venerdì 30 gennaio 2009

SOLDI E MULTE. Semafori truccati, Nei guai 109 persone



Semaforo di Vago di Lavagno; uno dei semafori contestati

Avevano privatizzato il sistema delle multe. Arrestato il progettista, sequestrati gli impianti in 64 Comuni di tutta Italia. Irregolarità anche nella compilazione dei verbali, tra loro 63 funzionari di polizia locale e 40 amministratori pubblici 

I 109 indagati avevano organizzato un piano per installare in 64 comuni un sistema semaforico, fondato sulle irregolarità a partire dal modello mai omologato dal ministero, per finire alla redazione dei verbali delle multe, compilate da aziende private e non da pubblici ufficiali così come richiesto dalla legge. Sullo sfondo un giro di soldi milionario perchè l’obiettivo degli amministratori delle aziende «era quello di fare cassa». 
Ne sono convinti il sostituto procuratore Valeria Ardito, regista dell’inchiesta e i carabinieri di San Bonifacio, coordinati dal capitano Salvatore Gueli insieme ai marescialli Bruno Fera, Umberto De Luca e di Colognola ai Colli, Stefano De Rita. E ieri sono stati svolti 64 sequestri preventivi in altrettanti comuni coinvolgendo anche quelli veronesi, già noti, di Illasi, Colognola ai Colli, Caldiero e Mezzane di Sotto. Quegli impianti, a parere dell’accusa, erano taroccati e facevano durare il giallo in un tempo inferiore ai 4 secondi così come prescritto dalla legge. 

L’ARRESTO. Due sere fa, è finito agli arresti domiciliari Stefano Arrighetti, 45 anni, amministratore unico della Kria srl, l’ideatore del T red. Il dirigente è accusato di truffa: avrebbe ottenuto fraudolentemente, si legge nel provvedimento del gip Sperandio, l’omologazione del dispositivo T red dal ministero dei trasporti a Roma, 
Di più: Arrighetti avrebbe posto in errore con «alcuni artifizi e raggiri» il ministero, l’Unione dei Comuni di Verona est e almeno settemila automobilisti solo nella nostra provincia, senza contare tutti quelli degli altri paesi coinvolti nell’inchiesta. Il dirigente della «Kria srl» di Seregno nel Milanese, infine, è accusato di frode nella fornitura pubblica perchè ha fatto vendere a 64 Comuni un dispositivo T red senza che il «nullaosta» ministeriale.

I SEQUESTRI. I primi due municipi visitati dagli inquirenti furono Illasi e Colognola ai Colli, perquisiti il 24 gennaio dello scorso anno dai carabinieri anche se, in quel caso, il sequestro era solo probatorio. Con il provvedimento di due giorni fa, firmato dal gip Sperandio, la misura cautelare si è ulteriormente rafforzata, trasformandosi in «sigilli» preventivi. Si sono anche delineate le accuse a carico dei 109 indagati, tra amministratori pubblici e privati, anche se ognuno ha una posizione diversa rispetto all’intera vicenda. Nei guai sono finiti, 63 funzionari di polizia locale, 40 amministratori pubblici e 6 amministratori di società private. Nel provvedimento della procura le accuse parlano di truffa aggravata, abuso in atti d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, falsità materiale e turbativa d’asta.

GLI INDAGATI VERONESI. Come già noto, i veronesi indagati fino ad oggi sono due: si tratta del sindaco di Illasi, Giuseppe Trabucchi, 56 anni e il capo dei vigili urbani del consorzio Verona est, Graziano Lovato, 45 anni, residente a San Bonifacio. 
Tutti e due sono accusati di truffa, in concorso con Raoul Cairoli della Citiesse di Rovellasca vicino a Como, per aver installato in località di Donzellino di Illasi all’incrocio tra via Stra e via Montanara e in via Filzi sulla Provinciale 10 in val d’Illasi, un semaforo intelligente che faceva scattare automaticamente il rosso se il veicolo superava una certa velocità. In tal modo, sostiene l’accusa, la durata del giallo era inferiore ai quattro secondi ed impediva l’arresto del veicolo in condizioni sicure.

I VERBALI «PRIVATIZZATI». C’è poi il lungo capitolo delle verbalizzazioni delle decine di migliaia di multe agli automobilisti di mezza Italia. Qui gli inquirenti fanno un discorso chiaro: l’unico che può compilare il verbale è il pubblico ufficiale. E in quei 64 comuni, ciò non è avvenuto. In pratica, la Citiesse di Rovellasca vicino a Como, aveva incaricato due aziende, la Maggioli spa di Sant’Arcengelo di Romagna e la Traffic Tecnology di Marostica di redarre i foglietti gialli e di inviarli ai multati senza, sostiene l’accusa, alcun controllo dei vigili urbani. 
Si arrivava così al già noto fenomeno di 200 verbali compilati nel giro di pochissimi secondi. In tal modo, si commetteva il reato di falsità materiale perchè non era il vigile, sottoscrittore della multa, a compilare il verbale bensì un dipendente di un’azienda privata.

APPALTI TRUCCATI. L’ultimo capitolo dell’inchiesta, infine, riguarda gli appalti e rappresenta forse la parte più delicata dell’inchiesta e, soprattutto, non conclusa. 
A parere dell’accusa, i 64 comuni coinvolti avrebbero concesso alla Citiesse la fornitura dei T red, violando le norme sulle gare pubbliche. 
Alcune amministrazioni avrebbero addirittura preparato dai bandi di gara ai quali poteva corrispondere solo l’azienda di Como. 
Altre poi avrebbero promosso una trattativa privata per importi sotto i 20mila euro (limite oltre il quale bisogna indire una gara d’appalto) quando poi stipulavano contratti con la Citiesse per importi ben superiori.


T-red, Verona rinuncia:
 Il Comune scaligero aveva stanziato 250mila euro, soldi girati a telecamere per le corsie preferenziali

Anche Verona avrebbe potuto avere i T red, i semafori con la macchina fotografica che immortalano e multano un automobilista che passa col rosso. La Giunta della passata amministrazione comunale (Giunta Zanotto) aveva infatti approvato un progetto definitivo (delibera numero 484 del 20 dicembre 2006) per realizzare e implementare «il sistema elettronico di controllo per la rilevazione della infrazioni del Codice della strada», cioè i t-red.
L’amministrazione attuale ha però deciso di non applicare il provvedimento, destinando invece la cifra stanziata, 250mila euro per tre semafori in altrettanti incroci pericolosi della città, ad acquistare telecamere per il controllo della circolazione sulle corsie preferenziali.
La decisione della precedente amministrazione scaligera di installare quel tipo di semafori si rifaceva alle direttive del Piano nazionale della sicurezza stradale, varato 10 anni fa, finalizzato a creare una mobilità sicura e sostenibile. Per attuare quegli indirizzi il ministero delle infrastrutture e trasporti l’8 giugno 2001 aveva poi emanato le Linee guida per l’analisi della sicurezza stradale e quelle per la redazione di Piani urbani della sicurezza stradale. Questi piani, in pratica, davano le direttive per rendere più sicure le strade e obbligavano i Comuni a dotarsi di piani urbani del traffico e di strumenti per migliorare la sicurezza e ridurre gli incidenti automobilistici. Il Comune scaligero, approvando il Piano direttore della sicurezza stradale, aveva quindi individuato i luoghi a rischio più elevato di incidenti, constatando che la maggior parte erano dovuti a violazione dei limiti di velocità e al mancato rispetto della segnaletica.
Da lì la decisione di installare il sistema T red per rilevare le infrazioni negli incroci a rischio, senza necessità di agenti del traffico. La spesa messa a bilancio, come detto, era di 250mila euro. L’intervento era inserito nel programma triennale dei lavori pubblici del Comune per gli esercizi finanziari 2006-2008 e nell’elenco annuale delle opere pubbliche da avviare per l’esercizio finanziario 2006. 
Quella delibera, però, non è mai stata attuata e i semafori con l’impianto elettronico e la macchina fotografica non sono mai stati acquistati. A bilancio i soldi però sono rimasti in eredità all’amministrazione Tosi. Che ha girato lo stanziamento ad altre spese, sempre finalizzate alla sicurezza stradale. «Quei 250mila euro vengono impiegati ad acquistare telecamere per controllare le corsie preferenziali», spiega l’assessore comunale alla mobilità, Enrico Corsi.

E Lerici li oscura, a La Spezia cancellate subito tutte le multe date con il sistema elettronico.  In realtà, anche il comandante dei vigili urbani di Lerici vicino a La Spezia, aveva fiutato che qualcosa non quadrava. Il comandante Roberto Franzini già due anni fa si rese conto che i dispositivi erano «taroccati»: si rifiutò di avallare 8.500 sanzioni emesse sulla base degli autovelox e 1.600 del semaforo. 
«Fui oggetto di intimidazioni» racconta il comandante, «l’azienda privata mi disse che sarei stato denunciato per danno erariale, perché impedivo un bel guadagno. Non mi sono spaventato. Sentivo di essere nel giusto e mi rivolsi alla Procura. La ditta incassava 30 euro su ogni multa da 138». (E.G.)



Fonte: L’arena di verona di Venerdì 30 Gennaio 2009, cronaca,  pagina 8



SOLDI E MULTE: Il comandante dei vigili lo aveva certificato nel 2007 quando ottenne anche un aumento dell’indennità

I semafori T-red per incrementare del 400 per cento le contravvenzioni
Nuovi particolari nell’inchiesta di procura e carabinieri che vede indagate 109 persone tra le quali anche l’inventore dell’impianto, finito nella bufera 

Aveva previsto un'entrata di 950 mila euro, provenienti dalle violazioni del codice della strada. In tal modo, quella voce di bilancio tra il 2006 e il 2007 aumentava del 400 per cento. 
A garantire questo maxi incremento, il comandante dei vigili urbani dell'Unione dei comuni di Verona est, Graziano Lovato, 45 anni.

Ecco uno dei tanti particolari che spunta nella maxi inchiesta sui T red della procura di Verona che vede indagate 109 persone, accusate a vario titolo di truffa, falso in atto pubblico, abuso d'ufficio fino alla frode in fornitura pubblica. 
Nei giorni scorsi, i carabinieri di San Bonifacio, Tregnago, Illasi e Colognola hanno posto sotto sequestro preventivo in 64 diversi comuni i T-red, i semafori che fotogravano gli automobilisti indisciplinati. L'inchiesta ruota su due filoni: uno riguarda l'irregolare omologazione del ministero a Roma di questo tipo d'impianto mentre l'altro è rivolto, soprattutto, ai 40 amministratori pubblici, 63 funzionari di polizia locale e 6 amministratori di società private, per l'irregolare compilazione dei verbali delle multe, inviate solo nella provincia di Verona a 7000 automobilisti

IL CASO LOVATO. A prevedere, un incremento del 400% delle multe, riporta il decreto di perquisizione, firmato dal gip Sandro Sperandio, è il piano esecutivo di gestione approvato dalla giunta dell'Unione dei Comuni Verona est nel 2007. 
Sempre in quell'anno, l'indagato per truffa e falso in atto pubblico, insieme al sindaco di Illasi, Giuseppe Trabucchi chiede e ottiene un aumento dell'«indennità di posizione» pari a duemila euro, in base a quanto riporta il piano esecutivo di gestione di quell'anno, passando dai diecimila a dodicimila euro. 
Nel 2005, inoltre, Lovato aveva previsto come entrate per sanzioni per violazioni al codice della strada di 250mila euro. L'Unione quell'anno incassò di più: 253mila euro. Un fiore all'occhiello per il comandante che l'anno successivo chiese e ottenne l'aumento. 


LE FOTO DAI SEMAFORI. Emergono poi importanti considerazioni dalle dichiarazioni di un altro indagato Raoul Cairoli, amministratore delegato della Citiesse srl, l'azienda comasca che ha fornito l'impianto T red, finito sotto inchiesta, a 64 Comuni. 
Nel mirino degli inquirenti, c'è dal 18 dicembre 2007, giorno in cui è iniziata l'inchiesta, la compilazione dei verbali con le immagini delle violazioni al semaforo rosso. Come è noto, a parere dell'accusa, questo importante capitolo era gestito dalle aziende private come la Maggioli di Sant'Arcangelo di Romagna. In particolare, era un impiegato di questa società a visionare i fotogrammi ed a sua discrezione decideva quali costituivano un illecito. Queste immagini poi venivano masterizzate (copiate) su un Cd o un Dvd che veniva trasmesso al comando di polizia locale. A parere degli inquirenti, ed è qui l'illecito, «è evidente che il privato si è sostituito in tutto al pubblico ufficiale», violando così il codice penale. Ma è stato lo stesso Cairoli, sentito dagli stessi investigatori, a dichiarare che lo scarto delle foto «non costituenti infrazioni» è stata chiesta dalla maggior parte dei comandanti di polizia locale dove la sua società ha installato il T red. Il motivo? «Non avevano tempo da perdere» ha rivelato Cairoli.

Fonte: srs di  Giampaolo Chavan da Sabato 31 Gennaio 2009, cronaca,  pagina 9




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