mercoledì 2 ottobre 2013

LA PROPRIETÀ PRIVATA È L’ESSENZA DELLA LIBERTÀ




di REDAZIONE

Proponiamo in ANTEPRIMA per L’Indipendenza la traduzione integrale dell’articolo Private Property Is the Essence of Liberty, desunto da un discorso tenuto alla Camera dei Rappresentanti statunitense nel 1999 da parte di Ron Paul, distinguished counselor e membro fondatore del Ludwig von Mises Institute, ex deputato del Congresso statunitense per lo Stato del Texas con il Partito Repubblicano, ex candidato alla presidenza statunitense nel 1988, 2008 e 2012, da sempre promotore di una visione libertaria dell’America. Ron Paul in questo brano, tratto dal capitolo 10 del suo libro A Foreign Policy of Freedom, spiega perché la proprietà privata e la privacy siano essenziali per il mantenimento delle libertà civili. E’ interessante far notare che questo discorso è stato pronunciato prima della creazione del Department of Homeland Security e prima del Patriot Act, del FATCA, del ‘Know Your Customer’ e degli sviluppi normativi e legislativi sulle intercettazioni senza mandato introdotte a partire dal 2001. (Traduzione di Luca Fusari)

La privacy è l’essenza della libertà. Senza di essa i diritti individuali non possono esistere. La privacy e la proprietà sono collegate tra loro. Se entrambe fossero protette, poco altro bisognerebbe dire sulle altre libertà civili. Se una casa, una chiesa o un ufficio è un castello, e la privacy di una persona, di un giornale e degli affetti sono rigidamente protetti, tutti i diritti desiderati in una società libera saranno garantiti. Di conseguenza la protezione del diritto alla privacy e alla proprietà offrono garanzie alle istituzioni religiose, all’esperienza giornalistica e politica, così come una moneta solida la offre ad un’economia di libero mercato. Ogni volta che un atteggiamento negligente emerge rispetto alla privacy, tutti gli altri diritti sono compromessi.

Oggi vediamo un attacco sistematico e pervasivo alla privacy dei cittadini americani, il quale mina il principio della proprietà privata. Capire perché l’attacco alla privacy è in rapida espansione e riconoscere la necessità di invertire questa tendenza in atto, sono fattori indispensabili se la nostra Repubblica vuole sopravvivere.

La mancanza di rispetto per la privacy e la proprietà dei coloni americani da parte del trono britannico è stato un potente stimolo per la rivoluzione americana ed ha prodotto le forti e cristalline parole racchiuse nel Quarto Emendamento. Si enfatizza il divieto alle perquisizioni e ai sequestri, tranne quando tali ordinanze sono emesse su fondati motivi sostenuti da un giuramento o una asserzione, con i dettagli forniti sul luogo, la persona e le cose da catturare. Questo è un lontano grido rispetto alla routine predatrice da parte del governo federale e alla confisca dei beni che oggi avviene.



Le nostre carte non sono più considerate personali e la loro riservatezza è stata eliminata. La proprietà privata è ricercata senza preavviso dagli agenti federali. Multe enormi sono riscosse quando i regolamenti federali sembrano essere stati violati e la dimostrazione della propria innocenza viene richiesta laddove si scelga di combattere gli abusi in tribunale per evitare le pesanti sanzioni.

Ottantamila burocrati federali armati assieme alle forze dell’ordine pattugliano la nostra terra e le nostre aziende. I gruppi religiosi sospetti vengono monitorati e a volte distrutti senza il dovuto processo previsto dalla legge, anche se vi sono poche o nessuna evidenza di reato a loro carico in quanto stanno facendo. La giurisdizione locale e statale è raramente riconosciuta una volta che i federali agiscono.

Oggi è di routine per il governo confiscare illegalmente la proprietà, richiedendo alle vittime di dimostrare la loro innocenza, al fine di recuperare ciò che appartiene a loro. Molte volte non riescono a causa delle spese da sostenere e agli impedimenti legali posti nei confronti della vittima del torto.

Anche se gli elettori negli anni ’90 hanno gridato per un cambio di direzione, chiedendo un governo più piccolo e meno intrusivo, ciò nonostante, l’attacco alla privacy da parte del Congresso, dell’amministrazione presidenziale e da parte dei giudici è accelerata. I piani prevedono di attuare o implementare una carta d’identità nazionale, una banca dati medica nazionale, una banca dati sui singoli Minimum Data Set clinici, sui padri inadempienti, e programmi intrusivi che monitorino ogni nostra transazione finanziaria.

Un numero di previdenza sociale è stato stabilito come identificatore universale. Il numero di previdenza sociale è oggi comunemente usato per quasi tutto: per ottenere un certificato di nascita, per l’acquisto di una macchina, per le analisi sanitarie, per trovare un lavoro, per aprire un conto in banca, per ottenere una patente di guida, per fare molti acquisti di routine, e naturalmente per ottenere un certificato di morte. La sorveglianza del governo dalla culla alla tomba è qui, ed ogni giorno diventa più pervasiva.

L’attacco alla privacy non è una coincidenza o un evento che si verifica inspiegabilmente. E’ il risultato di una filosofia che la giustifica e la richiede. Un governo non dedito a preservare la libertà deve, per sua stessa natura, permettere che questo prezioso diritto sia eroso. Il nostro sistema politico, che è stato concepito per proteggere la vita, la libertà e la proprietà, dovrebbe vigorosamente tutelare i diritti alla privacy di tutti i cittadini, e questo non può avvenire senza che la proprietà ed i frutti del proprio lavoro di ogni cittadino siano protetti dalla confisca dei teppisti di strada così come di quelli presenti nei nostri corpi legislativi.

I promotori dell’intrusione del governo nella nostra privacy utilizzano consumati luoghi comuni per difendere quello che fanno. L’argomento più comune è che se non hai niente da nascondere, perché preoccuparsi? Questo è ridicolo. Non abbiamo nulla da nascondere nelle nostre case o nelle nostre camere da letto, ma non c’è ragione per cui al Grande Fratello dovrebbe essere consentito di monitorare noi con una telecamera di sorveglianza. Lo stesso si può dire per le nostre chiese, per le nostre imprese, o per qualsiasi azione pacifica si possa realizzare.

Le nostre attività personali sono affari personali e di nessun altro. Possiamo non avere nulla da nascondere, ma se non stiamo attenti abbiamo molto da perdere: il nostro diritto ad essere lasciati soli. Altri sostengono che per poter operare dei programmi di governo efficienti e senza frodi, uno stretto monitoraggio sia meglio realizzarlo con un identificatore universale, con un numero di previdenza sociale.

L’efficienza e la protezione dalle frodi potrebbero essere migliorati con l’uso di un identificatore universale, ma questo contraddice la nozione del giusto ruolo del governo in una società libera. La maggior parte dei programmi federali sono incostituzionali fin dall’inizio; dunque l’eliminazione degli sprechi e delle frodi per promuovere l’efficienza di un programma che richiede una violazione dei diritti di qualcun altro non dovrebbe essere una priorità del Congresso. Ma la tentazione è troppo grande, anche per coloro che mettono in dubbio la saggezza dei programmi di governo, e un compromesso sul Quarto Emendamento diventa per loro accettabile.

Non ho mai sentito parlare di una proposta atta a promuovere una carta d’identità che non fosse motivata da buoni propositi. Essenzialmente tutti quelli che votano per consentire la continua erosione della nostra privacy e degli altri diritti costituzionali non lo fanno mai perché consapevolmente intendono sostenere un governo tirannico, ma lo hanno fatto sempre con buone intenzioni.


Fonti:  visto su L’Indipendenza del 29 settembre 2013

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