di NICOLA MORRA
Per Aldous Huxley in Brave New World non sarà il Grande Fratello orwelliano a toglierci l’autonomia, la cultura e la storia, a svuotarci di identità e dignità. La gente, cioè la massa, sarà felice di essere oppressa, sarà felicemente oppressa, sarà gioiosamente privata della libertà, e adorerà la tecnologia che libera dalla fatica di pensare e, pertanto, di porsi dubbi, domande, di effettuare scelte.
Huxley nel suo capolavoro presagiva, temendolo, non che i libri fossero vietati, ma che non ci fosse più nessuno desideroso di leggerli, perché il divieto esplicito produce desiderio di trasgressione, e dunque fa cercare ciò che è proibito.
Huxley aveva capito che l’eccesso di conoscenza avrebbe degradato la conoscenza stessa, rendendola irrilevante, sterile, inutile dunque. Offrendoci troppi dati – è il problema delle rete in cui si trova un tutto che tende al troppo ed è impalpabile, irrilevante ed indifferente – gli uomini del potere ce ne avrebbero date troppe di informazioni, di notizie, all’americana “news” che, in quanto tali, dovevano avere valore solo per il tempo in cui arrivavano, erano appunto “nuove”, ed appena apprese venivano immediatamente degradandosi, senza permettere approfondimento, ruminazione, interiorizzazione. Ecco, senza il dovuto scandaglio nella profondità dell’ego, dell’anima, la nostra interiorità sarebbe stata annullata, fino a ridurci alla passività e all’egoismo istintuale, ad una regressione primordiale. Perché così il sistema ci avrebbe più facilmente controllati e soggiogati, come quando entriamo in un supermercato con l’idea di comprare qualcosa in particolare e poi ne usciamo avendo acquistato tutt’altro, esattamente come il sistema desiderava.
A differenza di Orwell, che temeva che la nostra sarebbe stata una civiltà di schiavi che prima o poi avrebbero compreso la loro condizione, Aldous Huxley pensava che la nostra progressiva de-umanizzazione sarebbe stata ottenuta attraverso una progressiva e gioiosa acquisizione di una cultura de-acculturata, ricca solo di sensazioni irrazionali e di emozioni primitive.
Nel “Ritorno al mondo nuovo”, i libertari e i razionalisti – sempre pronti a opporsi al tiranno –, gli innamorati del rischio della scelta, della libertà e della responsabilità «non tennero conto che gli uomini hanno un appetito pressoché insaziabile di distrazioni», di fughe dalla loro condizione di potenziali esseri liberi e di probabili servi volontari.
Nel 1984 di Orwell, aggiungerà Huxley, la “gente” è tenuta sotto controllo con le punizioni, mentre nel Mondo nuovo, con i piaceri indotti da consumi gestiti e programmati dal sistema, dal potere.
Aveva capito, Huxley, che saremmo stati trasformati e degradati, annichiliti, da ciò che desideriamo piuttosto che da ciò per cui proviamo repulsione, odio. E, nell’epoca del consumismo sfrenato e senza limiti, quanto aveva ben presagito Huxley!
Per questo l’antidoto sono l’eresia, la smisurata preghiera, la verità rivelatacontro la tirannide, insomma la caverna platonica. Agitatevi, organizzatevi, studiate….
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