mercoledì 30 giugno 2010

IL GIORNALISTA DOPO DDL INTERCETTAZIONI


Fonte:  Senza Bavaglio di  sabato 12 giugno 2010
Link: http://www.senzabavaglio.info/

martedì 29 giugno 2010

INTERVISTA ALL’ARCHEOLOGA PREISTORICA VERONESE LAURA LONGO

La Dottoressa Laura Longo  (nata a Verona nel 1961)    è qualificata come archeologo preistorico e svolge la professione di Conservatore di Preistoria presso il Museo di Storia Naturale di Verona. La abbiamo intervistata per voi.

D. Qual’è stato il suo percorso formativo?

R. Laurea in Scienze Naturali presso l’Università di Ferrara, Master in Archeologia all’University College di Londra, un primo Dottorato in Antropologia presso l’Università di Bologna, Master in Tecnologia Preistorica e Archeologia Sperimentale, presso l’Accademia delle Scienze di S. Pietroburgo, un secondo Dottorato in Sc. Della Terra e Preistoria presso l’Università di Siena.

D. E il suo percorso professionale?

R. Post-doc all’Università di Milano e presso la Southern Methodist University di Dallas; Borsista UE progetti FP3 e FP4 per 3 anni (in varie sedi europee, Valbonne, Tarragona, Atene, Lisbona), e dal 1998 Conservatore di Preistoria al Museo di Storia Naturale di Verona.

D. Di cosa si occupa attualmente?

R. Paleoantropologia, Analisi Funzionale, Archeologia Sperimentale, Museologia.

D. Per quali enti o istituzioni lavora?

R. dal 1998 sono Funzionario (Conservatore di Preistoria) al Comune di Verona – Il Museo è civico.

D. Il progetto più importante su cui ha lavorato?

R. Vari. Recentemente, dal 2005 ad oggi: Dmanisi (Georgia) sono responsabile della ricerca sulla tracce d’uso delle industri di 1.8 milioni di anni fa; sono il coordinatore del progetto “Fossili Umani Veronesi” (pubblicato anche su Science e ricerca Break Through of theYear 2007); sono il coordinatore del progetto SELCE, materie prime del territorio veronese; partecipo al progetto internazionale “Risorse Vegetali nel Paleolitico” che ha permesso di riconoscere la più antica macinatura di farina risalente a 30.000 anni fa.

D. Il prossimo impegno lavorativo?

R. E’ un lungo elenco… ma quello più accattivante è l’organizzazione di un Festival dell’Archeologia che partirà nel 2010.

D. Ha collaborazioni all’estero? Se no, prevede di averle?

R. Sono inserita in almeno 5 progetti di livello europeo, 2 con istituzioni USA.

D. Il suo sogno nel cassetto?

R. Troppi!! Ma quello che più mi sta a cuore, e non è poi tanto nel cassetto, è di contribuire a salvare il Museo di Storia Naturale di Verona – il più antico del mondo!!! – dalla penosa voragine di insensibilità e oblio scientifico in cui è precipitato negli ultimi 10 anni.

Archeologia italiana

D. Cosa pensa dello stato attuale dell’archeologia italiana?

R. Pur essendo un consigliere nazionale dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria (II mandato) sono estremamente preoccupata per la situazione attuale, ma soprattutto per quella in prospettiva. Non credo che quello che lascia l’attuale classe dirigente (e mi riferisco agli archeologi) sia un buon viatico per le future generazioni.

D. Quali sono le tre emergenze che andrebbero risolte?

R. Assoluta necessità di maggiori competenze scientifiche e aggiornamento per gli ispettori di Soprintendenza (ricordiamoci che può accedere ai ruoli di Archeologo SOLO chi ha un curriculum umanistico!!!).
Non c’è alcuna sensibilità ne tanto meno competenza per i beni paleontologici.
Risolvere il grande problema della conservazione. Lo stoccaggio è il vero nervo scoperto dell’archeologia italiana con conseguente “dissanguamento”  delle collezioni … troppo è il materiale dei magazzini di cui si “perdono” le tracce.
L’altro grande problema è la ricerca sui materiali. Che senso ha spendere tanto denaro pubblico e privato per scavare reperti che poi vengono ri-seppelliti (e, a volte, perduti) nelle cantine di Soprintendenze e Musei? Insomma un po’ come mettere la sordina alla tromba di Louis Armstrong!
Ultima nota dolente. Non c’è abbastanza attenzione a condividere con il pubblico i risultati della ricerca (fatta con i soldi pubblici… ergo di tutti e non di pochi eletti che in modo assolutamente autoreferenziale si concedono il privilegio di negare l’accesso ai più!!). Questo è un vero scandalo.

D. E quali le tre peculiarità da valorizzare?

R. L’immenso patrimonio di giacimenti di fossili che abbiamo (che però prima vanno tutelati);
Incentivare le piccole realtà locali, mettendole in rete;
Estendere la possibilità di visitare i siti archeologici;
Aggiornare le esposizioni dei Musei… ben che vada il rinnovamento delle esposizioni permanenti avviene ogni 20/25 anni… insomma si può proprio parlare di notizie di prima mano!

D. Cosa dovremo imparare dall’estero?

R. La grande capacità di fare una divulgazione corretta scientificamente e doverosa dal punto di vista sociale.
Pretendere personale scientificamente adeguato e culturalmente preparato per gestire le strutture che si occupano di tutela e di valorizzazione.

D. Cosa possiamo invece insegnare loro?

R. Abbiamo la normativa più avanzata del mondo, la legge italiana assicura la massima tutela del patrimonio archeologico… purtroppo dalle parole ai fatti la strada è molto lunga.

D. Chi dovrebbe dare di più, e cosa, per aiutare l’archeologia italiana?

R. Sicuramente il giusto e adeguato coinvolgimento dell’imprenditoria privata sarebbe una chiave di volta. Così come viene fatto ora l’intervento dei privati ha un potenziale immenso (quasi 3 miliardi di euro all’anno, cfr dati Camera di Commercio di Monza e Brianza, settembre 2009) ma decisamente poco efficace e totalmente scoordinato. In totale una cifra enorme che però non dà risultati tangibili a livello nazionale.

D. Scavare e pubblicare: ci vorrebbe un limite massimo di tempo per farlo?

R. Assolutamente SI !! ma l’uso di tenere i materiali nei cassetti per “studiarli quando andrò in pensione” … è purtroppo troppo frequente in Italia. E quello che è più grave, a mio avviso, è che questa perversione è permessa, e non viene mai sanzionata. In realtà la legge già prevede che dopo 10 anni di inattività da parte dello”Scavatore” su quei materiali ci sia la possibilità di accesso da parte di altri che ne facessero richiesta. Ma come ho detto un conto è la legge – peraltro molto buona – un altro è la sua applicazione, che è nelle mani onnipotenti di Soprintendenti, Ispettori, Dirigenti di Musei…!

Musei

D. La sua opinione sui musei italiani?

R. I materiali che contengono sono assolutamente magnifici… meriterebbero ben altri gestori! Quasi tutti i musei sono brutti, desueti, sporchi, mal gestiti, dimenticati… In breve: poco amati.

D. Come aumenterebbe il numero dei visitatori?

R. Una domanda che necessiterebbe un trattato… Mi limito all’essenziale: dotarsi di staff scientificamente all’altezza delle moderne necessità di conservazione e ricerca; controllo sulla divulgazione mediata dagli operatori didattici (vanno preparati e controllati e vanno soprattutto aggiornati continuamente dal personale scientifico). Gli allestimenti vanno aggiornati, resi accattivanti… insomma meno autocelebrazione dei vari tipologi e più attenzione ai dati scientifici e alle informazioni sui cambiamenti del comportamento dell’uomo nell’arco del tempo. E’ questo che vuole il pubblico. Il Museo è per il pubblico, non per la glorificazione del tale o talaltro studioso… Tanto è vero che i ricercatori non vanno certo a vedere i materiali esposti, ma chiedono di vedere le collezioni in magazzino.

D. La cultura deve essere a pagamento o sul modello British Museum?

R. A pagamento: Si, assolutamente Si. La Cultura è un bene prezioso che appartiene alla comunità, che costa e quindi va mantenuto e sostenuto da tutti. Come gli stadi di calcio… Sono costruiti dagli Enti pubblici, con i soldi pubblici… ma il biglietto viene pagato alle ricche e private società di calcio e nessuno si lamenta … perché dovrebbe essere diverso per i Musei?

D. Ritiene utile la “realtà virtuale” nei musei? Se si, in che misura può esserci?

R. Ben dosata e saggiamente gestita dal punto di vista di una corretta comunicazione, è uno strumento mediaticamente formidabile.

D. Archeologia e informazione. Come vede questo rapporto?

R. Purtroppo è un rapporto perverso. Prima di tutto viene la tutela del patrimonio. Se tutti si mettessero a divulgare siti e ritrovamenti senza che questi siano dovutamente tutelati…il rischio di perdita del patrimonio sarebbe troppo alto. Una volta che sia assicurata la conservazione, trovo che sia assolutamente un must da parte degli archeologi fare corretta e accattivante divulgazione. Anche attraverso giornalisti preparati e sensibili alle problematiche. Su questo aspetto dobbiamo imparare molto dall’estero!
Ma ripeto, prima di ogni altra cosa viene la tutela del patrimonio che è di tutti.

D. Gli archeologi italiani sanno divulgare?

R. Alcuni, pochi purtroppo, si.

D. E le riviste, fanno buona divulgazione archeologica?

R. Cercano di fare il possibile. Ma c’è ancora troppa “archeologia vecchia maniera” e troppo poca tensione a far parlare le ricerche veramente significative. Quelle che restano nei libri di storia, quelle che danno da pensare e da discutere. La via già aperta è una strada facile da percorre… fare della buona divulgazione vuol dire essere in grado di distinguere tra le varie proposte. Non sempre e non tutte le notizie pubblicate fanno strappare i capelli. E il pubblico, che oggi è sempre più difficile da accontentare, si annoia.
Beni culturali e privati

D. Cosa pensa dell’affidamento dei beni archeologici ai privati?

R. Cosa si intende per “affidamento ai privati”? Un direttore, un ispettore che non concede le collezioni in studio… pur essendo un dipendente pubblico, pagato con denaro pubblico… non ne fa un uso assolutamente privato?

D. Ritiene la Ronchey una buona legge?

R. Ottima!

D. I fondi a disposizione dell’archeologia italiana sono sufficienti?

R. I fondi, per definizione, sono sempre troppo pochi considerando l’enormità del patrimonio archeologico italiano. Detto questo, forse una maggior oculatezza nella loro spesa, magari concentrandoli verso le ricerche che scientificamente valgono veramente … potrebbe fare la differenza. In realtà anche dove c’è un certo virtuosismo di spesa… vanno sempre accontentati i vari ispettori o potenti del territorio, con conseguente dispersione dei pochi fondi in mille inutili rivoli.

D. Meglio continuare a scavare, o studiare e valorizzare quel che c’è nei magazzini?

R. Senza dubbio si deve lavorare sulle collezioni. Ci sono tanti archeologi a spasso… apriamoli questi magazzini! Dei fossili umani dimenticati e impolverati del Museo di Storia Naturale di Verona ho la presunzione di pensare di averne fatto decisamente buon uso! La notizia che il Neandertal veronese aveva i capelli rossi ha fatto il giro del mondo, è stata pubblicata su Science nel 2007 e ha avuto la copertina del National Geographic internazionale – quello che va in tutto il mondo! – nel 2008. Certo, la ricerca ha bisogno di essere sempre aggiornata e quindi lo scavo mirato, di siti significativi è assolutamente imprescindibile.

D. E’ giusto rendere fiscalmente vantaggiose le donazioni per la cultura?

R. ASSOLUTAMENTE SI. E’ necessario anzi direi vitale per il futuro di tutti i beni culturali, non solo per l’archeologia. Io sto organizzando un grande convegno proprio dedicato a questo tema.



Fonte: Autore: Martina Calogero da  ArcheoRivista del  27 settembre 2009


lunedì 28 giugno 2010

domenica 27 giugno 2010

26 GIUGNO 1866 BATTAGLIA DI CUSTOZZA: L’ULTIMA VITTORIA DELLL'ESERCITO AUSTRO-VENETO






16 GIUGNO - La Prussia dichiara guerra all'Austria e passa la frontiera.
In contemporanea dovrebbero muoversi anche gli italiani, almeno così era stato concordato in un sommario piano strategico.

17 GIUGNO - La Marmora lascia Firenze dopo che si è incontrato con Cialdini, per portarsi sul Mincio a compiere il primo attacco diversivo.

18 GIUGNO - Lo Stato Maggiore che ha già preparato la dichiarazione di guerra e la sta consegnando all'Austria, viene fermato dal Re. La vuole ritardare di due giorni.
I Prussiani non capiscono perché.

20 GIUGNO - Viene ufficialmente presentata a Verona la dichiarazione di guerra all'Austria. Il Re si porta a Cremona per assumere il comando delle operazioni, fa poi il proclama ai soldati, ed approva il piano di guerra che gli presenta La Marmora (che è poi quello di Cialdini).
Il Re trova anche una nota prussiana di Usedom (piuttosto allarmato per il grave ritardo dell'entrata in guerra dell'Italia) che prescrivere quali prime operazioni dovesse fare l'esercito italiano. E fra le altre cose indica l'attacco al Quadrilatero, anche se non dice come; a Berlino pensano, sapranno bene come farlo i generali italiani, la zona la conoscono meglio di noi.
Qui forse aveva ragione l'Oldofredi scrivendo al Castelli ancora il 6 giugno "Il La Maromora ed il Re sono ubriachi di sicurezza, di entusiasmo e di testardaggine, qualcuno cerca di far comprendere che non si gioca il Paese ai dadi: ma essi rispondono come se il consiglio venisse loro da cretini".
Ed infatti letta la nota di Usedom a chi gliela presentò il Re rispose "Non stia a rispondere. Delle operazioni militari rispondo io. Non ho bisogno che i diplomatici tedeschi mi insegnino a fare la guerra".

Il 21 GIUGNO - Vengono organizzati i reparti di La Marmora verso il Mincio per la diversione, mentre il Cialdini avanza disseminando i suoi reparti, circondando Mantova e Peschiera con forze superiori alla reale importanza delle due piazzeforti (quasi prive di difese consistenti).

22 GIUGNO - Da Canneto il Re telegrafa al Ricasoli (che ha preso a Firenze il posto di La Marmora al Governo come Primo Ministro) "Domani passo il Mincio con dieci divisioni".
Ma già la sera prima ha avuto dei dubbi. Alcune vaghe informazioni dicevano che gli Austriaci erano oltre l'Adige (infatti erano a Lonigo) e che quindi se fra il Mincio e l'Adige non c'era nessuno, la diversione sul Mincio non serviva a nulla, ma semmai bisognava avanzare. Cioè prendere l'iniziativa dell'offensiva (cioè quello che avrebbe dovuto fare il Cialdini due giorni dopo partendo dal Po a diversione avvenuta).
Il Petitti telegrafa che -secondo lui- il nemico è in ritirata. Il Re telegrafa a Cialdini che poche truppe austriache occupano Valeggio sul Mincio, Villafranca e Roverbella. E il Cialdini a sua volta telegrafa che dopo la loro diversione sul Mincio lui intende attraversare il Po la notte del 25. Ma nessuno gli dice che la diversione non è più tale ma - nonostante l'inferiorità numerica - è già in atto un attacco, cioè un inseguimento del nemico in ritirata. Né tanto meno gli si dice in quale direzione. Anche perchè né il Re né La Marmora ignorano dove il grosso del nemico si trova.
Il servizio informazioni italiano è così male organizzato che in breve tempo non solo non sa dove si trova il nemico, ma non riesce nemmeno a comunicare con i suoi capi d'armata, non li trova dove dovrebbero essere. E loro non sanno dove è il Re.
Mentre l'Arciduca Alberto non solo ha compreso il piano dell'attacco sul Po e della diversione sul Mincio, ma ha già deciso di attaccare prima. E ha anche deciso di andare a cercare il nemico o tra Mincio ed Adige, o se necessario, sulla destra del Mincio. E per ingannare il Comando italiano architetta un bel piano.

23 GIUGNO - La Marmora sollecitato da Re (pieno di dubbi) a fare una manovra offensiva invece della diversione, si muove. La Marmora avanzando, rilevò una cosa molto strana; che i ponti gli austriaci ritirandosi non li avevano rotti, quindi pensò che gli Austriaci da quella parte si sarebbero fatti nuovamente vivi con una controffensiva. Mentre sappiamo che i ponti gli Austriaci li lasciarono intatti proprio per farli cadere in inganno, mentre in tutta segretezza stavano occupando il retro delle colline del Garda da Castelnuovo a Custoza; il 23 già erano a sud-ovest di Sona, a Santa Giustina e Santa Lucia; cioè su quelle colline che il La Marmora additava come meta ai suoi reparti per il giorno dopo, il 24. Cioè gli Austriaci li stavano attendendo su posizioni prestabilite in attesa di fare la sorpresa, su un fronte perpendicolare al Mincio, mentre il La Marmora era più che mai convinto che nessuno combattimento poteva avvenire - in mezzo - prima di arrivare sulle colline.
I Generali, il Re, i vari comandanti iniziano a commettere tante ingenuità; perchè non conoscono le posizioni del nemico. Varie divisioni italiane vennero di sorpresa a contatto con forze nemiche già schierate sulle colline ai lati, cosicchè ci furono una serie di operazioni slegate, senza che i comandi sapessero quello che avveniva alla loro destra e sinistra.
Il Re attraversò il Mincio al ponte di barche di Pozzolo, poi per Valeggio prese la via di Villafranca. Udì i cannoni da quella parte, pensò che fossero le sue batterie, mandò a prendere informazioni; ma non le ebbe. Salì sulla collina di Monte Torre, ma appena comparve sul cucuzzolo incominciarono a piovere granate austriache, così capì subito di chi erano. E sotto le granate comparve pure il Comando Supremo con La Marmora non infuriato ma ancora pieno di speranze, anche se non aveva idea di cosa fare; il Re era inquieto per l'attacco alle posizioni di Custoza, invece ora scopriva che il La Marmora era in giro per il campo, e questo voleva dire che nessuno poteva comunicare con lui. Fra lui e il re sorse un battibecco. Alla fine si decise di andare a raccogliere gli sbandati che scendevano da Monte Torre e Monte Croce. Ma non è che La Marmora si era reso conto ancora della situazione.
Anche il Re sul ponte Tione andò a dare man forte per riunire gli sbandati della divisione Brignone. Oltre che il triste spettacolo, nessun soldato ubbidiva perchè nessuno lo conosceva, né voleva prendeva ordini da lui in un momento così pericoloso; fin quando l'ufficiale di scorta lo convinse a ritirarsi dal pericolo, fra l'altro comunicandogli che suo figlio Amedeo era stato ferito. "Meglio ferito o morto piuttosto che prigioniero" commentò e prese la via per Valeggio, per incontrarsi nuovamente con il La Marmora, ma trovò una tale confusione che proseguì per Cerlongo. Poco dopo a Valeggio arrivò La Marmora ma invece di andare al Quartier Generale di Cerlongo a incontrare il Re proseguì per Goito in mezzo al caos.
Fu a quel punto che il La Marmora finalmente resosi conto, impressionato dalla rovina, andava dicendo "che disfatta, che catastrofe, peggio del 1849!", "Le truppe non tengono!", quando invece -lo riconobbero gli stessi austriaci- gli italiani avevano combattuto bene, e che sarebbe bastato un contrattacco per essere da loro sconfitti.
Dunque la situazione non era del tutto sfavorevole, bastava valutarla; ed occorreva solo dare ordini per attaccare a fondo i nemici ormai esausti e pronti a cedere. Furono invece lasciati in pace a riprendere le forze.
Ma sia il La Marmora che il Cialdini (quest'ultimo non si era ancora nemmeno mosso dal Po) avevano la convinzione che la situazione fosse molto grave ed agirono sotto tale influsso. Il primo voleva ritirarsi, e l'altro intimorito invece di attaccare non solo non si mosse, ma iniziò a ritirarsi pure lui verso Modena.
Solo allora il re maledisse i suoi errori: quello di aver fatto due eserciti, e che ora si trovava a non comandarne nemmeno uno. Anzi, a vederne nemmeno uno!

Il 24 GIUGNO l'esercito piemontese viene così sconfitto nella Battaglia di Custoza (VR) dal duca ALBERTO d'ASBURGO con un esercito composto da poco più di 70.000 uomini, dei quali circa 25.000 Veneti.
I soldati di La Marmora, più che essere stati battuti in un vero e proprio scontro si sono fatti sorprendere dagli austriaci prima ancora di iniziare, non conoscendo la dislocazione, i vari punti strategici del nemico, né dove dirigersi. La Marmora perde sul campo 714 soldati; poi subito preso dal panico ordina la immediata ritirata che si tramuta in un disastro. Si ritira sbandandosi sul Mincio, e non predispone una difesa nella grande e ciclopica fortezza di Valeggio (oggi, ancora integra e visitabile) sul lungo ponte che invece avrebbe dovuto bloccare con un valido presidio, ma arretra fino alla linea del fiume Oglio. Lo stesso Cialdini invece di correre in aiuto a La Marmora sul Mincio e contrattaccare, arretra fino a Modena.
Un disastro!
Narrare l'intera battaglia che si svolse a Custoza è piuttosto noiosa, per i molteplici movimenti, le numerose azioni, gli attacchi e i contrattacchi di entrambi i due eserciti.
Di solito si attribuisce la ritirata dell'esercito di La Marmora sul Mincio alla ritirata dell'esercito di Cialdini dal Po, ma questo non è vero: il La Marmora aveva già deciso ed aveva provvisto alla ritirata la sera del 24 giugno. E il Cialdini lo stesso 24 già si ritirava su Cremona "perchè pericoloso rimanere sul Po".
Ciascuno attribuì all'altro la responsabilità della triste iniziativa della ritirata, ma ciascuno fu invece responsabile della propria.

25 GIUGNO - Il disastro era compiuto. Il Re si lagnò amaramente di tutti i generali, specialmente di La Marmora. Il Della Rocca nella sua autobiografia, afferma che il giorno 25 davanti al Re il La Marmora si assumeva le responsabilità dell'operato come Capo di Stato Maggiore ma nel farlo intendeva prima cacciare tutti i generali incapaci. Altrimenti avrebbe dato le dimissioni. Nasceva una polemica.

26 GIUGNO - Non ottenendo ciò che voleva, le dimissioni le diede il giorno dopo. Ma più tardi nella sua prima relazione del 1868, il La Marmora diede la colpa di quanto era successo tutto al Re "Ero stato nominato Capo di Stato maggiore, in tale carica io potevo proporre, suggerire, consigliare, invece mi si vietava di agire di proprio impulso, di emanare ordini chiari, precisi, assoluti, come è nella mia natura...e mi si costringeva sovente di tacere, cedere, transigere".
In realtà La Marmora agì sempre in piena libertà. E anche la ritirata fu decisa da lui, e non imposta dal Re, che addirittura ubbidì perfino lui ai suoi ordini, mentre il La Marmora non ubbidì a quelli del Re. Inoltre resta il telegramma inviato a Cialdini giustificando le sue dimissioni "...Perchè siamo troppi a comandare. Propongo che prendiate Voi il comando con ampia facoltà di far tutte le nomine che credete".
Questo era il colmo! fa lui il capo e il sovrano!
Insomma La Marmora si azzardava pure a esautorare il Re. Ma il Re nel frattempo aveva telegrafato a Cialdini per un incontro e per fare il giorno 27 il punto sulla situazione. E Cialdini con molta disinvoltura (rivincita non trattenuta) si affrettò a svelare allo sbigottito La Marmora l'invito regio. Questo era il clima di collaborazione!
Seguirono dopo la disfatta, tante polemiche e reciproci rimproveri; chi diceva che il La Marmora "ormai non godeva più la fiducia nell'esercito" (il 28 Vincenzo Ricasoli, colonnello di Stato Maggiore, scrivendo al fratello Bettino a Firenze); e chi che "bisognava dare il comando a Cialdini per risollevare il morale delle truppe" (il generale Menabrea); Ma Cialdini fece sapere che non accettava l'incarico finché il Re non abbandonava l'armata; e le stesse condizioni chiese poi il La Marmora quando il Re dopo aver prima accettato le dimissioni, poi respinte, gli ripropose di guidare l'esercito. Promettendogli però di "...lasciar fare e di astenersi da ogni atto che possa disturbare, purchè si salvino le convenienze verso di lui dirimpetto all'esercito ed alla nazione, perchè quando un re di Prussia ha il comando supremo dell'esercito, il Re d'Italia non può essere da meno".

29 GIUGNO - La sera del 29 giugno a Parma la crisi del comando fu risolta. Il La Marmora dopo aver accettato di prendere il Comando, conveniva con il Cialdini nell'idea di sferrare l'offensiva il 5 luglio partendo dall'Oglio, mentre il Cialdini contemporaneamente avrebbe dovuto attaccare Borgoforte. Ma il La Marmora nella notte tra il 2 e il 3, senza avvertire il Cialdini, tornò a fare il "La Marmora". Agendo da solo e senza informarlo fece fare una ricognizione in forze oltre l'Oglio (ma non sapremo mai cosa avesse in mente di fare il 5, giorno fissato per l'attacco)

3 LUGLIO - Fu il giorno dell'imprevisto. L'esercito prussiano a Koniggratz (Sodowa, in Boemia) decideva le sorti della guerra dopo aver battuto l'esercito austriaco. Vienna il giorno dopo chiedeva una mediazione di Napoleone III per far cessare le ostilità in Italia, anticipando che in cambio avrebbe ceduto il Veneto.
Per due giorni l'Italia rimase senza notizie.

5 LUGLIO - Invece di sferrare l'offensiva il giorno 5, tutti i generali furono chiamati al Quartier Generale del Re a Cicognolo. Era giunto infatti un telegramma da Parigi di Napoleone III che comunicava a Vittorio Emanuele avere Francesco Giuseppe ceduto a lui il Veneto, dichiarandosi disposto ad accettare la sua mediazione per il ristabilimento della pace".
L'Imperatore chiedeva al Re di "acconsentire ad un armistizio, potendo l'Italia raggiungere onorevolmente la meta delle sue aspirazioni con un arrangement con la Francia su cui sarebbe stato facile intendersi".
La notizia oltre che turbare il re e lo Stato Maggiore, questa offerta dell'Imperatore il Monitor l'aveva già resa pubblica. Ed era un bel pasticcio.
Inoltre l'Arciduca Alberto che stava preparandosi a fronteggiare il nuovo attacco tra il Mincio e l'Adige, aveva già ricevuto ordini per inviare a Vienna per ferrovia un corpo d'Armata; quindi il cessate il fuoco e lo sgombero del Veneto, iniziando da Verona era già in atto. Alle fortezze rimasero solo alcuni presidi austriaci.
A creare il pasticcio ancora più grosso ci si mise il Principe Napoleone con un altro telegramma al Re (suo suocero) suggerendogli di scrivere all'Imperatore "...di ringraziarlo per la mediazione, ma nel contempo avvertirlo che non poteva far nulla senza l'intesa con il governo alleato di Berlino, e di continuare ad attaccare energicamente " E non aveva nemmeno tutti i torti (legali e morali) : l'8 aprile l'Italia aveva firmato il trattato di alleanza con la Prussia, dove si diceva che "nessuna delle due potenze avrebbe firmato la pace o l'armistizio senza il consenso dell'altra".
Nè questa volta l'orgoglio di La Marmora era fuori luogo quando telegrafò a Nigra che " ..ricevere il Veneto in regalo dalla Francia è umiliante per noi, tutti crederanno che noi abbiamo tradito la Prussia". In effetti questo si stava facendo.

Garibaldi incazzato nero perchè i Veneti non si erano alleati alle sue bande!
Mazzini dirà che l'unità d'italia è fatta solo per l'intervento degli eserciti stranieri ...

Fonte: da srs de el “Buraneo”

sabato 26 giugno 2010

La moglie da viaggio


In Africa, gli uomini si occupano della quantità (politica, numero di animali, sicurezza),
Alle donne è affidata la qualità della vita.
Dall’educazione dei figli alle relazioni tra clan, dalla raccolta d’acqua al piccolo commercio (per poi acquistare il “superfluo”, come lo zucchero, il tè, i vestiti, la scuola per i figli).
La donna è madre del futuro. Una donna sterile non è tale.
Un giorno mia moglie disse a un Tuareg, nel Sahara, che non avevamo figli. Nell’immaginario africano o lei era sterile (e io facevo una pessima figura a non ripudiarla), oppure non ero capace io (e rifacevo una pessima e brutta figura implicita).
Per riparare, lei mentì: «Alberto ha altre mogli, con un sacco di bambini».
Prontamente confermai: consorti bionde e grasse, di pelle chiarissima.
Il Tuareg strabuzzò gli occhi  all’idea e annui.
Poi, perplesso, chiese, guardando mia moglie (magra, mora):
«E come mai ti porti appresso questa qui?».
«È la moglie da viaggio», risposi: «non mangia, non si scotta al sole e, soprattutto, non ha figli».

Fonte: liberamente tratto  srs di Alberto Salza 

venerdì 25 giugno 2010

Ominidi a Isernia la Pineta e…forse...una capanna











In questo fotografia, tra le ossa e i sassi, si vede una forma circolare senza nessun oggetto. Negli scavi archeologici è la classica impronta lasciata da una buca dove era infisso un palo

Oggi sono passato da Alberto   Solinas per avere alcune informazioni sulla Postumia a Verona. Prima del congedo  Alberto mi blocca e mi dice: Lo sai della “capanna” di Isernia la pineta, beh sto vedendo che non sono più il solo a pensare ad una possibile  costruzione eseguita dall’uomo.  Ho recuperato un libro della Giunti editore, scritto da  Alberto Salza,  (Ominidi uomini e ambienti di tre milioni di anni fa) che propone un’ipotesi di:  Isernia come un atto deliberato dell'uomo.
Ti ho estrapolato  alcune pagine.

PALEOSUOLO

(…) Ciò che apparve ai ricercatori valse la scommessa: migliaia di ossa di  animali mescolate a centinaia di utensili. I reperti sono così numerosi e ammucchiati che spesso si corre il rischio di danneggiarne uno mentre se ne scava un altro. La prima cosa che salta agli occhi, già sul terreno, ma ancor più osservando il rilievo delle prime superfici del paleosuolo portato alla luce (pochi metri quadrati, rispetto alla totalità del sito), è la non casualità della disposizione di ossa, sassi e utensili. Isernia appare come un atto deliberato dell'uomo, e non  come effetto di forze casuali, quali si possono riscontrare nei “mucchi idraulici” dovuti all' acqua di torrenti sufficientemente impetuosi da trasportare per grandi distanze anche ossa di pachidermi.

Bisogna comunque dire che anche quest'ipotesi è stata recentemente formulata, e occorrerà attendere i risultati di sofisticati esperimenti di tafonomia prima di poter trarre conclusioni definitive.

Esistono però dei fatti, a Isernia, piuttosto singolari. Qualunque sia stata la forza che ha ammassato ossa e utensili (cerchiamo di non essere troppo antropocentrici) bisogna dire che lo ha fatto in “modo differenziale”, come direbbero gli specialisti. Ha, cioè, selezionato solo alcune parti degli animali e non ha agito su tutto lo scheletro.

Dei bisonti, che sono i fossili più abbondanti (più di 100 animali), si trovano soprattutto i crani. Così avviene anche per i rinoceronti, che però hanno sempre il nasale spezzato - sembrerebbe - in modo intenzionale (recentemente, tuttavia, ho potuto osservare che nella savana si trovano spesso crani di rinoceronte con fratture analoghe, soprattutto nei letti dei fiumi secchi). Degli elefanti a Isernia si trovano zanne e ossa lunghe (zampe, costole). Numerose, poi, di tutti gli animali, le mandibole e le scapole, ossa particolarmente piatte e larghe. Anche i massi di travertino che si trovano frammisti alle ossa sono tutti di dimensioni piuttosto notevoli e di grandezza abbastanza uniforme. Non esiste nemmeno uno scheletro che sia completo.

A guardare bene quest’accumulo del  paleosuolo  di  Isernia, riesce davvero difficile pensare che sia tutto frutto del caso.


Disegno del paleosuolo di Isernia la pineta con i massi che delimitano "la capanna"



CHI  E  PERCHE’

Ma chi può essere stato il protagonista di una “costruzione”  di così vasta portata?

A Isernia, contrariamente a quanto avviene spesso, la popolazione locale ha “adottato” lo scavo e gli scavatori come se facessero parte della comunità. L'entusiasmo è tale che si organizza un vero e proprio tifo sportivo in attesa che, tra le ossa di animali, appaiano i resti degli ominidi. Finora la ricerca è stata vana, anche se il sito è cosparso di utensili lavorati: dai rozzi chopper trita tutto ai più sofisticati denticolati adatti a tagliare la carne e, forse, a forare le pelli.

Il desiderio popolare per la comparsa sulla scena di Homo aeserniensis è così forte (la gente ci chiedeva per la strada a che punto fossimo con le ricerche, quasi si trattasse di un'indagine poliziesca) da produrre nel febbraio del 1988 1’emissione di un francobollo  commemorativo. Speriamo sia di buon augurio. Mi spiace deludere però l’ ospitalissima gente di Isernia, ma è ovvio che (almeno fino a prova contraria) non c’è bisogno di scomodare una nuova specie di ominidi per identificare il protagonista della nostra storia. Le datazioni, di cui parleremo più diffusamente, indicano che il paleosuolo risale a circa 730.000 anni fa, in piena era di Homo ergaster evoluto (un tempo definito erectus).

A Isernia si narra che alcuni pastori abbiano trovato anni fa crani dal’aspetto “scimmiesco” e li abbiano gettati in un pozzo.  Mi posso immaginare la faccia terrea di Peretto quando gli è stata comunicata la notizia. Spesso, per un paleoantropologo, il lavoro si giustifica, almeno emotivamente, solo con la scoperta di fossili di ominide. D’altro canto, buona parte dell'opinione pubblica (e di chi sovvenziona le ricerche) lega l’importanza di un sito alla presenza di resti dei nostri affascinanti antenati. È come disprezzare le piramidi perché  la mummia del faraone non si trova più alloro interno.
Il paragone non è fatto a caso: a Isernia ci troviamo di fronte a un’impresa d’ingegneria di grande portata, data la sua età.  Se consideriamo che un uomo (ergaster, nonostante l’ etimo greco che indica la forza-lavoro, non era poi molto più robusto di noi, anche se sicuramente più resistente) può fornire meno di un cavallo vapore di potenza muscolare,
Il tappeto di ossa di Isernia avrebbe richiesto il lavoro cooperativo di centinaia di persone.  E questo è impensabile

CACCIATORI E RACCOGLITORI E BRUTI

Prima della scoperta di Isernia, gli antropologi si erano formati un quadro della vita di Homo arcaico basandosi sulle prove concrete della sua attività di cacciatore (utensili e ossa macellate) e di raccoglitore di vegetali spontanei.

Questo secondo aspetto è più difficile da dimostrare, ma, a partire dai dati sulle popolazioni attuali che non conoscono agricoltura e pastorizia, si deduce che i vegetali possono entrare nella loro dieta anche per il70% del valore alimentare totale.  Così succede per i San (Boscimani) del deserto del Kalahari. Questo tipo di sfruttamento delle risorse alimentari presuppone una grande dispersione di piccole bande sul territorio, per evitare competitività ed eccessiva pressione sull’ ambiente.

Se ai dati etnologici aggiungiamo l’equazione (tutta da dimostrare) “tanto più antico, tanto più primitivo”,  la nostra interpretazione della vita di Homo ergaster si trasforma in un quadro a tinte fosche dove esseri scimmieschi affrontano in gruppetti monofamigliari  durezze climatiche e ambienti ostili, alla mercé  di grandi predatori dai denti a sciabola. 
Se guardiamo la loro anatomia, non sembrano avere la capacità di articolare un linguaggio. Di certo non fanno un uso organizzato del fuoco. Il loro psichismo, forse, non è ancora giunto alla coscienza di se.  Ergaster è un superpredatore,  e come tale si comporta.

Ecco perché Isernia, ci pare impossibile.

Tra le più antiche testimonianze di Homo in Europa si hanno i campi di cacciatori di Soleilhac, nel Massiccio Centrale francese, datati 800.000 anni, ma si tratta di abitati molto semplici, composti da un allineamento di blocchi di basalto e granito lungo 6 metri e largo 1,50.  È qualcosa che si adatta al nostro quadro della vita di una sparuta banda di cacciatori.

Ma a Isernia ci troviamo di fronte a qualcosa di molto diverso.

Persone che non conoscevano leve, ruote o altri marchingegni, hanno sollevato e spostato ossa che pesano, tutte insieme, parecchie tonnellate.  Le ossa sono state selezionate: gli animali, pericolosi rinoceronti,  grossi bisonti, elefanti alti 5 metri, e poi orsi e megaceri, venivano abbattuti altrove.
A guardare i miseri utensili in pietra, ci si chiede come facessero gli ominidi a macellare tutta quella carne, non parliamo poi di come potessero uccidere tutti quegli animali. Eppure gli uomini di Isernia l’hanno fatto,  li hanno abbattuti, scuoiati e macellati. Tutto ciò non è straordinario: era la vita di allora.

Ma a questo punto il quadro si complica. Qualcuno sceglie un femore dell'elefante ucciso, un altro la zanna.
Qualcuno si prende la briga, tecnicamente non facile, di staccare il cranio del rinoceronte dalle vertebre. Poi prende il corno, spezzando l’osso nasale. Si carica il trofeo sulle spalle: anche privo di carne pesa parecchi chili.  Ma l’uomo dell’ elefante è nei guai: non riesce neppure a sollevarli, il femore e la zanna. Allora arrivano altri che si danno da fare intorno alle carcasse. In tre o quattro cominciano a spostare le ossa dell' elefante, qualcun altro aggiunge, di suo, il cranio accuratamente spolpato di un bisonte, animale perfettamente in grado di fare a pezzi un uomo. E poi, tutti insieme, scendono nella valle, verso il fiume. Ognuno posa le sue ossa, ma con criterio, a formare una specie di graticciato. È per questo che hanno scelto le ossa lunghe o quelle piatte: garantiscono una migliore stabilità sulla fanghiglia prodotta dalle esondazioni del fiume. E su questa base bonificata posano massi di travertino. A fianco, quasi in cerchio, vengono messi i crani, alternandone uno di bisonte e uno di rinoceronte, uno di bisonte e uno di rinoceronte, e così via. La capanna non deve essere solo funzionale: la bellezza della simmetria e dell’ ordine non sfuggono all'uomo di Isernia.(…)

LOGICA

(…)  La scena che abbiamo descritta è - come sempre - arbitraria. Le cose, però, possono essere andate così per molti anni. Ciò implica che gli ominidi dovevano vivere in gruppi molto consistenti (anche più di cento individui), per lo meno in alcuni periodi dell'anno, e che non erano nomadi in senso stretto, ma selezionavano i territori particolarmente favorevoli alla caccia grossa.  E che cooperavano anche in attività non esclusivamente di sussistenza.  E che avevano abilità cerebrali di organizzazione e pianificazione di un progetto del secondo ordine (bonificare, fare una casa).

Per tutto ciò avevano bisogno di regole sociali e, soprattutto, di  un linguaggio  articolato. (…)

(…) Per trovare un' organizzazione dello spazio paragonabile a quella di Isernia bisogna arrivare a soli 70.000 anni fa, quando i cacciatori  edificavano in Siberia le capanne nella tundra (priva di alberi) usando, come materiale da costruzione, migliaia di ossa e zanne di mammut.  Ma erano già uomini come noi, incomparabilmente più “sapienti”  di Homo ergaster.

L'ipotesi dei ricercatori (almeno quella ufficiale) è che a La Pineta ci si trovi di fronte a una bonifica di un terreno paludoso,  realizzata per isolare l’insediamento umano dal fango del fiume.

Questo è possibile, ma alla nostra logica di Homo sapiens evoluto appaiono improvvisi enigmi: perché mai rompersi la schiena ad ammucchiare un inverosimile quantitativo di ossa per bonificare il greto di un fiume, quando il territorio era così vasto e la densità di popolazione così bassa che si sarebbe potuto fare il campo sulle colline, più sane e sicure?

La spiegazione non soddisfa la nostra mente pragmatica (miglior risultato con minimo sforzo). Ma noi, semplicemente, non sappiamo se ergaster avesse una logica. Pragmatica o no?

Non so resistere, però, al fascino di un’interpretazione personale.

Tra i San del Kalahari ho potuto osservare che essi fanno uso di midollo e di cervello crudi, estratti dagli animali cacciati, per la concia delle pelli. Midollo e cervello, infatti, contengono sostanze chimiche (come il tannino) usate anche dalla moderna industria conciaria.
La pasta di grasso animale viene fatta penetrare nella pelle seccata e priva di pelo con l’uso di pietre arrotondate. Ebbene, a Isernia la maggior parte delle ossa è costituita da crani aperti (cervello) e da ossa lunghe spaccate (midollo). Per di più, i manufatti presenti sono piccoli denticolati  (per forare le pelli?),  chopper e pietre arrotondate.  Le pelli, impastate con acqua e grasso per la concia (in prossimità del fiume), avrebbero potuto essere stese ad asciugare sul graticciato d’ossa. È, però, ancora la mia logica a suggerire quest’immagine fantascientifica di una prima conceria a tecnologia avanzata dell'umanità.
Per l'uomo di Isernia, forse, si trattava solo di un gioco. Perché no? (…)

Fonte: estratto da srs di Alberto Salza,  da  ONINIDI  uomini e ambienti tre milioni di anno fa  nuove scoperte.  Giunti Editore (1999)

giovedì 24 giugno 2010

Tutti noi vorremmo un mondo diverso









Tutti noi vorremmo un mondo diverso per i nostri figli e per tutti gli uomini che verranno dopo di noi.
Sono convinto che  se, tutti assieme,  pensassimo  in questa maniera, il mondo cambierebbe in bene, cambierebbe!

mercoledì 23 giugno 2010

IL FALSO M. B.: MI FERMO QUI - RAGAZZI CHIUDO IL BLOG.



Ragazzi chiudo il blog.
Per motivi di tempo. Ho troppo altro da fare. Scrivere decorosamente richiede inoltre sforzo.
Poi devo applicare i dettami dei miei stessi articoli per salvare i pochi risparmi della mia famiglia.
Le stagioni dei blog sono come le stagioni del cuore.  Mutano con l’età, oltre le ridicole leggi dei cialtroni alla D’Alia.

Ma anche perché ormai, avvicinandosi il 2012, tutto si sta chiarendo. Concretando, manifestando.
Quando io e altri 5 anni fa iniziammo il  “sito anti-italiano per eccellenza” eravamo dei rivoluzionari esacerbati. Oggi tutti hanno capito che l’immigrazione non si può fermare, che la  democrazia non esiste, che a pagare sono sempre i più deboli.
Il NWO esiste ed è tutto questo. Ci vuole così tanto a capirlo?

Gli illuminati si sono dati un deadline che è il 2012 ricavato da un’oscura civiltà precolombiana.
Quanto fa la somma dei numeri della data 21-12-2012?
E’ vero che buona parte del NWO è già stata realizzata tuttavia, assisteremo a un’accelerazione fantastica nei prossimi due anni.
Qualcuno disse “è più facile un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco vada in paradiso”.
Volete che ricchi e potenti stimino uno che ha detto che hanno meno possibilità di salvarsi di un cammello?

Per quanto riguarda l’italia, un GIGANTE della politica di nome Umberto Bossi disse nel lontano ’95 che non era riformabile.
Lo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni.
L’UE ci obbliga DITTATORIALMENTE a innalzare l’età pensionabile nella Pubblica amministrazione  per le donne e scopriamo che l’operazione non comporterà vantaggi per il bilancio dello stato!
Non c’è bisogno di altra prova!

L’italia si dibatterà in finte riforme finché arriverà la “riforma” vera: il default.
Dopodiché il diluvio.
Non si terrà l’Expo a Milano ne si faranno centrali nucleari.
I lavoro per il ponte sullo Stretto si interromperanno una volta eclissata la stella di Berlusconi. Rimarrà una delle tante opere pubbliche incompiute del Meridione.

Come potrebbe non essere così?
L’italiano VERO alla Toto Cotugno è rappresentato da un troglodita Gianluigi Buffon, uno che si era comprato il diploma di scuola media superiore in Calabria e per questo condannato.
Perché Beppe Grillo non raccoglie le firme contro i condannati in nazionale?!

Come vedete il mondo è tutta una finta per fottere i pollastri che si lobotomizzano davanti al televisore.
Avrei voluto raccontarvi di quella volta che fui “giurato” in una selezione locale di Miss italia.
Immaginate, un leghista supersecessionista “giurato” a Miss italiota! Non l’ho mai scritto temendo di scandalizzare troppo il vero Blondet.
Siamo tutti un poco “illuminati”.  (eheh)

In fondo vittime quasi perfette del NWO.
Ma è questa “imperfezione” che ci rende eleggibili per la “redenzione” prima di esalare l’ultimo respiro.
La cosa più inquietante che mi è sembrata di capire studiando gli Illuminati è che loro credono ciecamente a cose che a noi dicono nemmeno esistere. Perché mai?
Che cosa ci stanno nascondendo?
Che razza di “mondo alla rovescia” (osservate la topografia dantesca!) è quello in cui a credere in Dio sono rimasti coloro che lo odiano?
Riflettete su di ciò.

Investimenti per il futuro?
Fate FIGLI e fateli più bianchi, biondi, ISTRUITI E INTELLIGENTI, possibile.
Sappiate che il razzismo esiste, il razzismo è “giusto”.  Ma badate RISPETTO ALL’INTELLIGENZA più che altro.
Per questo le aristocrazie s’incrociano tra di loro. Per mantenere i geni celebrali. NON tanto la tonalità del colore dei capelli o degli occhi.
Quindi se potete, figliate con qualcuno che sia di un lignaggio più alto del vostro soprattutto in materia intellettiva.

Serie ricerche australiane, in paese civilissimo [poco accusabile di razzismo],  hanno dimostrato che le donne bionde guadagnano più delle brune:

http://blog.panorama.it/economia/2010/04/06/le-bionde-guadagnano-di-piu/

In Inghilterra stessa storia per le più alte rispetto alle basse:

http://www.dgmag.it/donne/le-donne-alte-guadagnano-di-piu-di-quelle-basse-27789

A Rio de Janeiro nei ristoranti alla moda per ricchi i camerieri sono quasi immancabilmente bianchi che guadagnano quando un agente di borsa.

Se dovete adottare dei bambini FATE CARTE FALSE per prenderli di razza bianca perché altrimenti saranno penalizzati nella vita.  Altro che  “società equosolidale” e tutte le stronzate da “centri sociali”.
Mi rendo conto di quanto sia orrendo ciò che ho scritto.
Ma cosa credevate, che l’ordine realizzando dagli adoratori del tizio cornuto fosse “rose e fiori”? Solo “Sesso, droga e rock’n roll”?

A noi Giovani Bresciani dico di scrutare bene la scala dei valori della brescianità. Invece di dedicare strade e biblioteche a forestieri, di ricordarsi di cosa andare fieri.
Ad esempio del dott. Camillo Golgi, il bresciano più famoso del mondo, ma non tra i bresciani. Scopritore nientepopodieno che di uno degli organuli cellulari (“l’apparato del Golgi”) per il quale vinse il PREMIO NOBEL nel 1906.  A Golgi avrei voluto dedicare un articolo, lui a cui sono dedicate DECINE di facoltà e istituti in tutto il mondo, ma in città  manco esiste una facoltà di Biologia c’è.

Forse c’introneremo di persona senza sapere voi che sono io ed io che è qualcuno di voi. In autogrill, in coda alla cassa, incrociandoci passeggiando su qualche spiaggia, oppure a bere del whiskey al Roxy bar come nella vecchia canzone di Vasco.

Un abbraccio a tutti!

Ciao “gnari”!

Fonte: srs di FMB di venerdì  del 11 giugno 2010


PS

Ripropongo questo articolo misteriosamente scomparso mentre stavo correggendo un semplice errore di ortografia.

A chiosa del pezzo però per scrupolo di coscienza devo precisare una cosa sull’ “anonimato”.
RICORDATEVI che l’anonimato di Internet è FASULLO. Un’illusione creata ad arte in modo da stimolare ogni libidine e ricerca di perversione nel cyberspazio. In realtà esso è un potentissimo strumento di controllo nell’ambito della “convergency”. Quindi okkio, non pensiate di scherzare, sta gente può TUTTO.

A chi mi ha criticato anche privatamente per la mia scelta, dico che sì, vigliaccamente, ho scelto la “pillola blu” della dicotomia filosofica da grande schermo di Matrix.
Del resto tutto ciò che avevo da dire l’ho detto.

Vi ricordate quando scrissi che l’italianità si Alitalia era solo un pretesto per chiudere Malpensa e sarebbero stati i contribuenti a sborsare solo e sempre soldi per il carrozzone romano?
Vi ricordate quando vi avevo scritto che agli americani faceva gola impossessarsi della Nutella?

Idem per la “manovra” tremontiana che, non solo ANTIMERITOCRATICAMENTE penalizza il Nord, ma vedrete che con i 2550 emendamenti presentati alla fine sarà SOLO la Padania a dovere rinunciare alle infrastrutture (TAV Milano - Venezia, metro milanesi, Expo), aumento TASSE E TICKET, tagli ai servizi mentre da Roma in giù aumenteranno gli stanziamenti, gli “sgravi” (fiscalità di vantaggio) e tutti i i privilegi da mafiosi.

I boss si erano lamentati di non potere parlarsi liberamente al telefono per timore di venire intercettati e costretti a usare i “pizzini”.
Abracadabra, sim sala bim!
Ecco la legge contro le intercettazioni in nome della “privacy”!
Il provvedimento in discussione vieta anche le intercettazioni ambientali, addirittura di registrare i processi.
La legge bavaglio blinda la mafia ed i suoi affari rendendola inattaccabile dalla magistratura.
Berlusconi se l’è presa con la Piovra tv. Di mafia non si deve sapere niente. Nemmeno i nomi dei condannati al 41 bis  UNICO CASO AL MONDO  in cui i cittadini onesti non possono maledire dei criminali efferati.

Federalismo? Brancher?
Non diciamo vaccate!
Il federalismo è impossibile in italia. Significherebbe abbassare di colpo il reddito medio nel Lazio e nel Meridione di un 25% almeno.

Vi pare possibile? DIMEZZARE il numero dei 200mila ministeriali romani, o dei 60mila forestali calabresi?
O delle 600mila auto blu (e relativi autisti) che stanno in maggioranza dalla “capitale” in giù?

Solo i MATTI possono pensare che sia possibile il federalismo fiscale, ma di qualunque tipo in verità.
Le regioni del Nord fanno pagare esosi ticket sanitari per compensare gli sprechi di quelle del Sud dove i ticket non si pagano. In Sicilia, in “leggera controtendenza” globale, hanno RIPRISTINATO, le pensioni-baby per i dipendenti regionali abbassando l’età pensionabile!

Cota, Formigoni e Zaia sbraitano a soggetto perché a rimetterci saranno le loro regioni dove vivono i coglioni che pagano le tasse. Per questo han fatto vincere la Lega Nord alle regionali. Così i “governatori” tengono fermi i polentoni mentre i terroni ce lo mettono meglio nel culo.

Perché romani centralisti e meridionali sono tendenzialmente razzisti. Pensano che LORO hanno i diritti a pagare devono essere i “razzisti ignoranti del Nord”.

La mafia NON ESISTE. È la loro mentalità arruffona, violenta e parassitaria. Scusate i MAFIOSI SONO MERIDIONALI mica giapponesi, è un CONNOTATO ETNICO inestirpabile.

Ho scelto di chiudere il blog proprio perché, oltre a questo, nient’altro c’è da dire. Solo da attendere la fine di tutto.

FMB di  sabato 19  giugno 2010

FINE.

martedì 22 giugno 2010

Apoteosi per un Nuovo Ordine Mondiale








Cosa è il NWO o Nuovo Ordine Mondiale?
Se ne parla sempre di più, perfino nei media “mainstream”, che citano il discorso di Bush padre pronunciato l’11 settembre 1991.
Quali sono la filosofia, la dottrina, i dogmi che animano coloro dietro al piano della globalizzazione?

L’errore più grande dell’ingenuo, analizzando il NWO, è di credere si tratti di una serie di processi disarticolati convergenti per casualità.
Non è così.
Degli Illuminati (dall’occhio di Horus) esistono e costituiscono la setta responsabile della unificazione mondiale.

Al massimo livello, sono un ristretto elitarissimo gruppo costituito probabilmente da non più di poche centinaia di persone in tutto il mondo. Perlopiù di famiglie aristocratiche di alto lignaggio. Costituisce realtà che costoro siano spesso di ascendenza ebrea poiché le elite sono intrecciate con il giudaismo. In effetti, “estremisti ebrei” come accezione per parte di loro è accettabile.

Il secondo grande errore che si può commettere è ritenere che non vi sia un afflato religioso dietro alle pulsioni dei cospiratori. In realtà costoro sono mossi da un furore mistico e da un’abnegazione del tutto degna della più fanatica tra le religioni.

In tale ipotesi qual è la loro Agenda?
Lo scopo degli Illuminati è la generazione di una UMANITA’ NUOVA (l’età dell’oro dei Maya) dalla cui “essenza” sia ERADICATA buona parte dagli insegnamenti e precetti delle tre religioni monoteiste: Cristianesimo, Ebraismo e Islamismo.
La mondializzazione è un processo storico che avviene per gradi, da un’alternanza di eventi a lenta maturazione con improvvisi balzi in avanti.
Riportare l’orologio della Storia all’”anno zero”.

Il dettame supremo della filosofia del NWO è l’avvicendamento di Dio con l’Uomo Vitruviano al centro dell’Universo: onnipotente, onnisciente, onnicomprensivo della sua vita.
L’obliterazione della morale (cristiana) in favore del’etica della persona, del progresso. L’Uomo “muratore”, “costruttore” deciso a “farsi un Nome” al posto di Dio.
Una “edificazione” simboleggiata dalla Torre di Babele la quale, secondo il capitolo UNDICI (1-9) della Genesi, serviva a raggiungere il Cielo.
Il fine ultimo degli Illuminati, dunque, è la DEIFICAZIONE o divinizzazione. Meglio ancora, un’APOTEOSI DELL’UOMO ossia “reso come un dio”.

Indicibile, a me indescrivibile, il loro disprezzo verso l'Onnipotente che non ci ha creati sfavillanti e splendenti come Lui. Gridano al tradimento poiché ci disse di averci fatti “a sua immagine e somiglianza”.

Reclamano saggezza e bellezza, di come era il loro di dio, il più bello e sapiente degli angeli del Paradiso. Le Scritture ci riferiscono che egli peccò di superbia volendo essere più potente di Dio e per questo fu scacciato nell’Abisso assieme ad un manipolo di seguaci angeli decaduti.
Il NWO è l’immedesimazione della loro celeste vanità.

La più grande beffa degli Illuminati, ovvio, è di fare credere di non esistere. Dall’ombra ammorbano le religioni nel modo più intelligente: facendole combattere fra di loro.
Per controllare le masse le hanno divise in fazioni contrapposte, meglio se solo due per semplicità; repubblicani – democratici, laburisti – conservatori, PD – PDL, “rossi” e “neri”, “rossoneri” e nerazzurri, laziali e romanisti.

Previsto un Governo Centrale (ONU) di stampo nazista con una Moneta Unica Globale (altro che uscita dall’euro).
Un ordine che si materializza attraverso l'unificazione di tutti i popoli abbattendo ogni stato, nazionalità, frontiera (immigrazione). L’istituzione di una lingua comune (inglese) per un “villaggio globale” (internet) dove tutti credono di conoscere tutti (Facebook?), in cui uno può assumere ogni identità (Prometeo). Fare tutto ciò che si vuole in anonimato: scrittore pubblicato (Lulu?), giornalista (“falso Blondet”), oppure esibizionista cosmico (youporn?). Anche per commentare quest’articolo viene chiesto “scegli un’identità”.

Inoltre pilota di formula uno, aviatore della prima guerra mondiale, finalista a Wimbledon (realtà virtuale/videogiochi).
Un solo sapere universale “rivelato” (Wikipedia?) fruibile attraverso un unico motore di ricerca (?) che fornirà le medesime risposte per qualunque domanda.

Questa dottrina è antidentitaria (privacy). Iconicamente i massoni s’incappucciano durante le loro cerimonie rituali. Niente differenza tra le “persone”, uomo o donna, etero o gay, senza età o preclusione sociale. Una comunità globale, guidata dall’elite, il cui intento è creare il bello per contemplarne la bellezza in se stessa oscurando la nomea del VERO Creatore.

In economia gli Illuminati non ragionano in termini di nazioni e popoli, russi o americani, non ci sono terzi mondi, un Occidente o un Oriente. Bensì un unico, solo sistema di sistemi completamente dominato dalle banche e dalla finanza dove tutti collaborano al profitto comune.

Una vasta, ecumenica società perfetta in cui ogni necessità sia soddisfatta, ogni angoscia tranquillizzata, ognuno dotato di una partecipazione azionaria d’immani multinazionali che saranno le nuove nazioni. Le loro beghe per accaparrarsi i migliori “cervelli”, la competizione in nuove nicchie di mercato saranno le future guerre. Un insieme di corporazioni inesorabilmente regolato, purificato, magnificato dalle spietate leggi del mercato e dalla concorrenza totale (globale).
La “salvezza” non passa attraverso la misericordia divina, all'opposto per un business mondano.
Il mondo è il business.

Un’esistenza umana intesa come godimento “immediato”, “immanente”, vizi capitali che surclassano i Dieci Comandamenti, l’eccesso elevato a regola, fino a scandagliare qualunque abisso di schifo. Nessun limite alla lussuria tanto da INDIFFERENZIARE, per ideologia, bene con male, pena con gioia. Questa gente gode sia provando piacere che sentendo dolore. Un “dio” non soffre. Mai!

In questa filosofia NON prevale alcun “pentimento” ne “perdono” per le azioni ma “compassione” per se stessi o per gli altri. L’egoismo come status, quindi il tradimento reciproco. Uguale fare del bene quanto del male.
Ma che sono “bene” e “male” poi, si chiedono loro.
Una distinzione puramente manichea.
Se i “valori” sono destinati a mutare nel tempo, chi può veramente stabilire quando una cosa è “peccato”?

Tuttavia, se vi sembra di intravedere una scintillante “pentola” colma di opportunità aspettate di scorgere il “coperchio”.
La spersonalizzazione sta ingenerando un’umanità robotica di lavoratori – consumatori privi di un’anima. Poiché la loro è stata venduta a buon mercato da neri carcerieri in guanti bianchi.

L’affrancamento e la floridezza del singolo individuo sono finiti. L’essere disumanizzato, microchippato, incosciamente imprigionato da una gabbia dorata per un nobile servo di un immondo padrone. E una “libertà” fittizia appiattita dall’omologazione da “politically correct”. Ogni individuo rimpiazzabile come i pezzi di un computer assemblato.

Perciò coloro che non possono partecipare all’etica del “godimento sempiterno”, contribuire alla costruzione della “Torre” (disabili, ammalati cronici, anziani non autosufficienti) debbono essere “eticamente” rimossi dal mondo (eutanasia).

Che altra “carta” fondamentale manca in questo castello di carte sbilenco?
La SPERANZA.
Chi non può restare o trasformarsi in SANO, BELLO, GAUDENTE di questa antropologia pazzesca è solo destinato a scomparire ignorato, se la vita conta fino a quando corpo o mente non sono corrotti. Dopodiché un’anima vale quanto una lattina di birra schiacciata abbandonata sul marciapiede.

Senza la speranza di guarire da una malattia, di trovare l’amore vero, di allenarsi per bene per non stare sempre “in panchina” nella vita, ad esempio, non resta che la cupa disperazione, la voglia di morire, abbandonarsi all’oblio dell’autodistruzione.
Ed è proprio a questo cui mira il furbissimo residente nell’abisso, l’autentica apoteosi del Nuovo Ordine Mondiale.


Fonte: da srs di FMB di sabato   19 giugno 2010


lunedì 21 giugno 2010

Gli USA dicono no al decreto sulle intercettazioni


« Quello che non vorremmo mai è che succeda qualcosa che impedisca ai magistrati italiani di continuare a fare l’ottimo lavoro svolto finora. Avete ottimi magistrati e ottimi investigatori. La legislazione finora in vigore in Italia è stata molto efficace »
[Lanny A. Breuer - sottosegretario al Dipartimento penale statunitense]


Nessuno stato è il paradiso terrestre. Si dice che l'erba del vicino sia sempre più verde, ma forse sarebbe meglio dire che l'erba del vicino è meno secca, o che le aree più rigogliose sono tutte davanti alla staccionata che divide il nostro giardino dal suo: quello che c'è nel retro, non è dato sapere... Tuttavia, non abbiamo un altro mondo a disposizione. Ci dobbiamo accontentare. La vera sfida è riuscire a cambiare questo. Possibilmente in meglio.

  E allora ben venga la valorizzazione e il riconoscimento dei pregi di ognuno, anche se i difetti non sono certo bazzecole. Dal punto di vista della libertà di informazione, per esempio, gli Stati Uniti d'America non sono certo la Cina: dalle loro parti ancora nessuno si sogna di impedire a un giornalista di scrivere. Sul ddl intercettazioni, oggi, è arrivata così anche la bacchettata diplomatica di Lanny A. Breuer, sottosegretario al Dipartimento penale statunitense. Una diplomazia deve muoversi come un elefante in un negozio di porcellane: se Breuer è stato così esplicito, questo è un chiaro segnale dell'enormità delle normative liberticide che stanno per passare nel nostro paese. Che nostro forse non è più, già da qualche tempo.

 Santoro liquidato. Rai Tre espugnata. I blogger tenuti per le palle dal diritto di rettifica:: l'attacco sferrato è circoncentrico e mira all'invasione totale e definitiva. E non sembra che si vogliano fare prigionieri. Ormai, il servizio di informazione pubblico sta esalando l'ultimo respiro.
Resiste Milena Gabanelli, barricata ancora per poco nell'ultimo avamposto di informazione non asservita. Resiste Loris Mazzetti, chiuso a doppia mandata dentro all'ufficio che fu di Enzo Biagi.
Cercano di opporre resistenza, come possono, la stampa e l'editoria, anche se vorrei chiedere a lor signori perché non hanno speso una parola per difendere i blog da tutte le iniziative legislative tese a toglierli di mezzo. E resistono i blog, ormai allo stremo delle forze, senza risorse e con lo spettro della legge sulla stampa datata 1948 che incombe sulle loro residue ed esigue finanze. Ovviamente il problema è circoscritto ai blog di denuncia: per quelli di taglio e cucito aumenteranno gli spazi e magari arriverà anche una sovvenzione statale a insindacabile giudizio di Bondi, che valuterà personalmente quanto i merletti e i ricami rispettino lo stato dell'arte. Gli altri, già alla prima multa da 13mila euro si cercheranno un santo protettore. Fine dei giochi. Fine della libertà.

 Un'altra strada c'è. I cittadini devono diventare consapevoli della loro forza. Devono costituire un unico blocco solidale, una corporazione che tutela e persegue il diritto ad informare ed essere informati, sostenendo grazie all'elevata resistenza della struttura magliforme della rete il peso di eventuali azioni legali.

 I cittadini devono farsi da soli la televisione che vogliono guardare. Devono pubblicarsi da soli i giornali che vogliono leggere. Devono prodursi da soli l'energia che vogliono consumare.
I cittadini devono farsi stato, soggetti finalmente attivi ed artefici delle proprie sorti. Devono fondare cooperative per portare la banda larga dove ancora manca, trasmettere online, contemporaneamente, in barba al Decreto Romani esattamente come Berlusconi trasmetteva in contemporanea in tutte le regioni italiane, in barba alle normative allora vigenti, fino a quando la diretta nazionale non divenne legale grazie al suo amico del cuore Bettino Craxi.

 Disdicete il canone Rai e iniziate a consorziarvi. Riprendetevi in mano la vostra vita, finchè avete le mani ancora libere per farlo.

Fonte: da Bioblu del 21 maggio 2010

FMB: Partito del pessimismo


Così, la commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’italia in quanto ha ritenuto “inammissibili” le misure adottate dal governo per innalzare l’età pensionabile delle donne nella PA (1).
La corte europea di giustizia aveva “ordinato” nel 2008 la parificazione dell’età pensionabile tra uomini e donne. Nel 2009 l’esecutivo nostrano aveva legiferato in tal senso programmando l'andata a riposo delle donne a 65 anni entro il 2018. Uno scatto di un anno anagrafico ogni due anni solari.

Puntualmente non è stato sufficiente.
La UE ci ordina ora un accelerazione repentina dei piani parificando l’età pensionabile del sesso debole a 65 anni entro il 2012 “abolendo il periodo di transizione” (1).
Interessante sarà vedere la reazione del PD e della sinistra radicale.
Che finora hanno incensato la “nobiltà taumaturgica” dell’Europa e indignatisi verso chiunque sommessamente mugugnasse di fronte all’esborso per ripescare la Grecia dal default.

Secondo il ministero dell’economia il fabbisogno statale a maggio 2010 è stato di 8,1 MILIARDI, superiore di 400 milioni rispetto ad un anno fa (2).
Ma leggiamo bene la notizia.
A pesare sul disavanzo sono stati i 2,9 MILIARDI messi in conto per gli aiuti alla Grecia.
In termini reali le uscite per fini interni sono scese a poco più di 5 MILIARDI.

Se qualcuno fosse interessato a vedere uno dei “volti” del NWO, eccolo!
La spesa sociale diminuisce mentre il disavanzo peggiora. Come conseguenza, ulteriore incremento delle imposte e nuovi tagli ai servizi.
E’ questo il giochetto ragazzi!

Il Fondo Monetario Internazionale ha già postulato nuovi sacrifici se non ci sarà crescita (3).
Naturalmente la “crescita” non ci sarà.
La popolazione in italia, più terrorizzata che effettivamente intaccata dalla “manovra lacrime e sangue”, sta drasticamente ridisegnando piani per lavoro, vacanze, matrimoni e CONSUMI VOLUTTUARI. Ingrossando le fila del “partito del pessimismo”.

Chiudono per mancanza di profitto studi professionali, esercizi commerciali, bar e discoteche, a seguito dell’emorragia occupazionale nell’industria di ogni dimensione. In Lombardia perfino cessano l’attività negozi di elettrodomestici a dispetto del “boom” televisivo per il passaggio al Digitale Terrestre.

Chi teme il proprio caro possa perdere l’assegno d’invalidità, il marito lavorare un anno di più per andare in pensione, oppure di dovere rivolgersi alla sanità privata, rapidamente “resetta” la strategia dei consumi.
I media ranocchieschi esultano per un risicato incremento del PIL dello 0,5% (4), recuperando un miserrimo decimo del calo del 2009.

Si tratta di un canto del cigno.
Perché non appena entrerà a regime, non solo questa, bensì la prossima manovra settembrina faremo la fine della Grecia in cui il PIL è in caduta libera (-0,8%) con i consumi che scendono addirittura in “doppia cifra”!

La manovra di Tremonti è oltremodo punitiva per le regioni padane destinate ad un brutale innalzamento della pressione fiscale locale e riduzione dello stato sociale.
Il vero effetto della legge si materializzerà nel calo del PIL e delle entrate fiscali a causa del collasso dei consumi inispecie nelle regioni in cui sono tradizionalmente più robusti.
Lo sbandierato europeismo italiota si vede soprattutto nell’avere:  imposizione fiscale da Scandinavia, salari da Grecia e, a breve, disoccupazione da penisola iberica!

Se avete notato, i commenti degli esponenti della sinistra alla finanziaria, quasi erano incentrati in una lamentazione sul blocco degli stipendi dei “poveri” dipendenti pubblici. Curiosa propensione per degli “egualiraristi” se consideriamo che gli statali incassan un terzo in più dei pari grado nel settore privato, hanno posto di lavoro mediamente assai più garantito e TFR ancora immacolato.

Sono curioso perciò di sentire le reazioni e i commenti dei vari Ferrero, Vendola, Bertinotti, Agnoletto al diktat europeo sul pensionamento “veloce” nella PA. Per non dire dei loro organi d’informazione servili alla globalizzazione come Manifesto o Liberazione. Che di solito ululano di piacere quando la UE ci bacchetta su Rete4 o se Amnesty International ci fa la predicuccia sui “respingimenti”.

“Sovranità nazionale”?
Da quando un oscuro sottosegretario al dipartimento penale statunitense ha detto “no” (5) al decreto intercettazioni, il “governo del fare” sta facendo “indietro tutta” sul provvedimento, il quale di giorno in giorno viene ammorbidito e svilito rispetto allo scopo prefissato. Condivisibile o meno che fosse.

“Caccia all’evasore fiscale”?
Dove? Nei quartieri spagnoli di Napoli o nell’agro-aversano, terra dei Casalesi?

Sull’home page del sito de l’Unità campeggia la Serracchiani che richiede di cambiare il simbolo del PD perché ''il logo del Pd e' asettico. Serve trovare un nuovo simbolo identitario'' (6). Mi domando se lei, romana immigrata in Friuli, conosca il concetto di “identità”.

Potrei accettare scommesse che, in combutta con il “partito degli ottimisti” (già “partito dell’amore”), in cambio di far passare qualche legge “ad personam”, l’”opposizione” dei miei stivali potrebbe barattare le donne dell’INPS con il beneficio di burocrazie inadempienti e parassitarie. Inammissibile agli occhi dei “migliori” della sinistra che siano lavoratrici nel privato a detenere un qualunque vantaggio contrattuale.

Aspetto intollerante e truculento dei Benigni, Vauro, Luttazzi, Dandini e compagnia bella che con giochi di ombre cinesi sul “conflitto di interesse” e “belle di notte a palazzo Grazioli” in vero curano l’interesse del parentado intruppato nello stato.
Fantapolitica, dite voi?
Mica tanto.
Diceva Giulio Andreotti che “in politica a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

FMB

1 ) http://borsaitaliana.it.reuters.com/article/businessNews/idITMIE65208A20100603
2 ) http://borsaitaliana.it.reuters.com/article/businessNews/idITMIE6500JQ20100601
3 ) http://www.ilgiornale.it/interni/manovra_lega_tagliare_stipendi_doro_rai__fmi_se_pil_non_cresce_servono_altre_misure/politica-politica_economica-tagli-stipendi-manovra-rai-sacrifici-crisi/02-06-2010/articolo-id=450008-page=0-comments=1
4 ) http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=53049&titolo=Pil%20Italia%20+0,5%%20incremento%20superiore%20a%20media%20Ue
5 ) http://www.byoblu.com/post/2010/05/21/Gli-USA-dicono-no-al-decreto-sulle-intercettazioni.aspx?page=all
6 ) http://unita.it/news/italia/99571/simbolo_pd_asettico_marchiologo_cambiarlo
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Fonte: srs di FNB del venerdì 11 giugno 2001
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