C'è una satira anti-Maometto più feroce di quella di Charlie
Hebdo. Circola liberamente in Europa e non solo da secoli. A scriverla fu uno
dei più grandi scrittori della storia dell'Occidente. E la si studia anche in
tutte le scuole. Mette il profeta musulmano e Alì, suo cugino, genero e
successore come Califfo, nientemeno che all'inferno, nel canto XXVIII dedicato
ai seminatori di discordia. Lui, l'anti-Maometto, è nientemeno che Dante e
l'opera è la Divina Commedia. In cui Maometto viene messo nella bolgia più
"sozza" che si possa immaginare, piena di corpi mutilati e orrendamente
sfigurati.
C'è che secondo le convinzioni dell'epoca, condivise
evidentemente da Dante, l'islam era il risultato di uno scisma nell'ambito
della cristianità: come riporta il Corriere della Sera, il cardinale o monaco
Maometto, amareggiato per non aver conseguito il papato, avrebbe fondato una
nuova dottrina. Per questo Dante lo immagina nella nona bolgia, squarciato dal
mento all'ano, "infin dove si trulla" (ovvero dove si scorreggia).
Alì con la faccia spaccata dal mento alla fronte. Questo perchè, secondo Dante,
i seminatori di discordia nell'aldilà erano condannati a subire il contrappasso
adeguato, soffrendo nel loro corpo le stesse mutilazioni di cui sono stati
artefici in vita.
Fonte: visto su Libero Quotidiano.it del 10 gennaio 2015-01-10
Nessun commento:
Posta un commento