La Russia vi aspetta.......vi aspettava....
venerdì 8 novembre 2013
Mosca - Che il baricentro dell’economia mondiale si stesse
spostando sempre più ad Est lo ha detto anche l’illustre economista
statunitense Nial Ferguson, posizionando il centro del Pil globale “poco più a
Nord del Kazakistan”, ovvero in territorio russo, ma con gli occhi ben puntati
sull’Asia. Proprio sulla Russia e sulle opportunità che offre alle imprese
italiane era centrato il convegno “III Forum Investire nella nuova Russia”
organizzato ieri in Bocconi a Milano, alla presenza di autorità dell’ex Paese
sovietico e di diversi capitani d’azienda italiani.
“Statistiche alla mano – è stato detto quasi all’unisono –
Mosca non è più da considerare un Paese in via di sviluppo. E’ un mercato ormai
maturo, così come lo sono i suoi consumatori”. Quasi 150 milioni di appetibili
clienti per le aziende nostrane di cui, oltre ai soliti ricchissimi, si
annoverano sempre meno poveri (nel 2012 sono 17 milioni, il 12% della
popolazione, minimo da 20 anni) e soprattutto sempre più membri della middle
class. “Dopo la caduta del Muro – spiega Vittorio Volpi di Mikro Capital Sarl,
società di asset management – erano appena il 4%, adesso secondo molti
economisti americani alla classe media appartiene il 20% dei russi”. Senza contare
il Pil in costante crescita e il tasso di disoccupazione sotto il 6%, con punte
dello 0,6% nella capitale Mosca.
Sempre più potenziali acquirenti dunque, anche in virtù
della loro storica passione per il made in Italy e, alla faccia dei pregiudizi della
“linea Maginot dell’opinione pubblica” evocata più volte da André Glucksmann
nei confronti dell'ex mondo sovietico, sempre più alla ricerca del prodotto di
alta qualità. Come ricordato in Bocconi da Guido Damiani, attuale presidente e
nipote del fondatore della maison di gioielleria Damiani Group, “la Russia è il
secondo mercato di sbocco del lusso italiano e anche nel nostro Paese turisti,
viaggiatori e investitori russi sono comunque di gran lunga i primi acquirenti:
comprano beni di lusso in Italia quasi cinque volte più degli americani, che
pure sono i primi acquirenti nel settore a livello mondiale”.
Nello Stivale infatti il 29% degli acquisti extra-Ue arriva da clienti russi, davanti ai
cinesi e agli americani terzi con il 6%, mentre a livello europeo comandano
sempre gli ex sovietici ma solo con il 20% della quota di mercato. Una freccia
in più al nostro arco, dunque, così come quella del settore bancario, dove
Unicredit è la prima banca straniera in Russia e l’ottava tra tutti gli
istituti di credito. “Abbiamo 20 miliardi di euro di total asset in
Russia", ha spiegato Alessandro Decio di Unicredit, ricordando anche come
"quello russo sarà il principale mercato auto per i prossimi dieci anni,
ed è il motivo della nostra joint venture con Renault Nissan a Mosca”.
Mercato automobilistico nel quale però l’Italia potrebbe
fare di più, come ricordato dal vicepresidente di Altagamma Armando Branchini:
“La Russia ha il 5-6% di quota di mercato globale per i prodotti di altagamma
nei quali l’Italia è leader, tranne che nel settore auto: sfondiamo invece nei
beni domestici, food&beverage e cura della persona. L’opportunità comunque
è ancora tutta da sfruttare: l’economia di Mosca e dintorni crescerà per almeno
altri 6-7 anni”.
Periodo durante il quale chi non ha ancora scommesso sulla
Russia, come Amplifon, avrà tutto il tempo di farlo: “Siamo presenti in 20
Paesi nel mondo – spiega l’ad Franco Moscetti – e già leader del mercato in
Usa, Australia e Nuova Zelanda, ma in Russia ancora no: cerchiamo un partner locale
per entrarci. Al momento gli ostacoli sono l’età media troppo giovane, bassa
per il nostro target, e un sistema sanitario che seppur di eccellenza è ancora
‘ospedalocentrico’ e non favorisce business come il nostro”.
Poi, per tutti gli intervenuti al convegno in Bocconi, c’è
il grande ostacolo dei dazi doganali, ancora troppo alti al 20% e che
scenderanno solo nel 2017 secondo gli accordi presi con l’entrata in vigore di
Mosca nel Wto. “Altre due pericolose patologie – dice Branchini di Altagamma –
sono quella della crescita del mercato parallelo e della diffusione della
contraffazione, a causa del confine doganale unico con Bielorussia e
Kazakistan, il che apre le porte ai prodotti cinesi”.
Dunque Kazakistan come nuovo baricentro ma anche come potenziale
pericolo per l’economia russa? Se da un lato l’espansione del mercato parallelo
sarebbe una sciagura per il made in Italy, c’è però chi la pensa come Ferguson:
“Il pendolo dell’economia mondiale si sta spostando sempre più ad Est –
sostiene Volpi di Mikro Capital -: è normale che la Russia rivolga il suo
potenziale verso l’Asia, che cresce del 6,6%, piuttosto che verso l’Europa,
ferma allo 0,7%. Del resto gli scambi Russia-Cina toccano ormai gli 80 miliardi
di dollari, superando di gran lunga quelli con la Germania, mentre il commercio
con la Corea del Sud è quintuplicato negli ultimi tre anni. E questo non fa
altro che accrescere le potenzialità di un Paese che occupa anche
geograficamente una posizione strategica”. E questo, di riflesso, è un gran bene
anche per l'Italia.
Fonte: firstonline.info
Fonte: visto su IL NORD
del 3 novembre 2013
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