La storia la scrivono i bugiardi vincitori
Questa asserzione è il pilastro su cui poggia la storiografia mondiale. Qualunque testo soggiace a questo comandamento. Qualunque storico che scrive, elabora il proprio pensiero, seleziona fatti ed eventi, arrivando a mentire anche a se stesso, pur di rispecchiare ed esaltare la propria personalità, carattere e dottrine.
A parte l’offesa contro la verità, questo modo di agire è anche una mancanza di rispetto perpetuo nei confronti dei lettori. Devo dire che purtroppo molti lettori non cercano la verità, ma solo quello che è conforme al proprio “pensiero”, pertanto a loro basta quel genere di storici.
Un bellissimo ed eclatante esempio di come si “scrive la storia” lo abbiamo nella nostra bellissima Verona.
Nella seconda guerra mondiale, i ponti di Verona furono fatti saltare, con mine, la sera del 25 aprile 1945.
Moltissimi veronesi quella sera non videro cosa stava succedendo, erano per paura chiusi in casa, ma i fragori e i tremori delle esplosioni li sentirono, eccome li sentirono, e a chilometri di distanza.
Beh! Cosa c’è d’eclatante in questa vicenda?
La cosa clamorosa e che per decenni la storiografia ufficiale, riportò in tutte le pubblicazioni, che la distruzione dei ponti avvenne la sera del 24 aprile 1945 e, solo dopo quasi 40 anni, qualche autore iniziò a riportare la data esatta della distruzione.
Perché? Ma come poteva la storiografia ufficiale vincente riportare o ammettere che la sera del 25 aprile, che è il giorno ufficiale della fine della seconda guerra mondiale, Festa Nazionale della Liberazione in una città ormai abbandonata dall’esercito tedesco, due soli militari su un sidecar, con tutta calma, partendo dal ponte della ferrovia, facevano saltare uno a uno tutti i ponti di Verona?
Per essere precisi: quasi tutti i ponti di Verona, perché ne rimase in piede uno, quello della ferrovia, che era quello strategicamente più importante, ma esplosero solo le cariche poste sulla scarpata del ponte ai lati del fiume. Quel ponte si chiamava <<Ponte Francesco Giuseppe>> ed era stato costruito dall’ amministrazione Austrica nel 1852 e “forse” questo è bastato per salvarlo. E poi, dov’erano i partigiani? Bastava un esiguo gruppo di essi per salvare i ponti. Erano spariti? Avevano abbandonato anche loro la città? O forse a Verona erano stati praticamente inesistenti. E sì che qualcuno ha perfino dato a Verona una medaglia d’oro in onore alla resistenza.
Di sicuro il giorno dopo Verona era invasa di partigiani, anzi di “spartigiani”, gli “spartigiani” della vittoria! La città ora ne era piena, anzi stracolma.
Ma questa è un’altra storia.
Per essere sicuri che si mantenesse nel tempo la data esatta della distruzione dei ponti di Verona si pose sul ricostruito ponte di Castelvecchio una lapide con la seguente scritta:
IL PONTE SCALIGERO
DISTRUTTO CON MINE DAI TEDESCHI IN FUGA
LA SERA DEL 24 APRILE 1945
PER INIZIATIVA DEL MINISTRO GONELLA
RICOSTRUITO FEDELMENTE SUL TIPO E FORMA DI PRIMA
A CURA DELLA SOPRAINTENDENZA AI MONUMENTI DI VERONA
VIENE INAUGURATO IL 2 SETTEMBRE 1951
Ai posteri la sentenza
Nicola Cordioli Giorgio Battocchio io avevo sentito raccontare, da chi ci aveva portato a vedere in una uscita la Rondella delle Boccare lo scorso 1 giugno, che i tedeschi avevano messo le cariche sfruttando una barca di una famiglia che vivevano nei pressi. Questi ultimi, mangiata la foglia che qualcosa di grave si stesse compiendo, decisero di nascondere la barca. Le truppe tedesche il giorno dopo, ovvero quello dove avevano deciso di far saltare il ponte, dovettero arrangiarsi in fretta e furia e fecero esplodere solo le cariche poste sulle spalle...
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