mercoledì 1 gennaio 2014

SUBORDINAZIONE METROPOLITICA DELLA CHIESA VERONESE


Chiesa di San Siro, Verona: protetta dal protiro una chiara iscrizione dice che in questa chiesa venne celebrata a Verona la prima messa.


CAPO XI


SOMMARIO. - Controversia nel secolo XVIII - Studi recenti - Milano metropoli della provincia d'Italia - Aussenzio vescovo di Milano: Valeriano vescovo di Aquileia - Sant'Ambrogio: il caso della vergine Indicia - Milano depressa: Aquileia innalzata - Documenti apocrifi - S. Siro - La Chiesa di Verona definitivamente subordinata al patriarca di Aquileia.

E' una questione, che fu agitata con molto interesse dagli scrittori aquileiesi e dai veronesi nella seconda metà del secolo XVIII, quando stavano per scomparire il patriarcato e la sede stessa di Aquileja.

La questione era questa. Essendo indubitato che almeno dal secolo VII  la Chiesa di Aquileja avea giurisdizione metropolitica sopra le Chiese della Venetia et Histria, e perciò anche su quella di Verona, quale è l'origine storica e giuridica di questa giurisdizione?

Tra gli scrittori aquilejesi fu celebre G. Frane, Bernardo De Rubeis; il quale, mentre cercava la verità nei documenti storici, non potè al tutto prescindere dall'amore del natio loco (1).  Egli trasse l'origine storica e giuridica della preminenza e giurisdizione della Chiesa aquilejese da S. Marco evangelista, che primo predicò la fede in quelle regioni, e dal suo discepolo e compagno Sant'Ermagora, che sarebbe stato ordinato vescovo di Aquileja da S. Pietro, ed anzi « protoepiscopus provinciae Italiae» e da S. Pietro avrebbe ricevuto il « baculus pontificatus»: così narrano gli Acta sancti Marci nella seconda parte, detta anche Passio sancti Ermagorae (2).  
Questo santo avrebbe avuto da S. Pietro la missione di evangelizzare e fondar chiese nella Venetia et Histria: in virtù di questa missione avrebbe mandato nelle regioni ad Occidente i santi Siro ed Ivenzio, i quali « Veronensem ... Bryxeanam et Laudensem (civitates) divinis operibus  illustrarunt », come riferisce il Martyrologium Adonis (3).
Secondo questi dati, la Chiesa veronese, che si suppone fondata nel secolo I, avrebbe avuto la fede, non da S. Pietro per opera di Sant'Euprepio, ma da Sant'Ermagora (ordinato da S. Pietro) per la predicazione di S. Siro: di qui la sua subordinazione metropolitica fino dall'origine al vescovo, anzi « protoepiscopus» di Aquileja.  Tuttavia lo stesso De Rubeis non nega che nel corso dei tempi quella giurisdizione della sua Aquileja abbia subito alcune crisi, e neppur nega che nei racconti accennati vi siano dei punti oscuri ed incerti.

Tra gli scrittori veronesi, Scipione Maffei concesse che fin dalla più alta antichità la Chiesa aquilejese avesse avuto qualche preminenza sulle chiese, che le stanno ad oriente; ma su quelle, che le stanno ad occidente, non ve la riconobbe, se non dai primi decenni del secolo V (4). Lasciamo da parte quanto su questa questione hanno scritto il card. Noris, i Ballerini ed altri.

Recentemente si occupò di questa questione il ch.mo prof.  Carlo Cipolla, e con molta erudizione impugnò fin dalle radici le opinioni del De Rubeis (5). Contro il De Rubeis si schierò pure recentemente il ch.mo sac. Pio Paschini attualmente professore di storia ecclesiastica nel pontificio Seminario romano; e dimostrò che la asserita giurisdizione, anzi la fondazione stessa della Chiesa aquilejese nei tempi apostolici, è una favola creata nei secoli posteriori da chi aveva tutto l'interesse di tener alto per fas et nefas il prestigio di questa chiesa (6).

Noi restringeremo la questione alla nostra Chiesa veronese. Fondata, come abbiamo provato, verso la metà del secolo III, la nostra Chiesa non conobbe dapprincipio altro superiore che il vescovo di Roma; e ciò sino a che l'impero romano fu idolatra e persecutore del cristianesimo. Quando poi l'impero divenne cristiano, per l'avviamento naturale delle cose ne venne che le comunicazioni tra le città nell'ordine ecclesiastico seguissero le comunicazioni tra di esse nell'ordine civile.  Questo pare sia il principio, dal quale si deve ripetere di fatto l'origine della giurisdizione metropolitica di una Chiesa sulle altre, e particolarmente l'origine della giurisdizione della Chiesa di Milano su varie Chiese della provincia d'Italia (7).
A prova di tale giurisdizione della Chiesa di Milano verso la metà del secolo IV non porteremo che l'autorità di Sant'Atanasio; il quale nel libro De fuga sua (a. 356) tra i vescovi cacciati in esilio memora il vescovo di Milano « Dionysium episcopum metropoleos Italiae ».  Perciò pare che anche la Chiesa di Verona verso la metà del secolo IV, oltre il vescovo di Roma, riconoscesse come suo superiore gerarchico il vescovo di Milano.

Questa preminenza del vescovo di Milano necessariamente subì una remora al tempo del vescovo Aussenzio, che fu ariano e, come tale, condannato nel concilio di Roma l'anno 372.
Contemporaneamente ad ornar di qualche aureola la Chiesa di Aquileja, oltre l'importanza politica della città, influì la perfetta ortodossia e santità del suo vescovo S. Valeriano.  Di qui avvenne che nella Epistola synodica del concilio romano sono nominati due soli vescovi: « Damasus, Valerianus et ceteri »; e nella lettera ai vescovi d'Oriente «Damasus, Valerianus, Vitalianus, Aufidius ... »(5).  Ma fu uno spostamento precario, prodotto da circostanze speciali.

Aussenzio morì nell'anno 372: due anni appresso fu elevato a quella sede Sant'Ambrogio; e con esso la Chiesa di Milano ricuperò l'antico splendore ed insieme le prerogative di preminenza. Durante l'episcopato di Sant'Ambrogio si ebbero parecchie adunanze di vescovi, ora ad Aquileja, ora a Milano: ma sia nelle assemblee di vescovi, sia in altri atti, la sede di Milano apparisce sempre inferiore alla sola sede di Roma, superiore a tutte le altre della provincia d'Italia; e ciò, non solo per la dignità personale di Sant'Ambrogio, ma altresì per la dignità della sede. « La prima metropoli sorta dopo Roma fu quella di Milano ... Milano coi suoi grandi vescovi suffraganei, al tempo di Sant'Ambrogio e della residenza ivi trasferita degli imperatori d'occidente, forma, vorremmo dire, una seconda Roma ». Così il P. Grisar e con lui Duchesne, Hergenrother ed altri (6).

Un punto oscuro è il concilio tenuto ad Aquileja l'anno 381; nel quale difficile è discernere se presidente giurisdizionale sia stato Sant'Ambrogio o Valeriano: pare che una presidenza onoraria sia stata permessa a Valeriano; mentre l'effettiva fu di Sant'Ambrogio (7); ma la cosa è abbastanza oscura.  Ad ogni modo, quand'anche fosse incerta la subordinazione metropolitica di altre Chiese della Venetia, da un fatto particolare è certa la subordinazione della nostra Chiesa veronese alla sede di Milano: il caso celebre della vergine Indicia diede motivo a due lettere di Sant'Ambrogio, dalle quali evidentemente apparisce la giurisdizione di lui sopra la Chiesa di Verona (8).

Nella prima delle due lettere il Santo dice non potersi persuadere come i « carissimi nostri veronenses » si lagnassero del giudizio pronunziato da lui insieme coi suoi confratelli nella causa di Indicia; mentre il vescovo di Verona, Siagrio, senza prove testimoniali avea condannato ad un esperimento ignominioso quella giovane provata e consacrata dalla benedizione di S. Zeno.  Di qui è chiaro che Sant'Ambrogio avea pronunziato un giudizio nella causa di una vergine di Verona; la quale condannata dal suo vescovo, era ricorsa, come a tribunale di appello, al vescovo di Milano: egli adunque riconosceva in se stesso un'autorità giurisdizionale sulla Chiesa di Verona, autorità riconosciuta pure dal vescovo e dai fedeli di Verona.  
Nella seconda lettera Sant'Ambrogio rimprovera il vescovo nostro Siagrio, perchè avesse troppo precipitosamente trattato la causa di Indicia. Questo fatto e le lettere relative dicono apertamente che la Chiesa veronese in quest'epoca era soggetta alla giurisdizione del vescovo di Milano.  

Defunto Sant'Ambrogio nel 4 aprile dell'anno 397, si trova ancora qualche accenno alla giurisdizione metropolitica di Milano nel sinodo di Torino (398 o 401); altro accenno si trova in una lettera di S. Vigilio vescovo di Trento a Simpliciano vescovo della Chiesa milanese: ma sono accenni vaghi ed incerti. A deprimere la supremazia della Chiesa di Milano, oltre la scomparsa di Sant'Ambrogio, concorse un altro fatto assai grave: la traslazione della residenza imperiale da Milano a Ravenna (404).
Allora sorge ed emerge la supremazia della Chiesa di Aquileja, già celebre, e per l'autorità che essa già esercitava sulla Chiese dell'Illyricum, e per i meriti insigni di parecchi tra i suoi vescovi. In una lettera dell'imperatore Onorio (408) il vescovo di Aquileja è nominato subito dopo quello di Roma (9); Palladio, il biografo di S. Giovanni Crisostomo, dopo una lettera di Innocenzo I, allega una lettera di Cromazio vescovo di Aquileja, indi una di Venerio vescovo di Milano (10).
Da quest'epoca nei documenti ecclesiastici non apparisce più la giurisdizione di Milano sulle chiese della Venetia et Histria; così agli Acta del sinodo convocato a Milano l'anno 451 non troviamo sottoscritto il vescovo di Verona, nè alcun altro vescovo delle città poste ad oriente di Verona (11). Per contrario comincia a trasparire la giurisdizione metropolitica di Aquileja la cui sede al tempo di S. Leone Magno (440-461) è detta metropoli (12), e più tardi in una lettera di Pelagio I (555-560) viene equiparata alla sede di Milano. Ciò per quanto spetta alla giurisdizione metropolitica: quanto al titolo di Patriarca, esso fu dato al vescovo di Aquileja, secondo alcuni prima, secondo altri dopo lo scisma dei « Tre Capitoli ».

Resta adunque provato che la giurisdizione metropolitica di Aquileja sulle città della Venetia, e quindi la subordinazione della Chiesa di Verona al vescovo di Aquileja, non ha la sua origine, nè dai tempi apostolici, nè dalla fondazione della nostra Chiesa verso la metà del secolo III. Resta pur provato che, nè l'una, nè l'altra, fu originaria dallo scisma dei Tre Capitoli, che avvenne un secolo  dopo. L'origine storica dell'una e dell'altra spetta alla prima metà del secolo V e provenne dalla depressione civile e religiosa di Milano sul principio del secolo V, ed insieme dall'importanza politica e religiosa di Aquileja e dai meriti insigni di parecchi tra i suoi vescovi sulla fine del secolo IV e sul principio del secolo V.

Che dire impertanto dei documenti accennati dapprincipio, dai quali la subordinazione della nostra Chiesa a quella di Aquileja parrebbe doversi ripetere dai tempi apostolici?

Togliamo la risposta dagli scrittori citati più sopra, Cipolla e Paschini. La predicazione di S. Marco presso Aquileja e l'ordinazione di Sant'Ermagora suo discepolo da S. Pietro con  la collazione del «baculus pontificatus» e la creazione di lui a «protoepiscopus » sono una favola fabbricata nel secolo VII od VIII ed intrusa nell'opinione comune dai patriarchi di Aquileja allo scopo di rialzare il prestigio della Chiesa aquilejana già troppo depressa, non tanto per la distruzione della città, quanto per lo scisma dei Tre Capitoli e per le interne dissensioni e per le controversie agitate talvolta con le armi con l'emula Grado.  Così nel secolo VII od VIII furono fabbricati gli Acta sancti Marci e la Passio sancti Ermagorae; da essi la notizia passò anzitutto nel  De Episcopis Metensibus di Paolo Diacono aquilejese  (13); e fu poi canonizzata nel concilio di Mantova (827), presieduto nominalmente dai legati di Eugenio II, ma diretto e dominato da Massenzio patriarca di Aquileja (14). Indi facilmente passò nel Martyrologium Adonis (860 c.) (15), nel Chronicon  Patriarcharum  Aquileiensium e negli altri martirologi e cronache dei secoli XI e XII (c).

Verso quest'epoca fu introdotto nella nostra Chiesa il culto di Sant'Ermagora (ora non inopportunamente escluso). Il suo nome si trova nelle litanie conservate nella nostra Biblioteca Capitolare dei secoli XI-XII; ma in altre spettanti al secolo IX non si trova.  Il patriarca aquilejese Pellegrino, riconsacrando l'anno 1140 la chiesa di S. Giorgio, vi rinchiuderà reliquie dei santi Ermagora e Fortunato; così pure faceva il patriarca Goffredo nel consacrare l'anno 1185 la chiesa di S. Maria Antica: ma nel catalogo di reliquie poste dal patriarca Andrea nella chiesa di S. Giorgio da lui  consacrata nella prima metà del secolo IX, quelle di Sant'Ermagora non vi si trovano (16).

Del tutto radicale è il prof. Paschini, il quale dubita persino dell'autenticità, ossia della esistenza di Sant'Ermagora; e non è il primo; giacchè prima di lui ne ave a mosso dubbi il Tillemont. Sant'Ermagora, dato che sia autentico, potrebbe assegnarsi al secolo III  (17).

Che dire adunque della missione di S. Siro a Verona? - Naturalmente è assai dubbia essa pure, e ad ogni modo non potrebbe assegnarsi che al secolo III. Diciamo assai dubbia la missione di S. Siro da Sant'Ermagora; non la sua predicazione in Verona, che ha l'appoggio di antiche tradizioni veronesi.  L'affresco, che si dice rappresentare S. Sir
o, e sta nella grotta dietro il coro della chiesa attuale di S. Libera, secondo alcuni scrittori veronesi anche recenti sembra appartenere al secolo IV od al V (18); secondo altri però «non può risalire all'età romana» (19).  Che egli abbia predicato in Verona ed ivi celebrato i divini misteri, ce lo attesta la Chronica sancti Siri, di certo anteriore al secolo X e forse appartenente al secolo VI.
Del culto poi prestato in Verona a S. Siro abbiamo tre documenti efficacissimi: l'invocazione di lui in litanie dei secoli XI-XII; il nome di lui inserito nel Carpsum al giorno «XVII kal. jun. ». e la chiesa ad onor di lui eretta da Giovanni cancelliere di Berengario nell'anno 913 (20). Tutti questi documenti ci assicurano che S. Siro fu a Verona e nella sua dimora presso di noi ha ben meritato della Chiesa veronese.

Dalla metà  .del secolo V  la Chiesa veronese seguì le vicende della Chiesa di Aquileja e, purtroppo, si trovò poi con essa impigliata nello scisma dei Tre Capitoli.  Nel sinodo di Grado (579), tenuto allo scopo di rivendicare l'ortodossia dei Tre Capitoli e così legalizzare la ribellione ai decreti del papa Pelagio I,  troviamo sottoscritto « Solacius ep. sanctae veron. ecclesiae ». Troviamo pur sottoscritto il nostro vescovo Giuniore agli Acta del concilio apertamente scismatico di Marano (590);  da questo sinodo gli « humiles Venetiarum et secundae Rhetiae ... episcopi» mandarono un «libellus supplex» a sostegno dei Tre Capitoli all'imperatore Maurizio,  e tra i vescovi sottoscrittori si legge «Junior ep. veronensis ». - Di questa prima pagina oscura nella storia della nostra Chiesa tratteremo a suo luogo (e).


NOTE


1 - DE RUBEIS,.  De schism. Eccl. Aquil. e Monum. Ecclesiae Aquilejensis. - Con lui sta pure CAPPELLETTI, Chiese d'Italia, VIII, pag. 22, segg.

2 - Presso Acta SS. Bolland., III, JuI. sub die 12. - Comm. praev. Num. 9 - Vedi pure la Chronica sancti Siri presso PRELINI, S. Siro primo vescovo di Pavia, VoI. I, pag. 181-190 (Pavia 1880).

3 -  Martyrologium ADONIS, opera et studio Dominici Georgii pag. 465 (Romae 1745).

4 - MAFFEI, Verona illustrata, Libro IX.

5 - CIPOLLA, Della giurisdizione metropolitica della Sede Milanese (Milano 1897).

6 - PASCHINI, Sulle origini della Chiesa d'Aquileia presso Rivista di scienze storiche, pagg. 24-32, 123-133, 187-197 (Pavia 1904).

7 - Tuttavia nel concilio di Sardica (343) l'ordine dei vescovi dell'Italia sottoscritti agli Acta (dopo i legati di Roma, ecc.) è questo: Verona, Aquileia, Ravenna, Brescia, Milano.

5 - MANSI, Concil. Coll., III, 455, 459.

6 - GRISAR, Roma alla fine del mondo antico, P. I., pag. 474 (Roma 1899); DUCHESNE, Origines du culte chrétien, pagg. 30, 32 (Edit. III);  HERGENRÖTHER Storia univ. della Chiesa, VoI. II, pag. 151 (Roma 1904);  GIULlARI, S. Zen.  Serm. Commnent., pag. XIII.

7 - CIPOLLA, Op. cit., pag. 46, seqq.

8 - S. AMBROSI Ep Mediol. Opera, Tom. V, pag. 335, seqq. (MedioI. 1881).

9 - « Duas epistolas subdidi, scilicet Romani et Aquilejensis  Episcopi ». presso BARONIUS, Ann. ecci., ad a. 405, XIV.

10 - PALLADIUS, Opera S. Jo. Chrys., Tom. XIII, pag. 13 (Venetiis 1741 (a).  Vedi anche BARONIUS, Annal. eccles., ad a. 405, XV.

11 - Si legge sottoscritto il vescovo di Brescia, che pur apparteneva alla Venetia; ma probabilmente per motivi particolari. CIPOLLA, Op cit., pag. 68, nota 3.

12 - LEONIS M., Opera, pag. 589 (Ed. BalI. 1753); DE RUBEIS, Monum. Eccl.  Aquil., pag. 163, seqq, (b).

13 - Presso Monum. Germ. Hist. Sript. II,  pag. 261 (d).


14 - LABBE Cane. Coll. Tom. IX, col. 658; DE RUBEIS Monum. Eccl. Aquil.  - Vedi PASCHINI Rivista pag. 128, seg.

15 - Cf. GRISAR Analecta Rom. Pag. 238, seg.; PASCHINI Rivista 102, seg.  


16 - Si trova presso UGHELLI Italia sacra V. 787, e LANA Dissert. sopra l'epoca di S. Zeno pag. 62. - L'Ughelli pone questa consacrazione nell'a. 828;  SIMEONI Verona ... pag. 78 la pone nell'a. 813. Ma il patriarcato di Andrea fu verso gli anni 834-845. CAPPELLETTI Chiese d'Italia IX. Pag. 129.

17 - PASCHINI, Rivista ... pag.94;  vedi pure pag. 286, Nota 1.

18 - Sac. ANT. PIGHI in Verona Fedele 1904 sotto il giorno 5 ottobre.

19 -CIPOLLA Storia ... di Verona pag. 38. - Altri documenti presso SALVARO Chiesa dei 55. Siro e Libera pag. 3-7 (Verona 1882).

20 - BIANCOLINI Chiese II, pag. 709, segg.; SALVARO Opusc. cit.; SPAGNOLO Tre calendari medioevo veron. pag. 64, 81.


ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XI (a cura di A. Orlandì )


(a) pag. 83, nota 10. - PALLADIUS, Dialogus historicus de vite et conversatione beati Joannis Chrysostomi, in JOANNES Chrys., Opera ... P.G. 47, 15.

(b) pag. 83, nota 12. - Cfr. P. L. 54, 593-597.

(c) pag. 84. - Cfr. P. PASCHINI, Storia del Friuli, Udine, 1975 (III ed.), pp. 34-35, n. 9 e lO.

(d) pag. 84, nota 13. - Cfr. P.L. 95, 699 e 711B.

(e) pag. 86. - Sulla questione della giurisdizione metropolitica di Aquileia, vanno ricordati alcuni scritti posteriori all'opera del Pighi. A. GRAZIOLI, La giurisdizione metropolitica di Milano a Verona all'epoca di S. Ambrogio in « La Scuola Cattolica », A. LXVIII (1940), pp. 373-379. - G. C. MENI S, Le giurisdizioni metropolitiche di Aquileia e di Milano nell'antichità, in « Aquilea e Milano », Udine, 1973, pp. 271-294 (coll. Antichità altoadriatiche IV). - P. PASCHINI, Storia del Friuli, Udine, 1975, pp. 73-79.
Inoltre va segnalato che è in preparazione ad Udine ed in altri centri friulani la celebrazione del XVI centenario del citato concilio di Aquileia (381-1981). Gli studi, le relazioni e gli atti a cui la celebrazione darà origine, potranno contribuire a fare luce sulle dibattute questioni.


Fonte:  srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume I



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