mercoledì 29 aprile 2009

SAN GIOVANNI LUPATOTO. Don Corrado Brutti saluta la Madonnina



Per il religioso è un «ritorno»: la sua famiglia è originaria dei Lessini
Il sacerdote da maggio sarà amministratore della parrocchia di Sant’Andrea a Badia
Don Corrado Brutti  Brutti, sacerdote della comunità della Madonnina (il don prima del nome non gli è mai piaciuto) va in montagna. 
Dai primi di maggio lascerà San Giovanni Lupatoto e sarà amministratore parrocchiale della parrocchia di Sant’Andrea, frazione di Badia Calavena nota per la sagra dei bogoni. 
«È vero, vado a occuparmi di questa piccola parrocchia», conferma Corrado, «è un’evoluzione della esperienza maturata con la Comunità della Madonnina, che ha da poco passato il traguardo dei trentacinque anni di vita. Sarà una sfida nuova, che cercherò di portare avanti con la gente del luogo, interpretando un po’ alla mia maniera questo incarico».
Don corrado infatti non vorrebbe diventare parroco a tutti gli effetti, con tutte le formalità che il ruolo comporta. All’inizio del prossimo anno andrà in pensione e, dopo una vita passata a lavorare (dalla fabbrica all’edilizia fino alla cooperativa) ha cercato un nuovo impegno per gli anni a venire. 
Il prete ci tiene precisare che non si tratta della conclusione dell’esperienza della comunità sorta nel 1973 a San Giovanni Lupatoto, quando con altri tre giovani preti (don Sergio Carrarini, ora parroco di Bosco di Zevio, don Piergiorgio Morbioli attuale parroco di Custoza e don Luigi Forino che resta alla Madonnina) diede vita a questa realtà innovativa nel mondo della chiesa veronese.
«I principi che hanno ispirato quella scelta, fatta negli anni della gioventù, rimangono tutti validi e confermati e per loro io mi batterò fino a quando avrò fiato», dice don Corrado. «La comunità della Madonnina è stata un parentesi importantissima, bella e ricca di spunti. Forse poteva anche evolvere e diventare un centro di spiritualità ma non ci sono qui gli spazi fisici per attivare questa nuova strada. La comunità rimane e continua con le sue caratteristiche, Gigi Forigo, sono sicuro, ne asseconderà e tutelerà il cammino». Il prete assicura che il suo rapporto con la comunità non si interromperà. «La frequenterò ancora», dice don corrado, «sarà come con i miei parenti, saremo lontani ma anche molto vicini». 
Sulla scelta di tornare all’interno della struttura della chiesa don Corrado ci stava riflettendo da quasi un anno. Ne aveva parlato in comunità e poi anche con le autorità diocesane, che hanno accolto con la massima apertura e benevolenza questa sua disponibilità. Don Corrado in questo modo fornisce una risposta alla domanda: «La montagna ha dato tanti preti, cosa danno ora i preti alla montagna?». 
Per don Corrado Brutti andare a Sant’Andrea sarà anche un modo per ricucire con il passato. La sua famiglia (ha nove fra fratelli e sorelle) era infatti originaria di quel lembo di provincia, lasciato per cercare lavoro in pianura nei primi anni del ’900. «È vero tornando restituisco qualcosa alla montagna», commenta il sacerdote, ricordando che da bambino negli anni ’50 trascorreva le vacanze estive a Sant’Andrea con la famiglia. Ora, dopo cinquant’anni, ci torna da quasi-parroco. 
R.G.

Fonte: L’Arena di Verona di  Mercoledì 29 Aprile 2009,  provincia,  pagina 22

ABRUZZO EMERGENZA TERREMOTO. A differenza di altri campi, in quello gestito dalla Protezione civile scaligera non sono stati segnalati disservizi. Ora




«Il campo funziona perché ci ingegniamo»

di Giancarlo Beltrame

A Santa Rufina ci sono energia e riscaldamento Ieri allestite altre due tende, ospiteranno undici sfollati

Non c’è festività che tenga al campo di Santa Rufina. I volontari veronesi della Protezione civile che hanno in affidamento il campo della piccola frazione di Roio hanno santificato la festa a modo loro, lavorando duramente  e trascorso la domenica a sistemare le poche cose che ancora non funzionano e a iniziare le opere per quei servizi che ancora mancano. E mentre dagli altri campi abruzzesi cominciano ad arrivare notizie di disservizi, soprattutto, ma non solo, per quanto riguarda il riscaldamento nelle tende, in quello che è diventato ormai un po’ una succursale di Verona le cose marciano discretamente bene.
«C’è la rete elettrica, le tende sono riscaldate, abbiamo sistemato tutti i bagni chimici, alcuni dei quali si erano rotti, e iniziato gli scavi per creare le fognature e le buche per la posa delle vasche Imhof», elenca l’ingegner Armando Lorenzini, responsabile del gruppo di 53 volontari scaligeri, «e se qui le cose vanno meglio che altrove lo si deve alle persone che sono venute, le quali hanno messo in campo una grande professionalità abbinata a un’altrettanto grande adattabilità alla situazione. Infatti, i materiali magari ci sono, ma mancano le attrezzature che si è abituati a utilizzare. Qui hanno saputo supplire alle carenze, usando quello che c’era per costruire allacciamenti elettrici, idrici e quant’altro».
Tra i lavori di ieri c’è stata anche la preparazione di due nuove tende per due nuclei familiari, uno di sette e l’altro di quattro componenti, rientrati a Santa Rufina dalla costa. Il tempo per fortuna ha tenuto per quasi tutto il giorno, nonostante fosse coperto, e solo in serata ha ricominciato a piovere, con grande sconforto di chi era riuscito finalmente a fare la prima lavatrice dopo 22 giorni e non ha potuto stendere ad asciugare la biancheria pulita.
Sempre ieri sono state raccolte anche le prenotazioni per i pullman per chi desidera andare domani alla messa del papa Benedetto XVI a L’Aquila. Tra i suoi parrocchiani ci sarà anche il vulcanico don Giovanni Mandozzi, capace di dire tre messe in ognuno dei tre campi realizzati a Roio, di passare di tenda a rianimare le proprie pecorelle, smarrite nell’animo dopo aver perso tutto o quasi nella scossa che ha devastato l’Abruzzo nella notte del 6 aprile, e di allietare i ragazzi trasformandosi in dee-jay nella tenda mensa alla sera.
Ieri sera don Mandozzi ha avuto anche un incontro con il sindaco di un paese piemontese della Val di Susa che si è candidato per «adottare» Roio.
«Stiamo lavorando per tirar su il più possibile il morale degli sfollati», racconta il sacerdote, «perché non si abbattano proprio adesso. Dopo venti giorni, infatti, si stanno rendendo conto della gravità di quello che è successo loro. Molti vorrebbero ritornare nelle loro case, quelle che sono rimaste in piedi, ma i sopralluoghi non ci sono ancora stati ed essendo vietato ogni accesso al paese è impossibile arrivarci, anche perché le vecchie abitazione del centro storico sono crollate tutte e i cumuli di macerie non consentono il passaggio. Tanti non sanno, quindi, cosa li aspetta veramente. È fondamentale, però», conclude, «lavorare per ritornare alla normalità».
E il parroco abruzzese lo fa pure con l’esempio, perché dimostra che anche senza casa, essendo crollata la canonica, si può guardare al futuro.


Il battesimo del piccolo Bryan nella tendopoli trasmesso dal Tg2

Santa Rufina è stata adottata non solo dai veronesi, ma anche da molti navigatori di Internet. 
Merito del vulcanico parroco, che era un blogger con un proprio sito, in cui ha raccontato anche il terremoto. Su Facebook è nato un gruppo, che conta già 550 iscitti, che si chiama «Aiutiamo Don Giovanni Mandozzi, un amico di FB e la comunità di Roio», che fornisce anche tutte le indicazioni per versare aiuti per la ricostruzione e per le necessità del campo. Ed è perfino stata attivata una tv online a questo indirizzo: http://www.aiutiamoildon.com.
E a proposito di televisione, nel gruppo si vede anche il servizio andato in onda sul Tg2 relativo al battesimo che si è celebrato proprio nella tenda mensa (che funge anche da cappella) gestita dai nostri volontari veronesi, alcuni dei quali sono riconoscibili.
La cerimonia molto semplice e alla buona per far entrare il piccolo Bryan nella comunità dei cristiani ha rappresentato davvero un segnale di speranza e di rinascita della minuscola comunità abruzzese. E anche questo, come succede nel nostro mondo dominato dai mass media, ha contribuito a far giungere aiuti a Santa Rufina e a Roio. G.B.

Fonte: srs di Giancarlo Beltrame, da L’arena di Verona di Lunedì 27 Aprile 2009, cronaca, pag. 9

martedì 28 aprile 2009

Rallenta il ritmo della mia vita, Signore




Rallenta il ritmo della mia vita, Signore

Calma il battito del mio cuore
acquietando la mia vita.

Rallenta il mio passo frettoloso
con una visione delle eterne distese del tempo.

Dammi in mezzo alla confusione
la calma stabilità della montagna millenaria.

Spezza la tensione dei miei muscoli
con la serena musica del canto degli uccelli.

Aiutami a conoscere
il magico potere del sonno.

Insegnami l'arte di prendermi
brevi momenti di pausa,
di rallentare il mio ritmo per osservare un fiore,
accarezzare un animale,
leggere un buon libro.

Ricordami ogni giorno
la favola della lepre e della tartaruga
perchè possa imparare
che nelle corse non sempre vince chi va più veloce
e che nella vita si può fare qualche cosa
di meglio che aumentare la propria velocità.

Fà che io alzi lo sguardo alla grande quercia
e sappia che essa è diventata grande e forte
perchè è cresciuta lentamente e bene.

Rallenta il ritmo della mia vita, o Signore,
e ispirami ad affondare le mie radici
affinché io possa innalzarmi
verso le stelle del mio più grande destino.

Preghiera Sioux

lunedì 27 aprile 2009

Bologna, Sergio Cofferati condannato per comportamento antisindacale




di Brunella Torresin

Come presidente del teatro Comunale colpevole di aver decurtato la paga non solo ai dipendenti che aderirono agli scioperi di marzo, ma anche ai lavoratori che si presentarono. Il giudice dà ragione ai sindacati

Sergio Cofferati, nella sua veste di Presidente del Teatro Comunale, è colpevole di comportamento antisindacale nei confronti dei dipendenti della Fondazione. Il giudice del Lavoro Filippo Palladino ha infatti accolto il ricorso di due sigle sindacali, Fials e Cisl, contro la decisione della Fondazione di decurtare la paga non solo a coloro che aderirono agli scioperi del 22, 24, 26 e 27 marzo, ma anche ai lavoratori che quelle sere si presentarono in palcoscenico. Poiché La gazza ladrà non andò in scena, la Fondazione aveva applicato il principio della non ricevibilità della prestazione, informandone i dipendenti con un comunitato che il giudice ha ritenuto lesivo della libertà di sciopero. Secondo la sentenza depositata ieri, la Fondazione si farà carico delle spese processuali e risarcirà i dipendenti che non aderirono allo sciopero.


Fonte: La Repubblica.it ed Bologna   del (27 aprile 2009)

Eugenio Benetazzo: Cosa c’è dietro l’angolo? L’argentina




Eugenio Benetazzo è soprannominato  ormai come il predicatore dell’economia dell’economia”. Il suo live show itinerante, denominato “BLEKGEK (Preparati al peggio)” ha toccato ormai numerose piazze italiane, l’ultima a Bassano del Grappa, dove era presente un nostro collaboratore.
E’ stato acclamato a gran voce dalla critica dei principali canali di informazione come un sensazionale ed inedito evento di informazione ed indagine economica finanziaria indipendente. Secondo il parere di alcuni esperti in economia Eugenio Benetazzo è abituato a spararle grosse. Lo abbiamo avvicinato


L’intervista

Iniziamo col chiederle: in questo momento lei è sereno? 
«Sì, perché mi sono reso conto che il modello dell’economia mi ha fatto comprendere quello che mi aspetta nei prossimi anni. A differenza di tanti analisti economici che stanno svendendo tranquillità pur sapendo la verità».
Le piace la definizione “Il Beppe Grillo dei poveri” che le hanno dato? 
«Non troppo, mi ritrovo in quella di predicatore finanziario».
Eppure anche lei è uno che “specula in borsa”.
«Speculiamo tutti quando cioè andiamo a fare la spesa, la benzina o andiamo in banca. Io sono gestore di patrimoni e sono sincero quando dico che a speculazione è uno dei pilastri che ha sorretto l’evoluzione  sulla civiltà umana. Due sono i grandi sentimenti motori della storia: l’avidità di denaro e la paura di perderlo!».
Sono già passati gli anni più felici per il Veneto e i vicentini? 
«Certo».
Lei è un vicentino DOC (Sandrigo) e conoscerà il continuo lamentarsi che fa parte della nostra cultura.. 
«Fa parte della cultura degli italiani, non solo dei vicentini, fare il “brontolo o pisolo” della situazione. Io passo quattro mesi all’anno in un paese anglosassone e vedo come lì ci sia più la propensione ad arrangiarsi. In fondo il motivo del nostro vero disagio socio economico resta quello di delegare gli interventi sociali sempre a terzi soggetti». 
Secondo Lei “si stava meglio quando si stava peggio”?
«I nostri veci... Il tessuto sociale del Veneto di allora è fondamentalmente diverso da quello di oggi. Allora eravamo più salutari e robusti sul piano umano. Oggi abbiamo abbandonato quegli insegnamenti per un miglioramento in termini di efficienza del nostro vivere quotidiano. Quelle abitudini invece, serviranno per farci fare le spalle più grosse». 
Come sta l’economia italiana? 
«Sarà la prossima Argentina».
Quella veneta? 
«Siamo un Paese debole per il fatto che vi sono due regioni (Veneto e Lombardia) che trainano la produzione e il benessere nazionale. Tutto il resto da noi non compete con lo scenario europeo. La nostra regione ha sì una storica vocazione imprenditoria, ma oggi ha una penosa capacità imprenditoriale».
Quella vicentina? 
«Questo vale soprattutto per i vicentini che hanno aziende avviate da generazioni e s’illudono che quella attuale sia una crisi di natura ciclica. In realtà il mutamento epocale colpirà anche loro».
Crede che sia finito il grande sviluppo del Nordest? E dunque diventeremo più poveri? 
«Lo siamo già più poveri: una piccolissima parte è ricca, mentre la maggioranza è indebitata. Lo dice il “Financial Time” o le società di analisi internazionali. Il quadro sul nostro Paese è ben definito. Noi abbiamo accettato che i governi precedenti e di oggi invece di attrarre capitali nel nostro Paese, abbiano aiutato i grandi industriali a chiudere gli stabilimenti per andarsene in altri Paesi. Questa migrazione di competitività la si pagherà presto!».
Dicono che noi “abbiamo il portafoglio pieno, ma spesso il cervello vuoto”. Le sembra così? 
«A Vicenza c’è tanto spirito d’impresa, ma ripeto, non basta più! I mercati sono saturi e non è sufficiente conservare una buona idea o spirito d’iniziativa. E’ necessaria una profonda analisi sul nostro futuro. Non siamo poi tanto ricchi come ci credevamo: ne è la prova il fenomeno della svendita di beni al banco dei pegni per pagare le bollette…».
Lei crede più alla recessione o alla redenzione ad un modello più sostenibile di economia? 
«Credo alla depressione economica. Se qualcuno potesse scrivere la crisi che stiamo vivendo, direi che adesso stiamo leggendo solo la prefazione!».
Lei è considerato un predicatore contro corrente dell’economia. Cosa crede sia mancato al nostro modello di sviluppo? 
«Non sono controcorrente, ma indipendente. Io non sono pagata da banche, società o testate giornalistiche. Mi limito ad analizzare il mercato sulla base degli studi indipendenti che fino ad oggi hanno mostrato la bontà e autorevolezza del mio modo di pensare e analizzare a dispetto dei grandi predicatori ottimisti, ora diventati tutti improvvisamente e per convenienza pessimisti, cavalcando l’onda d’urto mediatica. Per questo dico che non dobbiamo dare grande credibilità alla stampa economica italiana».
Di chi sono le colpe di questo tracollo economico?
«Sulla banalizzazione mediatica fatta ad arte, il vero responsabile unico è la WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) con le sue delocalizzazioni selvagge che hanno contribuito a distruggere il tessuto socioeconomico globale, distruggendo la capacità di risparmio della piccola e media borghesia, senza che si favorisse la concorrenza leale tra merci occidentali e orientali».
Gli italiani c’entrano? 
«I governi italiani centrano con le loro delocalizzazioni di ditte italiane all’estero!».
Dia alcuni consigli sul come raggiungere la serenità economica.
«Comprate Titoli di Stato tedeschi. Oro. Cercatevi poi come partner bancario un piccolo istituto che abbia dimensioni territoriali come il credito cooperativo. Risparmiate eliminando il superfluo. Poi fate un piccolo investimento, comprando il libro “Best Before, preparati al peggio” che vi farà capire i prossimi decenni. Si dica però che la nostra serenità avrà il contagocce».
Visto che lei sviscera le previsioni globali, la sfido qui a darmi un pronostico sull’andamento dei mercati da qui al prossimo 2009. 
«L’andamento degli indici di borsa rappresenta l’andamento degli utili  attesi per le società che vi sono quotate. 
Lo scenario depressivo europeo individua una contrazione profonda dei fatturati delle aziende. Penso che questo basti per capire». 
Cosa teme di più? 
«La stagnazione dei consumi e l’inflazione galoppante». 
Per finire, se oggi le venisse dato il Ministero delle Finanze, cosa farebbe e cosa no per migliorare la situazione economica degli italiani?
«Magari ne avessi la possibilità! Vorrei però il Ministero del Tesoro e attuerei un provvedimento per la creazione di una Banca Nazionale del Popolo Italiano per ripristinare il principio sovrano di emettere cartamoneta. Imporrei subito un fenomenale embargo WTO a tutte le merci che arrivano dall’oriente o Paesi con profonda differenziazione rispetto a noi».

srs di di Antonio Gregolin



domenica 26 aprile 2009

DIAMO IL VOTO ALLE BANCHE

Negli anni precedenti i risparmiatori italiani sono sempre stati abituati a ricevere un rating di merito creditizio oppure un giudizio di affidabilità qualora avessero richiesto un prestito al loro istituto di credito o banca d'appoggio. Quello che sta accadendo sul pianeta in termini di scenario macroeconomico non ha precedenti storici: ovunque vi sono banche a rischio di default finanziario, molti sono i casi di salvataggio con interventi di stato a causa di una sconsiderata gestione del rischio da parte del management. 

Tutto questo deve far emergere un plausibile dubbio sul pubblico risparmiatore italiano sulla solidità e serietà del proprio partner bancario. 
Per la prima volta è una persona fisica indipendente che si preoccupa di emettere un giudizio di affidabilità su una banca italiana: le agenzie di rating e gli organismi di vigilanza hanno dimostrato ormai la presenza di profondi conflitti di interesse e/o di gravi inefficienze nello svolgere il loro compito di controllo sulla stabilità e serietà degli intermediari ed operatori bancari.

Eugenio Benetazzo è l'unico analista indipendente italiano ad aver profetizzato con largo anticipo la crisi dei mercati finanziari e dell'attuale sistema industriale attraverso la redazione di due saggi economici ed uno show finanziario di inchiesta mediatica, sollevando non poche perplessità sul futuro che ci attende nei prossimi semestri. D'ora innanzi deve realizzarsi un mutamento epocale di pensiero nel pubblico risparmiatore italiano, più volte gabbato e sodomizzato dallo stesso sistema bancario, da adesso in poi si dovrà stravolgere il proprio comportamento innanzi al personale di sportello di una filiale di banca. Infatti il singolo risparmiatore dovrà dimostrare un comportamento inquisitore nei confronti della banca a cui desidera affidare i propri fondi.

Ho provveduto a redigere un elenco (per adesso parziale) di istituti di credito e di banche sino ad ora esaminate  suddiviso in due grandi gruppi per Presunzione di Affidabilità. Con questa terminologia si vuole sottolineare come il soggetto in questione possa presumibilmente considerarsi Attendibile o Discutibile in termini di solidità patrimoniale, politica commerciale utilizzata, marketing dei prodotti ed infine qualità e quantità nell'erogazione degli impieghi.

 
Presunzione di Affidabilità

ATTENDIBILE  

Carige
Credem
Banca Popolare dell'Etruria
Banca Etica
Ubibanca ***
Banca Popolare di Spoleto
Banca del Veneziano
Banca Popolare di Marostica
Banca Popolare di Sondrio
Cassa di Risparmio di Bolzano
Banca Sella
Kartner Sparkasse
Banco Posta *****
Banca del Piemonte
Banca della Marca
Desio Banca
Banca di Rimini


DISCUTIBILE

Banca Monte Paschi
Unicredit Banca *
Intesa San Paolo **
Veneto Banca
Banco Popolare ****
Banca Popolare di Vicenza
Cassa di Risparmio del Veneto
Banca Antonveneta
Banca Popolare di Milano
Banca San Giorgio Valle Agno
Banca Mediolanum
Deutsche Bank
Banca Nazionale del Lavoro
Banca Fideuram


 
(*): Il giudizio considera il sistema e gruppo Unicredito
(**): Il giudizio considera il sietma e gruppo Intesa San Paolo
(***): Il giudizio considera il sistema e gruppo Ubibanca
(****): Il giudizio considera il sistema e gruppo Banco Popolare
(*****): Il giudizio considera solo i prodotti postali tradizionali


Il giudizio di Presunzione di Affidabilità è stato emesso in base all'analisi di molteplici parametri che consentono di soppesare le politiche commerciali attuate dalle rispettive banche e dal grado di rischio che l'istituto potrebbe sviluppare nei prossimi mesi a seguito di una discutibile pianificazione aziendale. Tra i principali parametri utilizzati possiamo individuare i seguenti:


 1) Valorizzazione del Core Tier
 2) Presenza e consistenza di processi di cartolarizzazione
 3) Percorso di crescita attraverso indebitamento
 4) Qualità e quantità dell'esposizione nel settore immobiliare
 5) Ricorso all'erogazione di mutui ad intervento integrale
 6) Distribuzione di prodotti strutturati e derivati
 7) Presenza di conflitti di interessi


Le banche non ancora analizzate o in questo momento in fase di valutazione, che desiderano ricevere il giudizio di Presunzione di Affidabilità possono farne richiesta ai fini della prenotazione ed  organizzare di una intervista esaminatrice.
L'elenco delle banche inserite sarà aggiornato ogni mese sulla base delle informazioni e dati che è stato possibile ottenere e/o raccogliere: l'istituto di credito o la banca che volesse rivedere il proprio rating ha la possibilità di richiedere una intervista esaminatrice per produrre ulteriori informazioni che possano produrre un mutamento del proprio status di rating da Discutibile ad Attendibile.


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EugenioBenetazzo.com

sabato 25 aprile 2009

Vorrei che fosse ben chiaro che, oggi, 25 Aprile, è la festa di San Marco Evangelista.




Il 25 Aprile a Venezia, Festa del Bocolo

Per i veneziani il 25 aprile è ricorrenza assai più antica dell'attuale festa nazionale. Vi cade infatti il giorno del Santo Patrono Marco le cui reliquie, che si trovavano in terra islamica ad Alessandria d'Egitto, furono avventurosamente traslate a Venezia nell'anno 828 da due leggendari mercanti veneziani: Buono da Malamocco e Rustico da Torcello.

Si tramanda che per trafugare ai Musulmani il prezioso corpo (l'Islam riconosce e venera a sua volta Cristo e i Santi), i due astuti mercanti lo abbiano nascosto sotto una partita di carne di maiale, che passò senza ispezione la dogana a causa del noto disgusto per questa derrata imposto ai seguaci del Profeta.

Va ricordato che in quei tempi (e in parte ancor oggi) le reliquie erano un potente aggregatore sociale; inoltre attiravano pellegrini e contribuivano a innalzare il numero della popolazione nelle città, effetto molto importante per un urbanesimo agli albori che stentava ad affermarsi sulle popolazioni prevalentemente rurali.

Ogni reliquia era quindi bene accetta assieme a chi la recava e quella di San Marco lo fu particolarmente a Venezia, in quanto proprio quel Santo, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone Patrono ed emblema sotto forma di leone alato.

A lato, armato di spada e munito di un libro sul quale, in tempo di pace, si poteva leggere la frase Pax Tibi Marce Evangelista Meus (Pace a Te o Marco Mio Evangelista); un libro che veniva minacciosamente chiuso quando la spada, anziché cristianamente discriminare il bene dal male, si arrossava di sangue guerriero.

La commemorazione è oggi ridotta al solo 25 aprile, data della morte del Santo, ma ai tempi della Serenissima si festeggiava anche il 31 gennaio (dies translationis corporis) e il 25 giugno, giorno in cui nel 1094 dogante Vitale Falier avvenne il ritrovamento delle reliquie del Santo nella Basilica di S.Marco.

Alla celebrazione si associarono col tempo alcune leggende popolari.

Secondo una di queste, durante la fortissima mareggiata che, come narra Marin Sanudo, colpì Venezia nel febbraio del 1340, un barcaiolo riparatosi presso il ponte della Paglia fu invitato a riprendere il mare da un cavaliere.
Durante il tragitto verso la bocca di porto, il barcaiolo fece sosta a S.Giorgio Maggiore e poi a S.Nicolò del Lido.
Raggiunto il mare aperto, i demoni che spingevano l'acqua verso Venezia furono affrontati e battuti dai tre cavalieri, che altri non erano che i santi Marco, Giorgio e Nicolò.

Sconfitti i demoni, San Marco affidò al barcaiolo un anello, da consegnare all'allora doge Bartolomeo Gradenigo perchè fosse conservato nel Tesoro di San Marco.

In occasione della festa del Patrono i Veneziani usano donare il bocolo (bocciolo di rosa) alla propria amata; sulle origini di questo dono conosciamo due ipotesi leggendarie.

Una riguarda la storia del contrastato amore tra la nobildonna Maria Partecipazio ed il trovatore Tancredi. Nell'intento di superare gli ostacoli dati dalla diversità di classe sociale, Tancredi parte per la guerra cercando di ottenere una fama militare che lo renda degno di tanto altolocata sposa. Purtroppo però, dopo essersi valorosamente distinto agli ordini di Carlo Magno nella guerra contro i Mori di Spagna, cade ferito a morte sopra un roseto che si tinge di rosso con il suo sangue. Tancredi morente affida a Orlando il paladino un bocciolo di quel roseto perché lo consegni alla sua (di Tancredi, non di Orlando) amata.

Orlando fedele alla promessa giunge a Venezia il giorno prima di S.Marco e consegna alla nobildonna il bocciolo quale estremo messaggio d'amore del perito spasimante. La mattina seguente Maria Partecipazio viene trovata morta con il bocciolo rosso posato sul cuore e da allora gli amanti veneziani usano quel fiore come emblematico pegno d'amore.

Secondo l'altra leggenda la tradizione del bocolo discende invece dal roseto che nasceva accanto la tomba dell'Evangelista. Il roseto sarebbe stato donato a un marinaio della Giudecca di nome Basilio quale premio per la sua grande collaborazione nella trafugazione delle spoglie del Santo.

Piantato nel giardino della sua casa il roseto alla morte di Basilio divenne il confine della proprietà suddivisa tra i due figli. Avvenne in seguito una rottura dell'armonia tra i due rami della famiglia (fatto che sempre secondo le narrazioni fu causa anche di un omicidio), e la pianta smise di fiorire.

Un 25 aprile di molti anni dopo nacque amore a prima vista tra una fanciulla discendente da uno dei due rami e un giovane dell'altro ramo familiare. I due giovani si innamorarono guardandosi attraverso il roseto che separava i due orti.

Il roseto accompagnò lo sbocciare dell'amore tra parti nemiche coprendosi di boccoli rossi, e il giovane cogliendone uno lo donò alla fanciulla.

In ricordo di questo amore a lieto fine, che avrebbe restituito la pace tra le due famiglie, i veneziani offrono ancor oggi il boccolo rosso alla propria amata.

Particolare curioso e molto italiano, il bocolo è anche il dono che in quel giorno i figli usano fare alle mamme.

Fonte: NR dig. da internet

venerdì 24 aprile 2009

Gli Esseni secondo Giuseppe Flavio




Da  Guerra giudaica  Libro II cap. 8 ver. 2 e seg.


Questi Esseni rigettano i piaceri come un male, ma esaltano la continenza, ed il dominio delle nostre passioni, come virtù.
Trascurano matrimonio, ma scelgono i figli d'altri, quando appaiono docili, per istruirli, e farli divenire loro figli, e li formano secondo i loro costumi.
Non negano assolutamente la necessità del matrimonio, e la continuità del genere umano che attraverso di esso viene assicurato; ma  si tengono lontani dal  comportamento lascivo di donne, ed  sono convinti che nessuna di esse resta fedele ad un solo uomo.

3. Questi uomini disprezzano la ricchezza,  a così incrementano la nostra ammirazione verso di essi.
Nessuno di loro possiede più degli altri  perchè secondo la loro legge coloro che si uniscono ad essi devono lasciare ciò che hanno e quello che hanno metterlo in comune con gli altri, in questo modo tra di essi non c'è povertà o eccessi di ricchezze ma i possedimenti di ciascuno sono uniti con quelli degli altri divenendo così patrimonio di tutti i loro fratelli. 
Essi ritengono che l'unzione con olio sia da evitare e se qualcuno viene unto senza la loro approvazione esso viene lavato via dal corpo poichè essi ritengono che la pulizia sia fondamentale come manifestano anche nelle loro bianche vesti. 
Nominano appositi amministratori per prendersi cura degli affari comuni poichè nessuno di loro cura affari in forma separata e personale ma tutto é fatto per il bene di tutti.

4. Non provengono da una specifica città, ma si trovano in diverse città;  e se qualcuno della loro setta viene da altri posti, essi lo trattano come se venisse dalla loro città. 
Per questo motivo non portano nulla con loro quando viaggiano in regioni remote, sebbene portino con se un'arma per difendersi dai malviventi. 
In linea con quanto detto c'è, in ogni città dove vivono, una apposita persona che si prende cura degli stranieri, e provvedere  ai loro indumenti ed alle loro necessità. 
Nelle usanze e nella cura del corpo sono come bambini che hanno timore del loro maestro. 
Non è concesso loro di cambiar vesti o scarpe finche non sono logore o consunte dal tempo.
Nessuno di essi compra o vende qualcosa agli altri; ma ciascuno di essi da quello che possiede e riceve ciò di cui ha bisogno.
E benchè nessuno abbia una ricompensa per ciò fa gli é concesso prendere ciò che vogliono.

5. Per la loro pietà verso Dio sono straordinari; al sorgere del sole  non dicono una parola in materia profana, ma  pregano come gli é stato insegnato dai loro antenati, come se invocassero il sorgere del sole. 
Dopo  si ciò ciascuno di loro é congedato dai capi e può esercitare il mestiere nel quale é specializzato, e nel quale lavorano con diligenza fino alla quinta ora. 
Dopo la quale si riuniscono insieme di nuovo in uno luogo; e vestitisi in tessuto bianco, si fanno un bagnano in  acqua fredda. 
E terminato il rito di purificazione, si incontrano insieme in un loro appartamento, nel quale non è permesso ad altre sette o a chiunque altro entrare; mentre entrano, dopo un rito di purificazione, nella sala da pranzo, come in un tempio santo, si siedono;  il panettiere posa il pane sul tavolo secondo il loro ordine; il cuoco anche porta un piatto singolo con una sola portata di cibo, e lo posiziona davanti ad ognuno di loro; un sacerdote rende grazie per il cibo; ed è illegale assaggiare il cibo  prima che si sia resa grazie. 
Lo stesso sacerdote, dopo aver pranzato, rende di nuovo grazie; e quando gli altri cominciano, e quando finiscono di pranzare, lodano Dio, per il cibo ricevuto; dopo quale hanno ripongono le loro vesti, e riprendono i rispettivi lavori di nuovo fino alla sera; quindi ritornano a casa per la a cena, tenuta allo stesso modo; e se ci sono estranei là, si siedono con loro. 
Non c'è chiasso o fastidi che turbano la  loro casa, ma ognuno parla quando é il suo turno; questo silenzio che regna nella loro casa sembra agli stranieri quasi voler coprire un tremendo mistero.
Il motivo di ciò é la sobrietà perpetua che essi esercitano  e la stessa misura  che hanno nel bere e nel mangiare solo ciò che é necessario.

6. In verità, come per ciascun altra cosa, non fanno nulla che non concordi con le istruzioni dei loro capi;  le uniche cose che sono liberi di scegliere é coloro che vogliono assistere ed il modo in cui vogliono manifestare la loro pietà; ciò é consentito loro proprio per  permettere si soccorrere coloro che necessitano, adoperandosi per i loro bisogni,  e dando cibo agli afflitti; ma nulla possono dare ai loro parenti se non attraverso gli amministratori.  
Manifestano la loro ira in maniera corretta, e contengono le loro passioni. 
Sono eccelsi per fedeltà, ed è i ministri di pace; ciò che dicono è certo come un giuramento;  ma è loro vietato di imprecare, questo essi lo considerano il peggior spergiuro perchè dicono che chi bestemmia non può essere creduto perchè é già condannato da Dio. 
Si impegnano a fondo nello studio delle scritture antiche, e ne estraggono ciò che può dar  vantaggio per la loro anima ed il  corpo; e raccolgono tali radici e pietre medicinali che possono curarli.

7. Se qualcuno desidera entrare in questa setta, non è ammesso immediatamente, ma viene sottoposto allo stesso metodo di vita che essi usano per un anno, durante il quale; gli viene fornita anche una piccola pala,  una cintura, ed l'indumento bianco. 
E quando é chiaro, durante questo periodo di prova, che questi  può osservare la loro continenza, e che é vicino al loro modo di vivere, egli viene fatto partecipe delle loro acque di purificazione; ma egli non é ancora ammesso a vivere con loro; dopo questa dimostrazione del suo coraggio morale, la sua tempra è provata altri due anni e se appare essere degno, allora l'ammettono nella loro società. 
E prima che gli sia permesso di  toccare il loro cibo comune, è obbligato rendere giuramenti tremendi, quello, in primo luogo, di esercitare la pietà di Dio, che osserverà giustizia  tra gli uomini, e che non farà nessuno danno a alcuno, per volontà propria, ma solo dietro il comando di altri; che odierà sempre il cattivo, ed è assisterà il giusto; che dimostrerà fedeltà a tutti uomini, e specialmente alle  autorità, perchè nessuno ottiene il potere senza l'assistenza di Dio;  e colui che ha autorità,  non può mai abusarne; che sarà  amante della verità, e lo si obbliga a riprovare quelli che mentono; che terrà le sue mani lontane dal furto, e la sua anima da guadagni illegali;  e che non celerà mai nulla a quelli di sua setta, non rivelerà nulla della loro dottrina ad altri, nemmeno sotto costrizione a rischio della sua stessa vita.  
Inoltre, sarà una bestemmia comunicare le loro dottrine a qualcuno  diversamente da come le ha ricevute; che si asterrà da furto, ed conserverà i libri che appartengono alla loro setta, ed i nomi degli angeli [ o messaggeri]. 
Questi sono i giuramenti che devono tenere i loro.

8. Ma per quelli che cadon in grave peccato, sono gettati fuori della loro società; e colui che si è separato da loro muore spesso in maniera misera;  poichè é limitato dal giuramento preso, é vincolato dagli impegni presi e  non ha libertà  di prendere il cibo che si incontra fuori dalla comunità, ma è forzato  mangiare erba, ed affamare il suo corpo con fame, fino a che muore, per questo motivo accolgono molti di loro di nuovo quando chiedono loro soccorso mossi dalla loro compassione  ritenendo che i disagi che hanno sopportato fino ad allora a che li hanno portati in punto di morte sono una punizione sufficiente per i peccati commessi.

9. Nell'esercizio dei loro giudizi sono molto accurati e giusti, nessuna sentenza passa se non ha meno di cento voti. 
E ciò che é stato approvato per votazione una volta é inappellabile. 
Ciò che per loro conta più di tutto é l'onore, subito dopo Dio stesso è il nome del loro legislatore [Mosè], è chi lo bestemmia é punito in modo esemplare. In conformità a ciò, se dieci di loro siedono insieme, nessuno di loro parlerà se gli altri nove sono contrari. 
Evitano anche lo sputare nel mezzo di loro, o a destra. 
Inoltre, sono più severi degli altri ebrei nel riposo dai loro lavori nel settimo giorno;per questo motivo preparano il loro cibo il giorno prima poichè non possono accendere il fuoco in quel giorno, in quel giorno non spostano un vaso dal suo luogo  e non muovono nemmeno uno sgabello.
Anzi, negli altri giorni vangano una buca piccola, profonda un piede, con una pala(questo strumento gli é consegnato quando vengono accettati nella comunità); e si ricoprono con il loro indumento, per non oltraggiare i raggi Divini di luce, si rilassano nella buca e dopo rimettono la terra che é stata vangata fuori nella buca;  ciò lo fanno solo nei luoghi più solitari, scelti per questo scopo; e benchè questa sia una necessità naturale,  é loro regola lavarsi dopo averlo fatto come se ciò li rendesse impuri.

10. Ora dopo il tempo della loro prova preparatoria è finito, sono divisi in quattro classi; esse sono il i giovani inferiori agli anziani, se un vecchio é toccato da un giovane deve lavarsi come se avesse incontrato uno straniero. 
Essi vivono a lungo,  molti superano i cento anni d'età, grazie alla semplicità della loro dieta; ed anche, come credo, del modello regolare di vita che osservano, superano i disagi di vita,  e superano le difficoltà, grazie alla generosità della loro mente. 
E la morte, se arriva per la loro gloria, é considerata migliore del vivere per sempre. 
La nostra guerra con i Romani ha dato evidenza abbondante di ciò che queste anime grandi manifestano nelle loro prove: benchè  torturati e distorti, bruciati e fatti a pezzi, e trattati con qualunque genere di strumento di tortura, non potrebbero essere forzati a bestemmiare contro il loro legislatore, o mangiare ciò che é vietato,  parlare contro un'altro di loro, adulare i loro torturatori, o coprire un ferita lacera;  ma ridono mentre sopportano le pene, e sorridono quale disprezzo per coloro che gli  hanno inflitto i tormenti, convinti della grande gioia cui perverrà la loro anima nel luogo che li attende.

11. Questa é la loro dottrina: i corpi sono corruttibili, e che la materia di cui sono fatti non é permanente; ma le anime sono immortali, e non muoiono  mai; queste vengono fuori per la  maggior parte dall'aria sottile, ed si uniscono ai loro corpi come in prigioni, che sono  disegnate come una palestra naturale; ma, quando si sono liberati dai vincoli della carne,  liberi dalla schiavitù, risorgeranno su un alto monte. 
Questo è simile al pensiero greco, le anime buone hanno la loro dimora oltre l'oceano, in una regione mai solcata da temporali, pioggia o neve, o da caldo intenso, ma che questo luogo è  rinfrescato dalla brezza gentile di un vento dell'ovest, che è respiro affannoso dell’oceano; invece assegnano una destinazione scura e tempestosa alle anime cattive, pieno di eterne punizioni. 
Ciò mi pare davvero molto simile alla credenza greca, quando collocano in isole benedette dai loro uomini coraggiosi, che chiamano eroi e semidei; ed alle anime del cattivo, assegnano la regione degli infedeli, l’Ade, dove le loro favole riferiscono quello di  nomi di persone ivi punite come Sisyphus e Tantalus, ed Ixion, e Tityus. 
Come conseguenza di questa credenza, le anime sono immortali; e questo spiega le loro esortazioni a virtù e la deprecazione per la cattiveria; dalla qual cosa gli uomini buoni sono aiutati nella condotta della loro vita dalla speranza che hanno in una ricompensa dopo la loro morte; e da ciò l'inclinazioni veementi di uomini cattivi sono tenute a freno, dalla paura e dall'attesa, non potendo nascondere in alcun modo le loro colpe, su ciò che potrebbero soffrire quale punizione eterna dopo la morte.  
Queste sono le dottrine Divine dell'Esseni e dell'anima, che sono una inevitabile attrattiva per coloro che per una volta hanno potuto saggiare la loro filosofia.

12. C'è anche quelli fra loro che prevedono il futuro, leggendo i libri santi, ed usano diversi tipi di purificazioni, e sono perennemente impegnati nello studio dei profeti; ed è raramente sbagliano nelle loro predizioni.

13. Inoltre, c'è anche un'altro ordine di Esseni,  che concorda con tutto il loro modo di vivere, con i costumi e le loro leggi, ma differisce da loro riguardo al matrimonio, ritenendo che chi non si sposa taglia via la parte principale di vita umana, è la prospettiva di continuità. 
Del resto, se tutti uomini fossero della stessa opinione, il cammino dell'umanità terminerebbe. 
Comunque, costoro provano le loro spose per tre anni; e se trovano che hanno  trovato la loro compagna naturale, e provano che il loro matrimonio può essere fruttifero, solo allora si sposano. 
Ma non usano accompagnare con  loro moglie quando sono con i figli, come dimostrazione che non concepiscono il sesso come un piacere, ma per assicurarsi la posterità. 
Le donne vanno nei bagni con alcuni di loro indumenti indosso, come gli uomini fanno.
E questi sono i costumi di questo ordine di Esseni.


Fonte: Guerra giudaica

giovedì 23 aprile 2009

Meteorologia storica comasca




Il tempo e i fenomeni meteorologici in territorio comasco negli scritti degli storici.
 Ricerca di Furio Ricci

Corriere di Como il 23 Aprile 2009



Historiae Patriae - Libri Duo di Benedetto Giovio

Terremoti e maremoti

Anno Domini millesimo centesimo decimo septimo, tertio nonas ianuarias ingenti terremotu urbs consussa est, nec usquam tasm magnus ab secculi illius mortalibus audistus fuerat, non aleve futuri belli calamitatisque portentum; cum praesertim praerter naturae ordinem factum videretur. Num physici docente vere et autumno terremotus fieri consuvisse.

L'anno 1117, 3 gennaio, la città fu scossa da tal terremoto che il maggiore non si era sentito mai da persona viva in quel secolo, presagio non lieve della prossima guerra e calamità, principalmente perché parvi fuori dall'ordinario, in quanto, a giudizio dei fisici, i terremoti sono usi avvenire di primavera e d'autunno

Biennio pos, Larius e alii vicini lacus aestivo tempore tremuerunt. Idem quoque larus absque ventorum impulsus in siccum viginti cubitis excurrit et per vices refluebat

Due anni dopo (1255), d'estate, il Lario e gli altri laghi vicini ebbero scosse di terremoto, e lo stesso Lario, senza colpo di vento, con un flusso e riflusso lasciava in secco la spiaggia per venti braccia.

Eodem tempore in urbe et toto aghro comensi vheementissimus terremotus fuit

A quel tempo nella città e in tutta la campagna intorno a Como si ebbe un fortissimo terremoto Anno 1295

per haec tempora larius, ceaterique vicini lacus pridie nonas iulias anni millesimi quingentesimi quinti in ipso diluculo, ad instar austarioarum maris, largius intumescere coeperunt. Nam apud Comum, ubi navium statum est **, ceu rapidissimus fluivius per quinquaginta fere passus ex ipso lacu in urbem effluxit, statimque tanto refluxit impewtu, ut saxsa, quae tranquillus tegebat, nudaverit, et pisciculos in sicco reliquerit a nullo tum prorsus ventus impulsos. Id al multam deiem per vices facere, sed semper remissius perseveravit.

Fu di questi tempi, cioè ai 6 di luglio del 1505, che il Lario e gli altri laghi dintorno cominciarono in sull'alba a rigonfiare molto come fa il mare col flusso e riflusso; perocchè il nostro lago, dal porto ove erano le navi, come un fiume rapidissimo traboccò in città per circa 50 passi, e tosto dette addietrto con tanta lestezza che lasciò nudi i macigni sul basso fondo e in secco i pesci minuti, e ciò senza un fiato di vento. Si ripetè più volte in quel giorno questa vicenda, ma sempre più debolmente. (interessanti note susseguenti tipo "fuochi fatui" sulle antenne delle imbarcazioni, cometa mese agosto - (parvus cometes in plaga septentrionalis mense augusto spectatus est, cauda in eam regionem directa.)

Septimo calendas apriles apud Comum omnia edificia terremotu nutaverunt

Il 26 marzo (1511) tutte le case di Como barcollarono per un terremoto

Piogge e alluvioni

Tunc et Larius lacus ad mediam fere, quam alluit, urbem exundavit;ac tum quidam flammarum globus prima noctis vigilia ad alpibus Mediolanum versus labit visus est.

Fu pure a quei giorni (anno 1488) che il Lario allagò quasi mezza città, e che fu veduta una meteora dalle alpi andare a cadere verso Milano

Sed et plurima loca apud eundem Larium illuvione vastata sunt: Vallis Intelvis pervetusta basilica subita scaturigine fere tota corruit. Cosia torrens in immensum auctus Portae salae suburbium inondavit

Molti paesi del lago vennero devastati per le piogge dirotte (1506). un'antica chiesa in Val d'Intelvi crollò di colpo per un repentino abbassamento del terreno allagato – frana –. Il torrente Cosia, gonfiatosi, inondò il suburbio di Porta Sala

Tunc et Larius lacus in aream usque templi maximi altius exundavit, ut illuc navigia ducerentur. Per amnum vero decimum supra millesimum et quingentesimum tota fere aestate incredibilis grandinum vis decidit, et ventorum flatibus omnia misceri visa sunt, ut decussis uvis et segetibus, ac silvis eversis, insolita annonae penuria et vini charitas secuta sit

In questo tempo (1508) fu tale la piena del lago che arrivò alla piazza del Duomo e vi approdavano le barche. L'anno poi 1510 durante l'estate, le tempeste frequenti e i venti impetuosi, mandarono sottosopra ogni cosa, per modo che, abbattute le vigne e le biade, le selve atterrate, ne seguì un insolita carestia di vino e di granaglie

Bilitiona medio loco sita inundata est;munitio utrumque montem ingens, murata vulgo nuncupata, magna ex parte diruta:.Ager Bilitionae lomge cultissimus, superinducta arena, effectus est inutilis. Tunc etiam apud Dungum et Grabedona colluvione domus eversae et agri vastati sunt

Ne fu allagata anche Bellinzona posta in mezzo al piano e diroccò gran parte della muraglia detta Murata, che serrava un monte con l'altro. La campagna bellinzonese così fertile, fu resa sterile dalle sabbie. Anche a Dongo e a Gravedona un'alluvione fece crollare le case e desertò le campagne

Eo anno, circiter finem augusti, Larius lacus latissime exundavit, ita ut templis maximis portas allueret

Verso la fine di agosto dello stesso anno il Lario si gonfiò in modo tale da inondare piazza del Duomo sino alle porte della cattedrale

È riportato un fulmine sulla torre del Broletto

Per curiosità in Val Calanca – Bellinzona - crollo di una rupe su un villaggio, 80 morti + 400 bestie. Il crollo bloccò la valle e nacque un lago provvisorio 15 ottobre 1521

Anno quinquagesimo septimo supra mille et ducentum alvei torrentium Cosiae et illius, quae Vallum Ducis appellatur, adeo labefacti et corrupti erant, ut iuri privato cessissent, tum vero, redemptis fundis, repurgati, istauratique sunt.

L'anno 1257 i letti del torrente Cosia e dell'altro chiamato Valduce erano così smossi e sfondati, che furono ceduti ai privati; ma in seguito recuperati, furono spurgati e riattati.

Neve e gelo

anno seguenti hyems asperrima fuit et nix adeo ingens, ut gelu concreta minime eliquaretur. Inde sata haud pauca exarerunt, nonnulli tamen superiniecta terra nivem solvebant.

l'anno dopo (1511) fu un rigidissimo inverno e tanta la nevicata che per il gran gelo non si scioglieva; le campagne ne soffrirono molto e alcuni cercavano di sciogliere la neve spandendovi sopra della terra
per mensem ianuarium nivium vis incredibili decidit neque tamen Helvetii, exustis quoque frigore pedibus, profectionem revocabant, sed et quidam mole nivium de montium praecipitis ruentium obruti ferebantur

cadde nel gennaio (1523) una straordinaria nevicata; ma gli svizzeri non cessavano di camminare, ancorchè gelassero i loro piedi, e su per le giogaie dei monti alcuni furono ricoperti dalle valanghe

Coeterum circa nonas novembres insolita nivium vis e coelo ruit et hiemis intempestivum frigus adeo invaluit, ut galli statim castra deserere coacti sint et in proxima Ticino castella sese receperint

Ma al 5 di novembre (1523) fu tanta la neve e l'inverno così precoce e rigido che dovettero i francesi lasciare il campo e riparare nelle fortezze sulla linea del Ticino.

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Guida al lago di Como e alle strade dello Stelvio e Spluga di Cesare Cantù

1831 - Ricevendo l'umore di ben 37 torrenti e di 27 fiumane, col grosso fiume Adda, qualora questi crescano per la pioggia o per nevi squagliate, e portino in esso la piena delle acque e delle materie trascinate dai monti, lo rigonfiano  il solo emissario che è verso lecco, parte per natura, parte per trascuratezza degli uomini, fu ostrutto così che devono le onde rigurgitare e inondar i paesi del lago e peggio Como. Talora fin due terzi della città furono sommersi :  all'altar del duomo giunsero le onde : e qual sia allora lo squallore, la miseria della città, può più presto immaginarsi che descriversi a parole (piena 1829)...
Il piano di Colico... l'alzarsi progressivo del Lario e la nessuna cura per regolare l'Adda...

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Saggio d'istoria naturale del Lago di Como della Valsasina e altri luoghi lombardi di Domenico Randelli

1763 (Comune di San Tomaso, ovvero Civiglio) Le sponde della valle ove questa frana ha il suo fine (e dà le acque al torrente Cosia, il quale non è guari, ha arrecato gravissimi danni ai Borghi di Como e nelle affluenze d'acque continuamente maggiori ne minaccia)...

Fui al piccolo villaggio di Gera di Como alla riva del lago ove i Fermieri (appaltatori delle imposte) hanno rafinatojo di sale comune, e sega d'acqua per i legni d'abete, larice ecc. che nel bosco del Vallassone al dilà del lago nel monte Lignone si prendono. Gera è paese disabitato nell'estate a cagione delle putride esalazioni che provengono dalle paludi, che si sono all'imboccatura dell'Adda nel lago; i pescatori però vi dimorano sempre, a repentaglio della salute e vita, perchè qui fanno copiose pescagioni, Presso Gera per ire a Sorico vi è il palazzo del signor conte Giulini di Gravedona, di cui il giardino che era delizioso, fu rovinato da precipitoso torrente... . a settentrione del monte di Sorico esce precipitoso torrente di Sorico che rovinò come dissi, il Giardino Giulini, e discesi per folti castagnetti nell'ampia e rovinosa valle di Livo... .Nel torrente che grossissimi massi di pietre conduce nelle piene d'acqua altro non trovai che pietre granatiformi

Da questa fonte ha principio la valle e il Torrente Sanagra. I lati della valle superiormente sono ricoperti da foltissimi boschi d'abeti (abeti bianchi) i quali 5 anni orsono erano trasportati giù per il torrente nelle gran piene d'acqua (sostenuta in molti luoghi da roste) sino al lago. Ne fu tralasciata la condotta per la poca attenzione del Sopraintendente al lavoro, etcetera

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Larius di Anton Gioseffo Della Torre di Rezzonico

Ms. 1737 - 1777 (Traduzioni, apparati critici ecc. in Larius 1959)

Alcuni anni or sono accadde una cosa che destò stupore, che cioè, durante un'inondazione del Lario, straordinarie frotte di pesci, in maggioranza tinche, penetrarono nella vigna del convento, stabilissero le loro fangose sedi sotto l'acqua, in seguito, ritiratosi il lago, bruciate dai raggi del sole, mentre inutilmente cercavano di ritornare putrefecero sulla superficie asciutta, cosicchè l'olfatto delle religiose rimase offeso dall'orribile e intollerabile odore

È riportata la presenza di orsi sui monti di Carate, a S. Benedetto in Val Perlana, a Porlezza e a Erno (p.94, 119, 129, 240)

..scorgimo le altissime rupi della Camogia e l'omonimo fiume, il quale con ripida cascata si getta nel lago e divi de la via regia, mentre con un ponte di due archi congiunge le rive. La strada libera non manca talora dei suoi pericoli, poichè è accaduto più di una volta che le capre pascolando qua e là smuovessero con i piedi i sassi: questi, precipitando dal monte infliggono ai viandanti, che non si aspettano nulla di simile, talvolta crudeli ferite, spessissimo la morte stessa.

lambisce l'amena villa (Balbianello) il torrente Perlana, poverissimo d'acqua quando il tempo è asciutto, ma di tanto in tanto dannosissimo torrente; questo quantunque abbia un vastissimo alveo tra Balbiano e il vicino villaggio di Campo, arreca non livi danni alle campagne circostanti. ma le monache di campo, che abitano nel vicino monastero, provvedono con opportuni ripari a frenare i disastri minacciati dalle acque torrenziali.

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Nella chiesa di S.Giov.Battista, sull'Isola Comacina, si trova una lapide. Iscrizione:

M.C DANT ANNOS LX 9 QUE NOTANDOS
INSVLA QVANDO RVIT MAGNA PESTILENTIA FVIT
DIVINO MONITV TEMPLI REPARATA VETVSTAS
GRANDINE QVASSATOS SERVET SACRA DONA FERRENTES
LVX MAII PRINCIPIVUM PRIMA FINEM VLTIMA DEDIT
OPERI MILLENNIO ANNO QVATERCENTESIMOQVE
SEX DECEM ATQ'SEPTEM IVNGAS ET CVINTI DISCERNERENT

Nell'anno 1169 quando cadde l'isola, vi fu una grande pestilenza. Il vetusto tempio restaurato per divino ammonimento, protegga i colpiti dalla grandine che offrono i sacri doni: si diede principio all'opera il primo giorno e fu terminata nell'ultimo di maggio dell'anno 1464. Lapide del 1467, anche in Ugo Monneret de Villard. L'isola Comacina - RAC 70-71, 1914

... queste cose ottenne il monito di un ignoto viandante, il quale propose questo rimedio per evitare le grandini celesti che ogni anno devastano questa regione

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Che presso le spiagge di Cadenabbia di tanto in tanto si formino dei gorghi e delle cieche voragini ce lo insegna l'orribile caso che capitò ad una barca carica di lastre moltrasine il 22 gennaio 1619. Questa, inghiottita senza alcun strepito dalle onde, lasciò per qualche tempo il luogo di un'immensa voragine, senza che in seguito si sia potuto trovare nulla di ciò che apparteneva alla nave. Simili cose dimostrano che nel Lario si occultano spelonche, che si riempiono delle acque del lago e le nascondono nelle viscere della terra, e talvolta, scosse dalla forza occulta dei venti / correnti inghiottono ciò che trovasi in superficie : da questa disgrazia dio tenga lontano i naviganti..

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Anche in Roberto Rusca, Breve descrittione dè principali luoghi del territorio et vescovado di Como, per dritta et trasversale linea desceritti, sue eccellenze et prerogative, Piacenza 1629, in Larius, T.I, p 453:
..occorse in questo luogo, l'anno 1618 a 22 gennaio un gran caso: et fu che essendosi fermata una nave qui, carica di lastre di pietre per coprire i tetti (come si usa in queste parti) sopra alla quale era padre et figliuolo da Moltrasio – circa alle ore 10 di notte, doppo aver mangiato all'hosteria e ritornati alla nave, fondò la terra dove era la nave legata et gli uomini che dovevano dormire: senza rumore alcuno essendo il lago e il cielo quieto. Et fatto giorno non si vidde altro che una spaventosa profondità, come io ancora posso attestare. Né, per quanta diligenza facessero per ritrovare la nave o le persone, mai puoterono ritrovare cosa alcuna...

dalle rocce sovrastanti Nobiallo si asportano continuamente ingenti massi di gesso, e con grande guadagno degli abitanti, tagliati in grossi blocchi, vengono trasportati su navi a Como; essi servono per intonacare le case di tutta la regione e per le altre opere di plastica; vetturali portano questi blocchi sino a Milano... ... ... ... ... . inoltre nelle vicinanze del Lario scaturiscono delle acque dotate di tale proprietà, da indurire le carni immerse. Questo va attribuito probabilmente al materiale gesseo del quale quelli di Nobiallo non s'arricchiscono così da non temere fatali frane delle rupi immani come accadde in anni recenti, quando un enorme sasso, precipitando improvvisamente nel lago, determinò un tale rivolgimento nelle onde, da sommergere una barca che stava nei pressi della Gaeta, da spingere i flutti contro il porto di Varenna, con tanto impeto che recarono danni non lievi nel vicino e nell'opposto lido ; e fece si che le onde, scosse dalla profondità, flagellassero la spiaggia di Mandello distante 12 e più miglia

Dalla chiesa di Santa Maria (di Rezzonico) una strada curva e facile lungo la riva conduce al villaggio; questa tuttavia, quando durante l'estate il lago trabocca, qua e là viene ricoperta dai suoi flutti, per cui gli abitanti del villaggio per andare alle frazioni cristiane debbono percorrere la via più scomoda a monte

Dopo questo il lago è ristretto da un promontorio sul quale vi è una chiesetta dedicata a San Nicolò vescovo (cappella esistente sopra una roccia a picco sul lago tra Rezzonico e Cremia) Sotto questa si osservano straordinari flussi e riflussi delle onde. Dal rimbombo suscitato dai passanti che battono coi piedi la terra..è accertato che ivi trovansi delle immense caverne. Accadde circa 100 anni fa, che una nave carica di rame, sospinta dai vortici in quell'orrendo flusso e riflusso delle onde, venne sommersa e, a 5recuperarla dal fondo vennero chiamati dalla riviera ligure tre palombari. Perchè il primo immersosi nel baratro non apparve, scese a cercarlo un secondo, il quale parimenti rapito, come si crede, dall'impeto della voragine non riemerse. Il terzo, spaventato, ... ... disse che ritornando in patria avrebbe portato ai genovesi la notizia di tante sciagure e andava dicendo che il Lario era più infido del mare. Di qui con una nuova prova penserei che le acque precipiti sotto la chiesa di san Nicolò, perforando i monti che separano il lago di Lugano dal Lario

Domaso termina col palazzo dei Calderara (poi Ghezzi, Sebregondi, ora comune) lambito dal torrente Livo; per la difesa dei suoi giardini venne costruito un argine con la spesa di 1200 monete d'oro, poichè il Livo talvolta, precipitando da altissimi monti, ingrossandosi in modo orrendo imperversa. Al dilà della sua foce si vede una croce di legno posta a ricordo di un infausto naufragio nel quale una barca venne sommersa con molte persone che si trovavano in essa, l'anno 1762 quando il lago con improvviso franamento inghiottì uno spazio di quaranta pertiche, la cui estensione, come probabile il Livo aveva precedentemente scavato al disotto: Questo torrente, che scende con un percorso di due giorni attraverso aspre rupi, lambisce il celebre tempio della Madre di Dio, situato tra eccelse rupi (santuario di Baggio)

Il villaggio è bagnato da un torrente, che dalla vicina chiesa parrocchiale prende il nome di S.Vincenzo; questo, emulo del Livo, di tanto in tanto reca agli abitanti di Gera gravi danni, che certamente diminuirebbero per la derivazione delle acque costituenti il vivaio costruito dai bergamaschi Omboni... la medesima acqua serve alla purificazione del sale e per una via particolare potrebbe essere scaricata nel Lario.

È risaputo che Sorico crebbe sino a diventar villaggio dopo che le paludi dell'Adda sommersero Olonio. Ora le acque irrompenti dalle rupi dei monti portarono non lievi danni ai pochi abitanti. L'Abate Giovanni Giulini aveva edificato all'inizio di questo secolo un superbo palazzo con l'aggiunta di nobilissimi giardini. Questi, sostenuti da sette terrapieni a gradinata fornì di doppi, amplissimi vivai nei quali venivano alimentate diverse specie di pesci... ..era una cosa meravigliosa con quanta prontezza (le trote) raggiungevano la sommità dei ruscelli confluenti: Ma questa stessa forza dell'acqua aumentata dalle piogge impetuose, cospirò a danno del padrone l'anno 1750, e rotti con impeto i muri, invadendo la casa e i giardini deturpò ogni cosa con rovine e, e travolgendo le stesse piscine, le riempì di sassi e sabbia.

Prima della fatale alluvione col solo affitto dei vivai l'abate percepiva duecento denari d'oro, chiamati doppi, di moneta spagnola. Poi indignato per l'inaspettato caso, aborrì il palazzo stesso e i giardini e si decise a vivere a Gravedona. A far sì che il Giulini se ne andasse da Sorico contribuì anche questo, che solo nella stagione invernale poteva abitare senza timore il fondo avito, poichè i paludosi canneti dell'Adda che stagna sulla sponda opposta rendono pestilenziale e gravoso il clima.

toponimi Pozzo Madrone, acqua marcia vedi anche T.I p. CIV n 34 cronaca del Muralto 1519-1520

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Storia di Como di Giuseppe Rovelli

Milano MDCCLXXXIX - L'anno fuffeguente 589 riufcì funefto a Como... leggi : l'anno susseguente riuscì funesto a Como, non meno che alle altre città della Liguria, e della Venezia per una spaventosa inondazione, che apportò immensi danni, e rovine con mortalità d'uomini, e di bestie, e questo flagello fu seguito dalla peste...(b) Greg. Turon.. Hist. Franc. Lib 9, cap. 20.

Io non rammemoro fra questi uno spaventoso terremuoto che abbattè case con istrage d'uomini in più città della Lombardia e soprattutto in Brescia allo spirare dell'anno 1222 di cui la Lombardia non aveva veduto il simile, se eeccettuiamo quello del 1177..(malvec.caffarar.Ronaldin. Paris, de Creta Godfrig, Monach & alii)... - segue epidemia – segue:.....Un freddo eccessivo nel 1234:. Disseccò le viti, ulivi e altre piante fruttifere ecc.

Nell'anno 860 fu tanta la neve, e si forte il gelo, che vi perì molta parte del seminato, e si agghiacciò fino il vino nelle botti ....(Andr. Presb. Chron. Col. 47)

Dopo della tregua di sopra narrata diversi flagelli, cioè una straordinaria inondazione descrittaci da Sire Raul, ed accompagnata dalla carestia, poi un malore quasi epidemico intorbidarono per quattro anni e diversi intervalli l'allegrezza della ristabilita tranquillità ... col. 1193. Script. Rer. Ital. T. 6

...soffrì la fame negli anni 1369 e 1347 per carestia cagionata da eccessive piogge (Annal. Mediol. Cap.131. p.136 137)

Verso l'anno 1417, si aggiunsero alle narrate calamità i danni cagionati dall'inondazione del torrente Cosia. Di ciò abbiamo la notizia in un rescritto ducale del 14 giugno di detto anno col quale fu commesso al Podestà, al Capitano, e al referendario nostri, che facessero mettere all'incanto l'opera della riparazione delle mura della città state appunto danneggiate dall'irruzione di quel torrente

Un'altra calamità si aggiunse in quel periodo di tempo alle suddette. Parlo di una straordinaria escrescenza del lago che nell'estate 1431 si dilatò per la città, e per le terre litorali con assai grave lor danno. Il duca informatone commise a Giovanni, Abate del monastero dell'Acqua fredda, quale perito dell'arte che dovesse abboccarsi con gli ufficiali ducali presenti in Como e coi presidenti a'negozj della medesima città e con essi rintracciare le cause di tal escrescenza, divisarne i rimedi, riconoscere le spese a ciò necessarie..... segue costruzione del ponte di Lecco con aggiunta nuovo arco. deliberato di ricorrere al Duca acciocchè egli ordinasse che fossero estirpate le cosidette gueglie (congeniamenti di sassi e legne per la pesca) costruite lungo l'Adda vicino al ponte di Lecco...

Ebbe in quel medesimo anno (1434) la città di Como a sostenere altre notabili spese per riparare le rovine fatte dalla corrente chiamata il Fiume aperto, la quale, soverchiate le sponde e abbandonato il suo antico alveo, avevasene aperto uno nuovo su pubbliche strade: ma a queste spese furon chiamati in concorso tutti i proprietarij d È mulini del luogo della rottura sino a lago.

Dopo la peste altri infortunj percorsero il territorio comasco nel 1439. Grandini devastatrici dè frutti della campagna, e dirotte piogge per gonfiamento dei torrenti apportatrici di rovine di case, e di morti uomini travagliarono nel mese di aprile e nel seguente giugno il lago nuovamente inondò qualche parte della città, e molte terre litorali con grave danno, e desolazione di quegli abitanti, della quale inondazione si accagionarono i nuovi ostacoli all'Adda presso il ponte di Lecco, ed una peschiera ivi piantata dal Castellano di quel luogo (fx Ordinat. 22 aprile 1439 f.371)...continua per tutta pagina 173

Non voglio passare sotto silenzio altre cose memorabili, ed a noi in particolare spettanti, che avvennero in questo e seguente anno. Circa il mese di luglio del 1476 la città, le Terre lungo la spiaggia del lago nostro furono afflitte da una straordinaria inondazione del Lago medesimo. Noi spedimmo un messaggero a Milano ad informarne la Corte...e in sequela della ricevuta risposta l'Ufficio di provvisione scrisse al Capitano del lago che unisse in consiglio i rappresentanti delle Terre, non solo della riviera nostra, ma ancora della Milanese..per trattare di concerto intorno ai mezzi di por riparo in avvenire a somigliante calamità

Peste più epidemia dei buoi, accompagnata da strabocchevoli dannose piogge nel 1482, specialmente nella pieve di Riva San Vitale e nelle Terre di Lomazzo (Ordinat 29.apr.1482 f 192) e da una notabile escrescenza del nostro lago, accaduta nell'estate 1481 e seguita nel 1489 di altra assai maggiore, la quale, secondo il giovio, e secondo l'esposto di una supplica da ‘comaschi e da alcuni della riviera milanese sporta al Duca inondò quasi la metà della città 8 la supplica in data del 13 ottobre fu sporta in nome della città e degli abitanti del lago dec 1488 in tabul Commun Comi)

Annibale da Balbiano Conte di Chiavenna morì sepolto sotto le nevi nelle montagne di Dongo verso Roveredo. Nel suddetto anno 1502 il lago nostro per le lunghe piogge crebbe a segno che il 16 settembre era giunto quasi al mezzo della città... sotto il 1504 abbiam dal Muralto che lupi famelici, e feroci già da sei anni facevan d È fanciulli sparsi per le foreste alla custodia degli armenti strage si grande che in un sol giorno ne trovarono trucidati ben 20, parte nella campagna comasca, parte nel milanese e che inferocirono similmente nel 1516....lo stesso era accaduto a Como verso l'anno 1490, secondo che scrive il Giovio, il quale aggiunge, che quelle fiere di uman sangue sitibonde furon presso Cantù sterminate da valenti cacciatori, che mandò qui Ludovico Sforza reggente del Ducato (G.p. 87)

Ed in esso anno alla notte del 29 giugno (1506) un nuovo diluvio di acque devastò il territorio comasco e principalmente le terre del Lago, con rovina di moltissime case e poderi, ed in specie l'antichissima chiesa matrice della Vall'Intelvi, per impeto o sommovimento di una subitanea scaturigine. In Como il torrente Cosia, rotte o superate le sponde, inondò il borgo di Porta Sala . E per nuove dirotte piogge che caddero in tutto il mese di maggio del 1508, il lago crebbe talmente che giunse a inondare la piazza della chiesa maggiore

..dal Muralto testimonio di vista, del quale abbiamo ancora sotto il medesimo anno (1510) tristo ai comaschi per l'incredibil copia di gragnuole devastatrici dei frutti della campagna, e per furia dei venti sterminatori di piante moltissime, e di case

Il detto anno (1511) restò memorabile per un cumulo di straordinarie calamità. Nel Gennajo cadde tanta copia di nevi, che arrivò all'altezza di un braccio e mezzo in città, e di due braccia fuori accompagnata da tanto freddo, che agghiacciossi sino il vino nelle botti, e ne riportarono non lieve danno i seminati, e le viti e altre piante, per cui fu scarsissimo il raccolto d'ogni sorta di frutti. Nell'estate poi, e nell'autunno vennero si grandi le piogge massimamente nelle Pievi superiori del lago che Dongo, ed i vicini luoghi furon da inondazione devastati con rovine di case, e mortalità d'uomini. Ancora un terremuoto avvenuto ai 26 di Marzo scosse terribilmente le case con ispavento degli abitanti, ed inoltre alcuni banditi unitisi pel lago imperversarono...

Al principio del 1513, anno calamitoso ai comaschi per penuria di grano, e di vino cagionata da nuovi infortunj celesti di brine, e di nevi copiose cadute al declinar d'Aprile... e aggiungasi il decadimento del mercimonio, e il lanificio, il terremuoto, non però con rovina di case, replicato poi l'anno 1517, ed un epidemico morbo

Così finì l'anno 1518, anno funestato da una straordinaria copia di nevi, sino all'altezza di due braccia o tre, per cui soffriron molto danno i seminati....nel seguente anno, parimenti infausto ai frutti della campagna per ispessissime piogge continuate dal settembre sino al gennaio del nuovo anno (Muralt, p. 343)

Esso anno (1520) è memorabile nei nostri annali ancora per due notabili avvenimenti. L'uno si è una nuova inondazione straordinaria del nostro lago giunto ad occupar la piazza, e a occupar le porte della chiesa maggiore, così che venivano su d'essa piazza le barche cariche. Questa escrescenza accadde d'improvviso nella notte d È 29 di agosto, appunto in quel modo ch'era avvenuta quella del 16 di luglio del 1489. L'altra il cambiamento dell'alveo del fiume Adda in quella parte per cui sbocca nel nostro lago : imperocchè dove prima quel fiume scorreva dalla parte di Novate, ora venne ad aprirsi una nuova via a lato della distrutta torre di Olonio

ne cessò ogni sospetto (di peste) e la comune allegrezza per tale liberazione venne raddoppiata dal succeduto abbondante raccolto di grani a fronte d'una straordinaria siccità, la quale essendo durata dai 10 di settembre del 1539 ai 6 di aprile 1540 faceva temer la carestia

Non passò l'anno 1542 senza l'aggiunta di un'altra calamità, di cui non solo il comasco, ma anora altri luoghi della Lombardia, e d'Italia restaron afflitti. Questa fu una prodigiosa quantità di cavallette, o sia locuste qua venute dal levante per la Schiavonia nel mese di settembre, le quali in brevissimo spazio di tempo consumarono i secondi grani e sino le foglie d'alberi. Per riparare in qualche maniera a questo male l'Officio delle provvisioni in Milano, dietro più esempj d È secoli passati, accordò una fissa mercede per ogni stajo di si nocivi insetti a chiunque gli avesse uccisi, e lo stesso fecesi in Como. (Tatti ann.sacr.)

...a por riparo alle inondazioni del lago coi soliti scavamenti all'Adda presso lecco, ad evacuare il torrente Val- Dosia per dar libero sfogo a quelle acque, e ristaurare, o rifar strade, e ponti..

...accenno a un nuovo ponte sopra il torrente Cosia... terminato al principio del 1568 a cui fu apposta l'iscrizione seguente –Ordo, Populusque Comensis pontem restituit ed altri nelle pievi della sua campagna, cioè uno sopra il fiumicello Seveso, e un altro su d'altra corrente di strada, che conduce dalla città a Lucino (Ord 30 aug.eiusdem an. F.100)...si spurgò il letto dela Val – Dosia dall'angolo di S. Lorenzo alla chiesa di S. Antonio (ord. 1567). Ma le maggiori cure si rivolsero a consultare e stabiljre i lavori necessarj, e più opportuni a riparo delle dannose inondazioni del lago.....si nocive non meno alla città, che a tutto il basso litorale, trassero dei rimedj, ed altresì del contributo di tutte le Terre lacuali (ord. 30 aug. 1568)...ma nel seguente anno, prima che si mettesse mano all'opera, seguì una grande inondazione di esso lago, che danneggiò assaissimo la città, con tutte le spiagge del medesimo dove si scorge che le terre maggiormente danneggiate erano Lecco, Bellano, Dervio, Sorico, Gera. Domaso, Gravedona, Colico e Menagio

..si spurgò l'alveo della Val Dosia... ... fecero ripigliare gli scavamenti di ghiaja lungo l'Adda, le quali opere dal 1586 continuarono per più anni sotto la direzione dell'ingeniere Piotto..

Nel 1607, il torrente Cosia, superate le sponde, e atterrata una parte de muri del Collegio Gallio altre volte casa degli Umiliati inondò esso collegio, e fece grandissimi danni. La città riparò le sponde, ed i muri diroccati, e chiamò al contributo di queste spese i proprietarj dei fondi contigui, come aveva fatto per l'addietro, e come fece ancora di poi circa altri torrenti e valli, e segnatamente circa la Val –Dosia (ord. 3 oct. 1607 e 14, marz. 1608 f.40 tergo 5, 53). Ma l'anno 1610 ai 16 di ottobre il suddetto torrente sboccò nuovamente dal letto, inondò i sobborghi di S. Martino, di Porta Torre, di Vico, ed in parte di quello di S.V, entrò nei conventi e chiese di S. Gerolamo, di Santa Margherita, del Collegio Gallio, di S. Pietro Celestino, di S. Chiara, e di S. Bartolomeo, rovinò poderi, mulini, strade e case, e portò via o danneggiò molti effetti (ms. canonico Antonio Maria Odescalco capitolo cattedrale)

Il medesimo anno (1614) fu a noi lagrimevole per una straordinaria escrescenza del nostro lago il quale nel mese d'ottobre inondò una parte della città. Pertanto il Consiglio Generale delegò cinque Decurioni a recarsi con gli Ingegneri e di concerto con le terre del lago, eziando dalla riviera milanese alla visita dei siti..

Una nuova impetuosa irruzione della Cosia avvenuta con grandissimo danno È contorni della città l'anno 1626 richiamò a se le cure dei presidenti al dilei governo.

Ma il momentaneo giubilo di quelle nozze fu seguitato in Como da un particolare infortunio. Il torrente Cosia gonfiatosi per le dirotte piogge a'26 di luglio dello stesso anno (1648) abbatté i muri che lo fiancheggiano, ed impetuosamente sboccò da più parti, inondò i sobborghi di Porta Torre, e di porta Sala, entrò nello spedal maggiore con rovina di muri, e fece ivi, e altrove notabilissimi danni.

L'anno 1673 fu infausto a Como per una straordinaria escrescenza del lago, la maggiore di quante erano accadute per l'addietro, e pel simultaneo impetuoso boccamento del torrente Cosia sui sobborghi della città. Questa doppia calamità, e segnatamente l'inondazione del lago seguì sul declinar di giugno e la massima di lui escrescenza fu ai 29 di quel mese. Il lago giunse sino ai gradini dell'altar maggiore del Duomo, ed occupò due terzi della città, vedendosi anche oggidì indicati da lapidi affisse a'muri i siti delle contrade di Porta nuova e dè Tre monasteri, sin dove esso arrivò; e perché il maggior incremento in altezza di braccia due e mezzo accadde all'improvviso di notte,

così grandissimo fu il guasto, che ne venne alle vittuvaglie, alle merci, ai mobili, ed alle case, e terreni eziandio di tutto il litorale del lago, e grandi e consecutivi danni per l'impedito esercizio de traffici, arti, lavori, come pure grandi furono quegli apportati ai borghi della città dal rovinoso torrente suddedetto, al cui rigonfio d'acque si dovette dare qualche sfogo col taglio d È ponti. Tutto ciò fu esposto in ricorso del Consiglio generale al Governatore dello stato...segue sino a p. 216 con notizia ancora d'esondazione per l'anno 1679.

Nel medesimo anno -1708 -, anno famoso per l'orrido gelo di quel verno, che disseccò moltissime piante, massimamente di viti, ulivi e noci anche nel territorio comasco (come leggesi in una informazione sulla città di Como al Governo del 31 dic. 1714)....

Il torrente Cosia per le dirotte piogge dell'anno 1710 traboccò più di una fiata dalle sue sponde, e recò notabili danni ai sobborghi della città con rovina di muri, e di case ; ed altri torrenti, e fiumane gonfie d'acqua danneggiaron altri luoghi del territorio comasco (ordinat. 26 ecc.) vedi nota specifica estremamente complessa

Queste angustie crebbero pel concorso di alcune particolari calamità. Il lago per 5 anni di seguito, cioè dal 1746 al 1750 inondò straordinariamente la città, e le terre litorali. La massima escrescenza fu quella dell'anno 1747, dal settembre sino al principio di ottobre, in cui il lago occupò tutta la piazza del duomo, ed il duomo stesso sino a'cancelli dell'altar maggiore.... Il Consiglio generale non tralasciò...di apprestare i possibili aiuti col comodo di battelli a qu È poveri che trovansi nei quartieri inondati, e chiamò ancora a loro soccorso la beneficenza d È luoghi pii...seguono ord. e alcune pagine su Adda, torrenti, accordi con la Serenissima per dragaggioa valle. Fino a p. 79 compreso il rischio per Como di rendere navigabile l'Adda e preferibile inventare nuovo emissario a Como

Ne soffrimmo nello stess'anno (1761) di una rovinosa inondazione del torrente Cosia avvenuta la notte degli 8 di Agosto, la quale danneggiò assaissimo con atterramenti di muraglie, devastazioni e guasti di vittuaglie, e di mobili soprattutto i sobbrghi di S. Bartolomeo, di Vico, e di San Martino, ed in quest'ultimo l'edifizio della fabbrica dei panni

Ma solendo spesso mescolarsi co'prosperi i sinistri eventi noi fummo colpiti nell'anno medesimo (1763) da una inaspettata calamità, cioè da nuova irruzione della Cosia nonostante i ripari poco prima fatti, e compiti a freno di quel torrente. Questa accadde il giorno 17 di Agosto, e rovinò alcuni mulini da macina non senza pericolo, che mancasse il pane ai cittadini (promemoria della città di Como 22 giugno 1765)

Questa città e le terre litorali furono afflitte nel 1792 da una nuova inondazione del lago delle maggiori, e più ostinate, che siansi giammai sofferte per l'addietro. Il lago cominciò a gonfiarsi notabilmente negli ultimi giorni di maggio. Il suo massimo alzamento verso la metà di giugno pervenne a braccia 5, e d'oncie 6 e mezzo al disopra della lapide segnante la massima bassezza, così che più della metà della città restò allagata, e le acque entrarono sino nel Duomo; tanta fu la loro ridondanza per le piogge, e per l'accellerato squagliarsi delle nevi a cagion del scirocco sui monti d È Grigioni, dove l'Adda (la quale entra nel lago, da cui poi n'esce) ha la sua sorgente, che non poterono impedire siffatta escrescenza le escavazioni di alcuni mesi prima incominciate, ma non finite nel letto del fiume...la congregazione municipale apprestò subito..i necessarj soccorsi di vitto, di acqua salubre, e la comodità dei ponti, e di barche per il passaggio da un luogo all'altro e ciò ancora con sussidj......segue pulizia della città dai limacciosi depositi. Segue p. 160 mancanza neve 1794 per ghiacciaie e nevere x beccai

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Storia di Como di Maurizio Monti

Como 1832 - Nell'ottobre del 1801 le dirotte piogge ricongiunsero in uno solo i laghetti di Alserio e di Pusiano, ed erano vicine le acque a mescersi col lago di Annone

Il Lario....Ci riferisce B. Giovio, che nell'anno 1255 le acque, senza che ne apparisse la cagione, trascorsero per venti braccia sulla spiaggia, e ritornarono al pristino letto. Di altri improvvisi traboccamenti, che sommersero fino a mezzo la città si legge menzione negli anni 1489, 1505 e 1520, e probabilmente furono prodotti da impulso di lontano terremuoto, o dalla subitanea caduta di quegli immensi mucchi di ghiaia che i torrenti depongono alla loro foce nel lago. Nel 1539 in tempo sereno e tranquillo sei case contigue a Mandello, mancato di repente il soggetto terreno, s'inabissarono; e verso il 1750 un promontorio di ghiaie che il fiume di Domaso aveva accumulato alla sua foce, precipitarono nel lago con tal tonfo, che sorse una burrasca e perì qualche barca.

..., pure il lago (specialmente nel suo braccio occidentale per la tramontana che vi spinge l'onda, mentre il vento d'ostro la ricaccia da Lecco) soggiace a più considerabili traboccamenti. All'opera del vento aggiungesi il continuo restringimento dell'alveo, ove a Lecco esce il fiume.......Ogni trabocco danneggia la città e il littorale, ed è degno sapersi, che di tali sciagure non leggesi memoria nelle nostre cronache se non verso il decimo quinto secolo.

L'ulivo.....le invasioni dei barbari, che distrussero ogni opera di civiltà, e i freddi intensissimi del 1494, del 1709 e del 1790 ne fecero perire molti e adesso non si pensa a ripiantarli, pregiandosi di più il gelso e la vite che offriscono un frutto più primaticcio.

esempio. I torrenti Inganna e Perlino che nascono sul Legnone, atterrati un bosco alla spalle di Colico, fanno temere con le torbide loro piene di sommergere questo paese, che appena risorge.
Il paese di Cavargna se non fosse difeso da un bosco che sorge alle sue spalle, e di cui non è scure che ardisca violare, sarebbe già sdrucciolato nel fiume sottoposto.

Trabocca con grave danno dei sobborghi il torrente Cosia. Un certo Spallart ingegnere venuto a Como proposte di far passare per S. Lorenzo la Cosia e il Valduce e farli sboccare nel sobborgo di S. Agostino. Il Fiume aperto sarebbe solo uscito nel pra Pasquè. Verso il 1417 la Cosia danneggiò le mura della città propinque al castello della Torre Rotonda, dove adesso è il teatro. Nel 1646 abbattè per un novanta metri le mura di rimpetto alla chiesa della SS.

Annunciata. Sono poi memorabili le inondazioni accadute negli anni 1667, 1673, 1725, 1726, 1737, 1752. Dopo il 1761 si è posto un freno al torrente con buoni argini e due chiuse, l'una alla Rienza e l'altra ai tre mulini. Con un solo arco si è pure rifatto il ponte a due archi di S. Bartolomeo

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Atti della Visita Pastorale F. Feliciano Ninguarda

1589-1593 Vol.I - Verum cum postea turris campanaria decidisset, et porticus haec tacta corruisset, fuit e ragione foro frumentarius....

Secondo S. Monti in Carte di S. Fedele p.139, il campanile rovinò nel 1271. Per Rocchi, Como e la basilica di S. Fedele nella storia del medioevo, p.101, il campanile rovinò in coincidenza col pericoloso terremoto del 1117, che produsse la rovina di quasi tutti i monumenti dell'alta Italia

..Citra et propre Cosiam torrentem est sacellum S.cto Bernardo dicatum, et ospedali maiori unitum, in quod alias flebant sacra, iam vero non; quia et ruinosum est propter Cosiae inundationem et negligitur; (.....) Propre dictum sacellum, pergendo versum suburbium Vici, reperitur Cosiae contigua et quasi ad pontem ecclesia Sancti Pantaleonis Martyris..(in nota Monti, si legge che dopo gli straripamenti del 1787 e 1788 sparì il cortiletto in facciata e la stessa venne murata dall'argine nuovo al Cosia)

E regione dicti monastirij versus Cosiam erat alud monasterium monialium ordinis humiliatorum cum parva ecclesia S.ctae Margheritae dicata, cui cum Cosia torrens multum obesset, et aeris temperiem perturbaret, fuerunt moniales traslatae ad monasterum S.Ursulae.... S.Margherita venne poi trasformata in seminario dal 1740 al 1786)

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Descriptio Ecclesiarum Plebis Grabedonae

Chiesa collegiata ed arcipretale di S.Vincenzo (1.11. 1593)...Questa chiesa ha tre navi et è assai sotto terra però la metà derlla nave di mezzo verso l'altare maggiore è alrta più dall'altra parte di d.a nave...sotto la nave di mezzo vi è sotto uno scurolo con un altare in titolo S.Antonio consacrato, però senza dote, nello quale vi era l'acqua del lago.

Nota a cura di Santo Monti

La prima innovazione cui andò soggetto l'edificio ebbe luogo nell'anno 1600. Trattavasi di preservarlo dalle continue invasioni del lago, alzatosi già notabilmente di pelo dopo l'originaria costruzione, il che si fece col sollevare il suolo interiore e le pareti delle navi, dando alla chiesa un aspetto diverso e tutto moderno. Le tre navi si ridussero a una sola.

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Descriptio Ecclesiarum Plebis Vallis Intelvi ...Ecclesia Archipresbyteralis
S.to Stephano prothomartyri dicata...

A di 3 Decembre 1593. La chiesa parochiale collegiata di S.to Stefano capo di tutta la valle d'Intelvo, è posta sotto il luogo di Montrogno, distante d'Argegno, d'onde principia detta valle, circa tre miglia. Fu già per quello si può conietturare molto bella et grande, ma hora parte è del tutto destrutta, il resto minaccia rovina d'ogni banda, in modo che le persone che vi entrano non ardiscono fermarvisi, per l'imminente pericolo che quella parte, che resta in piedi, per essere tutta sfasciata non li caschi in testa. La cappella maggiore insieme con la fronte delle due navi laterali con li altari loro furono alcuni anni fa al tutto menate via dal fiume che li corre appresso, et da detta parte la chiesa resta del tutto aperta, in modo che neancho all'altare che vi resta ancora, per questo rispetto vi si può celebrare, per i venti che con impeto vi soffiano, senza manifesto pericolo.(la rovina fu provocata dal torrente Cazzola il 29 giugno 1506)

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Compendio della Istoria di Como di Basilio Parravicini

In PSSC, vol.3, 1883 L'anno 1156 furono acconciati gli luoghi per i quali scorrono la Coscia, e Valdossio (foro e broletto prima soleva essere la casa dove ora si fa l'osteria dè tedeschi sopra il broletto vecchio)

Memorie - In PSSC, vol. 3, 1883 - L'anno 1601 a dì 7 di settembre nel territorio comasco alle 6. Ore di notte si sentì gran terremoto non senza gran paura dei mortali.

Al dì 28 dell'istesso mese nell'anno suddetto nel territorio di Novazzano venne neve e la provina guastò molti seminerj. Adì 22 settembre 1603 fù nell'istesso territorio grandissima inondazione d'acque, che guastò molti prati, campi già seminati, e crebbe in modo la roncaglia, che non fu giammai veduta così grande. Cominciando da mezzo ottobre dell'1604 sino al 7 febbraio del 1605:mai non venne nel vescovado di Como pioggia alcuna ne neve

L'anno 1610 a dì 22 marzo in tempo di notte arse con stupor grandissimo quel monte che è quasi vicino al Baradello (M. di S. Giovanni) in guisa tale che dentro la città, benchè fosse tempo nuvoloso per lo splendore di quello incendio si poteva leggere comodamente una lettera, e furono duoi pastorelli cagione di questo incendio, che durò sino al giorno seguente.

L'anno 1543 vennero nel territorio di Como le locuste, che danneggiarono molti campi e biade
Dalli X di settembre del 1539 sino agli VI di aprile 1540 non cadde pioggia che durasse più di mezzora e fu l'anno dell'abbondanza. L'anno 1555 cascò la saetta alle 7:ora di notte sopra la facciata del duomo di Como; levandosi il pomo con la Pilastrada di mezzo con dieci pezzi di marmo, cavandone molti pezzi che non finirono di strapparsi.(vedi Magnocavallo ss.)

L'anno 1610 al dì 17 d'ottobre cioè la notte di S.Luca fù inondato sommamente il borgo di S. Martino, i luoghi circumvicini, il borgo di S.Rocco, e quello di Porta Torre ecc. Fotocopiare

L'anno 1595 al dì 11 7bre venne tanta pioggia che credasi un diluvio il che avvenne ancora l'anno seguente nel mese di febbrajo.

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Memorie Antiche (di Como) di Francesco Magnocavallo

1518 – 1559, - A cura di E. Riva, A. Battaglia, Como 1999.

(1539-1540) Memoria sarrà como l'hano del M.D.XXXVIIII de del di X di setembre sino al dì VI aprile l'hano M.D.XXXX mai non piovete, rizervato forzi un'ora il giorno d'Ogni Santi, che mutamente gozolò un phoco, e parimenti alli ditti VI giorni d'aprile altrottanto, a vendosi perhò meso in duomo l'oratione dele Quarranta Orre. E anche per quela estade più non piovete sino pasato le vendembie, di maniera che ogni persona estimava che quell'anno, c'era poi l'hano dei quarantta, non si dovesi raccogliere nulla per il grano sutto (secco) che quella estate era fatto, di modo che errano sughate la magior parrte delle fontane, pozzi e altre acque del paese nostro, e masime verso la pianura, e forzi anche in altri lochi, chi alle renze, chi al laco ed ivi portando poi l'acqua chi in brente, chi in carerre, qual vassali (vasi) sopra carri.-in seguito la descrizione dell'anno 1540 è splendida...e se di simili anni ne venesero a casa nostra uno ogni cinqui, mai cie sarebbe penuria d'alchuna cossa.

L'hano M.D.XLV. (1545) a dì VII del mese di giugno in una dominicha ale oere III di notte caschò una saetta sopra la faciata dil Duomo de Como, levando da prima il pomo di cima la pilestrada (parasta) d'essa faciata e gitolo in terra a una con dece pezi di marmoro qual cavò forra d'essa faciata gitandoni un pezo in qua e l'altro in là, e con dui pezi ne gitò sino al cantone di Peregrini (contrada dei Pellegrini), e più pezi cavò di loco che non finirno di levarsi qual pareva cossa meravigliosa.
Il dì di Pasqua fiocò e gelò sopra le viti. Et alli XXIII di magio che fu il giorno della Senssa (Ascensione) cioè del medesimo anno 1555 fu poi eleto al pontificato il predeto teatino (G.Pietro Carafa –Paolo IV)

RISTRETTO overo Picciola Cronaca delli Annali Gravedonesi di Antonio Maria Stampa

1715 - Nel 1032 successe una piena, ed inondazione tale del fiume Liro, che rovinò più della metà di Gravedona con molta stragge de animali e de uomini in modo tale che solo quei pochi, che potuerosi salvare in Castello, ed avevano le case forti si liberarono dal pericolo.(Anche in Giuseppe stampa p.66 con scarse variazioni di lessico).

Nel 1313 sicome avennero all'Italia molte disgrazie, Gravedona sentì e patì per le maggiori, mentre dalli 4 del mese di marzo sino alli 25 d'agosto, ciovè per cinque mesi e giornate 20 essendo così quasi sempre fieramente piovuto, che rassembraa alle volte rinnovarsi il diluvio, benché quasi per tutta l'Italia rassegnasse una siccità così grande, che prohibì la raccolta de grani e altri frutti, non solo il fiume Liro portò seco, e rovinò li parapetti di muraglia a pietre vive, che dal principio d È monti ove sbocca sino all'ingresso del lago formavano il suo alveo, ed il rinserravano, ma con le rovine di questi e altre materie portati dalli monti, fece una chusa così terribile che invece di proseguire il suo corso, sbocando nel luogo di Velmina (non so ove sia), non solo entrò con grandissimo danno, e terrore la notte del 6 giugno in Gravedona nell'abitato con distruggere ed atterrare le habitazioni, oltre la morte di 1000 persone, ma portò tanta materia che coperse con quelle tutto quel tratto di luogo che era compreso nella Stappa, Pianezza e Velmina suddetta, rimanendo tutto sottoterra, arrivava il terrapieno fatto vicino al lago sino a mezza la torre di S. Gio. Battista (S. Maria del Tiglio n.d.r) con un danno immenso, oltre di ciò sgorgò nel luogo detto Cerviano un acqua così impetuosa, ne mai più vista, che sboccando nella contrada d È Modesti nel mezzo di Gravedona ed un'altra sopra la chiesa della Sovrana delle Grazie (o chiesa del convento vedi G.S) per due luoghi, distrussero tutte quelle case, che gli si opposero, durando questa ultima per tre mesi, nel fine dei quali ridussesi nel sito delle Caralle, solo con lo sforzare tutti li habitanti ritirarsi a ‘monti per la loro salvezza, tanto che crebbe così il lago, che tutto l'habitato vicino per 90 passi fu inondato.

Primo ad essere trasportato dalla furia delle acque fu il vecchio ponte della strada della Regina che sorgeva al posto dove ai dì nostri fu aperto il tunnel per la presa dell'acqua. Di quel ponte puossi facilmente ancora vedere le tracce essendone tutta via una spalla immediatamente sopra la suddetta galleria. È da notarsi che allora la strada Regina passava per S.Gregorio e pel luogo ora detto il Guasto, rasentava quella località ora chiamata all'acqua della regina, passava il fiume sotto Negrana, nel preciso luogo ora menzionato, cioè sull'antico ponte, e per quella parte metteva nell'abitato di Gravedona, esteriormente però al castello.)

Nel 1363 essendo caduta una lavina o sia pezzo di monte vicino alla chiesa della Sovrana delle Grazie, distrusse tutto quel tratto di case che era fra il castello demolito e le caralle con grandissimo danno e morte dei cittadini (anche Giuseppe Stampa p.121 ove aggiunge...Nel giardino di casa Curti Maghini puossi tuttavia vedere un masso caduto a quei tempi vicino ai ruderi della grande torree (torrazza) da lunghi anni demolita)

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Lettere Lariane di Giambattista Giovio

Como 1827 - Sull'inondazione del maggio 1810 (p.193-204)..cita anche i Commentarij su Como e il Lario-1795, lapide anche in contrada di quadra

Lettere aggiunte, lettera II. Notizie intorno al ponte di Lecco, maggio 1811

Como e il Lario

commentario di Poliante Lariano, Como 1795 - Capo XII, degli aquemoti, venti, fiumi, escrescenze, ed emissario del lago, non che della sua antica figura e livello.

...e verragli incontro l'amenità, in fin poi d'esso l'orror sagro della valle e lo spruzzo quasi della Perlana saluterallo:Talor però queste acque rigonfiansi a torrente infestissimo e, radendo Balbiano, si scaricano nel lago.

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Viaggio al Lago di Como di Davide Bertolotti

Como, 1821 - ..premendo la spaziosa strada che con grave dispendio la principessa Carlotta del Galles aprir vi fece nel 1815, sino alla villa ch'eletto ell'erasi per suo delizioso recesso...Poco al dilà ci si parò dinanzi un arco di trionfo che già si sgretola e cade in macerie, li presso un pilastro con la seguente iscrizione:

Karolina de Brunswik princeps Walliae in Anglia ad pubblicum bonum a pago Crumelio ad Atesinam villam sibi deliciarum et quietis sedem rebus omnibus comparatam repressit lacus undis effluentibus aggerum murorum arccuum molitione complanato solo clivis subactis ponte lapideo Blesiae exundantis imposito ex angusta praerupta difficili novam hanc amplam percommodam suo aere viam fecit anno 1815.

Carolina di Brunswik costruì per pubblica utilità, nell'anno 1815, questa nuova, spaziosa e comodissima strada che dal borgo di Grumello porta a Villa D'Este, sede per lei di delizie e quiete, provvista di ogni cosa, dopo aver trattenuto le onde del lago con i loro effluvii, avendo demolito il terrapieno delle mura degli archi dopo aver domato i pendii con il ponte di pietra sul Breggia che continuava a straripare.

...ha fatto imporre a queste scoscese balze il nome di Sasso rancio: Corre lungo esse asprissime rupi la via regia o regina, più volte anzi accennata, che il pedestre viandante guida d'Italia in lemagna. Ma tale è quivi per un tratto la sua angustia e la ripidezza e il pericolo che, siccome altri ben disse, se un pié in fallo tu metti, ti sfracellano le inique ripe, pria che le profonde acque ti diano sepolcro. Nel 1799 tragittò per quest'arduo calle un branco de' Russi che l'esercito di Bellegarde aveva in ajuto. I cosacchi conducevano i loro cavalli per mano ma, giunti ad un certo passo, quegli agilissimi corsieri, usi a volare per le pianure del tanai, non ad arrampicarsi tra i greppi, sdrucciolavano, e giù pel dirupo traboccando...

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Larius di A. Gioseffo della Torre di Rezzonico

M.S. c.a. 1737-1777 T.II, Vol. I - Dal montuoso cammino, ritornati al Lario scorgiamo le altissime rupi della Camogia e l'omonimo fiume, il quale con ripida cascata si getta nel lago e divide la via Regia, mentre con un ponte a due archi congiunge le rive. La strada libera non manca talora dei suoi pericoli, poiché è accaduto una volta che le capre pascolando qua e là smuovessero con i piedi i sassi; questi, precipitando dal monte infliggono ai viandanti, che non si aspettano nulla di simile, talvolta crudeli ferite, spessissimo la morte stessa.

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Grande illustrazione del Lombardo Veneto di Cesare Cantù

Milano 1858 - La via regina divien faticosissima nello scendere il sasso rancio, e una banda di cosacchi che volle avventurarvisi nell'invasione del 1799, andò a precipizio

Nel 1837 si cominciò una strada che parte da piazza di Domaso e giunge fin al Passo d'Adda, passando Livo sul ponte di pietra e l'Adda su ponte volante. Il passo d'Adda era il luogo del traghetto dell'Adda quando questo fiume si immetteva nel lago difronte a Sorico

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Roberto Rusca (Il Rusca, overo descrittione del Contado e Vescovado Comasco)
Piacenza 1629 - L'anno 1627 crebbe tanto il lago, che andò nella Chiesa Maggiore, et per la città s'andava in barca

di Autori vari

(22 Aprile 2009)//(24 aprile 2009)

Fonte: La porta del tempo; link: http://www.corrierecomo.it