Il sovrintendente veneto Vincenzo Tinè nel sopralluogo di luglio
La Soprintendenza veneta invia il rapporto definitivo sulle pietre conservate all’Arsenale. Il fenomeno dei «viraggio cromatico» causato da una nuova molecola individuata nei rivestimenti in gomma degli armadi. Che sono stati già rimossi
È una molecola nuova, individuata dagli scienziati nei tappetini di gomma sui quali sono poggiati i reperti preistorici all’interno degli armadi, la causa del misterioso fenomeno - il fatto cioè che siano diventate di colore blu - che ha interessato centinaia di selci conservate nei magazzini del Museo di storia naturale all’ex Arsenale.
Tale conclusione, ora confermata ufficialmente, era stata anticipata la scorsa settimana dal Soprintendente ai beni archeologici del Veneto Vincenzo Tinè durante il sopralluogo nei locali dell’ex caserma austriaca dell’ispettore centrale del ministero dei Beni culturali, Elena Calandra.
La dirigente era stata inviata dal ministro Bondi per far luce sul caso che aveva assunto i contorni del giallo internazionale dopo gli articoli apparsi su riviste prestigiose come Nature e Science.
La risposta ai molti dubbi sul «viraggio cromatico», come lo chiamano gli esperti, è arrivata dai laboratori del dipartimento di geoscienze dell’Università di Padova diretto dal professor Gilberto Artioli.
La nuova molecola, mai osservata prima, è stata individuata dal vicentino Andrea Tapparo, docente di chimica analitica e ambientale. Sul fenomeno delle «selci blu» sono in corso indagini di laboratorio anche da parte di esperti dell’università di Firenze.
«Sì, a questo punto possiamo dire che grazie alle ricerche del professor Tapparo il colpevole è stato individuato», conferma il soprintendente regionale. E aggiunge: «Ora stiamo aspettando i risultati delle analisi ambientali attraverso speciali sensori chimici installati nel magazzino per capire se tale molecola della gomma ha influito anche sull’ambiente circostante. Ma sul caso veronese», esclama, «ora si potrà scrivere qualcosa di sensato dal punto di vista scientifico, a differenza di quanto è apparso finora su riviste internazionali».
Nei locali adibiti a magazzino, tra l’altro, l’odore di gomma era molto forte, tanto che il Soprintendente regionale aveva ordinato la rimozione dei rivestimenti neri, e l’aerazione degli ambienti, già lo scorso 18 marzo. L’operazione era stata però sospesa per motivi di sicurezza del personale. Dopo il via libera dello Spisal, ieri i tappetini incriminati sono stati rimossi da tutti i cassetti. A scopo precauzionale il Comune ha autorizzato analisi anche su muri e pavimenti.
Le indagini di laboratorio avrebbero individuato il problema negli additivi chimici che fungono da stabilizzante dell’aggregazione di molecole di cui è formata la gomma.
È escluso, invece, che del disastro che ha colpito solo le selci preistoriche in una percentuale di circa il tre per cento, e non i fossili o altri reperti, sia responsabile la parte metallica dei nuovi armadi di metallo che hanno sostituito le cassettiere di legno risalenti all’800, e costati ben 120mila euro alle casse comunali.
«Meglio di così, lo ripeto», afferma Tinè, «il Comune di Verona non poteva fare e le conseguenze del trasferimento dei reperti nei nuovi moderni armadi, dov’è avvenuta la contaminazione, erano assolutamente imprevedibili. E adesso, compresa la causa del problema, si studierà come decontaminare i reperti per riportarli al loro aspetto originale».
Gli armadi, tappetini compresi, sono stati costruiti da una ditta del nord Italia. Per i danni economici e di immagine, quindi, Palazzo Barbieri potrebbe rivalersi sul fornitore, involontario responsabile di un giallo che ha fatto il giro del mondo.
Fonte: srs di Enrico Santi, da L’Arena di Verona di Mercoledì 04 Agosto 2010 2010 CRONACA, pagina 8
Link: http://www.larena.it/
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