Ho sentito l'autorevole parere del dottor Alberto Laddomada, la cui competenza è indubbia e non discutibile. Ha detto che il vaccino per la dermatite bovina è supersicuro - lo aveva detto anche per quello della lingua blu, ma anche i migliori talvolta errano - e io mi fido ciecamente di lui, ci mancherebbe altro che il povero Liori non si fidi di un luminare della medicina veterinaria.
Però c'è un proverbietto latino che dice "quod no est in tabulis no est in mundo" che fa il paio con un altro proverbietto sardo: "cartas cantan in correddu". Che vuol dire? Lo spiego subito. La Regione metta nero su bianco ciò che dice il dottor Laddomada assumendosene la piena responsabilità. Prima di vaccinare firmino un contrattino in base al quale pagheranno in tempi contrattuali certi una cifra contrattualmente certa per gli eventuali danni. Se il vaccino è ipersicuro non rischiano nulla: firmino. E io dopo la firma vaccino le mie vacche.
Perché "quod no est in tabulis no est in mundo". Ossequi al dottor Laddomada (ma non era in pensione? Comunque pensione o non pensione luminare era e luminare resta) ma "cartas cantan in correddu".
Mi permetto di aggiungere che:
1) Il governo italiano impose il vaccino obbligatorio del covid ma poi Astrazeneka ritirò i vaccini perché non sicuri e non pagò nessun danno alle famiglie dei morti da trombosi causa vaccino.
2) l'unione europea nello schema 1 della pac premia gli allevatori che riducono la medicalizzazione del bestiame
3) questo morbo ha una bassa morbilità e una ancor più bassa mortalità: uno scienziato come Laddomada non sa indicare strade alternative al vaccino?
Fonte: da Facebook
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