Don Giuseppe Cappelletti
Don Giuseppe Cappelletti, nativo di Giazza (1871-1958), fu professore di matematica presso il Seminario vescovile ed in seguito al Liceo vescovile pareggiato. Profondo amante della sua Lessinia, le dedicò numerosi studi, scritti e poesie. Rimase sempre a fianco dei suoi compaesani con aiuti spirituali e materiali, specialmente durante l'epidemia di spagnola che scoppiò nel 1918.
Proprio questo drammatico evento potrebbe aver contribuito alla nascita del sodalizio con Luigi Messedaglia, il quale, tenente colonnello medico, fu mandato a Giazza per valutare la situazione sanitaria e programmare eventuali provvedimenti. Qui, terminato il lungo e drammatico lavoro si intratteneva spesso a discutere con don Cappelletti dell’antica parlata dei coloni bavaro- tirolesi che si erano insediati sui nostri monti. Discorsi che lo affascinavano enormemente.
Fu proprio il Messedaglia che spinse don G. Cappelletti a mettere per iscritto le profonde conoscenze che aveva maturato sulla cultura della sua gente e che videro la luce negli Atti dell'Istituto Veneto del 1918-19, e più precisamente nell'articolo dello stesso Messedaglia dal titolo "Echi della parlata dei XIII Comuni Veronesi".
Cominciò così una proficua collaborazione. Le firme riunite Messedaglia - Cappelletti vergarono altri articoli in materia: "Gli ultimi Cimbri. Il tramonto di una parlata" e "Leggende dei nostri monti. Le Sealagan Laute della Giazza e le Anguane".
Il Messedaglia non si soffermò però mai in studi specifici sulla storia Cimbra o sull'omonima parlata; si limitò invece ad attirare l'attenzione di altri sull'argomento facendosi promotore di Carlo Cipolla e dello stesso G. Cappelletti, al punto che, quest'ultimo, spronato sempre più dall’amico, si mise di lena a redigere un Glossario Cimbro che purtroppo non riuscendo però a trovare un editore.
Le lettere pervenute sino a noi sono nove, tutte inviate dal Cappelletti al Messedaglia e sono conservate presso la biblioteca civica di Verona.
Fu di particolare importanza lo studio analitico che Monsignor Giuseppe Cappelletti compì come glottologo del taucias gareida, cioè della lingua “cimbra”; egli pose le basi della grammatica dell’antica parlata medievale che veniva utilizzata dai discendenti dei coloni bavaro-tirolesi che si insediarono alla fine del XIII° secolo sui monti Lessini. Approntò un accurato studio di questa antica parlata insieme ad un esimio studioso del passato, Bruno Schweizaer, che conobbe in giovane età, e con uno studio scientifico posero le basi della grammatica di questa lingua. Infatti il “cimbro” veniva tramandato oralmente da secoli, ma non esisteva alcuna regola scritta che ne spiegasse la fonetica, le regole, ecc. Scrisse al riguardo un’importante opera e in un breve trattato grammaticale, intitolato “ Tautsch. Puox tze Lirnan Reidan un Scraiban iz Gareida on Ljetzan”, Mons. Giuseppe Cappelletti con la preziosa collaborazione di Bruno Schweizer creò un'opera unica nel suo genere, che continua ancora oggi a rappresentare un importante punto di riferimento nello studio della grammatica della lingua “cimbra”.
L'impostazione di questo ridotto ma importante trattato grammaticale è quella che usualmente viene seguita dai testi destinati all’insegnamento di una lingua (una Sprachlehre, per intenderci) ed è fondata su una classificazione "canonica" delle parti del discorso: dopo aver riservato il primo capitolo (Snitte/Parte) ai problemi relativi alla "pronuncia" di questa antica lingua medievale; si distingue fra processi di derivazione (II Snitte) e flessione, a sua volta sottoclassificata in: flessione del nome (III Snitte), del pronome (IV Snitte) e del verbo (V Snitte). Alle classi di parole "invariabili" (che non si flettono) avverbi, preposizioni, congiunzioni ed esclamazioni, è riservata la VI Snitte. La VII Snitte consiste in un'interessante antologia di testi in cimbro, compresa la traduzione cimbra di un breve passaggio dell'Edda (si tratta di una raccolta di poemi in norreno, tratti dal manoscritto medioevale islandese Codex Regius), a ricordare l'ipotesi di Bruno Schweizer sulle origini nordiche (più precisamente longobarde) della popolazione cimbra. Chiudono il trattato con una breve riflessione sulla traduzione della terminologia grammaticale (VIII Snitte) ed un glossario (Bortpuox), utile ed indispensabile strumento per i destinatari, cimbri e non, della grammatica a cui sono riservate circa 130 pagine, ovvero quasi due terzi dell’intero volume.
Si tratta quindi di un’opera di notevole importanza che ha posto le basi della grammatica “cimbra” e collocato mons. Cappelletti tra i principali glottologi di questa antica lingua, parlata secolo or sono sui nostri monti.
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Fonte: srs di Alfred Sternberg ·; da Amici di Velo Veronese facebook
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