lunedì 19 settembre 2022

LA PITIMA

 



Venezia

Temutissima presenza storica con un rigoroso ruolo nella Serenissima: non era un esattore diretto dei debiti ma uno che ne sollecitava il pagamento in modo pubblico. Coloro che avevano un credito e non riuscivano a riscuotere, si rivolgevano ai servigi della Pitima: questa allora seguiva in continuazione il debitore vestita di rosso (un colore facilmente riconoscibile affinché tutti sapessero che il perseguitato era debitore moroso) gridando a gran voce e additando l’insolvente così da gettarlo nell’imbarazzo e farlo cedere per sfinimento fino a saldare le proprie pendenze.

Era una figura istituzionale commissionata dello Stato, reclutata tra le persone povere ed emarginate le quali godevano di assistenza pubblica in mense e ostelli a loro riservati in cambio della disponibilità su richiesta delle istituzioni. Nonostante la comprensibile insofferenza, il perseguitato non poteva in alcun modo nuocere alla Pitima pena pesante condanna.

Per la Serenissima, la cui prosperità era basata sul commercio, la credibilità dei mercanti e armatori, gli impegni tra privati compresi i debiti di gioco, il rispetto delle regole e gli impegni assunti, venivano considerati obblighi primari facenti parte della struttura stessa dello Stato. 

Pur essendo una democrazia avanzata aperta a tutti e a tutte le idee, vigeva un rigore ferreo delle regole sulle quali non si transigeva.

Dagli antichi fasti di Venezia a tutt'oggi, è un termine ancora usato per indicare una persona insistente e molesta: "ti xe na pitima"

1 commento:

Anonimo ha detto...

Qui nella Bergamasca avevo sentito qualche volta, parecchi anni fa, usare il termine “pitimì”. Lo usava un amico mio di scuola ed è per questo che mi è rimasto in mente. Il “pitimì” ero io, ma credo lui intendesse nel senso di precisino e di certosino, non già nel senso autentico, che probabilmente, dalle nostre parti, era andato perdendosi.