domenica 6 maggio 2018

AVEVO BUCATO UNA GOMMA




A volte, capita d’inciampare in qualche spiacevole malinteso oppure di commettere delle gaffe talmente grossolane che non è possibile far marcia indietro. A quelli come me e che per lavoro sono costretti a darla d’intendere al pubblico succede purtroppo con una certa frequenza.

 Ma non voglio annoiarvi con le tristi figuracce che ho fatto in negozio o con amici, preferisco ricordare vecchi episodi della mia gioventù, prima che finiscano nel dimenticatoio. 

 Questa è un a delle mie celebri gaffe: una di quelle spaventose, e che non si dimenticano tanto in fretta. 

 In una piccola città di sessantamila abitanti, le feste danzanti promosse da associazioni benefiche o da circoli privati si contano sulle punte delle dita. Avrei fatto carte false per poter partecipare a quella festa.

 Sì, che avevo delle amiche! Ma non avevano alcun interesse per uno come me, come del resto io non ne avevo per loro. Se avessero scelto un accompagnatore l’avrebbero cercato un po’ più figo del sottoscritto. Più che per vanto, per far invidia alle avversarie. Mi procurarono l’invito un mio amico e la sua ragazza.

 Il vecchio abito di società di mio padre, adattato a me, mi permetteva di partecipare a quell'evento. Feci disperare mia madre: comprai un paio di scarpe nuove, una cravatta e dei polsini. Andai perfino dal barbiere. Certo che c'era un motivo per tenerci così tanto: speravo di poter incontrare una ragazza che mi piaceva da morire.

 Arrivò finalmente il sospirato momento. Tirato a malta fina e tremante affrontai l’ingresso in sala.

Che aria brutta! c'erano tutti i cagoni della città. 

 Nonostante conoscessi un po’ tutti quanti, la maggior parte m’ignorò; solo alcuni genitori di qualche amico e un paio di clienti dei nostri negozi mi sorrisero o mi strinsero la mano. Non per cortesia o simpatia, ma perché conoscevano le proprietà della famiglia. Per una volta ancora, quella merda di denaro era motivo di divisione tra gli uomini.

 Cercai la ragazza, ma non la trovai. Ero arrivato un po' troppo presto. Dopo qualche giro nelle due sale, m’incontrai con una ventenne che lasciava la pista alla fine d’un ballo. L’invitai e lei accettò. Non mi sembrava vero che a un ballo di società mi stavo conquistando una bella biondina di provincia.

 Dopo quattro balli di fila, chiacchierando ci recammo al buffet. Si parlava di Milano e della Facoltà di Filosofia dove lei era iscritta al secondo anno.

 Capelli a caschetto, fronte spaziosa, occhi verdi-azzurri, labbra sottili, un bel sorriso, seni piccoli e gambe diritte. Con una voce limpida e penetrante, mi spiegava la sua passione per il cinema. La lasciavo parlare, pensando a come affrontarla e al tempo che avrei impiegato a saltarle addosso. Eh, sì! lei aveva ballato con me senza mettere le mani aperte davanti ai seni a mo’ di protezione come s’usava allora; anzi, se li era strofinati. Ballando poi a guancia a guancia, non mi era sfuggita qualche piacevole stretta.

 Mentre ero in sosta al buffet, qualche amico, passandomi accanto, come saluto mi faceva l’occhiolino come per dirmi: “ T’è andata bene, eh?” 

 Oltre agli amici, fui vittima delle attenzioni d'una signora un po’ vistosa, bardata a festa, con un sparato sul davanti e un fondo schiena da far venire l’acquolina in bocca a chi piace l’abbondanza. Non solo sguardi, ma mi lanciava anche qualche sorriso. 

 Maledetta vanità! Sarebbe stato meglio morsicarla la lingua.

 Rivolgendomi alla mia futura preda:

  - Vedi quella vecchia baldracca?(1) Mi lancia inviti con dei sorrisi e delle occhiate concupiscenti, lei vorrebbe che …

  - Ma cosa stai dicendo? Quella signora è mia madre … Ma cosa ti sei messo in testa? Sorride perché si compiace che anch’io ho qualcuno che mi corteggia.

 Che tonfo! A terra, per aver bucato una gomma, senza la possibilità di rialzarmi. 


    (1) Prostituta.


Fonte: srs di Enzo Monti del 20 gennaio 2015 

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