Dal testo di Francesco Zanotto
"Il duca di Navailles intanto deliberato
avea di partire per Francia con la sua gente; del che avvertito il Morosini,
conoscendo egli che cotale abbandono avrebbe trascinato seco la perdita di ogni
cura e fatica fino allor sostenuta, deliberò pregare tutti gli altri generali
che trovavansi alla Standia di recarsi tosto in Candia, affinchè uniti trovassero
modo di far tor giù il Navailles dal suo proposito: senonchè non valendo nè
preghiere, nè ragioni a persuaderlo, Jacopo Contarini Duca di Candia, fece che
i magistrati della città, col clero
dell'uno e dell'altro rito, solennemente si recassero ad esso ... ".
ANNO 1669
Giuseppe Gatteri
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri.
Con l'estate del 1669
il destino dell'isola ormai giunge a
compimento. Dopo alcuni mesi di
continui cannoneggiamenti, la sorte di Candia appare in tutta la sua drammatica
evidenza anche al comandante francese Noailles che decide di abbandonare
l'isola malgrado le preghiere dei suoi abitanti
LA SCHEDA STORICA - 128
Con l'arrivo dell'estate nel 1669 arrivò anche l'ora
decisiva per gli assediati di Candia.
Alle forze veneziane si erano da qualche tempo affiancate
anche quelle francesi, ma il loro intervento non si dimostrò assolutamente
all'altezza della disperata situazione che difatti in quei mesi estivi
precipitò ulteriormente a sfavore dei cristiani.
C'è da dire che i comandanti francesi in quei frangenti non
brillarono certo per acume o abilità militare, malgrado il sincero impegno
degli uomini sul campo. La sortita alquanto azzardata di de la Feuillade nel
1668, al di là del coraggio dimostrato, non incise minimamente sulle sorti già
segnate della città.
Ugualmente si può dire per l'azione ora guidata da un altro
nobile francese, il duca di Noailles. Il 19 giugno del 1669 le sue navi fecero
finalmente la loro comparsa al largo di Candia. Sbarcati gli uomini, il
comandante francese si affrettò a studiare nella piazza della città il modo
migliore per poterla difendere, decidendo alla fine e di sua iniziativa, di
attaccare al più presto le milizie turche acquartierate nel forte detto di
Sabbionera, senza dover attendere le galee pontificie di rinforzo. Vennero
fatte così schierare le milizie nel mezzo della città dividendo gli uomini in
due squadre: la prima composta da 5000 fanti e 500 cavalli al comando dello
stesso duca di Noailles, la seconda di circa 2000 uomini capeggiati dal duca di
Beaufort che presero posizione rispettivamente nel forte di Crevacuore e di S. Demetrio.
Il 25 giugno ebbe inizio così l'attacco dei francesi contro
i turchi che, sulle prime, ebbero anche la peggio perdendo infatti due
importanti postazioni una delle quali posta su di un monticello verso il mare
detto Marutà. Destino volle però che le
munizioni raccolte in quel sito improvvisamente si incendiassero provocando una
terribile esplosione con morti e feriti tra le fila cristiane dove il panico si
diffuse immediatamente incoraggiando così la reazione dei turchi. Nel caos e
nel disordine della fuga molti dei soldati francesi si ritrovarono intrappolati
nella rete difensiva degli "infedeli" venendo trucidati. Fra questi
lo stesso duca di Beaufort mentre intanto, ma inutilmente, il Noailles cercava
di arrestare la fuga dei suoi uomini terrorizzati.
Il combattimento così si spostò fino al forte di Crevacuore
protraendosi ancora per molte ore, fino alle 14 del giorno seguente quando a
battaglia finita, la Francia poteva contare i suoi morti: più di 500 soldati su
3000 erano rimasti sul campo. Fu quello di fatto l'ultimo contributo di sangue
inutilmente pagato dai francesi per Candia.
Ora più che mai il destino dell'isola e della sua città
tornava nelle mani dei veneziani. eneziani che non persero certo del tempo per
organizzare un estremo tentativo per salvare una situazione fattasi ormai senza
scampo.
Vennero così raccolte le ultime forze a disposizione
comandate da Alessandro Pico conte della Mirandola, mentre all'ultimo disperato
tentativo dei veneziani si unirono anche 2500 soldati francesi al comando del
Maresciallo di Bellefons. Anche
l'imperatore a quel punto spedì in solidale quanto tardivo aiuto un reggimento.
Improvvisamente l'Europa si accorgeva di Candia!
Si susseguivano in quei traumatici giorni intanto, le azioni
militari contro l'esercito turco culminate il 23 luglio con quella messa in
atto da tutte le navi veneziane presenti nelle acque candiote, ma tutto, ogni
sforzo, si rivelò ormai inutile.
Il destino di Candia era irrimediabilmente segnato e troppo
tardi l'Europa sembrava rendersi conto che con la perdita anche di Creta la
minaccia turca avrebbe ben presto investito il cuore dell'intera Cristianità.
Della situazione ormai senza via di uscita, si rese ben
conto il duca di Noailles che infatti rese nota la sua volontà di fare al più
presto rientro in patria con i suoi uomini. Era il tristissimo presagio
dell'imminente resa.
Inutilmente Francesco Morosini, avutane notizia, cercò di
trattenere il comandante francese ricorrendo ad ogni forma di persuasione. Si
recò infine personalmente dal duca, trattenuto sull'isola solo dai venti
contrari, sollecitandolo di fermarsi fintantoché fossero almeno giunti a Candia
tutti gli altri generali appositamente convocati. Niente da fare. La decisione
di imbarcarsi si dimostrò irrevocabile. Si tentò allora il tutto per tutto
cercando di far leva sulla pietà del duca francese.
Jacopo Contarini, duca di Candia, convocò i magistrati della
città e il clero affinché si recassero dal Noailles per scongiurarlo di
restare. Ad implorarlo un'intera città altrimenti senza più speranza. Neppure
quest'ultimo tentativo valse però a qualcosa, la paura, o forse il semplice
calcolo delle probabilità, vanificò l'estremo tentativo.
E così, ferito ad un
braccio, il duca di Noailles il 21 agosto del 1669 salpava da Candia con le sue
navi per fare ritorno in Francia. Era una sua personale iniziativa che non
mancò di suscitare infatti le sdegnose reazioni dello stesso Luigi XIV che
allontanò il duca dalla corte al momento del suo rientro in Francia.
Con la sua partenza ad essersi allontanate furono anche le
ultime speranze degli abitanti di Candia. Nessuno in Europa avrebbe più
scommesso un soldo sulla salvezza dell'isola.
La partenza dei francesi infatti non fece altro che
accelerare l'abbandono dell'isola da parte anche delle altre forze cristiane. A
seguire furono le navi pontificie, quelle imperiali e le poche unità dei
Cavalieri di Malta.
Il leone di S. Marco restava solo nell'arena di Candia ad
affrontare un esercito di almeno 15000 uomini.
A quel punto, ovviamente, anche i turchi si resero conto che
il momento tanto atteso era ormai arrivato. Viste partire le ultime navi
cristiane dal porto di Candia, il Visir decretò infatti l'attacco finale.
In città era rimasta la sola guarnigione veneziana ridotta a
poco più di 3500 uomini predisposti per lo più a difesa delle ormai diroccate
fortificazioni. La situazione lasciava ben poche alternative: o morire
massacrati per una causa di fatto ormai persa, o arrendersi e salvare così
almeno la vita ...
Si doveva scegliere, ma in fretta!
Fonte: srs di
Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura
Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA,
volume 5, SCRIPTA EDIZIONI
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