lunedì 23 aprile 2012

VILLAFRANCA DI VERONA. ADDIO AL RE DELLE AUTO D´EPOCA. MUORE LUCIANO NICOLIS. L´INDUSTRIALE STRONCATO DA UN INFARTO NELLA NOTTE

L´imprenditore Luciano Nicolis

È morto nelle prime ore di ieri mattina nella sua casa di Villafranca Luciano Nicolis. Aveva 79 anni. Sognatore dotato di forte carattere, di grandi intuizioni e di profondi principi, Nicolis ha costruito il suo impero industriale usando come mattoni sogni, capacità e volontà di realizzarli, abilità di leggere nel futuro e valori morali. Re della carta riciclata, è stato l´ideatore di uno dei più bei musei dell´auto, della scienza e della tecnica. Era nato nel 1933. Aperta al suo museo la camera ardente e martedì alle 15 in Duomo a Villafranca i funerali.

DAL CARRETTO PER RACCOGLIERE LA CARTA AL GRANDE MUSEO DI VEICOLI
(Morello Pecchioli)

L´industriale Luciano Nicolis su una Locomobile Steam a vapore del 1900, vestito alla moda di inizio secolo davanti al suo museo in via Postumia a Villafranca

Era un sognatore dotato di forte carattere, di grandi intuizioni e di profondi principi. Su questi mattoni-i sogni, la capacità e la volontà di realizzarli, l´abilità di leggere nel futuro e i valori morali-Luciano Nicolis ha costruito il suo destino, la sua bella vita, il suo impero industriale. Luciano Nicolis, il re della carta riciclata, l´ideatore di uno dei più bei musei del mondo dedicati all´automobile, alla scienza e alla tecnica, è morto nelle prime ore di ieri mattina nella sua casa di via Garibaldi, a Villafranca. Aveva 79 anni. I funerali si svolgeranno martedì alle 15 nel duomo di Villafranca. 

La morte è stata improvvisa. Il cuore di Luciano, che in passato aveva zoppicato un paio di volte, ieri gli si è fermato per sempre. Renate, la moglie, lo ha trovato, svegliandosi verso le 7, inginocchiato sul parquet con il tronco e il viso bocconi sul letto. Probabilmente si era alzato nella notte ed è stato colto dall´infarto che non gli ha lasciato scampo proprio mentre si coricava nuovamente. Renate Nicolis ha chiamato immediatamente un vicino che per tanti anni ha lavorato come infermiere in ospedale. Ma l´uomo ha capito subito che non c´era più niente da fare. A ufficializzare il decesso è stato il medico arrivato poco dopo. Nessun segnale di malore aveva fatto pensare a una fine così rapida. Come sua abitudine, il giorno prima, si era ritrovato al bar del bocciodromo con i suoi amici per la consueta partita a carte.
La notizia della morte di Luciano Nicolis si è diffusa subito. Parenti, amici e conoscenti si sono recati subito in via Garibaldi a stringersi a Renate e ai figli Elena, la maggiore, e Thomas, amministratore delegato della Lamacart, la ditta fondata dal padre nel 1963. La terza figlia, Silvia, la giovane donna che dirige il museo Nicolis portando avanti il sogno del papà, è stata raggiunta dalla notizia dell´improvvisa scomparsa del padre in Germania, dove si trovava per lavoro. Partita immediatamente, è arrivata a casa poco dopo mezzogiorno. Qui, affranta dal dolore, ha potuto dare al papà l´estremo saluto.
Tra i primi ad arrivare a casa Nicolis  c´è stato anche il sindaco Mario Faccioli che ha portato alla famiglia le condoglianze della città e ha sveltito tutte le pratiche per allestire la camera ardente nel museo in via Postumia. Il corpo dell´imprenditore è stato esposto a piano terra, nel cosiddetto «spazio delle idee».
Qui ieri c´è stato un continuo via vai di persone che hanno reso omaggio a uno dei più illustri figli di Villafranca, imprenditore, ma anche uomo di cultura, di grande sensibilità e generosità. Una folla di persone era presente al rosario. La funzione si ripeterà questa sera e domani, lunedì, sempre alle 20.


La camera ardente allestita al museo. Il corpo dell´imprenditore è stato esposto a piano terra, nel cosiddetto «spazio delle idee».

Luciano Nicolis era nato a San Massimo di Verona il 19 gennaio 1933. Aveva quattro anni quando la famiglia si trasferì a Pizzoletta. Non aveva ancora cominciato a leggere e scrivere che già seguiva papà Francesco per le campagne con carretto e cavallo per acquistare carta da macero. Frequentava la terza media quando iniziò la sua avventura imprenditoriale. Finite le lezioni balzava in sella alla sua bicicletta dotata di due portapacchi e, ripassando le declinazioni di latino (rosa, rosae...) che gli insegnava il professor Cesare Marchi alle Cavalchini, pedalava alla volta di Mantova. Nella città dei Gonzaga passava da un cantiere edile all´altro. Acquistava a 10 lire l´uno i sacchi di cemento che ripuliti e ricuciti rivendeva a 20 lire. «Arrivavo a guadagnare», diceva 3.000 lire in tre ore quando un operaio ne guadagnava 500 al giorno».
Non aveva ancora 18 anni che convinse il padre ad acquistare un vetusto camioncino ricavato da una Fiat 501 del 1921. L´azienda famigliare fa un balzo avanti. La passione per le automobili, sempre presente nel sangue del ragazzo, emerge complice quando il camioncino comincia a cadere a pezzi. È lui che lo aggiusta recuperando i pezzi da vecchie auto.
Oltre che bravo il ragazzo è sveglio: dove altri, nei fienili, nelle stalle, in discariche, vedono solo rottami arrugginiti lui vede auto fantastiche, rare, pronte a tornare splendide. Nasce così la sua collezione di automobili, di motociclette, bici. Intanto l´imprenditore della carta comincia tessere rapporti commerciali oltre confine.
In Germania conosce Renate Faccioli, nipote di emigranti villafranchesi. Se ne innamora e la sposa nel 1968. «In giugno», dice la donna tra le lacrime, «avremmo festeggiato 44 anni di matrimonio». Quando Luciano propone alla famiglia di trasformare la collezione in museo, tutti in casa lo appoggiano: sanno che l´uomo dei sogni riesce anche a realizzarli.
Il Museo Nicolis viene inaugurato nel 2000.
Dentro, su troni come regine, ci sono auto favolose, pezzi unici. Come l´Isotta Fraschini del 1929; la Lancia Astura che alle prossime Mille Miglia sarà affidata al campione Giordano Mozzi.
«Noi non siamo proprietari di tutto questo», amava ripetere, «ne siamo custodi per il futuro».
Thoreau dice che i sogni sono le pietre di paragone del carattere di un uomo. Se è così, non c´è dubbio, allora, che la tempra di Luciano Nicolis sia stata fusa nella ghisa come il motore di una delle sue splendide vetture.

UN PACEMAKER A 48 ANNI
MA VIVEVA SENZA PAURA

Luciano Nicolis

Una vita lunga e piena di soddisfazioni quella di Luciano Nicolis, un uomo che ha avverato il suo sogno. Aveva una tempra tale e un modo di affrontare l´esistenza che non si allarmò nemmeno davanti al primo avvertimento della malattia cardiaca, trentuno anni fa, quando a 48 anni, un noto cardiologo pronunciò una diagnosi severa. 
Ecco il ricordo di quel giorno, raccontato da Nicolis stesso durante un´intervista dopo la prima operazione al cuore:
«Il medico mi disse che camminavo con la spada di Damocle sulla testa appesa a un esile filo: “Si ricordi che il pace-maker si impianta ad una persona di settant´anni e lei ne ha solo quarantotto. Quindi lei da oggi deve vivere come un settantenne. Pensi prima alla sua salute, poi alla famiglia e infine al suo lavoro"». Chiunque sarebbe andato avanti sotto una campana. Nicolis non rispettò sempre quelle severe prescrizioni. E la vita gli ha dato ragione. (D.CA.)

IL COLLEZIONISTA. PER MEZZO SECOLO HA CERCATO IN OGNI DOVE PEZZI ANTICHI ORA CONSERVATI IN QUATTRO PIANI DI VETRO.ANSALDO, DELAHAYE, ISOTTA FRASCHINI
E NEI SOTTERRANEI UNA MAGIA SEGRETA
ALLA FIGLIA SILVIA L´IMPEGNO DI CONSERVARE LE RADICI NEL FUTURO
(Danilo Castellarin)


Luciano Nicolis nel film «Uno scandalo per bene» del 1984

Per mezzo secolo ha cercato in ogni dove le auto dei suoi sogni: Isotta Fraschini, Ansaldo, Delahaye, Bianchi, ma anche Ferrari, Alfa Romeo, Lancia, Maserati e tutto quel favoloso universo a quattro ruote che ha fatto muovere il Novecento. Poi, raggiunta la maturità e superata la boa dei sessanta, Luciano Nicolis decise di riunire la sua imponente collezione (centinaia di automobili, moto e bici d´epoca e dozzine di strumenti meccanici e musicali) in un palazzo di vetro dalla struttura avveniristica alto quattro piani, inaugurato nel 2000.

Il percorso espositivo parte proprio dalla motrice «Pia» del 1884, prima realizzazione di un motore a scoppio alimentato a benzina che Enrico Bernardi brevettò con il nome della figlioletta.
Sempre al fascinoso mondo ottocentesco appartiene il prototipo francese della «Adventure», veicolo in legno e metallo, che a fine secolo riuscì a spingersi oltre Manica. All´ingresso c´è la Lancia Astura che giovedì 17 maggio sfreccerà alla Mille Miglia affidata a Giordano Mozzi, vincitore lo scorso anno.
Ma al di là delle auto era lui, il protagonista, a renderle uniche e speciali. Spesso Luciano guidava personalmente i visitatori raccontando segreti e retroscena. Sovente in maniche di camicia, la cravatta un po´ allentata, le tiracche in bella vista, trasmetteva quella genuinità di chi si è fatto da solo. Era così con tutti, politici o impiegati, vescovi o curati, ministri o portaborse, professori o studenti. A tutti trasmetteva passione e concretezza. E se il dialogo si faceva lungo, lasciava intendere che la conversazione era finita con un «Bene» di commiato.
Era uno spettacolo osservarlo mentre parlava con il pubblico. Perché le parole erano rivolte agli interlocutori ma lo sguardo era solo per le auto. E loro sorridevano con fanali e i radiatori, riconoscenti di quell´affetto antico che le aveva salvate dallo sfasciacarrozze.

Generoso e schietto, chiamava sempre il fidato Angelo a donare libri. E se intuiva che l´interesse del visitatore non era semplice curiosità, gli apriva le porte segrete dei sotterranei, l´abracadabra di ogni collezionista, con dozzine di vetture, ricambi, gomme, vecchi vestiti, lanterne, libri, stemmi, numeri di gara, insomma la magia privata.

Aveva, Nicolis, il fiuto della scoperta. Sempre all´erta per acciuffare la rarità e costantemente informato da collaboratori internazionali che tenevano d´occhio le auto regali, quelle che non sarebbero mai comparse in rete o sugli annunci delle riviste. Perché auto e uomini seguono spesso destini paralleli. Dagli altari alla polvere. E viceversa.
Forse anche per questo a Luciano piaceva raccontare la storia della Astura, costruita in un unico esemplare prima della guerra per Gigi Villoresi e poi caduta nelle mani dei malviventi. Venne recuperata in Svizzera dove era stata sequestrata dalla polizia ai contrabbandieri che la usavano per la straordinaria potenza del suo motore. Ma anche perché, sotto i lunghi cofani, venivano stipate sigarette e orologi. Lui la salvò e ne fece la regina del suo museo.
Dell´Isotta Fraschini 8AS, anno 1929, amava i velluti e i legni pregiati, lui che, in gioventù, di velluti e legni pregiati non ne aveva proprio visti. Per questo fu felice del primo premio al concorso internazionale Louis Vuitton di Parigi e si mise al volante fingendosi autista quando Ben Gazzara venne a chiederglielo. Con l´Ansaldo 22 8 cilindri del 1930, aveva conquistato un altro alloro al raffinato concorso d´eleganza di Villa d´Este.
Premi e riconoscimenti che non gli avevano mai fatto montare la testa, perché conservava caparbiamente radici solide e piedi ben piantati per terra. Un uomo che non si vergognava a ricordare gli anni duri della gavetta. «Nel dopoguerra», raccontava passeggiando fra Ferrari e Bugatti, «commerciavo carta e mi ricordo ancora le albe gelide nella campagna veronese quando dovevo spingere il carro perché il cavallo era sfiancato e scivolava sul ghiaccio».

Silvia, la più giovane dei tre figli, alla quale Luciano ha affidato il futuro del museo, dovrà difendere e valorizzare quelle radici.
Gli appassionati del Veteran Car Club Bernardi ricordano il saluto di commiato che Luciano Nicolis pronunciò a Villa Rey, il 16 aprile 2011, giusto un anno fa, congedandosi dal direttivo dell´Asi (Automoto Club Storico Italiano), massima autorità in fatto di motorismo storico, del quale era stato uno dei primissimi sostenitori nel 1966:
«Ho dato sostegno, passione ed entusiasmo sin dalla costituzione di questo sodalizio e non ho mai formulato critiche o contestazioni se c´era qualcosa che non funzionava. Credo infatti che in ogni famiglia, ogni azienda e ogni attività sociale o economica ci siano incomprensioni, ostacoli, imperfezioni. È inevitabile. Però il rimedio a queste umane pecche non si ottiene con le critiche, ma piuttosto operando per il meglio, cercando di fare di più, se possibile silenziosamente. E per fare questo sono certo che nell´Asi c´è spazio per tutti. Specialmente se gratis».

IL DOLORE DI FAMILIARI E AMICI. HA CREATO DA SOLO AZIENDE CHE DANNO LAVORO A TANTE PERSONE. «UN MOTORE GENIALE
CON L´ANIMA SEMPLICE»
IL RICORDO DELLA MOGLIE E DEI FIGLI IL SINDACO: «QUI HA FATTO LA STORIA»
TOSONI: «ERA UN CORAGGIOSO CHE SI METTEVA SEMPRE IN GIOCO»

Aviatore, a destra Luciano Nicolis all´età di 23 anni

Come ha fatto un uomo solo a creare tutto questo?». Renate Nicolis se lo domanda quasi stupita ricordando con parenti e amici l´intensità di vita e i successi di Luciano, suo marito. Questo è il momento del dolore, del ricordo e anche dello stupore. Ma Renate, che è vissuta per quasi 50 anni accanto ad uno degli imprenditori più geniali e moderni, sa bene come Luciano sia riuscito a creare dal portapacchi di una bicicletta un´impresa, la Lamacart, che oggi è leader in Italia nel settore riciclo della carta e tra le prime 10 in Europa. E come abbia trasformato la passione per le automobili in uno dei musei dei motori e della scienza più completi ed esclusivi del vecchio continente.

Oltre alla Lamacart, costituita nel 1963, e al Museo dell´automobile che ogni anno vede passare decine di migliaia di visitatori, fanno parte del Gruppo Nicolis anche l´azienda Boninsegna, pur´essa nel settore del riciclo della carta da macero, e la Nova Papyra, ditta nel converting della carta nuova.
Thomas Nicolis fa presente come le proiezioni 2012 di quantità di carta riciclata facciano prevedere un anno record: «Probabilmente arriveremo a poco meno di un milione di tonnellate di materiale riciclato sui sei milioni di tutt´Italia. Ne avevo parlato con papà, che era presidente del consiglio d´amministrazione, proprio ieri sera. E oggi...».
La Lamacart ha rapporti con tutto il mondo, soprattutto con l´Asia: Cina, India, Indonesia, Malesia e tutto il sud est asiatico. «Tutte le aziende sono in continuo sviluppo», interviene Silvia. «Papà era il motore, la spinta di tutto. Con entusiasmo, con passione. Era contento di dare lavoro a tante persone, di vitalizzare il territorio».

Mario Faccioli, sindaco di Villafranca, non ha dubbi. «È un uomo che ha fatto storia. Lascia un´eredità straordinaria, l´azienda e il museo. Ha visto più in là di molti. Eppure questo uomo straordinario era così semplice: lo trovavi ogni giorno al bocciodromo, con gli amici di sempre a fare la sua partitina. Difficile ricordarlo in maniera degna, ma lo faremo».
«Era un motore di vitalità», ricorda Bruno Tosoni, l´imprenditore villafranchese che ha la sede del suo gruppo di fronte al Museo Nicolis. «L´ho visto ieri, la sua morte mi ha colpito profondamente. È stato un imprenditore incredibile, dotato delle qualità più belle: la continua voglia di mettersi in gioco, il coraggio, la passione».

L´industriale Giordano Veronesi ricorda commosso l´amico: «Quando nel 2003 istituì il Premio Nicolis volle che la prima edizione fosse assegnata a mio padre, Apollinare. Disse a mio padre: “Questo signore è stato il primo a farmi guadagnare". Raccoglieva, infatti, dagli allevamenti la carta di sacchi di mangime e la riciclava».
«L´ho salutato poche settimane fa nel suo museo», ricorda Giovanni Rana, re dei tortellini. «Era un grandissimo uomo nella sua semplicità. Aveva due anime, quella dell´industriale e quella del mecenate amante del bello». (MOR.PEC.)

AZIONE SOCIALE. GIOVEDÌ UN GRUPPO DI SCOLARI È STATO OSPITATO NELLA LAMACART CHE LAVORA LA CARTA PER IL RIUTILIZZO. NELLA SUA FABBRICA SI EDUCA AL RICICLO
(Maria Vittoria Adami)

LAMACART

L´industria di Luciano Nicolis, la Lamacart, aveva sempre le porte aperte per i ragazzi. Anche questa settimana, un gruppo di scolari ha visitato la fabbrica e ha imparato che i rifiuti pesano e che tutto ciò che viene differenziato prende la via del riciclo e tornerà così a essere utile.
I ragazzini della prima B delle scuole medie di Dossobuono, che hanno partecipato al progetto «Il peso dei rifiuti», promosso dal Comune di Villafranca in collaborazione con Amia, Consorzio di bacino Verona due e Provincia, tra le iniziative di Ecoman, sono stati gli ultimi ospiti in ordine di tempo nell´industria guidata da Nicolis.
Per sensibilizzarli a una minor produzione di rifiuti, differenziando e diminuendo la frazione del secco, ogni giorno, per una settimana, alla fine delle lezioni, i ragazzi sono stati invitati a pesare i rifiuti prodotti in classe, compilando una tabella. Ha vinto chi ha accumulato meno secco, riciclando di più. Il premio è stata una visita alla Lamacart di Villafranca, in occasione dell´iniziativa annuale «Riciclo aperto», promossa dal Comieco, il consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica.
Qui i 25 alunni di Dossobuono hanno potuto vedere che fine fa la carta differenziata a casa e il ciclo che la riporta ad essere giornali, libri o cartone. Sono stati accompagnati tra le grandi balle di carta, guardando il materiale raccolto dalla Lamacart nei complessi industriali, nei supermercati e tramite la differenziata domestica, nel raggio di 150 chilometri.
La carta alla rinfusa è passata sotto gli occhi dei ragazzi lungo una pedana che l´ha condotta in un grande recipiente che la comprime, legandola poi con fil di ferro per formare quell´enorme pacco, che finisce in container verso le cartiere o i compratori europei e orientali. Gli alunni hanno imparato la differenza tra carta e carta e che il libro diventa libro e il giornale diventa giornale, concludendo la visita al museo dell´auto voluto da Luciano Nicolis, dove hanno visto un video esplicativo e festeggiato con un buffet. Lamacart è in prima fila nell´adesione a iniziative di educazione al riciclo.


Fonte: da L’Arena di Verona, di Domenica 22 aprile  2012, PROVINCIA, pagina 30-31
(fotoservizio Pecora)


Link: http://www.larena.it/stories/dalla_home/355387__morto_nicolisre_dellauto_depoca/



IN MIGLIAIA AL MUSEO NICOLIS
 PER L´ADDIO ALL´UOMO DEI SOGNI

La camera ardente allestita al museo Nicolis  (FOTO PECORA)

VILLAFRANCA. Nella camera ardente grande afflusso di parenti, amici, conoscenti e appassionati di auto d´epoca. La bara posta vicino alla preferita Lancia Astura Mille Miglia del ´38 .  Una sfilata di macchine antiche domani per il suo funerale

Centinaia e centinaia di persone hanno reso omaggio per tutta la giornata di ieri alla salma di Luciano Nicolis, l´imprenditore villafranchese morto nelle prime ore di sabato all´età di 79 anni. Il Museo Nicolis in via Postumia, a Villafranca, è stato meta di un´incessante processione di amici, dipendenti, conoscenti, collezionisti di auto antiche, ma anche di persone che non conoscevano Nicolis personalmente, ma che avevano sentito parlare di lui come «l´uomo del sogno», colui che era riuscito a trasformare un´utopia in realtà.
E il sogno diventato realtà, era lì, intorno al feretro posto nella camera ardente allestita nello spazio espositivo a destra dell´entrata del museo: automobili, motociclette, documenti, coppe, motori, biciclette, strumenti musicali salvati dalla passione di un uomo che non li considerava suoi, ma di tutti. Lo recita a grandi lettere la scritta che campeggia sotto la gigantografia di Nicolis, posta a capo del cataletto: «Noi non siamo proprietari di tutto questo, ne siamo i custodi per il futuro».
Accanto alla bara -di semplice cipresso per sua espressa volontà- splendida nella sua livrea rossa fiammante, c´è la Lancia Astura Mille Miglia del 1938, la vettura imperatrice tra tante automobili regine, la macchina che lui prediligeva su tutte. La Lancia Astura parteciperà alla prossima Mille Miglia. Sulla fiancata c´è il nome dell´equipaggio Giordano Mozzi/ Stefania Biacca. Luciano non si staccava mai volentieri dalla sua prediletta, ma prima di morire aveva espresso tutta la sua soddisfazione di affidarla a un campione.

Le automobili antiche che gli hanno riempito di sogni la vita lo accompagneranno anche nell´estremo viaggio. Un tam tam partito tra tutti i circoli di vetture storiche ieri pomeriggio è stato tradotto in parola d´ordine: tutti coloro che possiedono un´auto antica formeranno un corteo dietro al carro funebre, dal Museo Nicolis al Duomo di Villafranca. Il sindaco Mario Faccioli ha già predisposto la chiusura del primo tratto di corso Vittorio Emanuele e delle vie Quadrato e Postumia fino a quando non sarà passato tutto il corteo.
Due dei più grandi collezionisti italiani ieri pomeriggio sono venuti a rendergli omaggio. «L´ho incontrato soltanto 10 giorni fa», ricorda il torinese Corrado Lopresto dell´Automotoclub Storico Italiano. «Avevo recuperato in un archivio una polaroid che mostrava il muso di un´Alfa di cui possedevamo due esemplari discordanti di poco. Ne avevo fatto un quadretto e sono venuto a Villafranca per fargliene dono. Era raggiante di gioia. L´uomo era fatto così: come tutti i grandi aveva passione e gioiva per piccole cose. “Mi hai fatto un regalo bellissimo”, continuava a ripetere come un bambino cui è stato fatto un dono fantastico».
Mario Righini di Panzano di Castelfranco Emilia, si è firmato così sul libro dei visitatori: «Tuo amico e fratello». «Lo conoscevo da 50 anni», dice, «e proprio questo mi sentivo con lui: amico e fratello. Ma lui era il migliore di tutto: era un perfezionista. Voleva le macchine com´erano nate. Voleva ritrovare la loro anima, il loro stile».
Sul libro delle presenze hanno firmato in tanti, gente venuta da Verona, da Mantova (club Nuvolari), dal lago, da Milano. Una scritta dice: «Non ti conoscevo. Nella notte tra venerdì e sabato ho sognato il museo di Villafranca. E il giorno dopo ho saputo. Valentina. Trento».


Fonte srs di Morello Pecchioli, da l’Arena di lunedì 23 aprile 2012, PROVINCIA, pagina 21
Link: http://www.larena.it/stories/Provincia/355590_in_migliaia_al_museo_nicolisper_laddio_alluomo_dei_sogni/



VILLAFRANCA. OGGI ALLE 15   IN DUOMO I FUNERALI DELL´INDUSTRIALE DELLA CARTA E FONDATORE DEL MUSEO DI MACCHINE ANTICHE


Luciano Nicolis con una Bugatti del 1931

Corteo funebre con le auto d´epoca
La città si ferma per l´addio a Nicolis. La figlia Silvia: «Papà era buono Molte le persone vicine a noi»

Villafranca si fermerà oggi pomeriggio per l´ultimo saluto a Luciano Nicolis, il re della carta da riciclo, morto sabato, a 79 anni, nella sua casa di via Garibaldi. Il corteo funebre muoverà alle 14,45 dal museo da lui fondato, dov´è stata allestita la camera ardente. Alle 15 in Duomo il parroco, monsignor Giampietro Fasani celebrerà la messa funebre. Concelebrerà con lui il vescovo emerito di Vicenza, monsignor Pietro Nonis, grande amico di Luciano Nicolis.
Il corteo partirà dal retro del museo per permettere all´autofunebre di transitare in via 1° Maggio davanti alla Lamacart, l´azienda fondata da Nicolis nel 1963. L´industria, il cui amministratore delegato è il figlio Thomas, è leader in Italia nel settore del riciclo della carta da macero e una delle più importanti in Europa. Da via Postumia, per via Quadrato, il corteo entrerà in corso Vittorio Emanuele. Ad accompagnare Luciano Nicolis nell´ultimo viaggio si sono offerti, coordinati dal Veteran Car Club di cui Nicolis era presidente, molti club di vetture d´epoca che hanno invitato i soci a seguire il funerale con auto da collezione.

In testa a tutte ci sarà la mitica Lancia Astura del 1938, la vettura prediletta da Luciano. La guiderà Giordano Mozzi, il campione vincitore delle Mille Miglia dello scorso anno. A lui nicolis, prima di morire, aveva affidato l´Astura per l´edizione di quest´anno. Seguirà la Lancia la Jaguar XK 120 di Roberto Loi, presidente dell´Automotoclub storico italiano (Asi), grande amico di Luciano Nicolis. Dietro a questi gioielli faranno sentire la voce dei loro motori d´altri tempi un altro centinaio di macchine che hanno scritto la storia dell´automobile mondiale.

Anche ieri è continuato il pellegrinaggio di centinaia di persone arrivate da molte regioni italiane a rendere omaggio all´imprenditore, all´uomo capace di realizzare il sogno del museo, all´amico, alla persona che era grande umanità ma soprattutto nell´umanità. Un uomo talmente semplice e fanciullesco da sorprendere chi gli stava di fronte, soprattutto i bambini che stupiva e divertiva cavando di tasca, come Eta Beta, trucchetti magici e giochetti. Oppure li incantava suonando melodie con i suoi preziosi organetti. La fantasia e il sogno lo hanno accompagnato per tutta la vita.

La famiglia Nicolis ieri mattina ha incontrato i dipendenti della Lamacart per garantire che tutto andrà avanti come prima. «E loro ci hanno ribadito», riferisce Silvia, figlia di Luciano, «la stima immensa che avevano nel papà. Sono sereni, tranquilli per il lavoro e la continuità dell´azienda. Del resto papà aveva pensato a tutto, predisponendo che tutto, anche dopo di lui, continuasse sul cammino che aveva tracciato». Sono un centinaio i dipendenti tra la Lamacart, le ditte Boninsegna e Nova Papyra e il Museo Nicolis. «Sentiamo intorno a noi un calore incredibile», continua Silvia. «E sentiamo i suoi insegnamenti più vivi che mai. Siamo veramente grati a Dio. Non potevamo desiderare un padre migliore. Per me è stato un amico e un maestro. E quanto fosse buono me lo stanno dicendo in tanti».

Il sindaco Mario Faccioli ha fatto sapere che domani mattina saranno predisposti cartelli con il divieto di sosta per la chiusura del centro dalle 13,30 alle 16. «Sarà chiuso tutto il corso, ma, mentre sicuramente la chiusura sarà effettiva dal semaforo centrale e San Rocco, il resto dipenderà dal numero di vetture storiche che parteciperanno. Durante i funerali sarà deviato il traffico in entrata a Villafranca lungo le due grandi arterie parallele al corso. Alle scuole che hanno l´uscita concomitante col funerale abbiamo chiesto di anticipare di una decina di minuti la fine delle lezioni, Infine, in piazza Giovanni XXIII sarà predisposto un maxischermo per coloro che vorranno seguire il funerale e non riusciranno a entrare in chiesa».

Fonte: srs di Morello Pecchioli, da L’Arena di Verona  di  martedì 24 aprile 2012, PROVINCIA, pagina 30.




NICOLIS: SALUTATO DAL ROMBO DEI MOTORI.


Un addio al volante per Nicolis. Davanti a tutte la «creatura» prediletta da Nicolis: la Lancia Astura costruita per Gigi Villoresi per la Mille Miglia del 1938 

VILLAFRANCA. Tanta gente e un centinaio di vetture storiche al corteo fino al duomo gremito da parenti e amici, sui marciapiedi ali di cittadini per l'ultimo saluto: così Villafranca ha dato ieri l´addio a Luciano Nicolis, l´imprenditore e fondatore dell´omonimo museo, morto sabato a 79 anni. L´autofunebre si è mossa dal retro del museo seguita da una fila di 140 bellissime vetture storiche. Davanti a tutte la «creatura» prediletta da Nicolis: la Lancia Astura costruita per Gigi Villoresi per la Mille Miglia del 1938

La folla applaude sulla scalinata del duomo

Una bara fatta con assi di legno grezzo, di cipresso: è la «vettura» che Luciano Nicolis, l'uomo che ha dato vita a uno dei musei di automobili storiche più belli d'Europa, ricco di splendidi gioielli della meccanica, ha voluto per lasciare questo mondo. «Guardando questa bara che ricorda quella di Giovanni Paolo II», ha detto monsignor Giampietro Fasani, parroco dei Santi Pietro e Paolo, «si capisce la grandezza e l'umiltà di questo uomo la cui presenza è stata significativa».

Il sindaco Mario Faccioli e il corteo delle auto sul corso

Quanto sia stato benvoluto Luciano Nicolis, morto sabato a 79 anni, si è capito non solo dal Duomo traboccante di persone e dalle altre (sono state stimate in alcune centinaia) che erano in piazza Giovanni XXIII davanti al maxischermo allestito dal Comune, ma anche dagli amici, dai collezionisti di vetture storiche, dai soci dell'Automotoclub Storico Italiano (Asi), da quelli del Veteran Car Club (fondato e presieduto da Nicolis, e di altri circoli, arrivati da tutta Italia per vedere e salutare per l'ultima volta l'uomo che aveva realizzato il sogno suo e di loro tutti: raccogliere in un museo le macchine che avevano fatto la storia dell'automobile.

Il pilota Giordano Mozzi alla guida della Lancia Astura

Una partecipazione talmente inaspettata che il corteo funebre è partito con 25 minuti di ritardo. L'autofunebre si è mossa infine dal retro del museo seguita da una fila di 140 di bellissime vetture storiche. Davanti a tutte, bellissima nella sua livrea rossa che però sembrava meno splendente del solito, c'era la «creatura» a quattro ruote prediletta da Nicolis, quella che nel suo cuore occupava il primo posto: la Lancia Astura costruita per Gigi Villoresi per le Mille Miglia del 1938. Giordano Mozzi, il vincitore delle Mille Miglia dello scorso anno, il pilota che la guiderà nell'imminente edizione della grande corsa, era al volante. Accanto a lui, navigatore commosso fino alle lacrime vicino alla bara del suo grande amico Luciano, sedeva Roberto Loi, presidente dell'Asi.
Autofunebre e corteo sono transitati per via 1° Maggio dove ha sede la Lamacart, l'azienda leader nel riciclo della carta da macero che Nicolis costituì nel 1963. Fuori dalla ditta, per dare l'estremo saluto all'imprenditore, si sono raccolti tutti i suoi dipendenti, impiegati, tecnici e operai. Ma moltissimi altri lavoratori sono usciti in strada dalle aziende vicine e dalle altre strade della zona industriale, facendo ala al corteo.

La bara di Luciano Nicolis sfila davanti alla sua Lancia Astura, l´auto da lui preferita 

Ad attendere la bara in chiesa, oltre al parroco, ai sei sacerdoti che hanno concelebrato con lui e alla folla di partecipanti, c'era il vescovo emerito di Vicenza, monsignor Pietro Nonis, molto amico di Luciano Nicolis. Erano presenti alla messa, accanto alla moglie Renate, ai figli Elena, Thomas e Silvia, al fratello e alle sorelle, il sindaco Mario Faccioli, il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Edera, gli imprenditori Giordano Veronesi e Bruno Tosoni, entrambi molto legati a Nicolis.
Monsignor Fasani dopo il «saluto della comunità a un fratello la cui presenza è stata significativa», ha sottolineato la carica di umanità, di vitalità di Nicolis. E la bellezza dei suoi sogni, dei suoi progetti. «Senza i sogni la vita è piatta», ha detto tra l'altro il parroco. «Il sogno dà speranza, dà il coraggio di realizzare i valori in cui si crede. Erano dei sognatori Martin Luther King e Gandhi. Sognavano una nuova umanità. Ma più grande di tutti è il sogno di Dio Padre che sogna una umanità di persone felici». Il sacerdote, a proposito della povertà del materiale della bara, ha ricordato gli inizi dell'attività di Nicolis: «Era l'uomo semplice che tira il carretto, che non butta nulla, che recupera perché altri possano godere dei beni della vita». Don Fasani ha concluso la sua omelia parafrasando quello che l'imprenditore villafranchese amava ripetere a proposito dei beni custoditi nel museo («Noi non siamo i proprietari di tutto questo, ne siamo i custodi per il futuro»):
«Era uno uomo contento di vivere perché non aveva sprecato la sua vita. E noi non siamo i proprietari della nostra vita, ne siamo i custodi per il futuro».
Mentre la messa finiva si è scatenato un temporale che ha costretto le persone che seguivano la cerimonia all'aperto a trovare rifugio sotto i portici e nei locali pubblici. Un applauso ha accolto la bara di Luciano Nicolis e un altro si è levato quando Mozzi ha messo in moto la Lancia Astura per seguire l'autofunebre diretta al cimitero: a tutti è parso che il potente rombo della settantaquattrenne vettura-quasi coetanea del padrone-sia salito in cielo come una preghiera.

IL RICORDO DEI FIGLI E DELLE PERSONE CARE



Thomas e Silvia Nicolis nel duomo   

Il vescovo Nonis ha ricordato la sua cristianità e umanità verso gli altri.
Le sue ultime parole come preghiere: «Dio ci ha voluti bene: abbiamo fatto sacrifici ma ricevuto anche le soddisfazioni»

«Noi che abbiamo fatto tanti sacrifici, abbiamo avuto tante soddisfazioni. Pensa che il buon Dio ci ha voluto bene, pensa alla fede che ci dà la forza e la speranza della serenità eterna».
Sono alcune delle parole scritte da Luciano Nicolis, per Pasqua, all´amico Valerio Bellesini che, facendogli gli auguri, gli raccontava dei sacrifici di una lunga vita. 

«Non ti dolere che le rose abbiano le spine», lo consolava Luciano citando un detto, «ma consolati che le spine portino le rose». Ecco, in questa capacità di volere bene agli altri, di aiutarli nel bisogno, in queste frasi di fede e di consolazione che ieri sono diventate le preghiere dei fedeli, c´era tutta l´umanità di Luciano Nicolis.

«È stato un vero cristiano», ha sottolineato il vescovo Pietro Nonis, portandosi con molta fatica all´altare, e salutando Luciano, «fratello e amico». «Ha aiutato e fatto del bene a chi ne aveva bisogno. Ne avrà la ricompensa».

Il sindaco Mario Faccioli: «Ha creduto con forza alle sue idee, oltre ogni limite. Ha trasformato i sogni in leggenda».


Il presidente dell´Asi Roberto Loi

Roberto Loi, presidente dell´Asi (Automotoclub storico italiano), ha detto che non solo Villafranca, ma tutta l´Italia hanno perso un amico, un uomo «che sognava tanti oggetti, ma che era mosso da ideali e principi profondi. Non solo l´Italia, ma la Federazione internazionale ti deve tributare merito per la grande umanità che ci hai lasciato».

Il giornalista Danilo Castellarin, autore di libri sulla storia dell´automobile, ha ricordato il coraggio di Luciano Nicolis, la sua passione nel raccontare il mondo che tanto amava. «Ha trasmesso a tutti noi dinamismo, cultura e ha voluto collocare le sue belle cose, non solo le auto, ma anche le moto, le biciclette, gli strumenti musicali e tanti capolavori della scienza e della tecnica, in un palazzo di cristallo, affinchè tutti ne godessero».

Infine hanno parlato i figli Silvia e Thomas. «Sono grata a Dio per il papà che mi ha dato», ha detto la prima che è direttrice del Museo Nicolis. «Lo ringrazio perché è stato un padre che mi ha insegnato molte cose». 

«È stato anche giustamente severo», ha aggiunto Silvia Nicolis, «e pure di questo gli sono grata. Permettetemi di citare Sant´Agostino per dire come mio padre ci ha fornito i suoi insegnamenti: “Le parole insegnano, gli esempi trascinano"». 

Thomas Nicolis, amministratore delegato della Lamacart, ha letto lo scritto messo in tasca al padre ricordando come le tasche dell´imprenditore fossero sempre piene di «comunicazioni per la famiglia».
«Prima eri sempre tu ad avere l´ultima parola, adesso, forse, toccherà a me. Ma ogni decisione che prenderemo ogni progetto che porteremo avanti saranno sempre nel solco del cammino che tu ci hai tracciato». (MOR.PEC.
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Fonte_ srs di Morello Pecchioli, da L’Arena di Verona, di mercoledì 25 aprile 2012, PROVINCIA, pagina 28,





3 commenti:

Anonimo ha detto...

Rileggere questo diario di mio padre mi ha fatto un grande piacere ed è una bellissima emozione.
Sono felice che Luciano abbia lasciato in tante persone un bel ricordo e sono certa che ciò che ha seminato con sacrificio e passione resterà di esempio per le nuove generazioni.
Grazie di cuore.
Silvia Nicolis

Anonimo ha detto...

Museo Bellissimo, non ebbi l’onore di conoscerlo, ma a pensier mio un Grande imprenditore e uomo geniale! Il “ferro vecchio” l’ha trasformato in oro.

Anonimo ha detto...

Bella gente, persone introvabili, sta ai figli continuare, un impero da conservare ed un esempio x tutti.