domenica 31 marzo 2013

BUONA PASQUA 2013

Cristo risorto, Chiesa di Santo Stefano, Verona

sabato 30 marzo 2013

10 ANNI DOPO L’INVASIONE, GLI USA HANNO DISTRUTTO L’IRAQ MA I NOSTRI CRIMINI DI GUERRA RESTANO IMPUNITI



Rumsfeld  Bush  e Cheney 


Il male scatenato sul popolo iracheno è stato accuratamente nascosto dietro un paravento di menzogne. Dalla fine della seconda guerra mondiale, i leader politici americani e gli opinion maker hanno indotto il pubblico a ritenere che l’uso aggressivo, palese e occulto, della forza militare siano strumenti essenziali della politica estera degli Stati Uniti. Da un disastro militare all’altro, inviando i nostri cari in guerra, uccidendo milioni di persone  innocenti e destabilizzando una regione dopo l’altra, ogni nuova amministrazione ci assicura di aver imparato la lezione del passato e che merita il nostro sostegno e sacrificio per la sua ultima strategia militare. 

Ma la rete dei miti, degli eufemismi e la cortina crescente dietro la quale i nostri leader si sentono costretti a nascondere le politiche di guerra smentiscono l’apprendimento della lezione del Vietnam, dell’Iraq, dell’Afghanistan e degli altri scenari di guerra. Gli sforzi coraggiosi di Julian Assange, Wikileaks e Bradley Manning per farci onestamente esaminare i record in modo autonomo e trarne le nostre conclusioni incontrano il terrore vendicativo delle sale del potere.

Quarant’anni dopo il rientro delle ultime truppe statunitensi dalla sconfitta del Vietnam, il libro di Nick Turse, Kill Anything That Moves, ha documentato il massacro sistematico a cui migliaia di soldati americani hanno preso parte e che milioni di vietnamiti hanno subito. Turse ha reintegrato la realtà vissuta da milioni di persone al suo giusto posto nella storia americana, da cui era stata semplicemente cancellata e soppressa.

Come disse il drammaturgo britannico Harold Pinter nel suo discorso per il Nobel del 2005: “… la mia tesi è che i crimini degli Stati Uniti… sono stati solo superficialmente registrati e tanto meno documentati, tanto meno riconosciuti, tanto meno considerati crimini”.

Pinter ci porta al problema centrale e innominabile della politica di guerra degli Stati Uniti, che è crimine, aggressione, attacco o invasione di altri paesi. I giudici di Norimberga hanno definito l’aggressione come il “crimine internazionale supremo”, perché, come hanno detto, “contiene in sé la somma di tutti i mali”. L’inchiesta sull’Iraq nel Regno Unito ha declassificato documenti che mostrano che Tony Blair e il ministro degli Esteri Jack Straw erano stati avvertiti costantemente e ripetutamente che invadere l’Iraq sarebbe stato un crimine di aggressione, definito dai loro consulenti legali come “uno dei reati più gravi ai sensi del diritto internazionale”.

Il disastro di due guerre mondiali ha portato i leader del mondo a firmare la Carta delle Nazioni Unite, le Convenzioni di Ginevra e i Principi di Norimberga. Videro la guerra come una minaccia esistenziale per il futuro del genere umano, come di fatto è ancora. Così la Carta delle Nazioni Unite ha espressamente vietato l’uso della forza militare da parte di qualsiasi paese contro un altro. Nei 45 anni successivi, agli Stati Uniti non rimaneva che giustificare i conflitti come auto-difesa di un alleato (come in Vietnam) o come azione delle Nazioni Unite (come in Corea). Gli Stati Uniti hanno condotto guerre in segreto (per esempio in America Centrale), che tuttavia hanno portato ad un verdetto di colpevolezza presso la Corte internazionale di giustizia con l’ordine di pagare le riparazioni di guerra in Nicaragua, riparazioni che rimangono non onorate, come i 3,3 miliardi di dollari che il presidente Nixon aveva promesso al Vietnam.

Al posto dei “vantaggi della pace”, su cui la maggior parte degli americani sperava, la fine della guerra fredda ha incoraggiato perversamente i deliri dei ”vantaggi del potere” e un “dominio a tutto campo” di Washington. I leader statunitensi hanno sfruttato il dolore e il panico sulla scia dell’11 settembre per rivendicare l’uso della forza militare come forma accettata di comportamento internazionale, anche se solo per se stessi e i loro alleati. Sotto i mal definiti parametri della “guerra al terrore”, ora rivendicano il diritto di usare la forza militare in modi a lungo negati dalla Carta delle Nazioni Unite. Ma la Carta non è stata abrogata. L’aggressione è ancora un crimine, che sia condotta con attacchi dei droni o con una vera e propria invasione di un altro paese.

La realtà del “male concentrato” scatenato contro il popolo iracheno per mezzo del “supremo crimine internazionale” dell’aggressione è stato accuratamente nascosto dietro un paravento di menzogne. I nostri leader militari se non sono in grado di aver la meglio in un conflitto, di sicuro sanno come condurre una guerra di propaganda negli USA:

- Vengono diffuse nozioni fantasiose sull’accuratezza delle armi di “precisione”, oscurando l’ampio massacro e la distruzione causate dall’invasione: 29.200 bombe e missili nel primo mese di guerra e uccisione di decine di migliaia di civili.

- Insabbiamento delle relazioni del Ministero della Sanità iracheno nel 2004 che documentano come le forze di occupazione stavano uccidendo molti più civili di quanti non ne avessero ucciso gli “insorti”.

- Ignorati o respinti i calcoli degli epidemiologi che stimavano a 650.000 i morti iracheni nel 2006. Con la continuazione della guerra, il numero dei morti ha raggiunto probabilmente un milione nel 2008.

- Alle truppe statunitensi è stato fatto il lavaggio del cervello per collegare l’Iraq  all’11 settembre e guardare quindi agli iracheni, che resistevano all’invasione illegale e all’occupazione del loro paese, come terroristi alla pari di quelli che avevano attaccato New York e Washington. Un sondaggio di Zogby del febbraio del 2006, a tre anni dalla guerra, rivelava che l’85% delle truppe Usa in Iraq credevano che la loro missione fosse di “ritorsione per il ruolo di Saddam negli attentati dell’11/9″.

- Le regole di ingaggio degli Stati Uniti in Iraq hanno palesemente violato le leggi di guerra. Tra queste: eliminazione dei combattenti della resistenza feriti; l’ordine di “uccidere tutti gli uomini in età militare” durante alcune operazioni; “fuoco a 360 gradi” su strade piene di civili; utilizzo permanente dell’artiglieria, degli attacchi aerei, anche su villaggi o condomini pieni di gente; designazione di alcune aree come Fallujah quali “zone libere al fuoco”, dove sono stati uccisi migliaia di civili.

- La tortura è stata più diffusa e sistematica nelle prigioni statunitensi di quanto i resoconti dei media su Abu Ghraib abbiano suggerito. Un rapporto trapelato del Comitato Internazionale della Croce Rossa del 2004, basato su 27 visite a 14 carceri degli Stati Uniti in Iraq e altri rapporti sui diritti umani documentano: finte esecuzioni, waterboarding, “posizioni di stress”, comprese forme strazianti e talvolta mortali di appendere i corpi, esposizione al calore e freddo estremo, privazione del sonno, della fame e della sete, negazione del trattamento medico, scosse elettriche, stupro e sodomia, percosse con tutti i tipi di armi, bruciature, tagli inferti con coltelli, uso pregiudizievole delle manette flessibili di plastica, soffocamento, assalto e/o privazione sensoriale e torture psicologiche come l’umiliazione sessuale e minacce contro i membri della famiglia.

- Human Rights First ha indagato su 98 decessi in custodia degli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan. Tra questi, almeno 12 persone sono state sicuramente torturate a morte, 26 altri casi di omicidio sospetto o confermato e oltre 48 sfuggiti del tutto all’indagine ufficiale. HRF ha fatto emergere che alti ufficiali hanno abusato della loro posizione di potere per porsi al di là della portata della legge anche se hanno dato l’ordine di commettere crimini terribili. Nessun ufficiale sopra il grado di Maggiore è stato accusato di un reato, anche se la tortura è stata autorizzata dai livelli più alti e la punizione più severa inflitta si è limitata a una pena detentiva di 5 mesi. I documenti già di dominio pubblico sembrano sufficienti per condannare Bush, Cheney, Rumsfeld, i loro avvocati e gli alti ufficiali militari di reati capitali ai sensi della legge statunitense sui crimini di guerra.

- Gli Stati Uniti hanno reclutato, addestrato e dispiegato almeno 27 brigate di Polizia Speciale irachene, che hanno tratto in prigionia, torturato e ucciso decine di migliaia di uomini e ragazzi a Baghdad e altrove nel 2005 e 2006. Al culmine di questa campagna, 3.000 corpi al mese sono stati portati all’obitorio di Baghdad e un’associazione irachena per i diritti umani ha constatato che il 92% dei cadaveri riguardano persone sequestrate dalle forze di sostegno statunitensi. Gli ufficiali delle Forze Speciali USA nelle Squadre speciali di transizione di Polizia hanno lavorato con ogni unità irachena. Sotto il controllo di un comando altamente sofisticato composto da personale americano e iracheno, gli Stati Uniti hanno mantenuto il comando e il controllo di queste forze durante tutto il loro regno di terrore.

- Nel 2006 e 2007, le forze degli Stati Uniti hanno lavorato in tandem con i Comandi Speciali di Polizia (da allora ribattezzata “Polizia di Stato”, dopo la denuncia di uno dei loro centri di tortura) nell’Operazione Avanti Insieme I e II e il cosiddetto Surge per completare la pulizia etnica di Baghdad. L’occupazione degli Stati Uniti ha deliberatamente preso di mira la minoranza sunnita in Iraq, uccidendo alla fine circa il 10% degli arabi sunniti e costringendo circa la metà di loro a lasciare le loro case. Ciò risponde pienamente alla definizione di genocidio nei trattati internazionali. Dobbiamo quindi aggiungere il crimine di genocidio ai crimini americani in Iraq.

Forse l’aspetto più inquietante della transizione da Bush a Obama è che il nuovo presidente non solo non è riuscito a rendere penalmente responsabili gli ufficiali statunitensi per i loro crimini, ma in realtà ha abbracciato le dottrine e le politiche sviluppate sotto Bush ed esteso la loro applicazione alla politica degli Stati Uniti in tutto il mondo. Obama continua l’espansione di attacchi con i droni e operazioni speciali da 60 a 120 paesi, diffondendo la violenza, l’illegalità e l’instabilità della “guerra al terrore” di Bush ai quattro angoli della Terra.

Centrale per l’aberrante politica di legge e ordine degli Stati Uniti è l’applicazione delle “regole di guerra” sui civili, come ha osservato nel 2009 un gruppo di eminenti esperti della Commissione internazionale dei giuristi. Molti dibattiti pubblici su questo tema oppongono un rappresentante o avvocato governativo che considera il mondo intero come un campo di battaglia americano governato da “regole di guerra”, a un altro soggetto esterno che parla di “giusto processo”, “diritti umani” e “diritto internazionale umanitario. ” Di solito il contraddittorio dura la lunghezza di un programma radiofonico o TV e poi ognuno per la propria strada.

Ma la questione è critica, e quindi gli esperti della Commissione internazionale dei giuristi, guidata dall’ex presidente irlandese Mary Robinson, sono giunti a conclusioni molto precise. Si è riscontrato che i leader degli Stati Uniti hanno confuso il pubblico inquadrando la loro campagna anti-terrorismo all’interno di un “paradigma di guerra” e che il governo degli Stati Uniti stava distorcendo, applicando selettivamente o semplicemente ignorando i vincoli di legge sui diritti umani.

Il gruppo di esperti della Commissione internazionale dei giuristi ha concluso che le violazioni del diritto internazionale degli Stati Uniti non erano né un’adeguata né un’efficace risposta al terrorismo, e che i principi sanciti dal diritto internazionale “erano destinati a resistere alle crisi, fornendo un quadro di riferimento solido ed efficace da cui partire per combattere il terrorismo”.

I principi sanciti dal diritto forniscono anche un quadro solido ed efficace da cui partire per affrontare i crimini di guerra americani. Altrove nel mondo, i generali argentini Videla e Bignone stanno già scontando ergastoli, anche se devono affrontare ulteriori addebiti, il generale Rios Montt del Guatemala è sotto processo per il genocidio degli indiani Maya in Ixil. Questi uomini davano per scontato che le loro posizioni di potere e li ponesse al riparo da ogni responsabilità per i loro crimini. Ma i loro paesi sono cambiati in risposta alla forza e alla volontà dei loro popoli. Né Bush, Cheney, Rumsfeld, Bybee, Gonzalez, Yoo, né i generali Franks, Sanchez, Casey o Petraeus, dovrebbero presumere che vivranno la loro vita al di là della portata della giustizia.

Ma è anche un consolidato principio del diritto internazionale che i paesi che commettono l’aggressione contro un altro paese portano una responsabilità collettiva per le loro azioni. La colpa dei nostri leader non ci lascia impuniti per i crimini commessi in nostro nome. Gli Stati Uniti hanno il dovere legale e morale di pagare le riparazioni di guerra in Iraq per aiutare il suo popolo a riprendersi dagli esiti dell’aggressione, del genocidio e dei crimini di guerra. Questa è la richiesta avanzata da un gruppo molto speciale di americani le cui esperienze e sacrifici li rendono unici e qualificati per avanzare tale pretesa: i Veterani dell’Iraq contro la guerra.


Fonte: Tlaxcala

Fonte: visto su NOCENSURA di lunedì  25 marzo 2013


E' MORTO ENZO JANNACCI, GENIO DELLA CANZONE. "BUON VIAGGIO POETA"




Cantautore e cabarettista, protagonista della musica italiana, si è spento a Milano a 78 anni


Il mondo della musica piange uno dei suoi più grandi protagonisti, Enzo Jannacci. Cantautore, cabarettista, tra i protagonisti della scena italiana, si è spento a Milano all'età di 78 anni. Autore di canzoni entrate nella cultura popolare come "Vengo anch'io, no tu no" e "Quelli che", è stato anche medico cardiologo, attività che non ha mai voluto lasciare anche dopo il successo discografico.
Malato da tempo di cancro, negli ultimi giorni era stato ricoverato in ospedale dopo un repentino peggioramento delle sue condizioni. Con lui, al momento della scomparsa nella clinica Columbus, c'era tutta la famiglia.

Una carriera non solo di musica - Milanese convinto, si può considerare tra i caposcuola del cabaret italiano, ma è stato anche autore di quasi trenta album, di varie colonne sonore ed ha lavorato per il teatro, il cinema e la tv. E' ricordato come uno dei pionieri del rock and roll italiano, insieme ad Adriano Celentano, Luigi Tenco, Little Tony e Giorgio Gaber, con il quale formò un sodalizio durato più di quarant'anni. Dopo gli studi classici si era laureato in medicina per lavorare poi in Sudafrica e poi negli Stati Uniti.

Gli anni d'oro di "Vengo anch'io, no tu no" - I suoi primi compagni di viaggio sono Tony Dallara, Celentano e poi Giorgio Gaber con il quale forma il duo "I due corsari", che debutta nel 1959. Ma prosegue parallela la sua carriera di solista e quella di autore, tanto che Luigi Tenco sceglie una della sue canzoni, Passaggio a livello, e la pubblica nel 1961. Lavora con Sergio Endrigo, Dario Fo, Sandro Ciotti. Poi la grande popolarità arriva con il surreale "Vengo anch'io, no tu no" che lo porterà alla ribalta in tv. Ma sarà spesso anche in teatro e non disdegnerà apparizioni in film di grandi registi come Ferreri, Wertmuller, né di esercitarsi come compositore di colonne sonore come fece per Mario Monicelli.

L'ultima apparizione in tv da Fazio - Dopo un periodo di oblio all'inizio degli anni '80 torna alla ribalta tanto che incide un disco come "Ci vuole orecchio". Nel 1994 si presenta per la terza volta al Festival di Sanremo in coppia con Paolo Rossi con il brano I soliti accordi, insolitamente dissacrante per la manifestazione. Tra un album e l'altro, poi nel 2000 torna a lavorare infine con Cochi e Renato, altra storica coppia con cui ha collaborato a lungo, per Nebbia in val Padana. Oramai la tv lo celebra, come fa il 19 dicembre 2011 Fabio Fazio che conduce uno speciale su di lui in cui amici di lungo corso lo omaggiano interpretando suoi brani. Enzo Jannacci compare nell'ultima parte dell'evento cantando due sue canzoni.



ENZO JANNACCI, MEZZO SECOLO DI SUCCESSI.  LE GRANDI CANZONI DELL'INDIMENTICABILE AUTORE MILANESE

Dai primi dischi dei "Due Corsari" (e il secondo era un tale Giorgio Gaber) ai successi degli anni '60 e '70, fino alle canzoni ormai di grande autore maturo e riconosciuto degli '80 e dei '90. Enzo Jannacci, in oltre 50 anni di carriera, ha regalato ai suoi fan e a tutti gli ascoltatori italiani canzoni indimenticabili, caratterizzate da un mix irripetibile di ironia, poesia, melodia. Questa una carrellata dei pezzi della sua carriera solista, iniziata nel 1964 con la famosissima "El purtava i scarp del tennis" (Jannacci, tra l'altro, ha il grande merito di avere reso "cantabile" in tutta Italia il dialetto milanese) che, insieme a tanti altri, rimarranno. 

1964 - El portava i scarp del tennis 
1964 - T'ho compraa i calzett de seda
1964 - L'Armando
1964 - Ma mi
1966 - Faceva il palo
1967 - Vengo anch'io. No, tu no
1968 - Ho visto un re
1970 - Mexico e nuvole
1972 - Ragazzo padre
1974 - Vincenzina e la fabbrica
1975 - El me indiriss
1976 - Rido
1976 - Vivere
1977 - Saxophone 
1979 - Io e te
1979 - Bartali
1980 - Ci vuole orecchio
1980 - Silvano
1983 - Linea bianca
1985 - Son s'cioppàa
1985 - L'importante è esagerare
1985 - Mi-mi-la-lan!
1989 - Se me lo dicevi prima
1991 - La fotografia
1991 - La fine della storia
1994 - I soliti accordi
1998 - Quando un musicista ride
1998 - Quelli che... il calcio


Fonte: visto su TGCON 24 del 29 marzo 2013


CASALEGGIO E IL PENSIERO MASSONICO




di Roberto Dal Bosco

Chi è Casaleggio? In cosa crede? A cosa si ispirano le sue complicate teorie? Esistono dei legami con la massoneria? Nel giorno in cui Panorama lancia la sua inchiesta sul guru di M5S La Nuova Bussola dà la sua interpretazione.

Chi è davvero Gianroberto Casaleggio? Quali segreti nasconde nella sua vita trascorsa il «guru» informatico di Beppe Grillo? In che cosa crede? Un’approfondita inchiesta, cui il settimanale Panorama dedica la copertina del numero in edicola da domani, giovedì 28 marzo, rivela nei dettagli un Casaleggio del tutto inedito: le due mogli, i due figli, le case, l’auto… Particolarmente interessanti sono i rapporti di Casaleggio con Giuliano Di Bernardo, già gran maestro del Grande oriente d’Italia e fondatore della Gran loggia regolare, massima autorità sulla e nella massoneria italiana. Con Panorama Di Bernardo sottolinea il comune sentire che lo lega a Casaleggio: «La sua visione e la mia sono molto simili» dice Di Bernardo.

Ancora una volta, torniamo a Gaia, l’oramai famoso video programmatico della Casaleggio Associati sul futuro dell’umanità. Qui, come ribadito più volte, si prefigura una guerra totale con l’Est del mondo, dove – secondo il guru – internet non è libera. Una guerra, precisa la clip, che sarà batteriologica.
In risultato di questa si avrà la riduzione della popolazione terrestre a un miliardo appena di persone, che quindi saranno per forza di cose portate a realizzare finalmente la democrazia elettronica e quindi la pace perpetua, in un nuovo Eden sostenuto dall’intelligenza informatica collettiva: evento, che, come riportato in un articolo precedente, accadrà al centesimo compleanno del guru Gianroberto Casaleggio.

Quando si tratta di Casaleggio, fate sempre attenzione ai numeri: quel miliardo di sopravvissuti di cui si parla nel video, non è una cifra a caso, buttata lì per dare un effetto di shock a questo racconto fantascientifico. È un numero preciso.
L’ultima volta che il mondo contava una simile cifra di viventi, fu a fine Settecento, periodo in cui nacquero i lumi e le democrazie create dalla Rivoluzione Americana e soprattutto Francese (secondo la battuta di un popolare comico calvo, il Settecento è anche l’epoca da cui viene la capigliatura del Casaleggio).  Far rientrare la popolazione totale ad un miliardo di persone è la meta di moltissimo del pensiero antinatalista dell’ultimo mezzo secolo.  Basti pensare a John Holdren, fisico che è stato advisor scientifico di Clinton e che tuttora lo è di Obama: in Ecoscience, un suo saggio scritto nel 1977 con l’entomologo inventore della teoria della “bomba demografica” Paul Ehrlich, Holdren discute delle soluzioni per la futura sovrappopolazione, indicando come buone opzioni l’aborto forzato e la sterilizzazione coatta, ottenuta diffondendo sostanze sterilizzanti nell’acqua di rubinetto.

Holdren, come Casaleggio e Grillo, ha anche lui delle visioni catastrofiche per il futuro: nel 2020 un cambiamento climatico – ovviamente prodotto dall’uomo – che porterà una nuova era glaciale ucciderà almeno un miliardo di persone. Per quanto le teorie di Holdren siano tuttora ascoltate in ambienti governativi di altissimo livello, è con probabilità un’altra la genealogia dell’idea supercastrofica del guru a 5 stelle. Chi ha seguito il gran finale della campagna di Grillo avrà notato che Grillo, al presentarlo, ha tirato in ballo – in una goffa excusatio non petita – le accuse rivolte a Casaleggio su una sua affiliazione con la mega-banca J.P. Morgan, la quale è concretamente connessa con la Casaleggio Associati attraverso la società Enamics.

Ebbene, la J.P. Morgan Chase altro non è che un ramo della multinazionale Rockefeller Group. La questione non è da poco, perché ad oggi, tra i fautori principali delle teorie di “limiti dello sviluppo” e della necessità della depopolazione (da cui poi sono derivati ecologismo, veganesimo, teorie della “sostenibilità” etc.) vi sono stati, gradualmente in modo sempre più aperto, i Rockefeller.
«L’impatto negativo della crescita della popolazione nel nostro ecosistema sta diventando terribilmente evidente» dice in un video reperibile su YouTube David Rockefeller, le cui fortune, peraltro, venivano essenzialmente dal petrolio.

I Rockefeller, con l’aiuto degli Agnelli furono grandi finanziatori del misterioso torinese Aurelio Peccei, uomo dalle molte entrature in Europa e nelle Americhe. Il Peccei, introdottosi nella cultura della sovrappopolazione, ebbe ad esprimersi sul tema in modo non esattamente “filantropico”: «perché dovrei preoccuparmi del fatto di quanti muoiono? Anche la Bibbia Cristiana dice: perché mai Dio dovrebbe preoccuparsi di lui. Per me gli uomini non sono altro che un cervello ad una estremità e una fabbrica di merda dall’altra».
Con questa bella lucidità, Peccei istituì a fine anni Sessanta Club di Roma, il think thank dei potenti della terra (ne fanno oggi parte la Regina Beatrice d’Olanda, Javier Solana, Mikhail Gorbachev, e moltissimi altri) che commissionò al prestigioso Massachusetts Institute of Technology lo studio chiamato Limits to Growth (1972), documento da cui sfociarono tutte le teorie della decrescita egli ecologismi aggressivi che sono ora lo sfondo naturale del magma grillino.

Il Club di Roma, tuttora attivo e che anzi ha raddoppiato con l’istituzione del TT30 (la sezione giovanile del consesso), nella sua pubblicazione  Goals For Mankind (1977) affermava che «l’ideale sostenibile della popolazione è più di 500 milioni di individui, ma meno di un miliardo». Ecco trovata la quota di umanità che Casaleggio vuol trovare dopo la guerra totale tra l’Occidente con internet libero e l’Oriente cattivo. Un numero che Casaleggio può avere origliato con le sue frequentazione con i poteri fortissimi – i clienti di Enamics – o dal socio della Casaleggio Assocciati Enrico Sassoon, uomo della Camera di Commercio americana in Italia nonché membro dell’Aspen Institute, che ricordiamo, è un’organizzazione finanziata dalla Carnegie Foundation, dalla Ford Foundation e – sorpresa – dal Rockefeller Brothers Fund.

Ricordiamo, en passant, che i Rockefeller furono anche i primi generosi finanziatori di Margaret Sanger, la creatrice di Planned Parenthood: ossia l’ente che promuove ed effettua materialmente l’aborto a livello mondiale.
Il denatalismo di Casaleggio è però ancora più estremo, perché per arrivare al fine della decrescita umana scavalca persino la contraccezione e l’infanticidio e immagina direttamente l’eliminazione della maggior parte dell’umanità per via della guerra batteriologica: anche questa non è una idea originale, origliabile in quegli ambienti di cui abbiamo scritto più sopra.
Vale la pena di andarsi a rileggere Lord Bertrand Russel (con Aldous Huxley, un frequentatore di molte conventicole affini alle sopracitate) che ne L’impatto della scienza sulla società (1951) scriveva:

«Tempi oscuri necessitano di mezzi straordinari (…) Nel presente la popolazione mondiale sta aumentando di 58.000 unità al giorno. La guerra, al momento, non ha avuto un grande effetto su questa crescita, che è continuata attraverso le guerre mondiali (…) la guerra rispetto a questo è stata deludente (…) forse la guerra batteriologica può provare di essere più effettiva. Se una Morte Nera potesse spargersi per il mondo una volta ad ogni generazione, i sopravvissuti potrebbero procreare liberamente senza rendere il mondo troppo pieno (…) questo stato delle cose può essere spiacevole, ma che dire? Le persone con un alta mente sono indifferenti alla sofferenza, specialmente quella degli altri».

Voilà, vediamo più nitidamente da dove deriva il sogno bellico-batterico di cui parla il fondatore del Movimento 5 Stelle, voilà la base mostruosamente oligarchica ed elitista che ne informa l’ideologia: la Guida della Rivoluzione, l’uomo superiore, deve essere insensibile alle sofferenza dei miliardi di uomini, che vanno eliminati per assicurare il proprio ideale di equilibrio del pianeta.
 Siamo all’esatto contrario dell’uomo che si sacrifica per il suo prossimo, che prende su di sé il dolore dell’altro e il proprio, come da fondamento cristiano; al contempo non siamo invece molto distanti dalle fantasie – poi diventate pratiche – di un Hitler o di un Pol Pot. Si tratta, per chiamarle con il loro nome, di teorie genocide.

È quindi urgente denunciare come alla base del M5S vi sia una cultura realmente anti-umana, ostile alla dignità della persona, alla Vita, nel modo più tetro ed assoluto. Si tratta di dire, e con forza, che il Movimento 5 Stelle è concretamente una proiezione politica della Cultura della Morte: forse, a livello mondiale, è la sua realizzazione parlamentare più boriosa e disinibita, in cui i deliri di annientamento dell’uomo sono oscenamente slatentizzati.

Fonte: visto su La Nuova Bussola Quotidiana del 28 marzo 2013