giovedì 29 novembre 2018

L’ARROGANZA DELL’IGNORANZA.





Le civiltà condividono spesso le medesime fasi evolutive, un po' come del resto la quasi totalità degli organismi biologici. 

C’è una prima fase di crescita, accompagnata da sforzi di affermazione di sistemi di valori specifici e determinanti, una fase di maturità, evoluzione e di conflitti interni, durante la quale ai valori stabiliti si oppongono degli anti-valori, e una fase finale dove l’elemento caratteristico è spesso la comparsa di pseudo-valori emergenti che accelerano la disgregazione sistemica. 

Basti pensare alle ultime fasi dell’impero romano, seduto su sé stesso, auto referenziato, tormentato da crisi di identità e moltitudini di influenze interne ormai non più armonizzate; oppure la fine dell’URSS, lentamente consumata da una contaminazione culturale e ideologica, che ha minato le basi del credo sovietico nel suo DNA esistenziale. 

Sicuramente fattori finanziari, economici ed esterni giocano parti essenziali come enzimi di accelerazione o decelerazione del processo evolutivo, ma non lo guidano mai. 

Questo significa che nel momento in cui una civiltà, uno stato, come un individuo, finisce per ignorare le dinamiche e le esigenze interne al suo essere, si sta incamminando inesorabilmente verso la fine. 

È una legge universale, quando si perde il senso dell’esistenza, vien meno il motivo e la forza di esistere. 

Bene, questo è quello che sta accadendo alla società occidentale, ipnotizzata dalla propria illusione di benessere e da un falso senso di superiorità acquisito nel corso dei secoli che, sebbene avesse forse qualche motivo fino a 2 secoli fa, oggi è totalmente anacronistico. 

Se guardo all'Italia il nostro processo di disgregazione è ulteriormente accelerato, la distruzione delle basi etiche e culturali è stata operata ad arte nel corso degli ultimi 40 anni. 

Alle guerre ideologiche e sacrosante tra valori e anti valori di destra e sinistra, di cattolici e laici, oggigiorno si sono sostituite delle moltitudini di pseudo valori, relativi, inaccettabili e soprattutto manifestati spesso con un'arroganza bestiale. 

Il punto essenziale è che se la morale è un fattore storico e relativo ad un periodo e ad una cultura peculiare, l’etica deve essere un punto di osservazione universale. 

Se il mio concetto di rispetto della vita domani mattina non corrispondesse più a quello del mio vicino di casa, sarebbero guai seri. 

Potrei tranquillamente pensare di farlo fuori per via di quella antipatica autovettura parcheggiata un po' troppo vicina all'uscita del mio garage. 

Durante una cena di natale di qualche anno fa ricordo una chiacchierata sul futuro fatta insieme a una delle personalità più determinanti della mia vita, il buon Umberto Eco. 

Umberto era solito saltare da un argomento all'altro con una facilità di pensiero e di conoscenza davvero unica, e spesso era quindi faticoso seguire i voli pindarici della sua mente eccezionale. 

Quella sera quando gli chiesi come vedeva il futuro dell’Italia, lui mi guardò con quella specie di sorriso ghignante e mi rispose: “Quale futuro vedi per un popolo che ha dimenticato sé stesso? Siamo la culla culturale dell’Europa, abbiamo radici di conoscenza e ingegno uniche al mondo, ma queste sono un’identità che grava pesantemente sulle spalle dei mediocri.  Internet è l’estrema scusa per la pigrizia mentale, tu vedrai come ogni italiano sarà dottore, ingegnere, avvocato, professore e imprenditore. Senza la fatica di averlo fatto veramente; questo è il nuovo valore, l’arroganza dell’ignoranza, da sventolare con orgoglio e passione di fronte a chiunque puzzi di vita reale e cultura. Ecco cosa vedo, un paese di imbecilli, che finirà nelle mani straniere. Fortunatamente per me e sfortunatamente per te, io non lo vedrò accadere, mentre tu si.” 

Io spero vivamente che Umberto si sia sbagliato sull'esito finale, e qualche buon segnale di cambiamento di rotta oggi c'è, ma sul dilagare dell’ignoranza, aveva colto nel segno con molti anni d’anticipo. 

L’unica cura a questo virus è combattere con la cultura e la realtà, non lasciare mai passare una notizia falsa, una presa di posizione non basata su fatti obiettivi, non lasciare che la strumentalizzazione di un’esperienza personale diventi regola o legge. 

Gli individui vanno rispettati come tali, finché sono rispettabili. 

In alternativa, quando le parole non bastano, c’è sempre una sana e compassionevole mazza da baseball.

Fonte: da facebook di Ottaviano de Cicco



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