Cecilia Carreri
La ex giudice: «c'era una completa omissione di controllo
sulla gestione padronale Zonin». E sulle sue dimissioni dalla magistratura:
«accanimento giudiziario e diffamatorio»
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato inviatoci dalla ex
magistrato Cecilia Carreri, in relazione alle vicende della Banca Popolare
di Vicenza.
Il giudice Cecilia Carreri, nota per il suo rigore, la sua
correttezza ed efficienza nei lunghi anni trascorsi nel Tribunale di Vicenza,
ebbe a rigettare nel 2002 la pressante richiesta del Procuratore Antonio
Fojadelli per l’archiviazione di un procedimento penale a carico del
Presidente della Banca Popolare di Vicenza Gianni Zonin ed altri, fascicolo
che, oltre ai reati contestati, conteneva fatti molto gravi che avrebbero
richiesto nuove imputazioni e indagini, da estendere a più personaggi
inseriti nel gruppo bancario, sopratto al collegio sindacale e al CDA. Come
scrisse allora il giudice Carreri, in quanto emergeva da una perizia d’ufficio
e da un’ispezione della Banca d’Italia, vi era una completa omissione di
controllo sulla gestione padronale Zonin, in conflitto di interessi tra
quelli delle sue aziende private e quelli della banca.
La richiesta di imputazione coatta del giudice Carreri, che
tentò di fermare una situazione bancaria già grave e allarmante, fu affidata
per legge ad altro giudice, e si trascinò fino al 2009, con un susseguirsi di
proscioglimenti a favore di Zonin, tanto che venne pubblicato un comunicato
stampa del Prof. Giulianati del seguente tenore: «Sarà opportuno cominciare
a domandarsi come soci della Popolare di Vicenza se non si dovrà chiedere
conto a qualcuno dei danni diretti e indiretti che la vicenda ha arrecato,
sia ai vertici dell’Istituto, sia alla stessa Banca». Anche successivi esposti,
come sul valore effettivo delle azioni, furono sempre archiviati, su
richiesta della Procura di Vicenza.
Quanto alle dimissioni del giudice Cecilia Carreri, per anni
la stessa ha subito un’incomprensibile accanimento giudiziario per avere
messo sotto sforzo la schiena, sofferente di vere patologie, con delle attività
veliche sportive, compiute in un periodo di ferie arretrate o in pieno agosto.
Il fulcro dell’addebito disciplinare fu che quelle attività
sportive avrebbero potuto aggravare il suo mal di schiena e ostacolare il suo
rientro in servizio, cosa che non avvenne. Una grottesca montatura. Il
giudice Carreri aveva dovuto chiedere anche congedi e aspettative per la grave
malattia e il decesso di entrambi i genitori, e, di conseguenza, era stata
collocata fuori ruolo dalla magistratura dal mese di aprile del 2005, sempre
con regolare delibera del Consiglio Superiore della Magistratura.
Tutte le assenze dal servizio della Carreri sono risultate
pienamente legittime. Quell’accanimento giudiziario, basato su falsità, su
leggi inesistenti, e ignorando documenti decisivi, è stato accompagnato da una
inaudita campagna mediatica diffamatoria, finalizzata a eliminarla e
delegittimarla. La Carreri, diventata un capro espiatorio, unico giudice della
storia processato per aver svolto delle attività sportive che nessuna legge
proibisce, è stata così costretta a dare le dimissioni dalla magistratura.
Vicenza, 5 giugno 2016
Fonte: da vvox.it del 5 giugno 2016
Nessun commento:
Posta un commento