Giovanni Battista Pighi
Secondo Carlo Cipolla i cimbri erano pastori tirolesi e bavaresi che s'infilarono attraverso la valle del Fersina e l'altopiano di Folgaria verso i VII comuni vicentini (1. Asiago, 2. Enego, 3. Foza, 4. Gallio, 5. Lusiana Conco [unione di Lusiana e Conco], 6. Roana, 7. Rotzo ) e i XIII comuni veronesi (1. Roverè, 2. Velo, 3. Bosco Frizzolana [oggi Bosco Chiesanuova), 4. Valdiporro [oggi frazione di Bosco Chiesanuova], 5. Erbezzo, 6. Alferia [oggi Cerro Veronese], 7.Azzarino e 8. Camposilvano [oggi frazioni del comune di Velo Veronese], 9. Saline [oggi San Mauro di Saline], 10. Tavernole [oggi frazione di San Mauro di Saline], 11. Selva di Progno [con i colonelli di Giazza e Campofontana], 12. San Bartolomeo Todesco [oggi frazione di Selva di Progno], 13. Sprea cum Progno [oggi Badia Calavena]).
La parlata tedesca, per usare le parole di Giovanni Battista Pighi, riguarda due dialetti tedeschi, parlati dal secolo XIII in poi nei Tredici comuni veronesi (Tautschas Gareida) e nei Sette comuni vicentini (Toizes Gaprecht), in territori che attualmente (anni Settanta del secolo scorso) sono ridotti a Giazza e a Roana.
Come ha osservato la studiosa dei cimbri Antonia Stringher, i fattori che hanno contribuito alla conservazione del cimbro nell'isola linguistica di Giazza, sono stati l'isolamento geografico, i matrimoni endogamici, i costumi ed il carattere, i preti. Nell'ultimo censimento a cui fa riferimento dei parlanti cimbro a Giazza (2011), su 131 persone ivi residenti, solo in 19 parlavano ancora il cimbro e 24 lo capivano. A Luserna (TN) la situazione è differente: dei 300 abitanti, il 90% parla il cimbro. A Roana (VI) solo una decina di anziani e qualche giovane parla ancora il cimbro. Nel corso dei secoli, la lingua è stata oggetto di evoluzione e cambiamenti dovuti a fattori ambientali e socio-economici che hanno portato il cimbro ad “arricchirsi” di una serie di prestiti dal romanzo, dal veneziano e dal trentino, prestiti “cimbrizzati” sia nell’articolo che nella desinenza. Come ha ricordato mons. Capelletti, prevedendo il declino della lingua, coniando la ormai nota frase: “Ta ditza altaz gareida muzzat sterban, lébabe sain gadenka ute puachar”, “se questa antica parlata dovrà morire viva il suo ricordo almeno nei libri” .
Nella figura Giovanni Battista Pighi, citato nel post, studioso dei cimbri.
.
Bibliografia
- Carlo Cipolla, Nuove comunicazioni sulle parlate dei XIII comuni veronesi, in "Archivio Veneto", n. 38 (1889), pp. 401-411.
- Mario Filzi, Il dialetto cimbro di Terragnolo, in "Settecento anni di Taucias Gareida" a cura di Carlo Nordera, vol. I, Edizioni Taucias Gareida, 1987, pp. 179-190.
- Carlo Nordera, Giovanni Battista Pighi ed i suoi studi sui cimbri, in "Settecento anni di Taucias Gareida" a cura di Carlo Nordera, vol. I, Edizioni Taucias Gareida, 1987, pp. 211-254.
- Giovanni Battista Pighi, Notizia su alcuni testi e lessici dei dialetti tedeschi dei XIII e dei VII comuni con un saggio di bibliografia, in "Atti e Memorie dell'Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona", n. 148 (1971-72), pp. 303-339.
- Antonia Stringher, Censimento dei parlanti cimbro nell'isola linguistica di Giazza, Comune di Selva di Progno, 2012.
Fonte: da Facebook Amici della Lessinia, del 1 agosto 2025
Nessun commento:
Posta un commento