giovedì 20 novembre 2014

SUD, ASINO CHI LEGGE




La pubblica amministrazione non è mai stata nordista. Nella scuola la selezione della classe dirigente parla meridionale. Nella Rai altrettanto. Altrettanto nelle forze armate e in Polizia. Per non parlare dei ministeri. O delle Poste. Si dice che sia per una tradizione del Mezzogiorno a puntare nello Stato come luogo di lavoro. Il Nord, più intraprendente verso le libere professioni, invece, preferisce non partecipare ai concorsi pubblici. Oppure c’è chi dice che è perché i concorrenti ai concorsi pubblici del Sud siano più preparati.

Noi non facciamo altri commenti, pubblichiamo però di seguito l’esito dell’inchiesta che ha effettuato  Save the children sulla scolarizzazione del Mezzogiorno. Non solo bassa. Ma anche di scarsa qualità. Per fortuna quelli che si salvano vanno a costituire l’ossatura della burocrazia dello Stato italiano.  Buona lettura.

“Il livello d’istruzione degli alunni del Mezzogiorno si allontana sempre più dall’Europa e dal resto dell’Italia: la dispersione scolastica rimane del 24,8% in Sicilia e Sardegna, del 21,8% in Campania, del 19,7% in Puglia.
La media nazionale di alunni che lasciano banchi e libri prima dei 16 anni è invece del 17,6% di alunni, quella dell’UE del 12,7% e le indicazioni che arrivano da Bruxelles sono di arrivare al 10% entro il 2020.
E’ quanto sottolinea l’Anief rimarcando che il dislivello è evidente anche in altri contesti scolastici, ad iniziare da quelli della prima infanzia: solo il 2,5% dei bambini fino a 3 anni fruisce di un nido in Calabria, mentre in Emilia Romagna sono il 26,5% e in Europa uno su tre.

I dati, forniti in queste ore da ‘Save the Children’ e dalla Fondazione ‘Con il Sud’, confermano le preoccupazioni che l’Anief esprime da tempo: “in Italia chi nasce oggi al Sud e nelle Isole, soprattutto da famiglie indigenti e in zone deprivate a livello socio-culturale, ha alte possibilità di non poter fruire di servizi scolastici adeguati.

Vale più di tante parole quanto accaduto qualche giorno fa nel napoletano, dove i carabinieri della compagnia Napoli-Vomero e della stazione di Marianella hanno denunciato 82 genitori per inosservanza degli obblighi d’istruzione.
Nella maggior parte delle situazioni rilevate, le forze dell’ordine hanno riscontrato condizioni di disagio familiare e tanta rassegnazione: ‘che li mandiamo a fare a scuola visto che non c’è lavoro?’, hanno risposto diverse famiglie”.
Anche il Censis, prosegue l’Anief, ha lanciato l’allarme: se nel 2012 in tutta Italia i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che hanno conseguito al massimo la licenza media sono stati pari al 17,6%, nelle regioni meridionali la percentuale è stata del 21,1%. Con Sicilia e Sardegna che hanno raggiunto livelli record, visto che gli under 24 che non hanno conseguito nemmeno una qualifica professionale sono addirittura il 25%.

E pure per chi rimane sui banchi del Sud, lamenta ancora l’Anief, la strada si pone in salita: le indagini Ocse-Pisa evidenziano un grave ritardo nelle competenze di base possedute dai 15enni italiani dei nostri ragazzi meridionali.

In Italia il 21% dei 15enni ha competenze solo minime nella lettura (ma al Sud il dato sale al 25,2% e nelle isole è pari al 30,2%), il 25% in matematica (il 31% al Sud e il 35,9% nelle isole) e il 20,6% in scienze (il 26,6% al Sud e il 31,5% nelle isole).

L’ultima indagine dell’Ocse ci dice, in particolare, che mentre gli studenti di Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto sono tra i più bravi al mondo in matematica (tra le prime 14 aree territoriali a livello mondiale, praticamente ai livelli di Svizzera, Olanda e Finlandia), i 15enni siciliani occupano un posto basso molto più basso nelle ”performance con i numeri”, collocandosi tra Turchia e Romania (quasi al centesimo posto).

Pure nei campi delle scienze e della lettura le eccellenze nazionali sono concentrate al nord est, con le prestazioni più scarse che si registrano anche stavolta al sud. Nella lettura, in particolare, la Sicilia occupa una posizione davvero bassa, collocandosi addirittura dopo la Repubblica Slovacca.

Questi dati, del resto, ribadisce l’Anief, sono figli del sempre minore investimento per l’Istruzione dei giovani del Mezzogiorno.

Si va dal decremento della spesa che nel quinquennio 2007-2012 le amministrazioni comunali del Sud hanno riservato all’istruzione (-13%), mentre per gli stessi capitoli di spesa i Comuni delle Regioni centrali e del Nord hanno rispettivamente incrementato la spesa del 4% e dell’8%, alla riduzione di insegnanti che operano nelle stesse aree del Paese: per il prossimo anno scolastico, infatti, il Miur ha previsto la cancellazione di 14 cattedre in Abruzzo, 58 in Basilicata, 183 in Calabria, 387 in Campania, 33 in Molise, 340 in Puglia, 27 in Sardegna. Tranne l’Umbria, dove vi sarà un decremento di appena 11 posti, tutte le altre regioni del Centro-Nord avranno un numero maggiore di docenti.

La riduzione non risparmia l’area dell’handicap: negli ultimi anni il numero di docenti di sostegno che operano nel Meridione si è ridotto sensibilmente, con la sparizione di oltre 4mila posti di cui 2.275 solo in Sicilia e 900 in Campania. Inoltre, il Mezzogiorno presenta la percentuale più bassa di scuole con scale e servizi igienici a norma.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, ”è giunta l’ora di invertire il gap di investimenti che lo Stato riserva alle regioni: il Sud ha bisogno innanzitutto di organici di personale maggiorati, soprattutto nelle aree più a rischio dispersione.

Ma anche di investimenti a livello strutturale: è esemplare quanto è accaduto in Sicilia nel 2012, dove la mancanza di risorse e di mense scolastiche ha fatto sì che il tempo pieno nella scuola primaria è stato attivato solo per il 3% degli alunni. Mentre in Lombardia era presente nel 90% delle scuole primarie.
Se non si inverte questa tendenza con un serio piano di sviluppo economico, di implementazione di idee e risorse, il meridione – conclude Pacifico – è condannato all’eutanasia”. (fonte Adn)


Fonte: visto su L’Indipendenza del  8 giugno 2014







GLI INSEGNANTI DEL SUD TOLGONO IL POSTO A QUELLI DEL NORD






Trentamila insegnanti precari del Mezzogiorno superano nelle graduatorie i colleghi del Nord. Ecco perché


Luisa De Montis


Merito di punteggi più alti, ottenuti però con una sorta di stratagemma. Il fenomeno è stato accentuato dalla revisione avviata dal ministero dell'Istruzione negli ultimi tre anni sugli organici delle scuole in funzione degli studenti iscritti.
Ma, come racconta Libero, se prima c'erano degli argini, introdotti dai governi di centrodestra e dall'ex ministro Mariastella Gelmini, che evitavano l'esodo, di recente alcune sentenze del Tar hanno cancellato tali vincoli (per esempio quello di non indicare obbligatoriamente la provincia di residenza) col risultato che risultato che molti precari del Sud sono entrati nelle graduatorie provinciali al centro-nord non più dal fondo ma col punteggio maturato nel frattempo nelle graduatorie di provenienza.
Così succede per esempio che nelle graduatorie degli asili a Mantova il primo insegnante lombardo è 61esimo, mentre per le elementari a Milano il primo è 251esimo.



Fonte: visto su il Giornale.it del 3 agosto 2014



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