lunedì 17 dicembre 2012

GIANNI LANNES: L’ULTIMA INCHIESTA


Gianni Lannes 

Lettrici e lettori tutti che seguitate a chiedermi perché ho staccato la spina. Questo è l’ultimo pezzo che ho scritto per Il Corriere della Sera, il più importante quotidiano del Belpaese. Il tema è di cogente attualità: la giustizia che non ingrana. Non ho accettato l’imperante diktat (occuparsi di frivolezze e non toccare i gangli del potere) – già avanzato da un altro quotidiano La Stampa (di proprietà Fiat) – ed ho perso il lavoro. Pensate un pò: l’11 ottobre 2008, La Stampa pubblicò in primo piano (prima pagina) una mia inchiesta sull’amianto alla Barilla (stabilimento di San Nicola di Melfi in Basilicata, dove si producono le famose merendine). Reazione della multinazionale alimentare? Minacce  a mezzo dell’avvocato Mariconda con studio a Milano.  Esiste un documento scritto (un atto di transazione tra Barilla e Fiat, ne ho una copia in originale) in cui appunto la Barilla chiede ed ottiene la mia testa. E poi il presidente del Senato Schifani che fa visita alla redazione di Torino e mi invita alla festa del ventaglio a Roma per chiedermi lumi di questo mio interessamento ad “un’utile opera pubblica”,  già sponsor di una superstrada inutile e devastante in Sicilia nel bosco della Ficuzza (compresa un’area archeologica), già cittadino onorario di Corleone. Aveva ragione lo scrittore Leonardo Sciascia: troppi professionisti dell’antimafia sulla scena.
Il seguito? Un corollario di attentati ed intimidazioni mortali alla mia famiglia.

E potrei continuare con le navi dei veleni (ed il presidente della commissione bicamerale Pecorella a difesa dei rifiuti radioattivi importati in Italia proprio da Israele; vedi il caso di Ravenna di cui avevo scritto due anni fa) o il governo Berlusconi (direttamente la Sogin) che ha affidato (senza gara d’appalto) lo smantellamento parziale della centrale nucleare di Caorso alla ‘ndrangheta e tutti anche all’opposizione (vero “molto onorevole” Antonio Di Pietro?) fanno finta di nulla.
Ed infine, la revoca della protezione di Stato, annunciata con una mera telefonata il 19 luglio 2011 ed il conseguente trasferimento ad incarichi di bassa  manovalanza dei miei  angeli custodi della Polizia di Stato (con cui ho diviso per due anni anche il sonno ed i timori delle famiglie).
E vogliamo aggiungere qualcosa sulle mancate risposte sia del governo Berlusconi che di quello del golpista Monti alle numerose interrogazioni ed interpellanze parlamentari sul mio caso? Quante singolari coincidenze. Vi sembrano pochi tre attentati? Non sono abituato a piangermi addosso, bensì a combattere a viso aperto. Ma in questo caso i nemici mafiosi si nascondono nello Stato. Allora, nulla di personale, ma diamoci un taglio con il finto buonismo e l’ipocrisia dilagante.
Anche il web in Italia è sovente una discarica ed un’attività di masturbazione teorica. Quando si passa alla realtà concreta, molti si squagliano per la paura. Allora di che parliamo? Quello che scrivo (prove alla mano) è quello che vivo.
Attorno a noi, ogni giorno muoiono in un amen tante persone: donne, ma soprattutto bambini che si ammalano di cancro. E il Belpaese che fa? Continua a distrarsi con il solito teatrino: il piduista Berlusconi, poi Bersani comprato per appena 98 mila euro dal clan Riva (inquinatori a morte di Taranto e dintorni), quindi  Renzi (detto anche “il nulla che avanza”) ed infine  Svendola Puglia (con Pugliamo l’Italia). Dulcis in fundo: il comico eterodiretto Grillo. Che schifo! E questi dovrebbero risollevare l’Italia? Ma fatemi il piacere tutti quanti.

SAPERE AUDE:  osate, andate oltre gli schemi artificiosi e gli steccati artificiali, unite le energie, non disperdetevi come vuole il sistema di potere. Gandhi è un esempio.

Certe scelte si pagano sempre in prima persona.  Con il giornalismo in Italia ho chiuso per mia scelta! Grazie per le parole di incoraggiamento ma le pacche sulle spalle non costano nulla e non risolvono i problemi, magari alleviano i sensi di colpa.  La democrazia, attualmente è sconfitta nel Belpaese. Se non metteremo in campo una reazione seria – dura e cruda – a questa dittatura sarà davvero la fine. Non c’è più tempo da perdere. Bisogna organizzare ed attuare una ribellione.

Io non sono in vendita come tanti altri pennivendoli ammantati di tricolore! Non ho smarrito la mia dignità. Sapete quante volte hanno tentato di comprarmi con tanto denaro? Quelli che ci hanno provato sono andati a finire sotto processo.  Sono stufo di regalare perle ai porci. Dalle mie parti si dice che quando un asino non vuole abbeverarsi e meglio lasciarlo stare per sempre. E’ vero anche, come cantava De André che dal letame nascono i fiori.
Sono un uomo libero che lotta a testa alta!


Fonte: srs di Gianni Lannes,  da SU LA TESTA del  12 dicembre 2012

Nessun commento: