lunedì 28 febbraio 2011

Il premier britannico Tory David Cameron: Il multiculturalismo, un fallimento

Tory David Cameron

Il premier britannico condanna la «tolleranza passiva» e lancia un monito all’Europa
Aurocritica. «Non abbiamo saputo garantire la visione di una società unica ormai e tempo di lanciare  un liberalismo muscolare». «Con la dottrina del multiculturalismo abbiamo incoraggiato differenti culture a vivere separatamente». L’Europa deve svegliarsi.

LONDRA - Il premier britannico dichiara guerra al multiculturalismo e volta pagina nella politica sull'immigrazione. «Basta con la tolleranza passiva». I diritti delle minoranze etniche e religiose vengono dopo il dovere, che esse hanno, di imparare e di rispettare le norme etiche e giuridiche della società e dei Paesi democratici dove vivono. Le nuove strategie che governano le relazioni fra le civiltà, e soprattutto fra la civiltà occidentale e la civiltà islamica, vengono riassunte da David Cameron in due parole: «liberalismo muscolare»

Il numero uno di  Downing Street, che sceglie la platea della  conferenza sulla sicurezza a Monaco per lanciare la sua campagna, straccia le teorie relativiste con l'assunto secondo cui le comunità possono formarsi e svilupparsi in contesti urbani vicini ma distinti, con modalità di comportamento anche conflittuali fra loro, seguendo i canoni morali e di costume imposti dalle rispettive storie, e prospetta un equilibrio con altre fondamenta: «Con la dottrina del multiculturalismo abbiamo incoraggiato differenti culture a vivere separatamente. Abbiamo fallito nel garantire la visione di una  società unica. Abbiamo tollerato che queste comunità segregate potessero agire contro i nostri principi. Se un bianco esprime concetti razzisti, giustamente  lo condanniamo. Ma quando punti di vista e pratiche ugualmente inaccettabili provengono da chi non è bianco diventiamo troppo cauti, persino timorosi nel prendere posizione contro di essi».

Il «liberalismo muscolare» o vigoroso, nella versione di David Cameron, significa percorrere strade alternative, più severe.  Dunque, per appartenere al Regno Unito si deve credere ai valori che sono nati e si sono consolidati nel Regno Unito, i valori dell'uguaglianza fra i sessi, della democrazia politica, delle libertà.

Queste sono le premesse dell'integrazione. Se altrimenti, afferma il premier conservatore, si ammette, magari col silenzio, che i gruppi di immigrazione possono costituirsi in entità autoregolamentate e chiuse, estranee ai codici della nazione che li ospita, allora si favorisce l'insorgere dei ghetti e del razzismo,  inoltre si sottovaluta il pericolo del terrorismo.  Il fanatismo ideologico, infatti, si consolida nelle comunità che non hanno contatti con l'esterno, che si chiudono, che rifiutano di capire e di  adeguarsi agli stili e ai valori occidentali.

L'avvertimento di Cameron esce dai confini del Regno Unito: «L'Europa deve svegliarsi e deve rendersi conto di ciò che sta accadendo nei nostri Paesi.  Abbiamo bisogno di essere assolutamente chiari sulle origini degli attacchi terroristici e su come si diffondono le ideologie estremistiche islamiche che vi stanno dietro».

È quindi necessario prendere atto che le politiche fino a oggi adottate mostrano il passo e si rivelano fallimentari perché non hanno contrastato quelle derive terroristiche che non rappresentano l'islam e che ne offrono, semmai, una interpretazione integralista e pericolosamente sbilanciata. Nessuna condiscendenza  allora, verso il multiculturalismo che, nel giudizio di Cameron (in verità molto simile a quello già espresso dal laburista Tony  Blair), favorisce lo scontro anziché il confronto e che accoglie le ambiguità di molte organizzazioni operanti  in un'area ideologica di confine, un'area che non condanna esplicitamente l'estremismo. «È legittimo chiedersi: queste organizzazioni sono a favore dei diritti umani? Credono nella democrazia? Credono  nell'uguaglianza di fronte alla legge? Incoraggiano l'integrazione o incoraggiano la segregazione e il separatismo culturale?». Il messaggio è chiaro: nessun aiuto e nessun finanziamento saranno ammessi. E non si avvierà nessun dialogo in assenza di pronunciamenti che ripudiano il fanatismo e accettano le leggi britanniche.  O da questa parte o dall'altra. Londra manda in soffitta la «tolleranza passica».

Fonte: srs di  Fabio Cavalera  da Il Corriere della sera di domenica 6 febbraio pag. 5



Il multiculturalismo è fallito

Pubblichiamo un ampio estratto del discorso che il premier britannico, David Cameron, ha pronunciato a Monaco di Baviera durante la Conferenza sulla sicurezza dedicata all’Islam.

Oggi voglio concentrare le mie osservazioni sul terrorismo. Alcuni hanno suggerito che, tenendo una strategia difensiva e riducendo le forze armate, la Gran Bretagna in qualche modo si ritira da un ruolo di protagonista nel mondo. Questo è il totale rovesciamento della verità.  Sì, abbiamo a che fare con il deficit, ma stiamo anche verificando che le nostre difese sono forti. Il nostro è ancora il quarto bilancio militare più consistente del mondo. Stiamo investendo sul miglior utilizzo e ci concentriamo sulla prevenzione dei conflitti. Questa non è ritirata, è testa dura. Ogni decisione che prenderemo ha tre obiettivi. In primo luogo, sostenere la nostra missione Nato in Afghanistan. In secondo luogo, rafforzare le nostre capacità militari effettive. (Come il governo del cancelliere Merkel sta mostrando in Germania ciò che conta non è la burocrazia ma la volontà politica di costruire capacità militari). In terzo luogo occorre assicurarsi che la Gran Bretagna sia protetta dalle minacce nelle sue diverse espressioni. Ecco perché stiamo investendo in un programma nazionale di cyber-sicurezza... La più grande minaccia arriva da attacchi terroristici, alcuni dei quali sono purtroppo effettuati da nostri cittadini. È importante sottolineare che il terrorismo non è legato esclusivamente a una religione o a un gruppo etnico... Ciò nonostante, dobbiamo riconoscere che la minaccia proviene prevalentemente da giovani che seguono una interpretazione completamente perversa e distorta dell'Islam e che sono pronti a farsi saltare in aria e a uccidere i loro concittadini... Non si sconfigge il terrorismo semplicemente con le azioni che intraprendiamo al di fuori dei nostri confini. L’Europa deve svegliarsi e vedere ciò che accade nei nostri Paesi.

Radice del problema
Naturalmente, questo significa rafforzare la sicurezza di reazione ... ma dobbiamo arrivare alla radice del problema. Dobbiamo essere assolutamente chiari sull’origine degli attacchi terroristici che è l’esistenza di una ideologia, "l'estremismo islamico". E dovremmo essere altrettanto chiari su che cosa intendiamo con questo termine, distinguendolo dall’Islam. L'Islam è una religione, osservata in modo pacifico e devotamente da oltre un miliardo di persone. L'estremismo islamico è una ideologia politica, sostenuta da una minoranza che ... promuove il suo obiettivo finale: un intero regno islamico, regolato da una interpretazione della sharia... È vitale questa distinzione tra religione e ideologia politica. Di volta in volta, le persone equiparano le due visioni. Pensano che se qualcuno è un estremista dipende da quanto osserva la propria religione. Così si parla di "moderati" come se tutti i musulmani devoti dovessero essere estremisti. Questo è sbagliato. Si può essere musulmani devoti e non essere estremisti. Dobbiamo essere chiari: l'estremismo islamico e l'Islam non sono la stessa cosa.

Pensiero confuso
Ciò evidenzia un problema rilevante quando si parla della minaccia terroristica che abbiamo di fronte: c'è troppa confusione su questa questione. Da un lato, la destra dura ignora la distinzione tra l'Islam e l'estremismo islamico e dice: Islam e Occidente sono inconciliabili. Questo è uno scontro di civiltà... Così si fa crescere l’islamofobia.  E io respingo con forza questa tesi. Se vogliono un esempio di come i valori occidentali e l'Islam possono essere compatibili, basta guardare a quello che è successo nelle ultime settimane per le strade di Tunisi e del Cairo. Centinaia di migliaia di persone chiedono il diritto universale a libere elezioni e alla democrazia. Il punto è questo: l'ideologia dell'estremismo è il problema.  L’Islam non lo è ... Dall’altra parte, ci sono quelli di sinistra soft che pure ignorano questa distinzione. Essi accomunano tutti i musulmani e fanno coincidere la fine del terrorismo con la fine della povertà e delle ingiustizie... Dimenticano che molti terroristi che hanno colpito in Gran Bretagna sono laureati e di classe media. La sinistra soft dice che per battere il terrorismo basterebbe smettere di calpestare i paesi musulmani.  Ma ci sono molte persone - musulmani e non - che sono arrabbiati per la politica estera occidentale e non per questo ricorrono ad atti di terrorismo. Essi sottolineano anche il numero consistente di leader non eletti in tutto il Medio Oriente che favorirebbero il prosperare dell’estremismo. Ma questo ci fa chiedere: se la mancanza di democrazia è il problema, perché ci sono estremisti in società libere e aperte? ... Sì, dobbiamo lottare contro la povertà. Sì, dobbiamo risolvere le fonti di tensione - anche in Palestina. ... Ma io non accetto che ci sia una scelta senza uscita tra uno stato di sicurezza e uno di resistenza islamico. E poi, non prendiamoci in giro, anche se risolvessimo tutti questi problemi, il terrorismo non sarebbe sconfitto. Identità e radicalizzazione.  La radice si trova nella esistenza dell’ideologia estremista... Si tratta di una questione di identità... Nel Regno Unito, alcuni giovani hanno difficoltà a identificarsi con l'Islam tradizionale praticato dai genitori. Ma hanno anche difficoltà a identificarsi con la Gran Bretagna dove abbiamo permesso l'indebolimento della nostra identità collettiva... Non siamo riusciti a fornire una visione della società di cui vorrebbero far parte. Abbiamo addirittura tollerato che comunità isolate si comportassero in modi che vanno contro i nostri valori. Così, ci è facile condannare il razzismo, ma di fronte a comportamenti discutibili di non bianchi siamo stati troppo prudenti, mostrando, francamente, anche paura... Di sicuro, i musulmani non si trasformano in terroristi in una notte. Quello che vediamo è un processo di radicalizzazione... In internet e in alcune moschee i seminatori di odio seminano disinformazione sulla condizione dei musulmani... Si potrebbe dire: finché non fa male a nessuno, qual è il problema? I terroristi condannati sono stati inizialmente influenzati da quelli che alcuni hanno definito "estremisti non violenti"... Se vogliamo sconfiggere la minaccia, credo sia il momento di voltare pagina sulle politiche fallimentari del passato. In primo luogo, governi e società non possono ignorare l’ideologia estremista con la quale si sono già confrontati... In secondo luogo, invece di incoraggiare le persone a vivere separate, abbiamo bisogno di un chiaro senso di condivisa identità nazionale, aperto a tutti.

Affrontare l’estremismo
Dobbiamo vietare ai predicatori di odio di venire nei nostri paesi. Dobbiamo anche proscrivere le organizzazioni che incitano al terrorismo, contro le persone in patria e all'estero. I governi devono anche essere furbi nel trattare con coloro che, pur non violenti, sono, in alcuni casi, parte del problema... Alcune organizzazioni cercano di presentarsi come una porta per la comunità musulmana.  Muovono una pioggia di denaro pubblico, nonostante facciano poco per combattere l'estremismo... Cerchiamo di giudicare correttamente tali organizzazioni: credono nei diritti umani universali anche per le donne e persone di altre fedi? Credono nella parità di tutti davanti alla legge? Credono nella democrazia e nel diritto delle persone di eleggere il proprio governo? Hanno favorito integrazione o separatismo? ... Niente soldi pubblici a chi non può rispondere ai requisiti imposti da queste domande. Allo stesso tempo, dobbiamo impedire a questi gruppi di raggiungere le persone in istituti finanziati pubblicamente, come università e prigioni anche se qualcuno, senza considerare le conseguenze dice che ciò è incompatibile con la libertà di parola e di espressione intellettuale... Abbiamo bisogno di sostenere che il terrorismo è sbagliato, in tutte le circostanze. Abbiamo bisogno di sostenere che le profezie di una guerra globale della religione dei musulmani contro il resto del mondo sono spazzatura. I governi non possono farlo da soli. L'estremismo che abbiamo di fronte è una distorsione dell'Islam. E di questo devono discutere anche tutti quelli che fanno capo all’Islam. Quindi cerchiamo di dare voce a quei seguaci dell'Islam nei nostri paesi - la grande maggioranza spesso inascoltata - che disprezza gli estremisti e la loro visione del mondo.

Cittadinanza
Dobbiamo costruire società più forti e identità di nazione. Francamente, abbiamo bisogno molto meno della tolleranza passiva degli ultimi anni e molto di più del liberalismo attivo e muscolare. Una società tollerante passivamente dice ai suoi cittadini: se rispetti la legge, ti lasciano in pace. Si erge neutrale tra valori diversi. Un paese veramente liberale fa molto di più. Crede in certi valori e li promuove attivamente. Libertà di parola. Libertà di culto. Democrazia. Lo stato di diritto. La parità di diritti indipendentemente da razza, sesso o genere. Questo è ciò che ci definisce come una società. Per appartenere a questo posto devo credere in queste cose. Per ognuno di noi tutto questo deve essere chiaro e sostenuto a muso duro per la difesa della nostra libertà...

Conclusione
Questo terrorismo è indiscriminato e preme su tutti noi. Non può essere ignorato. Abbiamo bisogno di affrontare la questione con fiducia. Di affrontare l’ideologia che lo sostiene. Di affrontare le questioni di identità che lo tengono in piedi per una visione molto più ampia e generosa di cittadinanza. Niente di tutto questo sarà facile. Abbiamo bisogno di resistenza e di pazienza. E non potrà cambiare nulla se agiremo da soli. Questa ideologia attraversa i continenti. Siamo tutti sulla stessa barca. In gioco non è solo la vita, è il nostro modo di vivere. Ecco perché questa è una sfida che non possiamo evitare. E che dobbiamo vincere. 
 


Fonte:  srs di David Cameron da Il tempo.it  del   06/02/2011


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