Dal testo di Francesco Zanotto
"Statuite codeste condizioni, entrò
tosto la flotta sottile nel porto, affine di prendere in possesso l'accennato
castello: si accostarono le navi designate al trasporto de' Turchi, i quali
uscirono dalla città per la porta del mare, scortati da valida guardia, seco
recando, come il pattuito, le armi loro ed i loro bagagli; e si pose al comando
della conquistata città Faustino Riva e
Benedetto Bolani, l'uno straordinario, l'altro ordinario provveditore, e diede
si in custodia il castello a Giorgio Priuli, ed il governo dell'armi a Paolo
Macri".
ANNO 1686
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Dopo Corone,
Morosini completa la conquista della Morea. Trainata da Venezia prosegue
l'iniziativa bellica dell'Europa per respingere i turchi verso oriente e anche Napoli di Romania viene
conquistata ...
LA SCHEDA STORICA - 132
Conquistata la cittadella di Corone ai turchi e spingendosi
ulteriormente nella penisola di Morea, il comandante Morosini poteva ritenersi
più che soddisfatto sul finire del 1685. Con l'arrivo dei mesi invernali c'era
tutto il tempo per prendersi una pausa di riflessione generale che vide
riunirsi tutte le forze cristiane per decidere gli obbiettivi della prossima
campagna primaverile.
E così, agli inizi del nuovo anno il comandante veneziano si
portava con la sua flotta nell'isola di Leucade per incontrare il comandante
delle truppe terrestri, lo svedese Otto Von Konigsmark assoldato dalla
repubblica veneziana per il congruo stipendio di 18.000 ducati.
I due comandanti generali, della flotta il Morosini e delle
truppe terrestri lo svedese, dovevano individuare i nuovi obbiettivi. Sul
tavolo c'era solo l'imbarazzo della scelta: Scio, Negroponte o Candia, il resto
della Morea. Alla fine si convenne su quest'ultimo obbiettivo che, almeno sulla
carta, prometteva minori rischi e difficoltà. La decisione venne condivisa
naturalmente anche dal Morosini ma non è improbabile che in realtà avesse
sperato in altri obbiettivi molto più vicini al cuore di Venezia, magari Negroponte
o addirittura Candia. Le pressioni del più obbiettivo comandante svedese
dovettero pesare non poco sulla decisione finale: la Morea. E così, nella
primavera del 1686 il Morosini era pronto a rimettersi in mare.
Nelle due successive campagne estive le truppe cristiane conquistarono via via
Modone, Argo, Lepanto oltre a Patrasso e Corinto. Le facili e numerose vittorie
ebbero un effetto galvanizzante sugli uomini che presero a dilagare in tutta la
regione. Ultimata ben presto la conquista dell'intera Morea, si decise di
andare oltre attaccando l'importante città di Napoli in Romania.
Napoli di Romania, avamposto strategico da strappare
ai turchi ...
L'antica città era posta su di un promontorio che ne faceva
una meta difficilmente raggiungibile sia da terra che dal mare. L'imboccatura
del porto era estremamente stretta. Poteva infatti transitarvi solo una nave
alla volta restando pericolosamente esposte al fuoco dell'artiglieria nemica.
Le numerose secche, poi, oltre ad una grossa catena che chiudeva l'accesso al
proto, complicavano ulteriormente l'operazione.
Sul versante terrestre le cose non si presentavano del resto
molto più semplici. Dalle montagne infatti, solo un sentiero ripido ed impervio
portava verso le mura della città.
All'interno di quest'ultima, si trovava una guarnigione
turca che poteva contare a mala pena su 2000 uomini anche se a rinforzarla
sopraggiunsero ben presto altri 7000 soldati che si accamparono sulle colline
limitrofe. Da lì i turchi potevano intravvedere l'accampamento cristiano posto
a valle in una ampia radura vicino alle mura di Napoli.
Tutto alla fine era predisposto tanto dall'una che
dall'altra parte dopo che il comandante svedese era riuscito a piazzare i suoi
uomini sotto le mura della città scavandovi anche numerose trincee.
Il 6 agosto ebbe inizio così lo scontro, ma dopo sole due
ore l'esito era ormai già evidente e decisamente a favore delle truppe del
conte svedese.
Tuttavia i turchi non dimostrarono alcuna volontà d'arrendersi.
Contavano infatti sull'imminente intervento dei 7000 uomini accampati sulle
colline. Ne approfittarono così i soldati cristiani che strinsero ulteriormente
l'assedio bombardando quotidianamente la città che tuttavia ancora non cedeva.
Solo verso la fine di agosto presero a muoversi anche i
restanti soldati turchi che occuparono un'aspra sommità alle spalle
dell'accampamento veneziano in pianura, e da lì scesero improvvisamente
dilagando tra le fila dei soldati veneti terrorizzati.
La sorpresa e la migliore posizione d'attacco dei turchi,
costrinse poco dopo i veneziani a ripiegare, ma fortunatamente giunsero gli
uomini del comandante svedese ai quali si unirono presto anche quelli del
Morosini raccolti fra gli equipaggi delle navi. Ne uscì un furioso e durissimo
scontro alla fine del quale ebbero la meglio gli eserciti cristiani mentre il
resto di quello turco si dava alla fuga.
Cede il morale dei difensori dopo la notizia della
sconfitta sul campo ...
Gli abitanti ed i difensori della città alla notizia di
quella vittoria cristiana, videro crollare le loro ultime speranze. Inalberata
la bandiera bianca della resa e cessati gli ultimi scontri, inviarono al
comandante tre portavoce con la richiesta di aprire le trattative.
I patti erano chiari: i turchi dovevano entro 10 giorni
sgomberare completamente la città, tutti, comprese le donne e i bambini
naturalmente; avrebbero poi dovuto consegnare ai veneziani il castello
frontemare mentre dovevano liberare tutti gli schiavi cristiani imbarcati sulle
loro galee. A disposizione dei cristiani avrebbero dovuto lasciare gli schiavi
mori e quelli ebrei. Ancora: la piazza della città doveva essere ceduta così
come si trovava, con tutte le artiglierie. A suggello e a garanzia del patto
dovevano infine consegnare ai veneziani otto ostaggi.
Le operazioni di sgombero da parte dei turchi ebbero inizio
immediatamente mentre in città entravano vittoriosi gli eserciti cristiani. Al
comando della città riconquistata, vennero preposti Faustino Riva e Benedetto
Bolani.
Un'altra clamorosa vittoria era stata così conseguita dalle
truppe alleate del Morosini e del comandante svedese Otto von Konigsmark.
La riscossa dell'Europa cristiana giungeva dopo secoli
durante i quali non si fece altro che assistere quasi impotenti all'avanzata
turca. Ora, grazie ad un rinnovato impegno comune, ma anche alla crisi che da
tempo minava la solidità dell'impero ottomano, l'Europa e con essa Venezia,
erano tornate a vincere contro le armate degli "infedeli".
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 5, SCRIPTA EDIZIONI
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