lunedì 8 maggio 2023

LA SCRITTURA IN CORSIVO È LA BASE DELL’UMANITÀ, LA PAROLA



“La scrittura in corsivo è la base dell’umanità, la PAROLA: stampato e tastiere da computer deprivano il bambino. A scrivere si impara scrivendo”.


Intervista a Piero Crispiani

 

 

 

Siamo sempre stati sostenitori della scrittura corsiva. È, inutile ribadirlo, ma lo sottolineammo, nuovamente, per correttezza: la scrittura creativa è il modo migliore affinché tutti pensino in modo diverso. 

Perdere la scrittura manuale e in corsivo fa parte di una maggiore spinta sociale a diminuire l’espressione di sé attraverso le arti. Perché il corsivo è, indubbiamente, un’espressione artistica del sé, una rappresentazione del sé nel mondo. Ne parliamo con un’autorità nel settore, il professore Piero Crispiani (Professore Onorario Università di Macerata e Professore Straordinario Link Campus University di Roma) che da anni è uno dei più convinti assertori dell’indispensabilità del corsivo per la formazione completa dell’individuo.

 

I motivi dell’importanza della scrittura in corsivo sui piani grafo motorio, semantico, del pensiero e della produzione sintattica

Sono diversi i motivi dell’importanza della scrittura in corsivo sui piani grafo motorio, semantico, del pensiero e della produzione sintattica del testo. In più sedi, unitamente a molti osservatori, se ne è parlato. La pratica del corsivo sviluppa e potenzia:

  • Lo scorrimento da sinistra a destra.
  • La fluidità della scrittura e, del pari, della lettura.
  • La corrispondenza temporale con il pensiero di ciò che si scrive (penso e scrivo in tempi abbastanza prossimi o sovrapposti): si tratta di una forma di “sinestesia”, essenziale funzione cognitivo-motoria.
  • La personalizzazione del proprio tratto grafico della scrittura (quindi la firma).
  • Il piacere di scrivere (benché funzione oggi derisa da molti o, comunque, evitata).

 

 

Nel corsivo si riversano tratti personali sia di ordine psico-emotivo che di natura grafo-motoria, prassica

Nel corsivo, inoltre, ribadisce Piero Crispiani, si riversano tratti personali sia di ordine psico-emotivo che di natura grafo-motoria, prassica, generando pertanto un atto identificativo ed autoidentificativo. Il corsivo costituisce un atto in cui mi riconosco, che rendo pubblico e su cui mi confronto con la scuola.

La scrittura è un oggetto cioè una di quelle cose che rimangono e che mi appartengono

La scrittura è un oggetto, direbbero i francesi una “oevre”, cioè una di quelle cose che rimangono e che mi appartengono. Un po’ come un libro letto, ma comprendo che di questi eventi psicologici o mentali oggi si ha poco rispetto. Per chiarire meglio il fenomeno abbiamo intervistato il professore Piero Crispiani, professore Ordinario di Didattica generale e Pedagogia speciale all’Università degli Studi di Macerata, direttore scientifico del Centro Internazionale Dislessia e Disprassia dell’Istituto Itard e presidente del COMIS (Cognitive Motor International Society), certamente un esperto di fama internazionale e autore, tra l’altro, di pubblicazioni scientifiche di pregio quali “Lavorare con l’autismo” edito da Junior a Bergamo; “Autismo: qualità o quantità, deficit o disordine? Il radar starato!”, in Bollettino ANGSA, n. 1-2/2005; “Disturbi funzionali nell’autismo”, in A. Fiorillo (a cura), “Disprassie e Spettro autistico”, Junior, Bergamo 2011; “Autismo e adattamento: l’organizzazione dello spazio e del tempo”, in Cottini L. (a cura), “La qualità degli interventi nel ciclo di vita”, F. Angeli, Milano 2009.

Intervista

Professore Crispiani, la scrittura corsiva è una vera eredità vivente che si dona agli alunni e ai figli e che durerà tutta la vita. Possiamo affermare così?

«Il corsivo è la mano dell’uomo e della persona, invita alla partecipazione a ciò che si scrive, invita a leggere e si fa leggere. Anche da persone non esperte dell’arte della scrittura ».

Ma con i giovani, e la società in generale, che si affidano sempre di più ai tastierini per comunicare, che senso ha imparare una seconda forma di scrittura a mano? La stampa non dovrebbe essere sufficiente?

«La scrittura in stampato depriva dei significati propri e del vissuto personale di chi scrive.
Altra cosa, vieppiù critica è la scritta su tastiere la quale, necessaria nel lavoro e negli atti sociali e giuridici, consta in realtà della frammentazione e discontinuità dell’atto comunicativo. Pensiamo alla scrittura nel processo della formazione della persona. Poi ovviamente nella scrittura a stampa il carattere è altro».

Quali risposte suscita più spesso nelle scuole la tua difesa del corsivo? C’è un modo appetibile per mantenere il corsivo nelle nostre scuole?

«Alcuni sono d’accordo, ma poi protraggono lo stampato ai primi mesi della seconda Primaria, ritenendo che si impara il corsivo passando per lo stampato, il che è una idea associazionista, comportamentista, non vera. Alla stessa maniera per cui non si parla come somma di foni e non si scrive come cumulo di grafemi. Il corsivo basta farlo fare, apprezzare le calligrafie, gli stili personali, le soluzioni grafo motorie soggettive e farne “tratti personali”. Si impara a scrivere, scrivendo. Non sommando lettere».

Quanto investimento è necessario per i genitori che decidono di insegnare ai propri figli il corsivo anche a casa?

«Basta dare fogli e penne e far scrivere senza curare – all’inizio – la grafia, ma il senso, la destinazione, ovvero la base della umanità stessa e della cultura: la PAROLA»


Fonte: srs  di Di Antonio Fundarò 

Link: https://www.orizzontescuola.it/la-scrittura-in-corsivo-e-la-base-dellumanita-la-parola-stampato-e-tastiere-da-computer-deprivano-il-bambino-a-scrivere-si-impara-scrivendo-intervista-al-professor-crispiani/?fbclid=IwAR1USUFDtSv7jWhPnKiIAD6zo13H5xT19YPD6T4ttc_UqofhntrI6EjNgVM

 

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