Una foto datato del 24
luglio 1996, ricercatori internazionali del tribunale di crimini di guerra
esamina una tomba di massa in Srebrenica.
IL ‘GENOCIDIO DI SREBRENICA’ È UNA BUFALA?
Aleksandar Pavic WorldNetDaily
4 maggio 2007
Per più di 10 anni, il termine “Srebrenica” è stato usato per indicare il massacro di “musulmani
innocenti” per mano di cristiani, specificamente dall’esercito serbo-bosniaco,
secondo cui si presume siano stati massacrati, secondo la versione attualmente
accettata dalla maggior parte dei principali media, “tra 7.000 e 8.000
musulmani” quando presero quel paesino nella Bosnia orientale, a metà del
luglio 1995. Secondo la leggenda, i serbi di Bosnia catturarono questa “zona
protetta dall’ONU” e procedettero a deportare e giustiziare migliaia di
uomini, donne e bambini nel giro di pochi giorni, per poi seppellirli nelle
fosse comuni, che sono ancora ricercate dopo quasi 12 anni.
1. Numeri truccati
Lo storico e ricercatore di Belgrado Milivoje Ivanisevic, che ha documentato le vittime della guerra
civile jugoslava per più di un decennio, ha recentemente contestato le
rivendicazioni in un nuovo opuscolo, “La carta d’identità di Srebrenica“,
che documenta che centinaia dei corpi sepolti nel Srebrenica Memorial non
furono uccisi nel luglio 1995, quando il presunto genocidio avrebbe avuto
luogo, ma che si trattava di persone decedute di morte naturale ben 13 anni
prima che gli eventi avessero avuto luogo. L’ultima prova offerta da Ivanisevic
indica che il numero di coloro che sono sepolti presso il Complesso Memoriale
di Srebrenica, non solo non sono stati uccisi nel luglio del 1995, ma in realtà
sono morti molto prima, perfino nei primi anni ’80, più di 10 anni prima che
iniziasse la guerra civile in Jugoslavia.
2. I morti votano
Secondo Ivanisevic, a partire dal marzo 2007, più di 12 anni
dopo l’evento, un totale di 2.442 corpi vennero sepolti al Memorial. Tra
questi, un 914, oltre il 37 per cento, erano sulle liste elettorali delle
elezioni del 1996 in Bosnia, tenutesi un anno dopo il presunto “genocidio”. Le
liste elettorali furono approvate e controllate dall’Organizzazione per la
Sicurezza e la Cooperazione in Europa [OSCE], che curò le elezioni.
3. I musulmani “massacrati” sono morti di cause naturali
Una seconda scoperta ancora più significativa, indicava il
fatto che “almeno 100 persone” sepolte nel Memoriale sono morte per cause
naturali. Ivanisevic afferma che i numeri sarebbero ancora più alti se gli
fosse stato consentito l’accesso ai registri anagrafici di Srebrenica e delle
città circostanti. Tuttavia, tra i diversi nomi, con date di nascita, morte e
luogo di morte, vi sono: Fetahija (Nazif) Hasanovic, n. 1955 – m. 15 dicembre
1996, Srebrenica, Sukrija (Amil) Smajlovic, n.1946 – m. 2 maggio 1996, Zaluzje;
Maho (Suljo) Rizvanovic, n.1953 – m. 3 gennaio 1993, Glogova; Mefail (Meho)
Demirovic, n.1970 – m. 10 maggio 1992, Krasanovici; Redzic (Ahmet) Asim, n.1949
– m. 22 aprile 1992, Bratunac.
4. Presunte “vittime di Srebrenica” uccise prima di
Srebrenica
In terzo luogo, Ivanisevic afferma che diverse centinaia di
soldati e civili sono stati trasferiti al Memorial di Srebrenica da altri
cimiteri e riseppelliti con rituali musulmani. Uno di questi è il corpo di
Hamed (Hamid) Halilovic, trasferito dal vicino cimitero di Kazani, che a quanto
pare è morto ben 13 anni prima del “genocidio” di Srebrenica. Altri corpi
trasferiti da Kazani al Memoriale di Srebrenica comprendono quelli di Osman
(Ibro) Halilovic, Nurija (Smajo) Memisevic, Salih (Saban) Alic, Mujo (Hasim)
Hadzic, Ferid (Ramo) Mustafic e Hajrudin (Ismet) Cvrk. In quarto luogo,
utilizzando registri catturati all’esercito musulmano-bosniaco, Ivanisevic
elenca più di una dozzina di nomi di soldati alle cui famiglie furono concessi
alloggio e servizi sociali dovuti ai familiari dei soldati uccisi in azione
prima dell’11 novembre 1993, quando i documenti vennero catturati dall’esercito
serbo-bosniaci. In quinto luogo, sulla base dei documenti acquisiti nello
stesso modo, Ivanisevic fornisce i nomi di decine di combattenti dell’esercito
musulmano-bosniaco uccisi prima del 7 marzo 1994.
5. I macellai della Jihad camuffati da vittime innocenti
Ivanisevic continua a fornire i nomi dei soldati bosniaci
musulmani sepolti presso il Memoriale di Srebrenica implicati in numerosi
massacri di civili serbi nella zona vicina, in cui vennero uccisi oltre 3.000
serbi. È interessante notare che il comandante della forze dell’esercito
bosniaco a Srebrenica, Naser Oric, fu condannato a due anni dal Tribunale
penale internazionale per la Jugoslavia, o ICTY, nel giugno 2006 per la sua
partecipazione a questi omicidi, alcuni dei quali ripresi in video e diffusi
dal giornalista del Washington Post John Pomfret, che lo incontrò nella “zona
di sicurezza delle Nazioni Unite” nel 1994. [Bill Schiller sul Toronto Star del
Canada]
Il Dipartimento di Stato della Clinton, ancora in carica,
condivide il mito
Negli anni ’90, l’amministrazione Clinton ha utilizzato il
preteso “genocidio di Srebrenica” per intervenire nella guerra civile bosniaca
dalla parte dei musulmani bosniaci e applicare il successivo accordo di pace di
Dayton per la Bosnia-Erzegovina, nel novembre 1995, con il riconoscimento
reciproco tra Jugoslavia (ora Serbia), Croazia e Bosnia. Più in generale, la
burocrazia del Dipartimento di Stato della Clinton ha utilizzato il “genocidio
di Srebrenica”, come da allora è stato definito a seguito delle controverse
sentenze pronunciate dal Tribunale Penale Internazionale per la Jugoslavia a
L’Aia, per giustificare il suo sostegno ai movimenti politici musulmani non
solo in Bosnia, ma in Macedonia e nella regione del Kosovo della Serbia, che
attualmente cerca l’indipendenza. E poiché la maggior parte degli indirizzi
della Clinton è affidata al Sottosegretario di Stato per gli affari politici
Nicholas Burns, che continua l’esecuzione della strategia degli Stati Uniti nei
Balcani, la sua azione politica è rimasta tale fino ad oggi.
Così, anche se
l’indipendenza albanese del Kosovo è pesantemente sostenuta dagli Stati Uniti,
dagli inglesi e dai tedeschi, ai serbo-bosniaci, infelici per la prospettiva di
rimanere chiusi dentro una Bosnia a maggioranza musulmana, è stata negata
l’indipendenza, grazie al “genocidio di Srebrenica” utilizzato come argomento
principale, vale a dire che i vantaggi della guerra conseguiti attraverso il
“genocidio” non possono essere sanzionati. Molti osservatori, tra cui una
recente analisi del Bollettino G2, collega il sostegno occidentale dei
musulmani nei Balcani a spese dei cristiani, nel quadro di una più ampia
politica per placare i regimi “moderati” sunniti in Medio Oriente, nell’ambito
di una coalizione anti-iraniana.
Srebrenica trasformata in un santuario per la Jihad
Tra gli elementi radicali bosniaci musulmani, il racconto di
Srebrenica è stato utilizzato non solo per ottenere il sostegno alla causa
generale della jihad, suscitando il sentimento tra i musulmani di essere
oppressi e perseguitati dai non-musulmani, ma per costruire ciò che alcuni
chiamano il “primo santuario musulmano in Europa”, un luogo di ritrovo per i
musulmani di tutto il mondo con intenzioni anti-occidentali, anti-europee e
anti-cristiane. Il complesso del memoriale di Srebrenica ora serve come luogo
di pellegrinaggio dove i musulmani possano vedere, in prima persona, i
risultati di quello che credono essere un’atrocità senza precedenti contro i
loro compagni di fede.
I mass media occidentali perpetuano il mito
L’intero racconto di Srebrenica è stato supportato
fondamentalmente dai media mainstream occidentali, con in testa New York
Times, Washington Post, Los Angeles Times, Wall Street Journal e i
principali media britannici, tedeschi e francesi, che hanno collegato le
notizie dai Balcani, nel corso degli anni, con riferimenti al “genocidio di
Srebrenica” definendolo, tra le altre cose, “la peggiore atrocità in Europa
dalla seconda guerra mondiale“, e “macchia sulla coscienza
dell’Occidente“, ecc. Fin dall’inizio, numerose voci di dissenso, sia in
occidente che in ex-Jugoslavia, hanno contestato sia i mass media occidentali,
sia le accuse e le sentenze dell’ICTY connesse a Srebrenica, ma non hanno
ricevuto quasi nessuna pubblicità di sorta.
Il Gruppo di Ricerca su Srebrenica demistifica la
menzogna
Nell’estate del 2005, nel 10° anniversario della
manifestazione, il “Gruppo di Ricerca su Srebrenica” composto in gran parte de
figure accademiche e mediatiche anglo-statunitensi e, così come gli ex
funzionari civili ed osservatori militari delle Nazioni Unite, con esperienza
sull’ex-Jugoslavia, creò un sito web in cui l’intera storia del “massacro
di Srebrenica” è stata riconsiderata e demistificata. Invece sul dato di 7-8000,
i funzionari delle Nazioni Unite e gli esperti del Congresso degli Stati Uniti
parlano di “700-800″, “poche centinaia”, “un totale di circa 2.000 musulmani e
serbi”, ecc. Henry Wieland, capo della Commissione per i diritti umani delle
Nazioni Unite, che ha passato diversi giorni ad intervistare i profughi di
Srebrenica nel luglio 1995, avrebbe detto che non aveva trovato “nessuno che
avesse visto con i propri occhi una qualsiasi atrocità.”
I risultati e i verdetti forensi dell’ICTY contestati
I risultati forensi vennero richiamati all’ordine e venne
affermato che l’intero processo di scavo e identificazione dei corpi era stato
controllato da un’organizzazione fondata dal defunto leader islamico bosniaco
Alija Izetbegovic. E un professore canadese di diritto internazionale smontò i
verdetti del ICTY su Srebrenica, dimostrando, tra le altre cose, che il
generale serbo-bosniaco Radoslav Krstic, condannato a 46 anni, è stato, nel
verdetto del tribunale, assolto dalla partecipazione o anche dalla conoscenza del
massacro, invece di essere condannato in base alla ricostruzione dell’ICTY
della sua “responsabilità di comandante”.
Il testimone dell’accusa, Drazen
Erdemovic, un croato bosniaco che misteriosamente apparve nelle file
dell’esercito serbo-bosniaco dopo aver precedentemente combattuto nei ranghi
dell’esercito musulmano bosniaco, che sostenne di aver partecipato al massacro
di 1.200 musulmani a Srebrenica, venne esentato dal contro-interrogatorio
perché ritenuto dalla stessa corte “mentalmente instabile” e, in definitiva,
ebbe una condanna a cinque anni per la sua “cooperazione”. Eppure, i media,
senza eccezioni, hanno ignorato i risultati del gruppo, anche quelli che citano
i rapporti degli stessi media presenti sul terreno in quel momento.
Istituto olandese: Srebrenica era un rifugio sicuro per
diverse migliaia di armati musulmani bosniaci che devastavano i villaggi serbi
nei dintorni
L’Istituto olandese per la documentazione di guerra ha
pubblicato un ampio rapporto, nel 2002: “Srebrenica, uno spazio ‘sicuro’“,
che dettaglia tra le altre cose che Srebrenica, anche se dichiarata “zona di
sicurezza delle Nazioni Unite“, in realtà non è stata mai smilitarizzata, e
che molte migliaia di truppe musulmane bosniache vi erano di stanza, da dove
organizzavano numerose incursioni letali contro i villaggi serbi nelle
vicinanze. L’accusa è stata ulteriormente corroborata dalla relazione del
segretario generale dell’ONU all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 15
novembre 1999. Il libro di Ivanisevic sarà presto tradotto in inglese.
Resta da
vedere se i mass media occidentali aziendali continueranno ad ignorare questa e
altre prove che sfatano l’affermazione che un “genocidio” anti-musulmano ha
avuto luogo a Srebrenica, nel luglio del 1995. Alcuni personaggi pubblici nei
Balcani hanno chiesto che una commissione internazionale su Srebrenica
riesamini le prove e faccia una nuova valutazione più equilibrata e
indipendente di ciò che accadde nella Bosnia orientale, durante le ultime fasi
della guerra civile, nell’estate del 1995.
Fonte: visto su AURORA del
4 maggio 2007
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