domenica 26 febbraio 2012

MILANO. LE TOMBE DI EPOCA ROMANA NEI CANTIERI BOX IN SANT’AMBROGIO ( UN CASO TUTTO SIMILE A QUELLO DEL PARCHEGGIO DI PIAZZA CORRUBIO A VERONA)‎


Il comitato: «Fermare subito le ruspe». Ma i lavori non saranno bloccati: si asporteranno i resti e si continuerà

La tomba è scavata nella terra nuda, lo scheletro è adagiato in una nicchia, i resti appaiono ben conservati. Da questa sepoltura si può provare a ricostruire come fosse il cimitero che tra il IV e il V secolo, in epoca tardo romana, si trovava appena oltre le mura della città.
I resti sono affiorati nel cantiere del parcheggio interrato accanto alla basilica di Sant’Ambrogio, isolati, fotografati e catalogati dagli esperti della Società lombarda di archeologia. È una scoperta delicata, preziosa ma ampiamente prevista, che arricchisce il tesoro di tracce e frammenti accumulato in questi anni di lavori: «Abbiamo già recuperato una novantina di tombe» chiarisce Anna Ceresa Mori, ispettrice della Soprintendenza per i Beni archeologici.

Quest’ultimo ritrovamento riaccende però la polemica sui box. Italia Nostra e il comitato «Salva la piazza» (leggi l’intervento di Luca Carra) si appellano al Comune: «Fermi subito le ruspe, eviti lo scempio del patrimonio storico di Milano».
La replica è garbata, ma ferma: «I lavori non saranno bloccati».

La necropoli è nascosta e conservata tra i 3,5 e i 4 metri sotto terra. Da 1.700 anni.
Ambrogio, che fu vescovo di Milano dal 374 d. C. alla morte, decise di edificare la Basilica Martyrum proprio nell’area in cui erano state seppellite le vittime cristiane delle persecuzioni. La localizzazione è segnata nei testi ed evidenziata sulla mappa delle zone sensibili dal punto di vista archeologico. «Sono tombe senza corredo né struttura», ribadisce Ceresa Mori: «I resti ossei vengono asportati, immagazzinati, ma ci dicono ben poco. Al più sono interessanti per eventuali studi antropologici e scientifici».

Gli esperti le definiscono «tombe povere», difficili da datare. Le prime sono emerse tra il 2005 e il 2006, durante la fase dei saggi archeologici preliminari che hanno anticipato l’apertura del cantiere pesante. L’ultima, lunedì: «È una sepoltura non monumentale, già bonificata — spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Lucia Castellano —. Ho chiesto una relazione tecnica alla Soprintendenza per accertare che tutto sia a posto. Ma i lavori andranno avanti».
Sul «valore» del cimitero si confrontano e si combattono due visioni culturali alternative. Favorevoli e contrari.
Peana in difesa del progetto e ricorsi in Tribunale. Italia Nostra ha presentato un nuovo esposto in Procura, a dicembre, denunciando l’ipotesi di reato di «danneggiamento su cosa d’interesse storico». L’azione del comitato no-box, firmata da Luca Carra e Jacopo Gardella, ha il sostegno — tra gli altri — di Cini Boeri, Salvatore Settis, Carlo Bertelli e Pierluigi Cervellati: «Mi auguro — dice Carra — che questa scoperta convinca l’assessore Castellano a bloccare il cantiere».

Monsignor Erminio de Scalzi, vescovo ausiliare e abate di Sant’Ambrogio, si smarca dalla polemica. La posizione della Chiesa milanese, però, è chiara: si realizzi presto il parcheggio, oppure si blocchi subito. L’agonia di Sant’Ambrogio è iniziata con l’ex giunta Albertini nel lontano anno 2000. La convenzione del Comune con l’impresa privata (la Borio Mangiarotti di Claudio De Albertis, leader dei costruttori Assimprendil e neopresidente della Triennale) risale al 20 aprile 2006 e i lavori sono partiti il 22 novembre 2010. Il progetto — 234 posti a rotazione e 347 privati, un project financing da 20,4 milioni di euro — è stato indagato dalla Procura, modificato, sdoganato da una commissione di saggi, approvato dalla vecchia giunta di Letizia Moratti e confermato dall’attuale amministrazione Pisapia. Il tabellone elettronico installato sul cantiere «informa che mancano 633 giorni» alla consegna dei box e all’inaugurazione dell’isola pedonale.

Aggiornamento: Ho tolto il riferimento ai martiri cristiani nel titolo. È infatti opportuno attendere una più precisa datazione e analisi prima di definirli come tali, visto che le persecuzioni finirono agli inizi del IV secolo.

Fonte: Il fatto storico del  16 febbraio  2012
Fonte:  srs di Armando Stella, Corriere della Sera del 14 febbraio 2012


VENDONSI SEPOLCRI NEL PARCHEGGIO


Riposavano in pace. Il rumore assordante di ruspe e perforatrici e i colpi di cazzuola, per quanto delicati, degli archeologi, hanno interrotto il loro riposo millenario. In piazza S. Ambrogio, a riconferma che l’area interessata dal parcheggio sotterraneo corrisponde e si sovrappone a quella dell’antico Coemeterium ad Martyres, sono ancora venuti alla luce tombe e resti di defunti.

Nonostante la Soprintendenza ai beni archeologici avesse inizialmente prescritto l’indagine completa dell’area interessata dal progetto e questa fosse prevista nel cronoprogramma dei lavori di realizzazione del parcheggio approvato dal Sindaco Albertini il 20 aprile 2006, parti della piazza erano rimaste finora inesplorate. Una di queste porzioni, a ridosso dei numeri civici 12, 14, 16, ha restituito oggi il suo tesoro, nascosto e rispettosamente custodito per secoli. Nel corso degli scavi di questi giorni, non è uno solo – come sembra – lo scheletro rinvenuto, adagiato nella nuda terra. Piccoli reperti, impacchettati e accumulati in una carriola lasciata tra le tombe ben riconoscibili nella loro forma, fanno supporre che altri resti, ossa probabilmente, siano stati già rinvenuti e rimossi.
Il tempo di uno sguardo e di un rapido scatto tra l’intrico di metallo e di plastica delle recinzioni, poi la tomba viene coperta con assi di legno. Sotto, il suo segreto di storia, fede, umanità.
Al di là della carreggiata che percorre longitudinalmente la piazza e il cantiere, tagliandolo a metà, analoghe scoperte erano già state effettuate nel 2005 in scavi di assaggio preliminari.
La relazione del novembre 2005 della Società Lombarda di Archeologia, incaricata dei lavori di indagine, parla di nove sepolture individuate (tre in anfora, quattro in  nuda terra e due tombe a cassa di muratura) e nove fosse. I ritrovamenti del 2005 e quelli attuali comprovano la natura cimiteriale dell’area della piazza ora destinata ad essere frazionata in box da lanciare sul mercato.

L’uso funerario dell’area intorno alla basilica di S. Ambrogio è attestato dal I sec. a.C. e assume via via sempre maggior importanza fino a diventare – come sempre riporta la relazione archeologica – “una delle più importanti ed estese aree funerarie legate alla presenza di sepolture dei martiri cristiani: necropoli ad martyres”.
S. Agostino (Confessiones, VI,2) ricorda come la madre Monica onorasse le tombe di questi martiri e come le fosse stato impedito, secondo le indicazioni del vescovo Ambrogio, il rito pagano, in uso in Africa, delle libagioni.

Nella zona sono localizzate – dice la relazione archeologica – “aree funerarie recintate, una memoria per la custodia dei Santi Naborre e Felice, e la basilica Faustae, presso cui lo stesso Ambrogio trasferisce i corpi del martiri Gervasio e Protasio per la veglia notturna”, dopo averli rinvenuti. Ed è qui, su questi resti santi, che nel 379 Ambrogio avvia l’edificazione della basilica che ne porta il nome.
 Sempre S. Agostino (Conf. IX,7) ricorda la traslazione delle reliquie nella basilica, avvenuta il 17 luglio 386, e i miracoli che l’accompagnarono.


La dislocazione delle sepolture, parallela alla fiancata della basilica, con il capo del defunto rivolto a meridione, fa “ritenere – sempre secondo la relazione – che il fulcro portante di questa porzione di cimitero fosse costituito dall’edificio ambrosiano stesso” (cui le sepolture sarebbero, quindi, successive), verso cui sono rivolti i defunti. Segno di devozione, di una venerazione antica, tramandata nel tempo, fino ad oggi.

E oggi? Le carrozzerie dei SUV prenderanno il posto di queste memorie sacre, in tanti box reclamizzati sulle pubblicità dell’impresa costruttrice?
Ripetutamente e a gran voce personalità eminenti e semplici cittadini sensibili al valore dei beni culturali e della memoria hanno chiesto che il progetto di parcheggio sotterraneo in piazza S. Ambrogio venisse revocato, non ultimo al Sindaco Pisapia, che questo aveva promesso in campagna elettorale. Promessa non mantenuta: “dieci milioni di costo di revoca sono troppi per il Comune di Milano”.

Ma qual è il prezzo della nostra più profonda memoria sacra, quale il valore di un luogo che rappresenta il fulcro costitutivo dell’identità milanese, detta appunto “ambrosiana”? La cifra per la revoca non ha mai avuto da parte dell’Amministrazione una seria e documentata verifica, la riflessione sull’assurdità di un parcheggio sotterraneo con posti a rotazione in piena Area C non è stata raccolta.

Sul Corriere, edizione di Milano, dell’11 febbraio, l’Assessore ai Lavori Pubblici Lucia Castellano vanta giustamente la revoca del progetto di parcheggio in piazza Fontana: “sono emerse criticità legate al valore archeologico, storico, architettonico dell’area. Si è così voluto anche tutelare un luogo della memoria”.

E piazza S. Ambrogio? Nello stesso, unico, documento del 5 dicembre 2005 il Soprintendente per i beni architettonici Artioli dava parere nettamente negativo contemporaneamente ai progetti di piazza Fontana e piazza S. Ambrogio. La scelta di piazza S. Ambrogio vi è definita “inopportuna per la vicinanza del complesso di S. Ambrogio, riferimento simbolico e monumentale della città”.

I lavori di realizzazione del parcheggio procedono, ma, se è in fase di costruzione la “scatola” di cemento che costituisce la struttura portante esterna dell’autosilo, lo scavo non è ancora iniziato.
L’Amministrazione Comunale – se vuole, con tutta la forza contrattuale della sua posizione – può ancora fermare questo progetto che ha più volte criticato. Può salvare ancora il tesoro nascosto e inestimabilmente prezioso, oltre a quello intimo e simbolico, della nostra memoria.
Maria Bertolotti

Fonte:  srs di Maria Bertolotti da  Salva la piazza  del  14 febbraio 2012



UNA FIRMA PER SALVARE SANT’AMBROGIO


Più intensa l’emozione per la nuova, recente scoperta del Coemeterium ad Martyres o più forte il richiamo all’impegno perché un patrimonio così prezioso non venga irrimediabilmente cancellato? Difficile dirlo, anche se certo l’emozione non può che rafforzare il senso di responsabilità perché piazza S. Ambrogio ottenga la tutela che la Costituzione garantisce ai beni culturali.
I Cittadini per la tutela di piazza S. Ambrogio hanno depositato il 22 dicembre 2011 un esposto in Procura (sottoscritto con due firme in rappresentanza), che, richiamandosi al valore costituzionale della tutela, fa riferimento al danneggiamento del bene culturale. Molte persone, tra cui esponenti di spicco del mondo della cultura, hanno chiesto di poter dare la loro adesione, tanto più sollecitate dai recenti ritrovamenti. Per questo le firme saranno raccolte (autografe) e depositate in Procura come integrazione all’esposto.
Chi desidera firmare può:
scaricare (qui) e stampare il foglio per la raccolta-firme,
compilarlo e firmarlo (e, se crede, farlo firmare ad altri),
spedirlo per posta (così da avere le firme autografe) a: Salvalapiazza, piazza S. Ambrogio 1, 20123 Milano.

Fonte: Salva  la piazza  16 febbraio 2012

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