La pubblica amministrazione non è mai stata nordista. Nella scuola la selezione della classe dirigente parla meridionale. Nella Rai altrettanto. Altrettanto nelle forze armate e in Polizia. Per non parlare dei ministeri. O delle Poste. Si dice che sia per una tradizione del Mezzogiorno a puntare nello Stato come luogo di lavoro. Il Nord, più intraprendente verso le libere professioni, invece, preferisce non partecipare ai concorsi pubblici. Oppure c’è chi dice che è perché i concorrenti ai concorsi pubblici del Sud siano più preparati.
Noi non facciamo altri commenti, pubblichiamo però di
seguito l’esito dell’inchiesta che ha effettuato Save
the children sulla scolarizzazione del Mezzogiorno. Non solo bassa. Ma
anche di scarsa qualità. Per fortuna quelli che si salvano vanno a costituire
l’ossatura della burocrazia dello Stato italiano. Buona lettura.
“Il livello d’istruzione degli alunni del Mezzogiorno si
allontana sempre più dall’Europa e dal resto dell’Italia: la dispersione
scolastica rimane del 24,8% in Sicilia e Sardegna, del 21,8% in Campania, del
19,7% in Puglia.
La media nazionale di alunni che lasciano banchi e libri
prima dei 16 anni è invece del 17,6% di alunni, quella dell’UE del 12,7% e le
indicazioni che arrivano da Bruxelles sono di arrivare al 10% entro il 2020.
E’ quanto sottolinea l’Anief rimarcando che il dislivello è
evidente anche in altri contesti scolastici, ad iniziare da quelli della prima
infanzia: solo il 2,5% dei bambini fino a 3 anni fruisce di un nido in
Calabria, mentre in Emilia Romagna sono il 26,5% e in Europa uno su tre.
I dati, forniti in queste ore da ‘Save the Children’ e dalla
Fondazione ‘Con il Sud’, confermano le preoccupazioni che l’Anief esprime da
tempo: “in Italia chi nasce oggi al Sud e nelle Isole, soprattutto da famiglie
indigenti e in zone deprivate a livello socio-culturale, ha alte possibilità di
non poter fruire di servizi scolastici adeguati.
Vale più di tante parole quanto accaduto qualche giorno fa
nel napoletano, dove i carabinieri della compagnia Napoli-Vomero e della
stazione di Marianella hanno denunciato 82 genitori per inosservanza degli
obblighi d’istruzione.
Nella maggior parte delle situazioni rilevate, le forze
dell’ordine hanno riscontrato condizioni di disagio familiare e tanta
rassegnazione: ‘che li mandiamo a fare a scuola visto che non c’è lavoro?’,
hanno risposto diverse famiglie”.
Anche il Censis, prosegue l’Anief, ha lanciato l’allarme: se
nel 2012 in tutta Italia i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che hanno conseguito al
massimo la licenza media sono stati pari al 17,6%, nelle regioni meridionali la
percentuale è stata del 21,1%. Con Sicilia e Sardegna che hanno raggiunto
livelli record, visto che gli under 24 che non hanno conseguito nemmeno una
qualifica professionale sono addirittura il 25%.
E pure per chi rimane sui banchi del Sud, lamenta ancora
l’Anief, la strada si pone in salita: le indagini Ocse-Pisa evidenziano un
grave ritardo nelle competenze di base possedute dai 15enni italiani dei nostri
ragazzi meridionali.
In Italia il 21% dei 15enni ha competenze solo minime nella
lettura (ma al Sud il dato sale al 25,2% e nelle isole è pari al 30,2%), il 25%
in matematica (il 31% al Sud e il 35,9% nelle isole) e il 20,6% in scienze (il
26,6% al Sud e il 31,5% nelle isole).
L’ultima indagine dell’Ocse ci dice, in particolare, che
mentre gli studenti di Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto sono tra i più
bravi al mondo in matematica (tra le prime 14 aree territoriali a livello
mondiale, praticamente ai livelli di Svizzera, Olanda e Finlandia), i 15enni
siciliani occupano un posto basso molto più basso nelle ”performance con i
numeri”, collocandosi tra Turchia e Romania (quasi al centesimo posto).
Pure nei campi delle scienze e della lettura le eccellenze nazionali
sono concentrate al nord est, con le prestazioni più scarse che si registrano
anche stavolta al sud. Nella lettura, in particolare, la Sicilia occupa una
posizione davvero bassa, collocandosi addirittura dopo la Repubblica Slovacca.
Questi dati, del resto, ribadisce l’Anief, sono figli del
sempre minore investimento per l’Istruzione dei giovani del Mezzogiorno.
Si va dal decremento della spesa che nel quinquennio
2007-2012 le amministrazioni comunali del Sud hanno riservato all’istruzione
(-13%), mentre per gli stessi capitoli di spesa i Comuni delle Regioni centrali
e del Nord hanno rispettivamente incrementato la spesa del 4% e dell’8%, alla
riduzione di insegnanti che operano nelle stesse aree del Paese: per il
prossimo anno scolastico, infatti, il Miur ha previsto la cancellazione di 14
cattedre in Abruzzo, 58 in Basilicata, 183 in Calabria, 387 in Campania, 33 in
Molise, 340 in Puglia, 27 in Sardegna. Tranne l’Umbria, dove vi sarà un
decremento di appena 11 posti, tutte le altre regioni del Centro-Nord avranno
un numero maggiore di docenti.
La riduzione non risparmia l’area dell’handicap: negli
ultimi anni il numero di docenti di sostegno che operano nel Meridione si è
ridotto sensibilmente, con la sparizione di oltre 4mila posti di cui 2.275 solo
in Sicilia e 900 in Campania. Inoltre, il Mezzogiorno presenta la percentuale
più bassa di scuole con scale e servizi igienici a norma.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario
organizzativo Confedir, ”è giunta l’ora di invertire il gap di investimenti che
lo Stato riserva alle regioni: il Sud ha bisogno innanzitutto di organici di
personale maggiorati, soprattutto nelle aree più a rischio dispersione.
Ma anche di investimenti a livello strutturale: è esemplare
quanto è accaduto in Sicilia nel 2012, dove la mancanza di risorse e di mense
scolastiche ha fatto sì che il tempo pieno nella scuola primaria è stato
attivato solo per il 3% degli alunni. Mentre in Lombardia era
presente nel 90% delle scuole primarie.
Se non si inverte questa tendenza con un serio piano di
sviluppo economico, di implementazione di idee e risorse, il meridione –
conclude Pacifico – è condannato all’eutanasia”. (fonte Adn)
Fonte: visto su L’Indipendenza del 8 giugno 2014
Trentamila insegnanti
precari del Mezzogiorno superano nelle graduatorie i colleghi del Nord. Ecco
perché
Luisa De Montis
Merito di punteggi più alti, ottenuti però con una sorta di
stratagemma. Il fenomeno è stato accentuato dalla revisione avviata dal
ministero dell'Istruzione negli ultimi tre anni sugli organici delle scuole in
funzione degli studenti iscritti.
Ma, come racconta Libero, se prima c'erano degli argini,
introdotti dai governi di centrodestra e dall'ex ministro Mariastella Gelmini,
che evitavano l'esodo, di recente alcune sentenze del Tar hanno cancellato tali
vincoli (per esempio quello di non indicare obbligatoriamente la provincia di
residenza) col risultato che risultato che molti precari del Sud sono entrati
nelle graduatorie provinciali al centro-nord non più dal fondo ma col punteggio
maturato nel frattempo nelle graduatorie di provenienza.
Così succede per esempio che nelle graduatorie degli asili a
Mantova il primo insegnante lombardo è 61esimo, mentre per le elementari a
Milano il primo è 251esimo.
Fonte: visto su il Giornale.it del 3 agosto 2014
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