giovedì 5 dicembre 2019

BEPI DEL GIASSO.




No, non è riferibile al venditore di ghiaccio che, alla mia epoca, con la carriola portava il ghiaccio per le calli per venderlo alle massaie. 
È L’epiteto, coniato dagli anarchici veneziani, per indicare niente po’po’ di meno IOSEF VISSARIONOVIC più tardi chiamato STALIN (d’acciaio) circolante in Venezia nel 1907. 
Arrivò nella nostra città per sottrarsi alla polizia zarista che lo braccava, con l’intenzione di raggiungere Lenin in Svizzera. 
Chiese ospitalità alla comunità monacale armena dell’isola dei San Lazzaro, dato che ne conosceva perfettamente l’idioma acquisito negli oratori della sua terra, il Priore dell’isola gliela concesse e lo assegnò al compito di campanaro, al cui servizio si dedicò anche se per breve tempo. 
Lasciò l’isola declinando l’offerta dei monaci per un suo più importante impegno nella comunità. 
Il soprannome gli venne attribuito per la sua provenienza dalla Russia, terra a clima freddo, dagli anarchici che per primi lo accolsero, dando prova alla veneziana, di sapere appioppare epiteti adeguati. 
Se ne ritornò in Russia e da campanaro, cioè da annunciatore di fede e di amore, passò alla sua congeniale inclinazione: quella di gran epuratore. 

Ecco chi fu BEPI DEL GIASSO.


Fonte: srs di  Geppetto Giulio Scorla Mastro, da facebook del  30 novembre 2019

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