martedì 18 marzo 2014

NUOVE FONDAZIONI RELIGIOSE E BENEFICHE

Convento di San Bernardino in Verona. La prima pietra della chiesa fu solennemente benedetta dal vescovo Condulmier il 23 Aprile 1452.

VOLUME II -  EPOCA III   CAPO XXI

SOMMARIO. - S. Bernardino da Siena a Verona - Monastero di S. Chiara - Minori Osservanti all' Arcarotta; indi nel Borgo S. Zeno: S. Giovanni da Capistrano - Servite Terziarie - Gesuati - Fiesolani - Eremiti Gerolimini - Olivetani a S. Maria in Organo - Gli Umiliati - Confraternita del SS. Corpo di Cristo - La Domus sanctae Pietatis - Il Monte di Pietà - Religiosità della Signoria e del Consiglio dei XII
e L.

Abbiamo già veduto come nel secolo XIV s'abbia avuto un po' di risveglio religioso in Verona.
Ora possiamo aggiungere che un tale risveglio ebbe un più ampio sviluppo nel secolo XV; non solo individuale nei singoli fedeli, ma anche sociale. Pur troppo la dominazione dei veneziani porta una generale demoralizzazione dei costumi per il lusso smodato e la mania dei godimenti carnali: Verona seguiva gli esempi della città dominatrice. Pur tuttavia sotto la Signoria Veneta regnava in Verona la pace e la concordia. La città era governata saggiamente, e tanto la Signoria quanto il comune, il così detto Consiglio dei XII e L, riconoscevano nella religione un mezzo efficacissimo per il buon ordine e per la pubblica tranquillità; e così riconoscevano nell'autorità il dovere di tutelare e promuovere il culto religioso e di praticarlo ufficialmente.

A questo rinvigorimento della vita cristiana fino dai primordii del secolo XV contribuì soprattutto la venuta a Verona di fra Bernardino da Siena, invitato dai rettori stessi della città. Il manoscritto del Seminario allegato altre volte ci dà questi particolari: « 1422 die p (postremo) Hoctobris in festo omnium Sanctorum fr. Bernardinus de Senis O.  minorum de observantia sci Francisci predicavit Verone  incipiendo die p (primo) novembris usque ad diem dominicam 17 januarii in festo sci Antonii in ecclesia maiori et deinde ivit Vicentiam ad predicandum ».
Certamente la predicazione di S. Bernardino poté molto sull'animo del veronesi; la sua parola, ravvivata da sublimi esempi della sua virtù, scosse l'indifferentismo pur troppo diffuso nel secolo XV anche fra di noi, e ravvivò la fede e la pratica della religione e della altre virtù cristiane. (1)
 Primo frutto fu la diffusione della devozione al Nome di Gesù e la pratica introdotta per opera di S. Bernardino in Verona e nelle altre città del Veneto di apporre il monogramma di Gesù sulle porte delle chiese e sulle porte e pareti interne delle abitazioni dei fedeli.(2)  
Si dice pure che egli abbia diffuso fra di noi la frequenza ai santi sacramenti della confessione e comunione, e rinfrancati i veronesi nella fede e nell'amore alla Divina Eucaristia. Fu pure per gli eccitamenti di S. Bernardino che la corsa del pallio solita a farsi nella domenica prima di Quaresima fu anticipata, perché non venisse profanato il tempo della penitenza quadragesimale.(3)

Pare che S. Bernardino sia venuto a Verona anche nell'anno 1436: certo vi venne nell'anno 1443. Così il nostro manoscritto: « 1443,4 sept. fr. Bern. senensis Veronam venit ad praedicandum »: la sua venuta precedette di dieci giorni il solenne ingresso del vescovo Francesco Condulmier.

Frutto della predicazione e delle esortazioni di S. Bernardino fu la fondazione del monastero delle suore di S. Chiara, delle Povere donne Damianite.
Alcuni gentiluomini verso il 1424 comperarono un fabbricato di origine longobardesca con un buon tratto di terreno nella parrocchia di S. Giovanni in Valle, ed ottennero che venissero ad abitarvi tre suore Clarisse dal monastero, Corpus Domini di Mantova, fondato pochi anni prima per opera di S. Bernardino. Il nuovo monastero di Verona dovette costituirsi ben presto numeroso; poiché il pontefice Martino V con bolla 7 settembre 1425 concesse a quelle suore amplissimi privilegi ed indulgenze ed esenzioni.(4) Ben presto si eresse anche la chiesa; poiché da un breve del pontefice Eugenio IV  essa apparisce già compita l'anno 1437(5): tuttavia la facciata porta la data 1452.

In un sobborgo di Verona si stabilì in quest'epoca una nuova famiglia di Frati Minori Osservanti per opera di S. Bernardino.
Fuori della porta S. Giorgio nel luogo detto Arcarupta, od in alcuni documenti Carupta, Carotta, Casarotta, era vuoto per mancanza di suore un antico convento di benedettine: esso fu restaurato per cura del Senato veronese; per concessione di Eugenio IV era denominato di S. Maria delle Grazie. Pare di certo che l'immissione dei Minori Osservanti in detto convento siasi fatta per opera di S. Bernardino; il quale a questo scopo sarebbe venuto a Verona l'anno 1436.
In questo convento certamente dimorò qualche tempo S. Giovanni da Capistrano, che esercitava pure l'ufficio di visitatore, e come tale visitò più volte le suore di S. Chiara.
Egli fu sempre devotissimo al suo maestro Bernardino: quando poi Bernardino, defunto il giorno 20 maggio 1444, dal pontefice  Nicolò V nel 24 maggio 1450 venne elevato agli onori degli altari, e gli abitanti del borgo di S. Zeno, memori dei benefizi per mezzo di lui ottenuti da Dio, pensarono a fabbricare una chiesa ad onore di lui, fra Giovanni scelse il luogo dove si avesse da erigere la chiesa, e si adoperò perché vicino ad essa si erigesse il nuovo convento per i suoi Minori Osservanti, per i quali era troppo ristretto ed incommodo il convento della Carotta.
La prima pietra della chiesa fu solennemente benedetta dal vescovo Condulmier il 23 Aprile 1452.(6)  Per la erezione del convento si opponeva la troppa vicinanza al monastero delle Agostiniane di S. Giovanni della Beverara: ma un breve del pontefice Nicolò V dato il 22 luglio dello stesso anno tolse ogni ostacolo; e così si ebbe stabilito nel borgo S. Zeno l'ordine dei Minori Osservanti, là dove anche ora si trova il convento di S. Bernardino(7).

Nel centro della città era assai fiorente la congregazione dei Servi di Maria presso la chiesa di S. Maria della Scala. (b) Poco lungi, presso la chiesa di Sant'Andrea, sorse in quest'epoca una casa di Terziarie della medesima congregazione, dette Mantellate, fondate nel secolo precedente da S. Giuliana Falconieri.
Notiamo, come una singolarità, la controversia sollevata dai parrochi vicini sul diritto di amministrare ad esse i Sacramenti: i parrochi pretendevano che si confessassero e comunicassero nelle loro chiese parrochiali quattro volte l'anno: le suore voleano potersi confessare presso i padri Serviti. La controversia fu portata a Roma; ed i pontefici Eugenio IV e Nicolò V prescrissero che dovessero comunicarsi nelle chiese parrochiali nella solennità della Pasqua.(8)

Verso la stessa epoca si stabilirono sul tratto a sinistra dell'Adige i Padri di S. Girolamo detti Gesuati. Da principio abitavano in alcuni romitori fabbricati a fianco e al di sopra della chiesa di S. Bartolomeo in Monte: poi ottennero dal vescovo Guido Memo di poter fabbricarsi una chiesetta propria con annesso un convento più regolare: è la chiesetta di S. Girolamo annessa alla casa mezzo diroccata, che ora serve di museo del Teatro Romano: lì presso fabbricarono altra chiesetta ad onore di S. Benedetto, e si dissero Compagnia dei poveri Gesuati dei Santi Benedetto e Girolamo.
In seguito ottennero che fosse loro assegnata anche la chiesa di S. Bartolomeo, e da allora si dissero anche Fratres monastero sci Bartholomei de Verona: ciò avvenne nel 1461 per decreto del vescovo Ermolao Barbaro, dietro un breve del pontefice Pio II  (9). Uno dei primi eremiti fu un nostro veronese, Giannetto, che in alcune memorie ha il titolo di Beato.

Gli eremiti della Congregazione Fiesolane nel 1435 per concessione del vescovo Guido Memo ebbero alcune case in vicinanza della chiesa di S. Michele ad Portam (Borsari). Di là verso il 1440 si trasferirono alla chiesa di S. Zeno in Monte; ed ivi poterono stabilirsi in forza di un breve di Eugenio IV a Lodovico Fontana canonico veronese, dato il  10  settembre 1444.(10) Vi stettero fino all'anno 1668, nel quale per decreto di Clemente IX dovettero abbandonare la vita monastica e vivere da sacerdoti e laici secolarizzati.

Un'altra istituzione religiosa sulla sinistra dell'Adige fu quella degli Eremiti Gerolimini, fondata nel 1380 dal B. Pietro da Pisa.
Nell'anno 1464 il Beato Filippo di Sant'Agata, venuto a Verona, ottenne dall' abate di S. Maria in Organo che a lui ed alcuni suoi confratelli fosse concessa la chiesa di S. Maria e S. Giorgio della Vittoria, che, non sappiamo per quali titoli, era passata sotto la giurisdizione di quella abazia: stabilitisi presso quella chiesa, eressero di poi un convento abbastanza comodo; ed anche nel 1487 la chiesa detta di S. Maria delle Grazie o della Vittoria nuova. Questa fu consacrata il giorno 17 aprile 1517 da Antonio Zio suffraganeo del vescovo Marco Corner. Il B. Filippo resse il nuovo monastero per alcuni anni; e pare che, ivi pure defunto, sia stato sepolto nella chiesa di S. Maria della Vittoria vecchia.(11)

Nel monastero di S. Maria in Organo troviamo nella prima metà del secolo XV alcune mutazioni radicali.
Verso l'anno 1425 essendo i monaci Benedettini ridotti ai minimi termini, per ingerenza dei canonici i beni di quel monastero passarono in commenda ad Antonio Correr cardinale vescovo Ostiense e patriarca di Costantinopoli; il quale, a quanto ne dice un autore coevo, riformò radicalmente quell'abbazia(12); anzi verso il 1445 con grande generosità la cedette ai monaci Olivetani di S. Giorgio in Alga, autorizzato da un breve di Eugenio IV dato il 10 settembre 1444(13).  Si dicevano Monaci bianchi dell'Ordine di S. Benedetto e della Religione di Monte Oliveto. Dalla metà del secolo XV vi stettero sino alla soppressione napoleonica avvenuta l'anno 1807.

Di fronte a tante nuove fondazioni di ordini religiosi dobbiamo deplorare nuove incertezze sorte nel secolo XV sulla condotta degli Umiliati, ordine già ambiguo fin dalla sua prima fondazione.
Un breve di Eugenio IV dato il 29 aprile 1439 a Guberto Nichesola vescovo di S. Leone, mentre sottrae alla giurisdizione degli Umiliati le monache di S. Giovanni alla Beverara, accenna anche alla soppressione degli stessi Umiliati(14): tuttavia anche in seguito ne troviamo alcune case in città ed in alcuni paesi della diocesi. La definitiva soppressione fu ordinata l'anno 1571 dal pontefice S. Pio V per il delitto da alcuni di essi commesso contro S. Carlo.

Alla vigilia della così detta Riforma fu provvidenziale in Verona la Confraternita segreta del ss. Corpo di Gesù, istituita per le persone viventi nel secolo. Fondatore ne fu il P. minore osservante Girolamo degli Auricalchi, in occasione di una predicazione tenuta da lui nella nostra cattedrale l'anno 1517: ebbe a sua sede la chiesa di SS. Siro e Libera concessa dai monaci olivetani di S. Maria in Organo, dietro corresponsione annua di una libbra « cerae laboratae »; e la concessione fu legittimata dal pontefice Leone X con breve dato il 29 luglio 1521.

Tra i primi ascritti fu S. Gaetano Thiene, del quale dice il nostro Giberti che « hanc sanctam confraternitatem mirifice auxit ac perfecit ».(15) - Una simile confraternita era stata promossa dal B. Bernardino da Feltre in Malcesine l'anno 1514.

In quest'epoca troviamo pure nuove istituzioni di opere di beneficenza.
Così fu giuridicamente costituita la Domus sanctae Pietatis: la quale avea avuto una prima origine verso la metà del secolo XIV per generosità di Taddea Carrara vedova di Mastino II, che donò a questo scopo un suo palazzo prossimo alla cattedrale.  Questa opera fu poi costituita nella sua forma giuridica con relativa confraternita l'anno 1426 « pro bajulandis et nutriendis infantibus et educandis egentibus et miserabilibus personis ».(16) Fu così costituita per deliberazione dei signori e del comune; era perfettamente laica, indipendente dall'autorità ecclesiastica.

Altra opera benefica fu il Monte di Pietà, istituito allo scopo di migliorare la condizione delle persone indigenti, costrette talvolta a domandare prestiti dietro un'usura eccessiva, massime dagli Ebrei.
Primo promotore di quest'opera in Verona fu un frate francescano il P. Bernardino da Feltre, con la sua predicazione tutta inspirata ai sensi della carità cristiana. Il vero istitutore fu un altro frate francescano, fra Michele da Aqui. Una immagine di lui dipinta da Francesco Morone e più tardi riposta nel Monte stesso, porta questa epigrafe: « Hic fuit homo missus a Deo' cui nomen erat Fr. Michael de Aquis ordinis seraphici Francisci de observantia, cuius praedicationibus magnifica Comunitas Veronae ut pauperibus subveniretur hunc Montem Pietatis oblationibus erexit anno Domini MCCCCXCV ».

Il decreto del consiglio di Verona per l'istituzione del Monte fu segnato il 7 agosto del 1490. La funzione, inaugurale nella domenica 29 agosto, ci restò descritta da un teste de visu, Pier Donato Avogarius, che la nomina e la descrive un vero trionfo di Gesù Cristo: la relazione è dedicata « senatui populoque veronensi »(17) (c)

Fu eretto un altare nella piazza dei Signori: la processione col concorso di quaranta mila persone accompagnava un monte, su cui stava Gesù con Maria e S. Giovanni; il vescovo (forse un suffraganeo del Card. Michiel) procedeva tra il podestà ed il capitano preceduto dal corpo dei sacerdoti; sulla piazza tenne un solenne discorso fra Michele.

In breve i cittadini concorsero a gara con offerte di danaro e di oggetti preziosi: l'amministrazione cominciò il giorno 9 settembre successivo. Negli statuti, pubblicati recentemente,(18) fu stabilito che la cassa dei danari « sia messa nel monastero de le venerabil donne et monache di S. Clara qui in Verona, per essere quel loco securissimo da foco e da furti, stando nelle mane de quelle fedelissime et devotissime religiose ».

Fino dal principio abbiamo accennato come la religione fosse praticata in Verona anche socialmente; massime nella signoria, nel consiglio dei XII e L. Così negli Statuti del comune fu ordinato che sopra tutte le porte della città fossero dipinte le immagini di Maria col Figlio tra le braccia, di S. Zeno nostro protettore, di S. Pietro con le chiavi in mano e di S. Cristoforo.
L'anno 1413 fu decretato che per onorare la festa di S. Zeno, 21 maggio, cinquanta dei principali cittadini accompagnassero i magnifici Rettori nella visita alla basilica: indi, sorta questione chi dovesse sottostare alla spesa per le offerte da farsi in tale occasione, la Signoria Veneta dovette riconoscere in sé questo dovere, pur di soddisfare alla devozione dei veronesi verso il loro patrono.(19) Più tardi nel 22 aprile 1423 il Consiglio del comune stabilì che i tre giorni delle solennità di S. Zeno, 21 maggio, 12 aprile, 8 dicembre, fossero festivi.(20) altrettanto stabilì il Consiglio per la festa di S. Pietro Martire, 29 aprile.(21)

Nel 1448 a dì 19 luglio il Consiglio decretò che fosse festivo il giorno della festa di S. Nicolò da Tolentino, e che in esso « sint interdicta placita ... et omnia opera manualia in apertum et aperitio stationum ». Più tardi nel 1505 stabilì pure che in tal giorno « pulsetur campana grossa».

Per amore di brevità omettiamo il lungo catalogo di funzioni e processioni votive decretate dal medesimo Consiglio nei due secoli XV e XVI (22).


NOTE

1 - SPAGNOLO, S. Bernardino da Siena a Verona, pago 6-12 (Verona 1900).

2 ALESSIO, Storia di S. Bernardino da Siena e del suo tempo, pag. 188 (Mondovì 1899)

3 - ANT. PIGHI, La corsa del Pallio; pag. 6 (Verona 1883); SPAGNOLO, Opusc. cit., pag.8-9.
            .
4 - Vedi Antico volgarizzamento della Regola di S. Chiara, pag.  60 (Verona 1860).

5 - BIANCOLINI, Chiese di Verona VIII, pag. 175-177.

6 - BIANCOLINI, Chiese IV pag. 335.

7 - Il breve fu dato a (S.) Lorenzo Giustiniani, Patriarca di Venezia. BIANCOLINI, Chiese IV, pag. 336. (a).

8 - Il breve di Nicolò V 9 marzo 1448 con altri documenti presso BIANCOLINI, Chiese IV, pag. 336.

9 - BIANCOLINI, Chiese di Verona VII, pag. 263-269, e Docum. LXV, LXXI, pag. , 276-184.

10 - UGHELLI, Italia sacra V, col. 923; ANT. PIGHI, La chiesa di S. Zeno in Monte, pag.4.

11 - ANI. PIGHI, Agiografia veron. in Bollett. eccl. 1918, pag. 167 - Il BIANCOLINI, Chiese III, pag. 222, lo dice sepolto nella chiesetta dei SS. Faustino e Giovitta a Torri: ma forse egli lo confuse col B. Pietro Malerba.

12 - VESP. da BISTICCI, Card. A. de Coreri, presso MAI, Spicil. Rom, pag. 158-161 - Antonio Correr fu anche il primo abate commendatario di S. Zeno. BIANCOLINI, Chiese I, pag. 57.

13 - Presso BIANCOLINI, Chiese V. P.I., pag. 27.

14 - BIANCOLINI, Chiese VI, pag. 255-259.

15 -SALVARO, La chiesa dei SS. Siro e Libera, pag. 15-17, e Docum. III, IV.

16 - BIANCOLINI, Chiese III, pag. 243-253; BAGATTA, Storia degli spedali ... in Verona, pag. 36.

17 - Una traduzione letterale si trova in un manoscritto del nostro Seminario, con note preziose del sac. Santi Fontana.

18 - Archivio storico Veronese, Anno 1880 aprile, pago 87-98.
19 CAVATTONI, Memorie ... di S. Zeno, Note 60, 61; PERETTI, Storia di S. Zeno,
pag.34.
20 BIANCOLINI, Chiese III, pago 513-514.
21 CIPOLLA, Ricerche storiche sulla Chiesa di Santa Anastasia, pago 19. 22 Vedi ANI. PIGHI, in Verona fedele, 3 e 5 agosto 1886.
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ANNOTAZIONI AGGIUNTE AL CAP. XXI (a cura di Angelo Orlandi)


a) Per S. Bernardino si vedano anche: A. BERENGO MORTE, San Bernardino da Siena nelle Venezie, Verona 1945, pp. 131-165; G.M. DIANIN, San Bernardino da Siena a Verona e nel Veneto, Verona 1981, pp. XXIV -432.

b) G.M. TODESCATO, Ordini religiosi del Trecento. Le origini di S. Maria della Scala, in Studi Storici Veronesi L. Simeoni, v. XVIII-XIX (1968-69), pp. 153-205.

c) G. SORANZO, Parte inedita della Cronaca di Anonimo Veronese (1438-1445 e 1488-1491) Verona 1955, pp. 54-56.



Fonte:  srs di Giovanni Battista Pighi, da CENNI STORICI SULLA CHIESA VERONESE, volume II

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