente è
composta di ladri professionali con mentalità di ladri e compari tra loro.
Infatti è connotata, complessivamente, da
incapacità, nepotismo, corruzione, abuso, servilismo.
Il suo orizzonte operativo è di breve o
brevissimo termine.
Non si cura di programmare.
Vive e ruba alla giornata.
Ogni governo fantoccio è un governo di
ladri.
La popolazione percepisce queste
caratteristiche del potere, e si adegua, ricorrendo all’arrangiarsi, al
clientelismo, all’evasione fiscale, etc.
Da qui derivano il basso senso civico e la
sfiducia verso le leggi e la loro abituale trasgressione, da parte delle
istituzioni prima ancora che dei cittadini. Il pesce puzza dalla testa. La
decadenza di un siffatto sistema-paese è geneticamente predeterminata.
Gli esempi di scelte eseguite da governi e
presidenti italiani su ordine straniero e contro gli interessi nazionali sono
abbondanti e macroscopici.
Ne citerò alcuni che mi paiono particolarmente significativi:
-L’adesione
a tre successivi sistemi di blocco dei tassi di cambio, di cui l’ultimo si chiama
“Euro”, tutti molto dannosi per l’Italia e molto vantaggiosi per i paesi
del Nord Europa; i primi due sono già saltati dopo aver cagionato disastri.
Tutti ci hanno inflitto deindustrializzazione e indebitamento, apportando per
contro sviluppo e attivo commerciale ai paesi forti. Tutti hanno aumentato il
divario rispetto a questi paesi, sotto la promessa di ridurlo.
-L’accettazione
di scelte europee in materie monetarie, bancarie e fiscali che consentono ai
paesi forti di violare le regole a cui invece deve sottostare l’Italia –
vedi il sistema bancario tedesco, cui è concesso di usare leve multiple di
quelle italiane e di ricevere aiuti di Stato – congiuntamente al fatto che
all’economia italiana viene negato l’uso di strumenti finanziari che invece sono
disponibile ai paesi forti dell’UE, i quali quindi possono fare shopping e
concorrenza sleale nei confronti dell’Italia, lo si sente!
-La
partecipazione alla guerra contro la Libia, imposta via Quirinale a Berlusconi poco dopo la conclusione di un
trattato di pace vantaggioso per l’Italia, e voluta nell’interesse di Regno
Unito e Francia, a danno dall’Italia, che, per effetto della guerra, ha perso
quote di risorse petrolifere a favore di quei due Paesi, e inoltre si ritrova
l’Isis a soli 80 km e un flusso disastroso di migranti.
-L’imposizione,
sempre via Quirinale, come premier di Monti, che ha irrimediabilmente spezzato le gambe all’economia nazionale
soprattutto dove competitiva con quella tedesca, e ha trasferito decine di
miliardi spremuti dagli italiani mediante tasse folli per assicurare a
banchieri tedeschi e francesi i profitti delle loro speculazioni criminali in
Spagna e Grecia.
-La demenziale adozione del principio di pareggio di bilancio in periodo di
recessione, che
automaticamente determina la rarefazione monetaria (perché per realizzare un
avanzo primario il governo estrae dal Paese più soldi di quanti ne reimmetta,
svuotandolo di liquidità), quindi insolvenze, licenziamenti, morie aziendali e
avvitamento recessivo.
-La
irragionevole adozione del bail in, cioè del principio che, se una
banca va male (di solito perché i suoi gestori hanno mangiato), anziché
farla salvare dalla banca centrale a costo zero e punire i colpevoli, le
perdite si scaricheranno su azionisti, obbligazionisti e risparmiatori –
principio che mina alla base la fiducia nelle banche stesse e le rende tutte
più deboli, perché adesso chi vuole investire nel capitale azionario di una
banca o nelle sue obbligazioni sa che rischia di più, e richiederà tassi più
alti.
Queste
cose non sono novità dell’Europa Unita, ma la prosecuzione del trattamento già riservato all’Italia a
Versailles nel 1919. Alla conferenza di Versailles, che definiva i nuovi assetti alla
fine della Prima Guerra Mondiale spartendo tra i vincitori territori e colonie
dei vinti, il premier francese Georges Clemenceau, soffrendo di prostatite e
vedendo il premier italiano, Vittorio Emanuele Orlando, piangere spesso e
a dirotto, disse: “Ah, magari potessi urinare così copiosamente come Orlando piange!”
Perché Orlando piangeva tanto? Perché il
governo italiano, nel 1915, aveva deciso di partecipare alla guerra, che
sarebbe costata un
alto prezzo di morti, feriti e spese, allo scopo, sancito dal Trattato di
Londra del medesimo anno, di far salire di grado l’Italia, di farla equiparare
alle nazioni di prima classe; ma, al contrario, l’Italia fu trattata male da USA, Gran Bretagna e Francia in termini di dazi per
le sue esportazioni, e fu
esclusa dalla spartizione delle colonie tedesche e dei territori tolti all’Impero
Ottomano, cioè fu esclusa da importanti fonti di materie prime nonché
sbocchi per la sua sovrappopolazione, e rimase una paese di seconda
classe.
Anzi,
divenne un paese di terza classe, perché gli USA,
usciti dalla Grande Guerra come grandi creditori dell’Europa, in quel
dopoguerra assunsero l’egemonia mondiale, spingendo nella seconda
classe le vecchie potenze
europee, e in terza il Belapaese.
La Seconda Guerra Mondiale, col successivo
piano Marshall e con l’europeismo, ha radicalizzato questa scomoda posizione di
sub-subalternità di questo paese, che deve piegarsi agli interessi di due
livelli di paesi padroni, e restare militarmente occupato dagli USA anche dopo
la fine della minaccia “comunista”.
All’interno dell’Italia, ancora più sottomessi
e sfruttati sono Veneti e Lombardi, che devono cedere buona parte del loro
reddito per sostenere il meridione e Roma.
Emigrare è quindi la scelta razionale più
adatta per chi può farlo.
20.02.16 Marco Della Luna
P.S.
L’Italia
attuale non è una colonia: non ne ha le caratteristiche giuridiche e funzionali
perché nessuna potenza straniera si assume la responsabilità di governarla
direttamente né manda coloni. Essa è bensì oggetto di imperialismo, che
impone governi fantocci e politiche di suo vantaggio, mantenendola inefficiente
come sistema-paese.
Per
funzionare, un paese strutturalmente inefficiente come l’Italia (Meridione
inguaribilmente arretrato, mentalità parassitaria, burocrazia e partitocrazia
marce, livello scientifico e culturale basso, popolazione vecchia) avrebbe
bisogno di quello che aveva prima dell’Euro e prima del 1981, ossia di molta
liquidità e molti investimenti pubblici a basso costo: è come un motore
vecchio che brucia molto olio: bisogna rabboccarlo continuamente, altrimenti
grippa.
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