domenica 13 settembre 2020

LA BERLINA DI PIAZZA ERBE DI VERONA

  La berlina o  tribuna di Piazza Erbe

 

Al centro di piazza Erbe sorge un monumento che tradizionalmente viene chiamato “berlina” nonostante si tratti di una tribuna (o capitello).

 

Per Gerolamo Dalla Corte sarebbe stato eretto nel 1207 dal podestà Azzo d'Este; sicuramente esisteva nel XIII secolo in quanto citato negli Statuti veronesi. Secondo Luigi Simeoni, studioso locale, il capitello fu rifatto nel 1378, durante la signoria dei fratelli Bartolomeo e Antonio della Scala, quando vennero eliminate le baracche di legno che occupavano la piazza. Tuttavia la tribuna che vediamo oggi non risale all’epoca scaligera: quella avrebbe dovuto avere forme gotiche, mentre l’attuale è di ispirazione classica. Anche le lettere incise sulla colonna che regge la catena appartengono ad un carattere (maiuscolo romano) in uso nel secolo successivo.






Sulla colonna si leggono ancora tre sigle: PER (pertega), BRAS (brasso) e PASSUS (passo). 


Sul piedistallo verso via Cappello sono scolpite le forme di due unità di misura dell’epoca: il copo (tegola) e il quarel(mattone). La catena di ferro determinava invece la misura della fassina, un fascio di legname.

 

 

La misura della fassina



La tribuna era al centro di numerosi aspetti della vita cittadina: attività commerciali, politiche e giuridiche. Nel 1477, il poeta e storico Francesco Corna da Soncino annota che sotto il baldacchino esisteva una sedia di marmo (scomparsa) su cui prendeva posto il podestà appena eletto per ricevere le chiavi della città e la bacchetta, simbolo dell’incarico. Anche il pretore vi sedeva al momento di giurare fedeltà e giustizia.

 

Preceduti da squilli di tromba qui l’araldo leggeva i bandi. Riguardo al commercio, oltre alle misure, una banderuola sulla sommità regolava gli orari del mercato: quando esposta i grossisti avevano l’obbligo di vendere direttamente ai consumatori, non ai titolari dei banchi del mercato che, per non eludere questa norma, erano tenuti ad indossare un cappello azzurro; le rivenditrici indossavano una fascia dello stesso colore.


Nel 1677 ci fu una protesta presso i Rettori veneti perché il cappello era oggetto di scherno; i rivenditori furono accontentati: il copricapo fu sostituito da una traversa azzurra e bianca, la fascia delle donne da una piccola corda da attaccare alla manica.

 

Il termine berlina nasce probabilmente da un’altra usanza: un articolo degli Statuti prevedeva che nessun ragazzo potesse far correre cavalli per la città sotto la pena di 40 soldi: se non era in grado di pagare doveva essere incatenato al capitello e restarvi per un periodo a discrezione del podestà o della curia. Chi veniva sorpreso a giocare a taluni giochi vietati e non aveva la possibilità di pagare doveva essere tuffato per tre volte, al suono di una tromba, nella vasca sul fianco della tribuna.


I tessitori che imbrogliavano sulla qualità della lana, oltre ad essere soggetti a multe, venivano legati alla catena dall’ora terza fino alla nona, senza possibilità di ottenere la grazia. Nel 1328 Cangrande stabilì che il bestemmiatore che non fosse in grado di pagare un'ammenda venisse immerso per tre volte nella vasca in inverno, e per tre volte frustato, sempre intorno al capitello, nelle altre stagioni. In epoca veneziana si esponevano al capitello le teste dei banditi decapitati per un’eventuale identificazione. Chi catturava lupi riceveva un premio: nell'inverno 1398/99, a causa del freddo eccezionale, branchi di lupi affamati si spinsero fino in città. Quelli abbattuti furono esposti sulla tribuna.

 

 

Misure  del copo e del quarel 

 

 

Fonte: da La mia Verona

Link: https://lamiaverona.jimdofree.com/briciole/berlina-o-tribuna/

 

 

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