domenica 29 aprile 2012

MONTI CI SPEZZA LE RENI PER DARE I SOLDI ALLA GRECIA


Lo rivela Mario Monti a pagina 36 del Def appena portato in Parlamento. Il premier italiano annuncia triste che a fine 2012 il rapporto debito pubblico/Pil schizzerà per l’Italia alla percentuale record del 123,4%. Una cifra mostruosa, che in parte deriva dalle scelte di politica economica del governo italiano, che mettendo troppe tasse ha provocato la recessione  (facendo scendere dunque il Pil più delle previsioni) e che non tagliando la spesa ha provocato la crescita del debito pubblico. Ma c’è anche un’altra ragione dei guai italiani, che era meno nota. Monti infatti nel giro di poche settimane ha messo la sua firma sotto due decisioni dell’Unione europea.

La prima è il varo del famoso trattato sul fiscal compact, che rischia di mettere in ginocchio l’Italia perchè prevede l’obbligo di rientro rapido nel parametro debito/pil del 60%, costringendo a fare manovre annuali da 40 miliardi di euro l’anno per circa 20 anni. Mentre il premier, ben conscio di quel debito pubblico che stava schizzando alle stelle, con la sua firma da una parte metteva la testa dell’Italia sotto la ghigliottina, dall’altra firmava altri documenti che aggravavano ancora di più la situazione dell’Italia sborsando la bellezza di 35,1 miliardi di euro a favore di Grecia, Portogallo e Irlanda.

Il Def lo racconta così: «Lo scorso anno per il 2012 si prevedeva complessivamente un esborso aggiuntivo per la Grecia di circa 0,2 punti di Pil inclusi nel fabbisogno. Tra la fine dello scorso anno e l’inizio di quello in corso gli accordi europei sono stati modificati prevedendo che gli aiuti alla Grecia transitino attraverso l’Efsf insieme con quelli per il Portogallo e Irlanda, approvati successivamente all’uscita del programma di stabilità del 2011 (che infatti non li includeva). L’ammontare previsto delle emissioni di debito Efsf, per la quota italiana, sarà pari a circa 29,5 miliardi di euro, cui vanno aggiunte le tranche di pagamento per la costituzione del capitale dell’organismo permanente Esm (European Stability Mechamism), pari a circa 5,6 miliardi per il 2012 (anche esse non previste nella stima dello scorso anno)».

In tutto appunto fanno 35,1 miliardi di euro, una cifra spaventosamente alta che Monti si è impegnato a spendere senza per altro chiedere permesso al Parlamento né discutere pubblicamente della cosa. Certo, salvare la Grecia può essere utile anche all’Italia che era travolta dalla tempesta finanziaria subito a ruota. Ma quei 35,1 miliardi come oggi Monti riconosce, hanno un effetto grave sul debito pubblico italiano, visto che in cassa non c’erano e per pagarli si sono emessi nuovi titoli pubblici. «Complessivamente», scrive il premier italiano, «questi contributi rappresentano circa il 2,2 per cento del Pil, due punti percentuali in più rispetto alla stima dello scorso anno. D’altra parte la previsione per il fabbisogno del settore pubblico, proprio per effetto del superamento della modalità di erogazione diretta alla Grecia, è previsto essere inferiore di circa 0,2 punti percentuali di Pil rispetto alla stima dello scorso anno. A questo andamento dello stock del debito va poi associata una dinamica del Pil nominale decisamente più lenta».

Traduciamo per chi non fosse a conoscenza dei termini tecnici. Secondo gli accordi che l’Italia aveva con la Ue prima dell’arrivo dei governi tecnici, l’aiuto alla Grecia sarebbe stato di circa 3 miliardi di euro da pagare direttamente. Monti ha portato quell’impegno a 35,1 miliardi di euro, emettendo titoli del debito pubblico. Il risultato sarà che il deficit scenderà di 3 miliardi di euro non per merito del governo tecnico, ma per una scelta contabile. E il debito pubblico peggiorerà di 35,1 miliardi di euro, facendo schizzare il parametro debito/pil a quel 123,4% appena annunciato per il 2012.

Valeva la pena mettere l’Italia in queste condizioni e aggravare ancora di più la manovra di rientro imposta dal trattato sul fiscal compact? Come ha fatto Monti a firmare con la mano destra lo stanziamento di quei 35,1 miliardi a Grecia, Portogallo e Irlanda e con la sinistra la ghigliottina che costringeva a tagliare quei 35,1 miliardi ogni anno per rientrare nei parametri fra debito e pil?  Che logica ha aiutare gli altri paesi per impiccare l’Italia? Questa è una domanda che va rivolta al premier ma anche ai partiti che così acriticamente lo stanno sostenendo da mesi. A che serve un governo di unità nazionale? A farci morire tutti per obbedire alle regole di quella Angela Merkel che ormai tutti i paesi d’Europa non sopportano più, in primis la Francia che l’ha fatto ben capire con il suo recente voto alle presidenziali. Il governo di unità nazionale semmai era una grande occasione per dare all’Italia la forza di ribellarsi e fare le politiche esattamente opposte. Se la Germania vuole solo rigore, se ne vada lei dalla Ue. L’Italia difenda i suoi interessi. Che non sono certo quelli di essere costretta a sborsare 35 miliardi per gli altri, sapendo già che quel gesto la farà finire pure sul banco degli imputati.


Fonte: srs di  Franco Bechis da Libero.it  del 27 aprile 2012


I 35 MILIARDI DATI DA MONTI ALLA GRECIA

27/04/2012 - Franco Bechis all'attacco su Libero

Mario Monti lo scrive chiaro e tondo nel Def, a sentire Franco Bechis che su Libero è in apertura con la storia dei fondi dati dall’Italia alla Grecia. Scrive il quotidiano di Belpietro:

l Def lo racconta così: «Lo scorso anno per il 2012 si prevedeva complessivamente un esborso aggiuntivo per la Grecia di circa 0,2 punti di Pil inclusi nel fabbisogno. Tra la fine dello scorso anno e l’ini – zio di quello in corso gli accordi europei sono stati modificati prevedendo che gli aiuti alla Grecia transitino attraverso l’Efsf insieme con quelli per il Portogallo e Irlanda, approvati successivamente all’uscita del programma di stabilità del 2011 (che infatti non li includeva). L’ammontare previsto delle emissioni di debito Efsf, per la quota italiana, sarà pari a circa 29,5 miliardi di euro, cui vanno aggiunte le tranche di pagamento per la costituzione del capitale dell’orga – nismo permanente Esm (European Stability Mechamism), pari a circa 5,6 miliardi per il 2012 (anche esse non previste nella stima dello scorso anno)».

In tutto appunto fanno 35,1 miliardi di euro, scrive Libero: una cifra spaventosamente alta che Monti si è impegnato a spendere senza per altro chiedere permesso al Parlamento né discutere pubblicamente della cosa.
Certo, salvare la Grecia può essere utile anche all’Italia che era travolta dalla tempesta finanziaria subito a ruota. Ma quei 35,1 miliardi come oggi Monti riconosce, hanno un effetto grave sul debito pubblico italiano, visto che in cassa non c’erano e per pagarli si sono emessi nuovi titoli pubblici. «Complessivamente», scrive il premier italiano, «questi contributi rappresentano circa il 2,2 per cento del Pil, due punti percentuali in più rispetto alla stima dello scorso anno. D’altra parte la previsione per il fabbisogno del settore pubblico, proprio per effetto del superamento della modalità di erogazione diretta alla Grecia, è previsto essere inferiore di circa 0,2 punti percentuali di Pil rispetto alla stima dello scorso anno. A questo andamento dello stock del debito va poi associata una dinamica del Pil nominale decisamente più lenta».
Spiega il quotidiano:
Traduciamo per chi non fosse a conoscenza dei termini tecnici. Secondo gli accordi che l’Italia aveva con la Ue prima dell’arrivo dei governi tecnici, l’aiuto alla Grecia sarebbe stato di circa 3 miliardi di euro da pagare direttamente. Monti ha portato quell’impegno a 35,1 miliardi di euro, emettendo titoli del debito pubblico. Il risultato sarà che il deficit scenderà di 3 miliardi di euro non per merito del governo tecnico, ma per una scelta contabile. E il debito pubblico peggiorerà di 35,1 miliardi di euro, facendo schizzare il parametro debito/pil a quel 123,4% appena annunciato per il 2012.

Fonte: da Il Giornalettismo   di venerdì aprile 2012



MONTI SALVA LA GRECIA (COI NOSTRI SOLDI)

VITTORE VANTINI*

Una notizia passata sotto silenzio e che ben pochi hanno letto è l’impegno di versamento da parte dell’Italia di ben 35 miliardi di Euri a favore del pacchetto di salvataggio della Grecia. Negli ultimi mesi del governo Berlusconi vi era stato un accordo, sostanzialmente con la Germania, secondo il quale il versamento italiano si sarebbe attestato sull’importo di 3 miliardi. Ora il governo Monti, che più correttamente si potrebbe chiamare la dittatura Monti, ha elevato a oltre 10 volte l’impegno italiano, generando così un rapporto debito Pil del 123,5%.

Non si capisce perché noi dobbiamo andare in salvataggio della Grecia, quando per esempio esistono miriadi di imprese italiane che attendono dagli enti locali e dallo Stato il soddisfacimento dei loro crediti, cosa che genera una serie a cascata di danni irreparabili e, come atto finale, il suicidio di decine di imprenditori. Alla faccia delle tanto conclamate politiche di sviluppo!

Purtroppo abbiamo visto Monti bonificare prontamente 2 miliardi e mezzo all’agenzia Morgan & Stanley e anche correre all’acquisto di auto blu a gogò, ma questo impegno minaccia davvero di far traboccare il vaso, perché con un debito Pil al 123,5% ci porremo al di fuori degli accordi e dovremmo ricorrere ad altre manovre fiscali. Se pensiamo che negli accordi della unione europea questo rapporto non dovrebbe superare il 60%, ci troviamo di fronte alla necessità di mettere in atto una manovra da 50 miliardi/anno  per circa vent’anni. E tutto ciò perché Monti deve rispettare lo svolgimento del suo compitino.

Monti sarebbe il risanatore sobrio della situazione economica finanziaria italiana? Monti sarebbe il salvatore d’Italia dotato di grande capacità e soprattutto di grande equità? Sembra piuttosto, anzi è del tutto evidente, che si tratta di un carnefice messo a governare il nostro disgraziato paese dai soliti e onnipotenti poteri forti, con la complicità di Napolitano e di quei partiti ( Pd, Pdl e Udc), i quali non sapendo che pesci pigliare e terrorizzati dalle avanzanti molteplici proteste, che sono per il momento molto deboli ma che potrebbero davvero trasformarsi in una rivoluzione anche cruenta, si riparano dietro il faccione imbambolato di Monti e l’officiante e melenso Napolitano.

Alla luce di questi e altri fatti estremamente negativi, voglio ritornare ai concetti di un mio precedente scritto. Restiamo così a farci spennare prima e a farci strozzare poi o piuttosto, assunte le decisioni delle ore disperate, decidiamo di ripudiare l’Euro e di andarcene dall’Unione Europea? Chi ha calcolato il danno reputa l’evenienza di un impoverimento del 50% e quindi sarebbe una strada molto ma molto costosa. Tuttavia, andando avanti di questo passo, non ci rimarrà neppure la metà dei nostri beni e il risultato finale sarà un default generalizzato nell’ambito economico-sociale: pensioni decapitate, sanità a pagamento, servizi azzerati.  

Ma perchè ci siamo ridotti in questa situazione? Per una serie di ragioni, che qui è inutile ricordare, dovute all’insipienza dei politici e al tragico disinteresse degli italioti. Ma, ancor prima di questo, vi è la scelta orribile dell’economia basata sul debito, nata alla fine del 1700. Nell’ anno 1776 Thomas Jefferson dichiarava: “Se gli Americani consentiranno mai a banche e privati di emettere il proprio denaro, prima con l’inflazione e poi con la deflazione, le banche e le grandi imprese che cresceranno attorno, priveranno la gente delle loro proprietà finché i loro figli si sveglieranno senza tetto nel continente conquistato dai loro padri. Il potere di emissione va tolto via dalle banche e restituito al popolo, al quale esso appartiene propriamente.”

E’ il concetto di “signoraggio monetario”, che nasce dall’acquisto del “debito” statale e/o privato”. Un trucco e una realtà che ufficialmente non esistono o che vengono accuratamente nascosti. Senza entrare nel dettaglio e in modo assai grossolano, si tratta di accordi (forse sarebbe meglio dire complicità) tra gli Stati e gruppi di persone ultraricche, le quali, in cambio della concessione di poter stampare moneta, acquistano le poste negative di bilancio sostituendole con pezzi di carta garantiti in una prima fase dai loro beni. Ma la facoltà di emettere moneta continua poi ad libitum di questi “poteri forti”, che si sono eretti in “banche d’emissione”.

Conquistato questo immenso potere, sono in grado di concedere o negare agli Stati quanta moneta essi vogliono, assecondando la voracità dei politici che, attraverso spesa e concessioni, perpetuano la loro esistenza e rielezione. Intanto il debito si accumula e la dipendenza da queste “banche” aumenta, fino a diventare una vera e propria servitù. Sono le banche centrali a livello planetario o continentale (FMI – BCE ecc.), che sono enti privati, cioè (in ultima istanza) in mano a famiglie e persone come noi, ma, che per effetto della sopracitata facoltà, fanno strame di tutti e, badate bene, sono le uniche entità a guadagnare sempre sia con le vacche grasse, sia con quelle magre. Sono diventate le padrone degli Stati e danno o tolgono loro ossigeno a seconda delle garanzie e dell’acquiescenza. Per rendere la cosa “scientifica” hanno eretto furbescamente le Agenzie di rating.

Sarebbe bene pensarci e prepararci a una battaglia finale. Finché siamo ancora vivi e capaci di fare qualcosa, cioè determinare da noi stessi (e non continuare a consegnare ad altri) i nostri destini. Indipendenza comunque! Anche della moneta!

Unione Padana*

Fonte: sts di Vittirio Vanini, da L’indipendenza del 29 aprile 2012

Nessun commento: