Dal testo di
Francesco Zanotto
"Laonde intimò tosto alla piazza di
arrendersi; ma la risposta fu villana e insultante. Per la qual cosa fece egli
dar fuoco ad una mina, che conteneva duecento barili di polvere, per cui fu
aperta larga breccia in un torrione. Di là tosto i nostri cercarono, con vivo
assalto, di penetrare nella città, ma vi furono respinti con la perdita di trecento uomini. Nel mentre però stava il
Morosini preparando, pel giorno appresso, un nuovo assalto, la guarnigione
inalberò il bianco vessillo. Venuti i capi d'ambe le parti a parlamento […] una cannonata dalla fortezza uccise
intorno a lui alcuni soldati. Allora il
furore e lo sdegno invasero il cuore ... "
ANNO 1685
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Nel 1684
i turchi riaprono inaspettatamente le
ostilità contro la Serenissima che risponde con una serie di straordinarie
vittorie che la porteranno a riconquistare
vecchi possedimenti e ad
acquisirne di nuovi. L'eroe del momento è ancora
Francesco Morosini ...
LA SCHEDA STORICA - 131
Quando Elena Cornaro si spegneva a Padova nel 1684 dopo aver
apportato nuovo onore e fama alla Serenissima Repubblica, nuovi venti di guerra
spiravano in laguna dall'est europeo.
Un anno prima gli ungheresi si erano ribellati
all'imperatore Leopoldo chiedendo malauguratamente aiuto al sultano turco.
Questi non perse certo l'insperabile occasione e così un' eccezionale armata
turca si presentò ben prestò niente meno che alle porte di Vienna, ovvero, alle
porte della stessa cristianità.
Mai la minaccia turca in tanti secoli aveva acquistato tali
dimensioni e tanta gravità. La cristianità tornava dopo molti secoli a tremare
come ai tempi ormai lontani dell'invasione araba fermata miracolosamente da
Carlo Martello a Poitiers.
La situazione dovette apparire alquanto particolare
specialmente a Venezia. Per anni, anzi, per secoli la Serenissima aveva infatti
bussato alle porte delle potenze europee per chiedere il loro aiuto contro il
dilagare degli eserciti turchi verso occidente. Per secoli la Repubblica aveva
ricevuto in cambio solo tiepidi appoggi, silenziosi dinieghi, vigliacchi volta
spalle ritrovandosi spesso e volentieri a combattere da sola.
Ora l'Europa piangeva, ma troppo fresco era ancora a Venezia
il ricordo dell'assurda perdita di Candia dopo 22 anni di assedio mentre tutta
l'Europa si era dimostrata indifferente
e riluttante ad ogni forma di possibile intervento.
Ora però tutti erano pronti a chiedere aiuto al governo
veneziano, ora che i turchi si erano spinti fino al cuore dell'impero.
L'imperatore naturalmente in prima fila, ma anche il papa ed il re di Polonia
premevano pesantemente su Venezia affinché scendesse in campo con le sue navi
contro l'immediato pericolo tanto più dopo che si aveva da poco inflitto una
sonora sconfitta all'esercito turco.
Venezia sceglie la battaglia per rifarsi degli antichi
torti subiti ...
Il momento era dunque favorevole. Intervenendo Venezia
avrebbe potuto magari riconquistare parte dei territori perduti e perché no, la
stessa Candia.
E così il 19 gennaio del 1684 venne dato l'annuncio
ufficiale all' ambasciatore dell'imperatore a Venezia che la Repubblica era
pronta a scendere nuovamente in campo contro gli "infedeli".
In qualità di comandante supremo delle forze navali
veneziane, venne preposto un celebre personaggio che tornava così alla ribalta
della storia: Francesco Morosini, colui che fino all'ultimo aveva cercato di
difendere Candia dovendo alla fine però cedere e firmare la pace con i turchi.
Nei confronti di questi ultimi il desiderio di rivincita doveva essere
veramente grande nel cuore del capitano allora sessantaquattrenne.
Tanto più che rientrato da Candia, Morosini aveva dovuto
subire anche un umiliante ed assurdo processo per alto tradimento dal quale il
comandante ne uscì brillantemente assolto tanto che poco prima della nuova
entrata in guerra di Venezia, Morosini aveva perso per un soffio il trono
ducale. Dopo quindici anni tornava così a combattere nuovamente contro i
turchi.
Appena finiti i preparativi della flotta, Morosini non perse
tempo, puntando decisamente sul primo obbiettivo: l'isola di Leucade
conquistandola il 6 agosto del 1684. Situata fra Cefalù e Cefalonia l'isola era
anche il principale punto di accesso sia all'Adriatico che al Golfo di Corinto
oltre che una strategica base per eventuali sortite nella vicina penisola
greca. E proprio lì Morosini puntò ben presto le sue bellicose attenzioni e le
sue navi nella primavera del 1685 sbarcando con quasi mille uomini nel vecchio
porto veneziano di Corone, in Morea.
La cittadella fortificata era stata persa dai veneziani nel
1500 e il ritorno dopo 200 anni aveva così tutto il sapore di una storica ed
insperata rivincita.
Mentre le mura di Corone venivano bombardate e gli abitanti
resistevano tenacemente all'assedio dei veneziani, altri 10.000 giannizzeri al
comando del Pascià di Morea Mustafà, stavano sopraggiungendo. Morosini avutane
notizia, si organizzò tempestivamente.
Lasciata una parte dei suoi uomini a guardia delle trincee,
con il resto decise una sortita contro l'accampamento nemico. Sorpresi nel
sonno i turchi si diedero in gran parte a precipitosa e disordinata fuga mentre
nel campo dilagavano i soldati veneziani. Era andata bene ed il ricco bottino di
armi, artiglieria e cannoni lasciava ben sperare.
I veneziani tornarono così a concentrarsi sulla conquista di
Corone. Il primo assalto tuttavia venne respinto dagli assediati dopo che il
Morosini era riuscito a far aprire ai suoi una breccia nelle spesse mura dei
torrioni. Si sarebbe comunque ritentato il giorno dopo se i turchi non si
fossero preventivamente arresi issando una bandiera bianca sulle mura della
cittadella assediata. Si aprirono subito i negoziati durante i quali Morosini
garantì ai turchi la vita.
Tuttavia nel bel mezzo delle trattative una cannonata,
probabilmente non casuale, venne sparata sul gruppo dei convenuti falciando
alcuni rappresentanti e soldati veneziani. Seguirono inevitabili momenti di
tensione durante i quali ogni possibilità di trattativa sembrò dileguarsi ed
infatti dalla diplomazia si passò nuovamente alle spade.
Alla sanguinosa provocazione le truppe alleate cristiane -
ai Veneziani si erano infatti aggregati soldati tedeschi e pontifici -
irruppero nella cittadella lasciandosi andare ad un orribile quanto
ingiustificato massacro della popolazione civile. La città venne infine
saccheggiata, mentre i pochi superstiti venivano catturati e impiegati quali
rematori nelle galee. Altre 1200 persone fra donne e bambini vennero fatte
prigioniere e forse vendute.
Corone tornava in quel modo ad essere cristiana, ma per il
Morosini era solo l'inizio. Corone infatti era solo il primo passo verso nuove
ed ulteriori "riconquiste" che nei successivi mesi si verificarono
con una straordinaria rapidità.
Il leone di S. Marco, proprio grazie al Morosini, tornava
così a ruggire in Oriente.
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 5, SCRIPTA EDIZIONI
Nessun commento:
Posta un commento