mercoledì 23 dicembre 2015

STORIA VENETA – 131: INIZIA LA RIVINCITA VENEZIANA NEL MEDITERRANEO. MOROSINI CONQUISTA CORONE

Dal testo di Francesco Zanotto


"Laonde intimò tosto alla piazza di arrendersi; ma la risposta fu villana e insultante. Per la qual cosa fece egli dar fuoco ad una mina, che conteneva duecento barili di polvere, per cui fu aperta larga breccia in un torrione. Di là tosto i nostri cercarono, con vivo assalto, di penetrare nella città, ma vi furono respinti con la perdita di  trecento uomini. Nel mentre però stava il Morosini preparando, pel giorno appresso, un nuovo assalto, la guarnigione inalberò il bianco vessillo. Venuti i capi d'ambe le parti a parlamento […] una cannonata dalla fortezza uccise intorno a lui alcuni soldati.  Allora il furore e lo sdegno invasero il cuore ... "


ANNO 1685


Giuseppe Gatteri


Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.


Nel 1684 i turchi riaprono inaspettatamente le ostilità contro la Serenissima che risponde con una serie di straordinarie vittorie che la porteranno a riconquistare vecchi possedimenti e ad acquisirne di nuovi. L'eroe del momento è ancora Francesco Morosini ...


LA SCHEDA STORICA  - 131


Quando Elena Cornaro si spegneva a Padova nel 1684 dopo aver apportato nuovo onore e fama alla Serenissima Repubblica, nuovi venti di guerra spiravano in laguna dall'est europeo.
Un anno prima gli ungheresi si erano ribellati all'imperatore Leopoldo chiedendo malauguratamente aiuto al sultano turco. Questi non perse certo l'insperabile occasione e così un' eccezionale armata turca si presentò ben prestò niente meno che alle porte di Vienna, ovvero, alle porte della stessa cristianità.
Mai la minaccia turca in tanti secoli aveva acquistato tali dimensioni e tanta gravità. La cristianità tornava dopo molti secoli a tremare come ai tempi ormai lontani dell'invasione araba fermata miracolosamente da Carlo Martello a Poitiers.
La situazione dovette apparire alquanto particolare specialmente a Venezia. Per anni, anzi, per secoli la Serenissima aveva infatti bussato alle porte delle potenze europee per chiedere il loro aiuto contro il dilagare degli eserciti turchi verso occidente. Per secoli la Repubblica aveva ricevuto in cambio solo tiepidi appoggi, silenziosi dinieghi, vigliacchi volta spalle ritrovandosi spesso e volentieri a combattere da sola.
Ora l'Europa piangeva, ma troppo fresco era ancora a Venezia il ricordo dell'assurda perdita di Candia dopo 22 anni di assedio mentre tutta l'Europa si era  dimostrata indifferente e riluttante ad ogni forma di possibile intervento.
Ora però tutti erano pronti a chiedere aiuto al governo veneziano, ora che i turchi si erano spinti fino al cuore dell'impero. L'imperatore naturalmente in prima fila, ma anche il papa ed il re di Polonia premevano pesantemente su Venezia affinché scendesse in campo con le sue navi contro l'immediato pericolo tanto più dopo che si aveva da poco inflitto una sonora sconfitta all'esercito turco.


Venezia sceglie la battaglia per rifarsi degli antichi torti subiti ...


Il momento era dunque favorevole. Intervenendo Venezia avrebbe potuto magari riconquistare parte dei territori perduti e perché no, la stessa Candia.  
E così il 19 gennaio del 1684 venne dato l'annuncio ufficiale all' ambasciatore dell'imperatore a Venezia che la Repubblica era pronta a scendere nuovamente in campo contro gli "infedeli".
In qualità di comandante supremo delle forze navali veneziane, venne preposto un celebre personaggio che tornava così alla ribalta della storia: Francesco Morosini, colui che fino all'ultimo aveva cercato di difendere Candia dovendo alla fine però cedere e firmare la pace con i turchi. Nei confronti di questi ultimi il desiderio di rivincita doveva essere veramente grande nel cuore del capitano allora sessantaquattrenne.
Tanto più che rientrato da Candia, Morosini aveva dovuto subire anche un umiliante ed assurdo processo per alto tradimento dal quale il comandante ne uscì brillantemente assolto tanto che poco prima della nuova entrata in guerra di Venezia, Morosini aveva perso per un soffio il trono ducale. Dopo quindici anni tornava così a combattere nuovamente contro i turchi.
Appena finiti i preparativi della flotta, Morosini non perse tempo, puntando decisamente sul primo obbiettivo: l'isola di Leucade conquistandola il 6 agosto del 1684. Situata fra Cefalù e Cefalonia l'isola era anche il principale punto di accesso sia all'Adriatico che al Golfo di Corinto oltre che una strategica base per eventuali sortite nella vicina penisola greca. E proprio lì Morosini puntò ben presto le sue bellicose attenzioni e le sue navi nella primavera del 1685 sbarcando con quasi mille uomini nel vecchio porto veneziano di Corone, in Morea.
La cittadella fortificata era stata persa dai veneziani nel 1500 e il ritorno dopo 200 anni aveva così tutto il sapore di una storica ed insperata rivincita.
Mentre le mura di Corone venivano bombardate e gli abitanti resistevano tenacemente all'assedio dei veneziani, altri 10.000 giannizzeri al comando del Pascià di Morea Mustafà, stavano sopraggiungendo. Morosini avutane notizia, si organizzò tempestivamente.
Lasciata una parte dei suoi uomini a guardia delle trincee, con il resto decise una sortita contro l'accampamento nemico. Sorpresi nel sonno i turchi si diedero in gran parte a precipitosa e disordinata fuga mentre nel campo dilagavano i soldati veneziani. Era andata bene ed il ricco bottino di armi, artiglieria e cannoni lasciava ben sperare.
I veneziani tornarono così a concentrarsi sulla conquista di Corone. Il primo assalto tuttavia venne respinto dagli assediati dopo che il Morosini era riuscito a far aprire ai suoi una breccia nelle spesse mura dei torrioni. Si sarebbe comunque ritentato il giorno dopo se i turchi non si fossero preventivamente arresi issando una bandiera bianca sulle mura della cittadella assediata. Si aprirono subito i negoziati durante i quali Morosini garantì ai turchi la vita.
Tuttavia nel bel mezzo delle trattative una cannonata, probabilmente non casuale, venne sparata sul gruppo dei convenuti falciando alcuni rappresentanti e soldati veneziani. Seguirono inevitabili momenti di tensione durante i quali ogni possibilità di trattativa sembrò dileguarsi ed infatti dalla diplomazia si passò nuovamente alle spade.
Alla sanguinosa provocazione le truppe alleate cristiane - ai Veneziani si erano infatti aggregati soldati tedeschi e pontifici - irruppero nella cittadella lasciandosi andare ad un orribile quanto ingiustificato massacro della popolazione civile. La città venne infine saccheggiata, mentre i pochi superstiti venivano catturati e impiegati quali rematori nelle galee. Altre 1200 persone fra donne e bambini vennero fatte prigioniere e forse vendute.
Corone tornava in quel modo ad essere cristiana, ma per il Morosini era solo l'inizio. Corone infatti era solo il primo passo verso nuove ed ulteriori "riconquiste" che nei successivi mesi si verificarono con una straordinaria rapidità.
Il leone di S. Marco, proprio grazie al Morosini, tornava così a ruggire in Oriente.



Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,  volume  5,  SCRIPTA EDIZIONI




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