"La Corte, in buona sostanza, legittima la pratica del sacrificio umano laddove ha ritenuto possibile che il legislatore, discrezionalmente, possa pretendere dall'intera popolazione - e non solo dai sanitari - di sacrificare la propria salute e la propria vita per "solidarietà sociale", per soddisfare una etica politica che di sanitario ha ben poco e che porterebbe una parte di cittadini, più o meno cospicua in una misura o percentuale, ad essere accantonati e destinati al
sacrificio massimo nel nome di un beneficio collettivo."
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