di REDAZIONE
Proponiamo in ANTEPRIMA per L’Indipendenza la
traduzione integrale dell’articolo Private Property Is the Essence of Liberty,
desunto da un discorso tenuto alla Camera dei Rappresentanti statunitense nel
1999 da parte di Ron Paul,
distinguished counselor e membro fondatore del Ludwig von Mises
Institute, ex deputato del Congresso statunitense per lo Stato del Texas
con il Partito Repubblicano, ex candidato alla presidenza statunitense nel
1988, 2008 e 2012, da sempre promotore di una visione libertaria
dell’America. Ron Paul in questo brano, tratto dal capitolo 10 del suo
libro A Foreign Policy of Freedom, spiega
perché la proprietà privata e la privacy siano essenziali per il mantenimento
delle libertà civili. E’ interessante far notare che questo discorso è stato
pronunciato prima della creazione del Department of Homeland Security e prima
del Patriot Act, del FATCA,
del ‘Know Your Customer’ e degli sviluppi normativi e legislativi sulle
intercettazioni senza mandato introdotte a partire dal 2001. (Traduzione di
Luca Fusari)
La privacy è l’essenza della libertà. Senza di essa i
diritti individuali non possono esistere. La privacy e la proprietà sono
collegate tra loro. Se entrambe fossero protette, poco altro bisognerebbe dire
sulle altre libertà civili. Se una casa, una chiesa o un ufficio è un castello,
e la privacy di una persona, di un giornale e degli affetti sono rigidamente
protetti, tutti i diritti desiderati in una società libera saranno garantiti.
Di conseguenza la protezione del diritto alla privacy e alla proprietà offrono
garanzie alle istituzioni religiose, all’esperienza giornalistica e politica,
così come una moneta solida la offre ad un’economia di libero mercato. Ogni
volta che un atteggiamento negligente emerge rispetto alla privacy, tutti gli
altri diritti sono compromessi.
Oggi vediamo un attacco sistematico e pervasivo alla
privacy dei cittadini americani, il quale mina il principio della proprietà
privata. Capire perché l’attacco alla privacy è in rapida espansione e
riconoscere la necessità di invertire questa tendenza in atto, sono fattori
indispensabili se la nostra Repubblica vuole sopravvivere.
La mancanza di rispetto per la privacy e la proprietà dei
coloni americani da parte del trono britannico è stato un potente stimolo per
la rivoluzione americana ed ha prodotto le forti e cristalline parole racchiuse
nel Quarto Emendamento. Si enfatizza il divieto alle perquisizioni e ai
sequestri, tranne quando tali ordinanze sono emesse su fondati motivi sostenuti
da un giuramento o una asserzione, con i dettagli forniti sul luogo, la persona
e le cose da catturare. Questo è un lontano grido rispetto alla
routine predatrice da parte del governo federale e alla confisca dei beni che
oggi avviene.
Le nostre carte non sono più considerate personali e la
loro riservatezza è stata eliminata. La proprietà privata è ricercata senza
preavviso dagli agenti federali. Multe enormi sono riscosse quando i
regolamenti federali sembrano essere stati violati e la dimostrazione della
propria innocenza viene richiesta laddove si scelga di combattere gli abusi in
tribunale per evitare le pesanti sanzioni.
Ottantamila burocrati federali armati assieme alle forze
dell’ordine pattugliano la nostra terra e le nostre aziende. I gruppi
religiosi sospetti vengono monitorati e a volte distrutti senza il dovuto
processo previsto dalla legge, anche se vi sono poche o nessuna evidenza di
reato a loro carico in quanto stanno facendo. La giurisdizione locale e statale
è raramente riconosciuta una volta che i federali agiscono.
Oggi è di routine per il governo confiscare illegalmente
la proprietà, richiedendo alle vittime di dimostrare la loro innocenza, al
fine di recuperare ciò che appartiene a loro. Molte volte non riescono a causa
delle spese da sostenere e agli impedimenti legali posti nei confronti della
vittima del torto.
Anche se gli elettori negli anni ’90 hanno gridato per un
cambio di direzione, chiedendo un governo più piccolo e meno intrusivo, ciò
nonostante, l’attacco alla privacy da parte del Congresso, dell’amministrazione
presidenziale e da parte dei giudici è accelerata. I piani prevedono di attuare
o implementare una carta d’identità nazionale, una banca dati medica nazionale,
una banca dati sui singoli Minimum Data Set clinici, sui padri inadempienti, e
programmi intrusivi che monitorino ogni nostra transazione finanziaria.
Un numero di previdenza sociale è stato stabilito come
identificatore universale. Il numero di previdenza sociale è oggi
comunemente usato per quasi tutto: per ottenere un certificato di nascita, per
l’acquisto di una macchina, per le analisi sanitarie, per trovare un lavoro,
per aprire un conto in banca, per ottenere una patente di guida, per fare molti
acquisti di routine, e naturalmente per ottenere un certificato di morte. La
sorveglianza del governo dalla culla alla tomba è qui, ed ogni giorno diventa
più pervasiva.
L’attacco alla privacy non è una coincidenza o un evento
che si verifica inspiegabilmente. E’ il risultato di una filosofia che la
giustifica e la richiede. Un governo non dedito a preservare la libertà deve,
per sua stessa natura, permettere che questo prezioso diritto sia eroso. Il
nostro sistema politico, che è stato concepito per proteggere la vita, la
libertà e la proprietà, dovrebbe vigorosamente tutelare i diritti alla privacy
di tutti i cittadini, e questo non può avvenire senza che la proprietà ed i
frutti del proprio lavoro di ogni cittadino siano protetti dalla confisca dei
teppisti di strada così come di quelli presenti nei nostri corpi legislativi.
I promotori dell’intrusione del governo nella nostra
privacy utilizzano consumati luoghi comuni per difendere quello che fanno.
L’argomento più comune è che se non hai niente da nascondere, perché
preoccuparsi? Questo è ridicolo. Non abbiamo nulla da nascondere nelle nostre
case o nelle nostre camere da letto, ma non c’è ragione per cui al Grande
Fratello dovrebbe essere consentito di monitorare noi con una telecamera di sorveglianza.
Lo stesso si può dire per le nostre chiese, per le nostre imprese, o per
qualsiasi azione pacifica si possa realizzare.
Le nostre attività personali sono affari personali e di
nessun altro. Possiamo non avere nulla da nascondere, ma se non stiamo
attenti abbiamo molto da perdere: il nostro diritto ad essere lasciati soli.
Altri sostengono che per poter operare dei programmi di governo efficienti e
senza frodi, uno stretto monitoraggio sia meglio realizzarlo con un
identificatore universale, con un numero di previdenza sociale.
L’efficienza e la protezione dalle frodi potrebbero
essere migliorati con l’uso di un identificatore universale, ma questo
contraddice la nozione del giusto ruolo del governo in una società libera.
La maggior parte dei programmi federali sono incostituzionali fin dall’inizio;
dunque l’eliminazione degli sprechi e delle frodi per promuovere l’efficienza
di un programma che richiede una violazione dei diritti di qualcun altro non
dovrebbe essere una priorità del Congresso. Ma la tentazione è troppo grande,
anche per coloro che mettono in dubbio la saggezza dei programmi di governo, e
un compromesso sul Quarto Emendamento diventa per loro accettabile.
Non ho mai sentito parlare di una proposta atta a
promuovere una carta d’identità che non fosse motivata da buoni propositi.
Essenzialmente tutti quelli che votano per consentire la continua erosione
della nostra privacy e degli altri diritti costituzionali non lo fanno mai
perché consapevolmente intendono sostenere un governo tirannico, ma lo hanno
fatto sempre con buone intenzioni.
Fonti: visto su L’Indipendenza
del 29 settembre 2013
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