Dal testo di Francesco Zanotto
"Spettacolo miserando offriva Candia, sembrando piuttosto un sepolcro composto da vaste ruine, che una città che resistè allo sforzo di tanta gente pel corso di quasi tre anni. Gli abitanti ridotti a soli 4.000 d'ogni età e di ogni sesso, il dì 26 settembre assegnato alla partenza, recaronsi smunti e domati da tanti travagli al capitan generale Francesco Morosini, pregandolo ad una voce: volere esso tradurli in altro luogo non riconoscendo più la patria loro squallida e deformata, e quel che era peggiore caduta in mano a' i nemici di Cristo".
ANNO 1669
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Nel mese di settembre del
1669, il comandante
Morosini decide di scendere a patti con i turchi. Venezia ammette così
la sua sconfitta e dopo 456 anni i veneziani lasciano l'isola di
Candia interrogandosi sul futuro ...
LA SCHEDA STORICA - 129
Con la partenza delle ultime navi alleate, a difendere Candia
restava solo, dunque, la guarnigione veneziana in trepida attesa di nuovi
ordini. Tutti gli occhi infatti erano ora puntati sull'unico punto di riferimento rimasto sull'isola: il
capitano generale Francesco Morosini. Da lui, dalla sua decisione, dipendeva la
sorte di quel pugno di uomini e degli abitanti di Candia ridotti ormai a sole
4000 anime.
Venne deciso innanzitutto che d'ora innanzi nessuno dei soldati
posti a guardia delle mura poteva abbandonare la sua posizione. Questo
significava l'impossibilità di dare il cambio nella guardia sottoponendo gli
uomini ad uno sforzo eccezionale.
Intanto anche i turchi si stavano preparando all'assalto finale. Ben
10.000 soldati poterono essere recuperati dalle trincee che ora non servivano
più avuta la conferma che a Candia erano rimasti ormai solo i veneziani.
Di fronte ad una simile forza offensiva, il Morosini saggiamente
cercò di concentrare al massimo le ultime energie. I trenta soldati che ancora
controllavano la postazione di Santa Pelagia, vennero così richiamati. Le
truppe di Malta, quelle almeno rimaste in città, vennero invece destinate ai
rinforzi da mobilitare nei casi di estremo bisogno.
A mezzogiorno ebbe inizio il primo scontro col nemico che
prontamente occupò il sito di Santa Pelagia. Il comportamento dei veneziani in
quelle ore ormai senza speranza fu a dir poco esemplare riuscendo sulle prime a
contenere, se non a respingere del tutto, l'ondata assalitrice grazie anche al
coraggio di due comandanti: Pietro Gabrieli e Luigi Minio. A dar man forte
arrivò anche Alessandro Pico con i suoi 1000 uomini: una goccia nell'oceano!
Si impone una scelta: arrendersi per non perire ...
Ma se c'era chi arrivava,
c'era chi continuava la sua ritirata come gli ultimi 300 soldati francesi
ancora rimasti sull'isola e gli ultimi cavalieri di Malta. A quel punto
Francesco Morosini fece necessariamente i suoi conti.
Radunati tutti i comandanti per il giorno 27 agosto, espose loro i
dettagli della situazione, le forze in campo e le pressoché nulle probabilità
di salvezza. I convenuti si trovarono ovviamente tutti concordi su quello che
restava da fare.
Dopo tre anni di duri combattimenti e ventidue di assedio, non si
poteva certo accusarli di non aver fatto l'impossibile. Versare altro inutile
sangue non avrebbe mutato certo la
situazione e garantito Creta alla Serenissima. La resa, una resa onorevole, a
quel punto non avrebbe certo scandalizzato nessuno. E questa fu infine la saggia
decisione presa dal Morosini e dai suoi ufficiali.
Vennero così prontamente inviati al campo nemico due ambasciatori al
fine di valutare le reali possibilità di pace.
Non era infatti così scontato che i turchi dopo tanti anni di
impegno militare a Candia, dopo tanti morti ed energie spese in quell'assedio,
accettassero ora di buon grado un trattato di pace, così senza combattere e
senza dare una lezione esemplare a coloro che per tanti anni avevano osato
opporsi alla loro potenza. Dopo alcuni iniziali momenti di tensione tuttavia,
anche fra i turchi prevalse infine la convinzione che un trattato di pace
conveniva loro molto di più che un ulteriore combattimento.
E così il 6 settembre del 1669 venne finalmente fumato il trattato.
Per Venezia non si rivelò un trattato disonorevole, anzi. Il Gran Visir turco
in fondo aveva da sempre nutrito una profonda ammirazione per il coraggio e la
rettitudine del Morosini e l'aver sostenuto per tutti quegli anni l'assedio non
faceva certo poco onore ai veneziani.
A questi veniva così concesso di lasciare l'isola con tutti i loro
personali averi entro 12 giorni, tempo permettendo, mentre a Candia doveva
restare tutta l'artiglieria che vi si trovava prima dell'inizio dell'assedio e
con l'artiglieria anche le munizioni e la polvere da sparo.
L'isola naturalmente passava sotto la giurisdizione turca, ma non le
vicine isole di Grabousa, di Suda - che non si era mai arresa - e di Spinalonga
che restavano a Venezia. L'attuazione dei patti, infine, venne garantita dallo
scambio di tre ostaggi per parte.
Firmato il trattato ebbe inizio la triste operazione del rientro.
Quattordici galee accolsero il carico umano e materiale in partenza.
A lasciare Candia infatti non erano solo i soldati veneziani, ma
un'intera cittadinanza seppur ridotta a poche migliaia di persone che
certamente non avevano nessuna intenzione di ritrovarsi a vivere sotto i
turchi. Persone che avevano vissuto gli anni della potenza e della ricchezza e
poi quelli più duri e interminabili dell'assedio, si preparavano ora a lasciare
per sempre quell'isola e con essa ogni speranza e ogni progetto per il futuro.
Un futuro certamente incerto e sconosciuto per molti di loro.
E così non furono pochi quelli che si recarono dallo stesso Morosini
pregandolo di farsi carico dei loro incerti destini. Dove sarebbero andati?
Come avrebbero potuto ricominciare dal niente? Morosini rispose generosamente
assegnando loro uno stipendio ed un vitto. A questo si aggiunsero speciali
privilegi poi confermati in parte dal Senato, mentre ai primi profughi raccolti
in gran numero a Parenzo in Istria, assegnò nuove case e terreni dove poter
ricominciare una vita dignitosa. C'era
pur sempre anche Venezia, la madrepatria, dove tuttavia, le sorprese per alcune
delle famiglie superstiti di Candia non saranno delle migliori.
Quando gli ultimi veneziani lasciarono per sempre Candia - fra essi
Francesco Morosini e l'ultimo doge dell'isola Zaccaria Mocenigo - era il 26
settembre del 1669.
Dopo 465 anni sull'isola calava il vessillo della Serenissima
Repubblica di Venezia e al posto del Leone saliva la mezza luna. L'assedio era
durato complessivamente 22 anni.
Fonte: srs di Giuseppe
Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni,
Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA, volume 5,
SCRIPTA EDIZIONI
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